Il 19 per cento di autonomi e imprenditori individuali beneficia oggi del regime dei minimi. Con la riforma, la percentuale sale al 36 per cento nel 2019 e al 44 per cento nel 2020. Un trattamento fiscale di favore che crea iniquità e incentiva l’evasione.
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Le misure fiscali indicate nella legge di bilancio avranno effetti di cassa negativi su imprese e banche. Per il 2019 si tratta di più di 6 miliardi. Difficile dunque che aiutino a raggiungere gli ambiziosi obiettivi di crescita prospettati dal governo.
Si torna a parlare di modifiche dell’assetto penale tributario. Si andrebbe verso un inasprimento delle pene per rendere più efficace la lotta all’evasione. Nell’illusione che la sanzione penale incrementi di per sé la capacità dissuasiva del sistema.
Pur restando in attesa della norma definitiva, la legge di bilancio sembra voler abolire un apprezzato sistema di tassazione delle imprese coerente, neutrale e favorevole alla crescita. A sostituirlo sarà una detassazione degli utili macchinosa e complessa.
Il decreto fiscale annulla i debiti col fisco sotto i mille euro del periodo 2000-2010. Servirà forse a ridurre in via transitoria il carico delle agenzie di riscossione. Ma non risolve il problema generale della scarsa efficienza del sistema.
Ogni condono fiscale comporta importanti costi sociali. In genere però dà almeno un aumento di gettito, seppure una tantum e di breve periodo. Quello prefigurato dal decreto fiscale ottiene il risultato paradossale di non aumentare neanche le entrate.
I promotori descrivono la flat tax come un mezzo per rilanciare l’economia, grazie al sostegno fiscale. Ma i risultati di una stima degli effetti macroeconomici mostrano che la riforma non si autofinanzia. È quindi necessario trovare le coperture.
Sulle politiche fiscali la prima manovra del governo Conte rivela una sostanziale continuità con il passato. Non affronta i nodi strutturali del nostro sistema fiscale, mentre ignora del tutto i temi del futuro dei rapporti tra fisco e contribuente.
Far scattare la clausola di salvaguardia sull’Iva non sembra una buona idea. Meglio forse introdurre una nuova aliquota unica. Ma qualunque sia la scelta, va sfruttato il patrimonio di informazioni ottenuto dalla trasmissione elettronica delle fatture.
La flat tax proposta dal governo non è altro che l’aumento a 100 mila euro della soglia per l’accesso al regime forfettario previsto per i professionisti. Con molti rischi: dagli effetti negativi sul lavoro dipendente alla possibile crescita dell’evasione.