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Categoria: Conti Pubblici Pagina 55 di 102

IMU, LA SPECIAL ONE

Arriva l’Imu, ma c’è poca chiarezza sulla sua disciplina. Se vuole essere un’imposta patrimoniale, allora bisogna chiarirne la portata, con un’analisi dettagliata dei suoi effetti redistributivi. Se è un’imposta locale, è necessario indicare quali siano i benefici locali che garantisce. Oltretutto, è anche un’imposta nazionale. Il suo peccato originale è la mancanza di cifre certe. E quella che è stata inizialmente definita come stima di gettito di 21 miliardi di euro, è in realtà un obiettivo minimo. Chiariti invece altri punti di contenzioso.

RITARDI NEI PAGAMENTI DELLA PA: SOLUZIONE CERCASI

La Spagna cerca di risolvere la questione dei ritardi dei pagamenti della pubblica amministrazione con un accordo che coinvolge banche, amministrazioni locali, creditori e governo. Un modello che l’Italia potrebbe copiare? Considerazioni di ordine contabile e dimensionale portano a dubitarne. Soprattutto, ogni tentativo di soluzione dovrebbe affrontare, sotto il profilo giuridico, la natura anomala di alcuni enti locali come Asl e aziende ospedaliere. Ancora più serio il problema amministrativo: molti enti non conoscono neanche la loro vera situazione debitoria.

LA RISPOSTA AI COMMENTI

Credo che la BCE abbia fatto il massimo per allentare la crisi dell’euro. Essa si trova al centro di una situazione oggettivamente conflittuale: ad esempio, per la Germania sarebbe opportuna una rivalutazione dell’euro mentre per gli altri paesi (Francia inclusa) una svalutazione aiuterebbe a recuperare competitività. Se la BCE intervenisse acquistando valuta estera, indebolendo così il cambio e creando nuova base monetaria, i rapporti già difficili con la Bundesbank potrebbero diventare incendiari. E’ difficile poi negare che esistano notevoli rischi per i saldi Target 2. Non si vede come le banche irlandesi o greche (o italiane?) potranno riuscire a rimborsare, tra meno di tre anni, i prestiti ricevuti dalla BCE. In via di diritto eventuali perdite dell’eurosistema devono essere coperte pro quota da tutte le BCN azioniste della BCE. Tuttavia, nella sostanza, la Bundesbank si trova con un credito di 500 miliardi verso gli altri paesi dell’UME e chi può dire cosa succederebbe a questo credito se qualche “grosso” paese fosse costretto ad uscire dall’euro?

BILANCE DEI PAGAMENTI: L’EUROSISTEMA NON BASTA

Gli squilibri nelle bilance dei pagamenti di parte corrente dei paesi europei non sono stati un problema finché i mercati finanziari hanno ritenuto che l’appartenenza stessa all’area euro garantisse la solvibilità degli stati membri. Tutto è cambiato con la crisi finanziaria. Gli interventi della Bce hanno riportato la calma, ma la possibilità di ricorrere all’Eurosistema ora sembra esaurita. Nel lungo termine la sopravvivenza dell’euro dipende dal superamento degli squilibri strutturali e dunque dalla riduzione del divario di competitività accumulato con Germania e Olanda.

PROVE DI RIFORMA FISCALE

La riforma fiscale che il governo ha in mente punta, tra l’altro, a spostare il prelievo dalle imposte dirette a quelle indirette. Uno studio mostra però che gli aumenti di accise, Iva, Imu e Irpef non sono distribuiti in maniera uniforme, incidono di più sulle famiglie nei primi decili di reddito. Ulteriori interventi devono perciò essere compensati con riduzioni delle imposte sui redditi più bassi. E non solo per ragioni di equità. Ma perché si corre il rischio di ostacolare la ripresa della domanda e della crescita.

RIMASTI IN FONDO AL BURRONE

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AGEVOLAZIONI AGLI INQUILINI, NON AI PROPRIETARI

Anche nel migliore dei casi, l’istituzione della cedolare secca comporta una perdita di gettito per l’erario di circa un miliardo. Una cifra simile basterebbe per concedere a tutte le famiglie italiane che potrebbero averne diritto il contributo previsto dal fondo sociale per l’affitto, abolito dall’ultimo governo Berlusconi. Trasferire risorse dai proprietari di case a favore degli inquilini risponde a criteri di equità. E nello stesso tempo aiuta la crescita perché la misura si rivolgerebbe a famiglie  con redditi bassi, elevando perciò la propensione al consumo.

