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Lezioni da un processo

Non servono nuovi controlli nel calcio, che sotto questo profilo rischia la saturazione. Si devono invece disinnescare i tanti incentivi alla collusione che restano anche dopo la sentenza della corte federale. Bene allora il ritorno alla contrattazione collettiva dei diritti televisivi e un ripensamento del settore dei procuratori sportivi. Ma si dovrà anche riformare la Lega e il meccanismo di designazione degli arbitri. Oltre a metter mano all’impianto della giustizia sportiva.

Le regole dell’indulto

Se indulto deve essere, che sia almeno il più equo possibile: applicato a tutti i reati e proporzionale alla pena già scontata in condizioni di sovraffollamento. Ma ci si dovrebbe chiedere come configurare il condono in modo da eliminare l’eccesso di popolazione carceraria nel periodo necessario per realizzare le politiche risolutive del problema: sostegno agli scarcerati per il loro reinserimento nell’attività lavorativa; ampliamento delle carceri e del personale di custodia, modifica dell’ordinamento, con depenalizzazione o riduzione delle pene.

Ma la giustizia sportiva è giusta

Due critiche principali hanno accompagnato il processo sugli scandali del calcio: colpe di pochi dirigenti ricadono su calciatori e tifosi incolpevoli e sommarietà procedurale. Ma il fatto che le società possano essere chiamate a rispondere degli illeciti commessi da propri esponenti è norma generale del nostro ordinamento dal 2001. Per impedire che gli stakeholder si avvantaggino di comportamenti scorretti dei manager a danno dei concorrenti. E forse, dovrebbe essere la giustizia ordinaria a imitare quella sportiva, almeno in tema di celerità.

Mercati e legalità

L’ultima legislatura ha segnato un momento importante nel diritto dell’economia: riforme come quella delle società e delle procedure concorsuali hanno modificato un ordinamento ormai obsoleto che condizionava le potenzialità di sviluppo delle imprese. Il nuovo Parlamento dovrà occuparsi non tanto di definire nuove regole, ma di far funzionare quelle esistenti, qualificando la funzione dei giudici e rivedendo lÂ’assetto dei controlli sui mercati finanziari. Il ruolo di un nuovo Testo unico delle banche.

Per una giustizia penale rapida e specializzata

Il nuovo Parlamento potrebbe fare un servigio al paese investendo nella giustizia, consentendo alle corti penali di funzionare con i tempi e i modi di una moderna economia di mercato. Se le regole sono ben scritte e presidiate con efficacia, gli operatori si comportamento mediamente in modo corretto. Quando la giustizia penale diviene “abbondante” e “lenta” può invece incoraggiare l’illegalità. Due le strade da percorrere: ridurre i tempi dei procedimenti; introdurre i tribunali specializzati in economia e finanza.

Gli effetti collaterali della ex-Cirielli

La modifica della prescrizione introdotta dalla legge “ex-Cirielli” accorcia i tempi della prescrizione. Ma non serve a combattere la lunghezza dei processi. Anzi, ottiene probabilmente lÂ’effetto contrario. Perché riduce i vantaggi del ricorso al patteggiamento: l’autore del reato, confidando nella lentezza della giustizia penale, può trovare più attraente l’aspettativa della impunità rispetto alla applicazione di una pena mite, ma certa. Così si ingolfa ancora di più la macchina giudiziaria. E si provoca una perdita di efficacia dell’intero sistema.

Crimini e misfatti delle imprese

Scandali finanziari che coinvolgono banche, imprese e istituzioni. Aziende che inquinano, o provocano veri e propri disastri ambientali. Da tempo si riconosce l’importanza di strumenti giuridici atti a colpire e reprimere gli illeciti delle persone giuridiche. Ma in Italia l’applicazione di queste norme è limitata, anche perché si riferiscono a una realtà criminosa difficilmente afferrabile. Utile guardare a esperienze come quelle della Banca Mondiale e utilizzare in maniera più incisiva gli strumenti di prevenzione e repressione del corporate crime.

Le regole dell’associazione

Le associazioni di categoria hanno reagito con severità nei confronti dei soggetti coinvolti nelle recenti vicende giudiziarie. Tuttavia, nessuno si è chiesto cosa fare prima, per evitare che si ripetano i fenomeni patologici. Invece, una associazione che sappia definire in anticipo rigorosi standard di comportamento con idonee procedure di monitoraggio e di sanzione, non diverrebbe certo immune dalle illegalità, ma sarebbe in grado di ricostituire quel capitale di fiducia del quale le nostre relazioni economiche hanno oggi straordinario bisogno.

Il costo della pena

Sicurezza dei cittadini, efficacia della giustizia, umanità della vita nelle carceri sono temi affrontati con atteggiamenti emotivi, senza un approccio scientifico. Tanto che in due anni sono state approvate due norme di segno opposto, una volta a vuotare automaticamente gli istituti penitenziari, l’altra a una espiazione solo carceraria della condanna. Si continua comunque a ignorare la necessità di accompagnare i provvedimenti con investimenti: per le strutture di sostegno e controllo agli ex carcerati in un caso, per l’edilizia penitenziaria nell’altro.

L’articolo 18 in tribunale

L’analisi empirica rivela che nelle cause di licenziamento relative all’articolo 18, la maggioranza delle decisioni prescindono dalla conoscenza delle situazione di fatto. Subordinare il licenziamento a un’autorizzazione amministrativa ovvero al placet del consiglio di fabbrica, come avviene in alcuni paesi europei, permetterebbe di rendere l’azione del tribunale più mirata sui contenuti e più efficace. E si creerebbe uno spazio importante per le trattative tra le parti, senza asimmetrie informative e atteggiamenti opportunistici.

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