Non è vero che la Pac è l’unica forma di finanziamento all’agricoltura. Nel nostro paese, per esempio, i trasferimenti “visibili” e “invisibili” al settore sono quattro volte superiori a quelli garantiti dal bilancio dell’Unione. Non dovremmo perciò seguire i francesi nella strenua difesa della Politica agricola comunitaria, ma farci promotori di una sua riforma che incida sulle strutture produttive e riduca i costi di produzione della miriade di aziende agricole troppo piccole per poter utilizzare efficientemente la loro dotazione di terra, capitale e lavoro.
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Il primo ministro britannico ha provato a utlizzare il bilancio per imporre una profonda riforma dell’Unione Europea. Non ci è riuscito e ora assistiamo ai soliti mercanteggiamenti venati di nazionalismo. Eppure, la Commissione va liberata dalle procedure burocratiche pesantissime che le impediscono di agire. Così come bisogna rinunciare alla distribuzione a pioggia delle risorse. Pac e ai fondi strutturali non sono altro che enormi spechi di denaro. Eliminarle non avrebbe alcun effetto sul recupero e sulla coesione dei paesi all’interno dell’Unione.
La scelta della Bce di rialzare i tassi è di per sé formalmente impeccabile. Ma più importante è quello che dalla decisione traspare sulle intenzioni future della banca. Perché modalità di comunicazione con i mercati e credibilità sono requisiti fondamentali per combattere l’inflazione. All’aumento di oggi seguirà una strategia di rialzo dei tassi in futuro? Bce risponde in modo contraddittorio. Mentre di fronte a uno shock come quello petrolifero, che rischia di influenzare fortemente al rialzo le aspettative di inflazione, serve proprio la chiarezza nella strategia.
La liberalizzazione del commercio incontra spesso forti resistenze. Ne sono un esempio le proteste contro la direttiva Bolkestein. Diversamente da quanto sostiene la teoria economica, se i mercati del lavoro sono segmentati, esiste davvero una classe di lavoratori dell’Ovest penalizzati a causa della concorrenza dei lavoratori dell’Est, che non può ricollocarsi in altre attività . Ecco perché si oppongono alla direttiva i paesi con un’elevata regolamentazione del mercato del lavoro, mentre sono a favore quelli relativamente deregolati.
Il patto di Governo riflette bene l’opinione generale dell’establishment tedesco, concorde nel dire basta ai pesanti deficit, ma restio ad attuare riforme profonde, ritenute troppo “anglosassoni”. Nel programma manca un chiaro filo conduttore. Se è forte la volontà di risanare la finanza pubblica, come dimostrano aumento dell’Iva e innalzamento dell’età pensionabile, crescono d’altra parte anche i sussidi. Positivo l’avvio di una revisione del federalismo. Ma non è detto che l’accelerazione della crescita in Germania abbia effetti sul resto d’Europa.
L’Europa sembra aver perso la funzione propulsiva che ha avuto in passato nella liberalizzazione del settore dei trasporti. Una proposta di regolamento sancisce la sostanziale rinuncia all’obbligo delle gare per l’assegnazione di contratti di servizio pubblico, richiamandosi a principi di flessibilità e sussidiarietà . E in Italia? Il Governo ha di recente varato un decreto legislativo sulla liberalizzazione delle autolinee interregionali di competenza statale. Prevede che le vecchie concessionarie mantengano il diritto di esclusiva fino al 31 dicembre 2010.
Partono i negoziati per l’adesione della Turchia all’Unione Europea. Se guardiamo alle condizioni da soddisfare per l’avvio delle trattative, una analisi oggettiva sui criteri politico ed economico rivela differenze evidenti tra la Turchia di oggi e i paesi dell’Europa centro-orientale nel 1998. E infatti la Commissione ha introdotto formule che potrebbero rimandare o limitare l’adesione piena del paese alla Ue. Ma sono ambiguità che sarebbe corretto chiarire subito, per consentire ai cittadini europei e turchi un sereno giudizio sulla questione.
I vincoli comunitari tutelano lÂ’autonomia e lÂ’indipendenza delle Banche Centrali degli stati membri, ma non impongono la strada dellÂ’autoriforma. Un parere della BCE del 2004 contiene importanti indicazioni sul mandato a termine, il periodo transitorio e sulle regole di trasparenza e accountability.
Secondo molti l’eccesso di rigore della BCE è una delle cause della stagnazione di Eurolandia. In realtà , la BCE ha peccato in questi anni del difetto opposto. La stagnazione europea ha cause di lungo periodo, legate all’andamento della produttività . Proprio il rallentamento recente della produttività deve mettere in guardia da pericolose tentazioni al ribasso dei tassi di interesse.
Dal 2000 a oggi l’Italia ha perso nei confronti della Germania circa il 15 per cento della propria competitività , calcolata come costo del lavoro per unità di prodotto. La spiegazione è solo in parte nella diversa specializzazione dei due paesi. LÂ’incremento della produttività è stato più alto in Germania, mentre i salari nominali tedeschi sono cresciuti meno di quelli italiani. Perché da noi è stata più alta lÂ’inflazione. Eppure, nei prezzi alla produzione la differenza è minima. E dunque il problema è nei margini di profitto della distribuzione e nei prezzi dei servizi.