PICCOLO CONTRIBUTO ALLA SPENDING REVIEW

Da anni si parla di spending review, di analisi minuziosa di ogni capitolo di spesa, volta ad accertare e rimuovere sprechi di denaro pubblico, ma sin qui nulla è dato sapere sulle modalità e sui primi esiti di questo processo. Dovrebbe riguardare non solo l’amministrazione centrale dello Stato, ma anche le amministrazioni pubbliche soggette alla vigilanza dei ministeri. Il principio dovrebbe essere quello di identificare spese che non contribuiscono a raggiungere gli obiettivi che sono stati affidati alle diverse amministrazioni o che li raggiungono solo a fronte di spese molto più alte del necessario. La legge che istituisce le spending review richiede espressamente il contributo dei cittadini e degli esperti nell’identificare questi sprechi.
Ecco allora un nostro primo modesto contributo. Girando tra i siti delle amministrazioni pubbliche abbiamo trovato all’indirizzo un “programma di sostegno a progetti sperimentali ed innovativi” della Civit, la Commissione di valutazione della pubblica amministrazione istituita dal ministro Brunetta e affidata ad Antonio Martone. Il costo del programma è di 4,3 milioni di euro. La Civit, come recita il suo stesso nome, ha come finalità istituzionale quella di garantire la valutazione, la trasparenza e l’integrità delle amministrazioni pubbliche. Non sappiamo chi abbia valutato questo progetto prima di approvarlo. Sappiamo solo che stanzia 800.000 euro per realizzare il “portale della trasparenza”, 470.000 euro per “l’individuazione di metodologie di misurazione e valutazione adottate dalle pubbliche amministrazioni”, 400.000 euro per la “ricognizione degli strumenti di programmazione, controllo e rendicontazione della performance”, 400.000 euro per “la sperimentazione di un progetto per la misurazione e valutazione dell’apporto di ciascuno all’outcome”, e così via, con una serie di sottoprogetti che essenzialmente ripetono tutti la stessa cosa ma spezzano i 4,3 milioni in importi più piccoli.
Qualcosa ci sfugge. Non sono proprio questi i compiti istituzionali della Civit? E allora perché è necessario valutarli sperimentalmente impegnando una mole così ingente di risorse? Dato che questo progetto prevede anche “lo snellimento dei processi organizzativi al fine di ridurne gli sprechi”, vogliamo noi fornire il nostro “apporto all’outcome”: aboliamo questo progetto. E ragioniamo sul significato di un organismo come la Civit che costa ogni anno 8 milioni di euro alle casse dello Stato per sperimentare come valutare sperimentalmente la valutazione. Di se stessa.

I PROSSIMI CENTO GIORNI DEL GOVERNO MONTI

Il giudizio più importante sull’operato del governo Monti nei suoi primi cento giorni è quello dei mercati. E ci dice che lo spread tra Italia e Germania sui titoli decennali è sceso del 30 per cento mentre si è dimezzato quello fra Italia e Spagna. Ora l’azione deve passare dalla gestione dell’emergenza alle scelte davvero importanti che rilancino la crescita economica del nostro paese. A partire dai due terreni sin qui prescelti: mercato del lavoro e liberalizzazioni. Con riforme che eliminino la dualità del primo ed estendano le seconde ad altri comparti, come banche e assicurazioni.

SE L’ECONOMIA SI AVVITA TRA SOMMERSO E RECESSIONE

La manovra Monti è recessiva? Intanto, un intervento sulla spesa invece che sulle entrate produrrebbe effetti ancora più recessivi. Tuttavia, le simulazioni mostrano una crescita significativa dell’economia sommersa. E allora un risanamento dei conti pubblici che non implichi anche una pericolosa ricomposizione strutturale dell’economia, dovrebbe prevedere un’azione di forte contrasto all’evasione. Significherebbe una minor pressione fiscale complessiva, che genererebbe una riallocazione di risorse virtuosa dal settore sommerso a quello di mercato.

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