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Banche: i costi della mancata concorrenza

Gli ultimi dati aggiornati da Cap Gemini confermano che in Italia i costi dei servizi bancari sono più alti rispetto agli altri paesi Ocse. Riproponiamo ai nostri lettori un intervento che documentava i costi della mancata concorrenza in Italia e alleghiamo le nuove tabelle tratte dallo studio Cap Gemini.

Molta retorica per l’anatocismo

L’anatocismo non è da guardare a priori con ostilità. In un conto corrente bancario è indissolubilmente legato alla presenza dell’interesse. E se si regolano le frequenze di capitalizzazione ci si devono attendere nuovi equilibri nei quali i tassi di interesse debitori a capitalizzazione trimestrale vengono soppiantati da equivalenti e più elevati tassi a capitalizzazione annuale. La regolamentazione dell’anatocismo non si giustifica dunque per una questione di prezzo del denaro, bensì per ragioni di trasparenza e di controllo. Costanza Torricelli commenta l’articolo; la controreplica degli autori.

Porte socchiuse alla concorrenza

Si può discutere sulla scelta di conferire alla Banca d’Italia un ruolo di regista e non di arbitro nel processo di concentrazione bancaria. Ma i dati mostrano che la forte potestà di coordinamento è stata utilizzata anche per tenere sotto controllo il potere di mercato delle nuove banche, evitando danni a consumatori e imprese. Tuttavia, resta scarsa la concorrenza all’interno del settore, con una ridotta mobilità della domanda, legata anche agli elevati costi di chiusura del rapporto. Ai quali si potrebbe iniziare a ovviare con alcuni semplici accorgimenti.

La prima banca non si scorda mai

L’Autorità garante della concorrenza avvia un’indagine sui costi che gli utenti devono affrontare se decidono di cambiare banca. La presenza di costi di cambiamento non implica di per sé un comportamento abusivo delle norme antitrust, però conferisce alle imprese potere di mercato e procura quindi maggiori profitti a scapito di clienti ed efficienza economica. La soluzione consiste nell’eliminare gli ostacoli alla mobilità dei consumatori. Ma il conflitto istituzionale tra Banca d’Italia e Agcm in materia di assetto del settore e di concorrenza rischia di complicare tutto.

Con la longevità nel titolo

Il declino dei mercati assicurativi di tipo previdenziale, essenziali per il funzionamento dei fondi pensione, si può fermare con l’introduzione di titoli indicizzati alla longevità. Ma chi è disposto ad assumersi il rischio-longevità con le attuali tendenze demografiche? Qualcuno ha suggerito che siano le imprese farmaceutiche a emettere questi titoli, perché i loro profitti salgono quando gli individui invecchiano e fanno un ricorso maggiore ai medicinali. Il loro bilancio rappresenterebbe quindi la naturale copertura per questi nuovi strumenti finanziari.

E per le banche non è solo questione di competenza

Quale Autorità debba avere la competenza antitrust sulle banche non è l’unico punto in discussione. Altrettanto fondamentali sono i temi del mercato del controllo nel settore bancario e le modalità con cui l’Autorità stessa deve esercitare il proprio potere. Le norme attuali vanno riviste. Occorre semplificare le autorizzazioni relative alle partecipazioni bancarie. Ma anche renderne più trasparente il processo decisionale, con obbligo di motivazione e facoltà di impugnativa. Non meno urgenti sono i problemi relativi ai rapporti fra banca e impresa.

Il mercato delle banche

Le autorità nazionali di vigilanza utilizzano spesso i poteri di autorizzazione all’ingresso nel capitale delle banche, previsti dalle direttive comunitarie, per impedire aggregazioni transfrontaliere. Così in un mercato finanziario denominato da un’unica valuta, prevale la frammentazione e non nasce un polo capace di competere con le grandi banche americane. La soluzione non è la modifica della normativa, ma la integrazione e la centralizzazione della vigilanza, con la creazione di una autorità europea indipendente e autonoma dagli interessi dei singoli Stati.

Il dopo-Parmalat delle imprese italiane

Secondo un’indagine sono le “small caps” quotate e le Pmi ad aver risentito maggiormente del clima di sfiducia creatosi dopo gli scandali finanziari degli ultimi due anni. Per esempio perché si sono allungati i tempi per ottenere finanziamenti dalle banche. Per la maggior parte delle aziende sono aumentati i controlli di Bankitalia e Consob, ma soltanto la metà degli intervistati li ritiene efficaci. E solo il 37 per cento considera possibile entro il 2005 la riapertura del segmento retail del mercato dei corporate bond.

Un Governatore è per sempre

Della riforma dell’architettura dei poteri di vigilanza e del mandato del Governatore della Banca d’Italia non si parla più. Eppure i poteri di regolamentazione non sono coerenti né con la teoria economica, né con la prassi di altri paesi, né con la necessità di non duplicare i costi di regolamentazione. La giustificazione che così si tutela l’indipendenza di via Nazionale si presta a obiezioni storiche e istituzionali. E la strenua opposizione che le banche italiane hanno fatto ai vari progetti di riforma dei poteri delle autorità è un indizio su cui riflettere.

Il codice delle centrali dei rischi

Nel 2005 entra in vigore il codice deontologico sulle centrali dei rischi voluto dal Garante della privacy. Potrà influire notevolmente sul mercato del credito. Perché una tutela molto rigorosa dei dati personali può impedire o rendere più oneroso l’accesso al credito, mentre una maggior disponibilità per le banche di informazioni tempestive, accurate e complete si traduce spesso in un vantaggio per la clientela, soprattutto se si tratta di piccole e medie imprese e di consumatori. E i tempi di conservazione dei dati non dovrebbero scendere sotto i tre anni.

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