Una tesi di laurea ha acceso i riflettori sul circolo vizioso fra stereotipi e squilibri di genere nei dipartimenti di economia. Due università italiane hanno affrontato il problema, modificando le regole di reclutamento. Ma attenzione ai passi falsi.
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Liste bloccate o doppia preferenza di genere sono considerate gli strumenti migliori per il riequilibrio della rappresentanza. Ma il collegio uninominale non ostacola l’elezione di donne. Soprattutto se si adotta un sistema di candidature binominali.
La quota riservata alle donne andrebbe calcolata sulla totalità dei componenti dei comitati nominati da ciascun consiglio di amministrazione delle società quotate. Si valorizzerebbe così il contributo di genere, senza rigidità o frammentazioni.
Gli immigrati albanesi hanno sofferto gli effetti della recessione più degli italiani e di altri lavoratori stranieri. Ma non si tratta di una discriminazione. Il fenomeno è dovuto principalmente ad alcune loro caratteristiche socio-demografiche.
In Italia, come nella maggior parte dei paesi Ocse, le donne sono oggi più istruite degli uomini. E ciò si riflette anche nelle caratteristiche delle coppie. Ma la probabilità che percepiscano un reddito da lavoro più alto dei compagni rimane bassa.
Un rapporto dell’Ocse ci dice che nelle scuole dei paesi industrializzati insegnano soprattutto donne. Le cause del fenomeno possono essere molte. Ma bisogna fare attenzione anche agli effetti perché gli studenti maschi potrebbero risultare penalizzati.
In Italia i bisogni delle persone non autosufficienti e dei loro famigliari sono affrontati attraverso una miriade di indennità. Pochi invece i servizi. Mentre la strada da percorrere è quella della integrazione tra aiuti monetari e servizi personalizzati.
Il differenziale salariale di genere sembra un problema che non trova soluzioni efficaci. Anche le politiche delle imprese contribuiscono a crearlo. Così le donne scelgono spesso il proprio lavoro sulla base di considerazioni che riguardano il bilanciamento di impegni lavorativi e familiari.
Gli attori guadagnano più delle attrici. Lo hanno denunciato le stesse donne di cinema e ora lo dimostra una ricerca. In questo caso, il differenziale non sembra dipendere dai costi legati alla maternità. Una differenza da studiare perché il grande schermo riflette la nostra società.
In quaranta paesi, Italia compresa, l’8 marzo sarà un giorno di sciopero globale delle donne. Negli Usa la protesta ha un valore particolare, dopo la partecipatissima Women’s March on Washington nei giorni dell’insediamento di Trump. Perché i diritti delle donne sono diritti umani.