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TUTTE LE EVOLUZIONI DEL RISPARMIO GESTITO

Il risparmio gestito attraversa in Italia una crisi senza precedenti: dall’inizio del 2007 i fondi comuni hanno subito deflussi per 106 miliardi di euro. Il futuro dell’industria dipende da come gli azionisti bancari vorranno modificare la catena del valore e i margini sulla distribuzione, preservando al tempo stesso la redditività di lungo termine. Ma anche dall’emergere e dal consolidarsi di altri distributori puri. L’importante è capire se queste evoluzioni possano avvenire sotto la spinta delle forze del mercato, oppure se debbano essere guidate da interventi del regolatore.

LO SPREAD CHE ALLARGA L’ATLANTICO

Da qualche mese si registra un persistente spread tra Libor e tassi di riferimento attesi. Le banche centrali possono intervenire per eliminarlo? E come? Europei e americani hanno sulla questione punti di vista diversi. I primi lo interpretano come la semplice quantificazione da parte del mercato di un rischio di credito. Secondo la Fed, invece, la causa è in una carenza di capitale delle banche. Nessuna delle due posizioni è pienamente convincente.

LA RISPOSTA AI COMMENTI

Ringrazio tutti i lettori per i commenti sui quali in larga parte concordo. L’educazione  finanziaria, per avere successo, si deve inserire in un quadro  più generale di attenzione, passatemi l’espressione, all’educazione in generale, quadro non certo favorito dai comportamenti dei mass media, che anzi sembrano spesso veicolare valori poco coerenti a quella “educazione domestica” alla quale i lettori fanno riferimento. Ma questo, purtroppo, è un discorso che meriterebbe ben altri approfondimenti. Non vi è dubbio, poi che tra il contraente  banca e il contraente cliente esiste una “asimmetria di potere” , ma se da un lato la regolamentazione si sta evolvendo e  impone agli intermediari di dare una informazione non solo formale,  ma sostanziale e attenta al profilo del mutuatario, dall’altro questa asimmetria non può trasformarsi in un comodo alibi per lasciarsi andare a quella che qualche lettore definisce la pigrizia dei clienti che nella maggior parte dei casi leggono poco o niente. Concordo con chi suggerisce  di distinguere a seconda che si parli di mutui o di investimenti sul mercato finanziario,  ma non condivido il fatto che per i secondi servano soltanto regole più severe. Le regole ribadisco, sono importanti e vanno applicate, ma,  senza chiedere agli investitori una analisi dei bilanci delle società, occorre almeno metterli in grado di comprendere che un investimento azionario è oggettivamente più rischioso, soprattutto in condizioni di volatilità dei mercati. Potrà sembrare questa una banalità, ma purtroppo, la realtà lo dimostra, così non è. E proprio partendo dalla scuola su questo terreno si potrebbero ottenere risultati incoraggianti.

LE REGOLE DELLA BUONA EDUCAZIONE FINANZIARIA

L’educazione finanziaria va rafforzata in tutti i paesi e per tutte le fasce della popolazione. Per questo l’Ocse ha pubblicato un documento sulle buone pratiche internazionali. In una materia per sua natura trasversale, fondamentale la creazione di strutture operative dedicate, per promuovere e coordinare i diversi progetti. Tanto più in campo previdenziale. Dove sono particolarmente importanti le politiche che tendono a rendere più semplici le scelte e la previsione di opzioni di default ben disegnate. E una costante attenzione allaregolamentazione finanziaria.

I MUTUI E L’IGNORANZA CHE COSTA CARA

Esiste una asimmetria, rilevata anche da indagini empiriche, tra il sempre più complesso mondo del credito e della finanza e la capacità di accedere alle informazioni che lo riguardano. Le regole sono importanti, ma insufficienti. Certo, un programma di educazione finanziaria è destinato a offrire risultati soltanto nel lungo periodo, può essere costoso e non conquista le prime pagine dei giornali. Ma ci renderebbe tutti meno ignoranti in un campo dove la conoscenza è potere. Non a caso, il Congresso degli Stati Uniti sta discutendo proprio di questo.

MAESTRO DI RISPARMIO CERCASI

Una quota rilevante della popolazione italiana ha un basso livello di alfabetizzazione finanziaria. Lo dimostra l’ultima Indagine della Banca d’Italia sui bilanci delle famiglie italiane. Solo il 60 per cento calcola correttamente la variazione del potere d’acquisto di una somma e circa metà è in grado di leggere correttamente un estratto conto bancario, di comprendere l’andamento dei corsi azionari e le caratteristiche di diversi tipi di mutuo. Un problema serio. Perché sembra difficile convivere con i rischi del futuro senza possedere almeno l’abbicì della finanza.

LA NAZIONALIZZAZIONE NON E’ UNA RICETTA PER BANCHE

La stabilità finanziaria è un bene pubblico e nei casi di crisi governi o banche centrali devono poter intervenire. Ma con un intervento di breve termine, teso a ristabilire la fiducia nel sistema. La soluzione della nazionalizzazione solleva molti dubbi proprio per i vincoli comunitari sugli aiuti di Stato. Meglio un sistema di regole su misurazione del rischio, gestione dei prodotti strutturati e operazioni fuori bilancio, supervisione degli intermediari, cooperazione e scambio di informazioni tra autorità e attori del mercato. Rafforzando la tutela dei risparmiatori.

SUBPRIME, RISCHIARE CON I SOLDI ALTRUI

E’ più facile scommettere con i soldi degli altri. Una semplice verità che è alla base delle crisi finanziarie, compresa quella dei subprime. Con la cartolarizzazione dei prestiti, gli intermediari finanziari non hanno alcun interesse a valutare l’affidabilità del cliente. Tanto più se le banche cercano di sfruttare al massimo le possibilità che si aprono con i nuovi strumenti finanziari. Ma ciò che il denaro facile degli anni Duemila ci ha dato, ci sarà tolto dalla stretta creditizia che si annuncia. Senza dimenticare che la crisi potrebbe allargarsi ad altri settori.

QUELLA COMMISSIONE CHE NON PIACE AL GOVERNATORE

L’abolizione della commissione di massimo scoperto è tornata alla ribalta, riproposta dapprima dal ministro Bersani e ora dal Governatore della Banca d’Italia. Secondo il quale andrebbe sostituita con una commissione sul credito accordato. Quanto più prontamente, individualmente e con diverse modalità tecniche, le banche affronteranno il problema dell’incertezza dei fabbisogni finanziari dei clienti, tanto più si potrà dire che sono effettivamente migliorate le modalità di pricing dei prodotti e servizi offerti e le condizioni concorrenziali.

L’AZIONISTA E IL MANAGER DALLO STIPENDIO D’ORO *

Perché si discute tanto degli stipendi degli amministratori? Secondo i critici, stock option e altre forme di remunerazione sono un veicolo di espropriazione degli azionisti e indirizzano la gestione aziendale verso obiettivi di breve periodo. Ma una volta rimossi gli ostacoli legali alla vigilanza degli azionisti, è anche necessaria una loro maggiore partecipazione al voto in assemblea. E in Europa si guarda ancora con sospetto al passaggio da una gestione volta a tutelare gli interessi di tutti gli stakeholder a una più indirizzata a garantire dividendi agli azionisti.

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