In sede di approvazione, Senato, Camera e Governo stesso hanno fatto alcuni cambiamenti alla legge di Stabilità. Piccoli ma significativi. Si va dalla riduzione di importanti tagli (Regioni e Difesa) alla discutibile forma di tassazione dei fondi pensione, fino a qualche “mancetta” secondo tradizione.
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Si profila una nuova ondata di privatizzazioni. Con il nostro debito pubblico, è inevitabile che l’operazione punti anche a far cassa. Ma si procede in modo affrettato, perdendo l’occasione di migliorare l’efficienza dei processi produttivi del paese. Un salto nel buio per gli investitori?
Sui fondi strutturali ci sono due possibilità: si può accettare l’incapacità di spesa delle amministrazioni e riprogrammare le risorse destinate a coesione e sviluppo. Oppure si possono mettere in atto vari strumenti che riescano almeno migliorare la situazione. Cosa prevede la Legge di stabilità.
Un articolo della Legge di stabilità prevede novità nelle attività in contratti derivati tra le banche e il ministero dell’Economia. Quali saranno le possibili conseguenze? Il rischio di credito in derivati con l’Italia sparisce dai bilanci delle banche e ricompare nei bilanci dei contribuenti.
Le stime preliminari del Pil per il terzo trimestre migliorano leggermente il quadro per l’Europa, ma non per l’Italia. Il sentiero di crescita per la nostra economia rimane stretto. Serve una riforma fatta e finita che ridia fiducia a famiglie e investitori.
La modifica all’Irap contenuta nella legge di Stabilità desta preoccupazioni per la sostenibilità dei bilanci regionali, in particolare della spesa sanitaria. E limita l’autonomia delle Regioni, privandole di fatto della possibilità di usarla come strumento di politica industriale locale.
Altre sorprese dalla legge di Stabilità, corretta dopo lo scambio fra Padoan e Katainen. Un disavanzo aggiuntivo di quasi 6 miliardi, nuovi assunti con decontribuzione solo per l’anno 2015, aumento delle entrate grazie alla tassazione dei Tfr che entra in busta paga. Infine, meno tagli ai ministeri.
Davvero il modello utilizzato dall’Europa per determinare il Pil potenziale sottostima la capacità produttiva dell’economia italiana? In realtà si tratta di un metodo condiviso, che garantisce pari trattamento a tutti i paesi dell’Unione. I problemi dell’Italia sono di lunga durata.
Il modello per determinare Pil potenziale utilizzato in Europa sottostima la capacità produttiva dell’economia. Ne conseguono raccomandazioni di politica di bilancio troppo restrittive, un rischio che l’Eurozona oggi non può correre.
La Legge di stabilità prevede un importante incentivo per le assunzioni a tempo indeterminato effettuate nel 2015. Ecco alcune stime sui costi e sul numero di assunzioni incentivabili. La norma è un tassello di un più complessivo ridisegno del mercato del lavoro, che resta da completare.