Lavoce.info

Categoria: Giustizia Pagina 29 di 34

Quanto costa la corruzione

In Italia la corruzione “percepita” è al livello dei paesi emergenti, con costi enormi per la nostra economia. Il problema non è disgiunto da quello della supervisione bancaria. I due schieramenti politici dovrebbero porre la lotta alla corruzione come tema prioritario della campagna elettorale, insieme alla questione morale e alla governance della Banca d’Italia. Non solo per motivi etici. Ma perché la corruzione diffusa è un ostacolo allo sviluppo e una determinante della sempre più bassa competitività del nostro paese.

Fallimento: una legge sulla strada giusta

La nuova disciplina del fallimento amplia gli spazi per gli accordi tra le parti nella ricerca di soluzioni della crisi d’impresa, anche prima della dichiarazione di fallimento. Le decisioni sulla gestione delle crisi sono attribuite ai creditori. Le procedure divengono più semplici e rapide. Il nuovo sistema non è perfetto, ma introduce novità positive. Ora si tratta di iniziare ad applicare le nuove norme. E sarebbe opportuno istituire un sistema di monitoraggio dell’efficienza delle procedure concorsuali, anche mentre sono in corso.

Lezioni dall’Asia

Il sistema finanziario e industriale italiano è al centro di un importante sforzo riformatore, attraverso la riforma del diritto fallimentare, del risparmio, e del Codice Preda. Dalla crisi asiatica degli anni Novanta possono venire interessanti insegnamenti. Intanto che si tratta di questioni interdipendenti. Poi che la legislazione fallimentare deve riservare ai creditori poteri direttivi nella procedura. Mentre va limitato l’interventismo delle autorità governative nelle crisi d’impresa. Ma il punto decisivo è la governance bancaria.

I rischi del salvataggio a tutti i costi

La nuova normativa fallimentare solleva due questioni rilevanti. Il testo approvato sembra indicare che il mantenimento del complesso aziendale è sempre preferibile, anche quando da una sua liquidazione si ricaverebbe di più. Non si rispetta così un elementare principio di efficienza economica. E si protrae artificiosamente la vita di imprese che non sono in grado di remunerare a condizioni di mercato il capitale impiegato. Quanto al comitato dei creditori, finirà probabilmente per esercitare un ruolo solo nei dissesti di maggiori proporzioni.

La paga dell’avvocato

La stretta regolamentazione di ordini professionali e tariffe non tutela i cittadini. Nel caso degli avvocati, la parcella è strettamente legata al numero di attività svolte e alla lunghezza della causa. Un incentivo distorto che ha decretato il fallimento di ogni tentativo di riforma del processo civile che ne prevedesse lo snellimento. Con un onorario in forma fissa, invece, la semplificazione diventerebbe conveniente anche per gli avvocati. In Germania, per esempio, il compenso forfetario ha ridotto i tempi dei processi, pur conservandone tutte le garanzie.

La giustizia lenta e le dilazioni di pagamento

L’evidenza empirica suggerisce che l’incidenza del debito commerciale sull’indebitamento complessivo delle imprese è più elevata dove la congestione degli uffici giudiziari è maggiore e i procedimenti civili più lunghi. Ma determinante è il grado di affidabilità creditizia dei debitori. Per le imprese mediamente rischiose, il funzionamento della giustizia civile influisce in misura significativa sul comportamento dei finanziatori, perché contribuisce a determinare la quota di credito effettivamente recuperabile in caso di insolvenza.

Fallimenti, riforma a metà del guado

Dopo un difficile travaglio, questa settimana il Governo potrebbe varare lo schema di decreto legislativo di riforma del diritto fallimentare. Acquisito il parere delle Camere, la bozza potrebbe quindi diventare legge e, all’inizio del prossimo anno, entrare in vigore, svecchiando la nostra decrepita legge fallimentare. Anche se la riforma deve essere giudicata positivamente, è bene sottolineare che costituisce solo una tappa intermedia verso una vera modernizzazione del sistema, ormai impossibile in questa legislatura.

Un fallimento troppo “amministrato”

La recente riforma delle diritto fallimentare non interviene sulle procedure speciali e lascia ampio spazio agli interventi della pubblica amministrazione nella gestione delle crisi d’impresa. L’amministrazione straordinaria sta diventando una procedura sempre più adottata non solo per le grandi, ma anche per le medie imprese. Una vera riforma che valorizzi il ruolo del mercato e la funzione di garanzia del giudice deve costringere la mano pubblica a fare un passo indietro e deve imporre una maggiore specializzazione dei giudici.

Minoranze in consiglio

Il disegno di legge sulla tutela del risparmio impone alle società quotate di prevedere negli statuti un voto di lista per l’elezione di un consigliere di minoranza. E’ una novità molto criticata. Forse perché l’obiettivo è evitare una qualsiasi rappresentanza delle minoranze, anche se limitata e meglio disciplinata. L’alternativa di prevedere un numero minimo di amministratori indipendenti non sembra valida. Perché la conferma di ogni amministratore che soddisfa i requisiti formali di indipendenza dipende comunque dall’azionista di controllo.

Di padre in figlio, un passaggio problematico

Il passaggio generazionale è in tutta Europa un momento difficile per la sopravvivenza delle piccole e medie imprese. Ma il problema è particolarmente rilevante in Italia. Il nuovo diritto societario delinea una governance per la Srl familiare in grado di amalgamare flessibilità e certezza delle regole. Prevede però anche la possibilità di ampliare per via statutaria le cause inderogabili di recesso. Un’opzione che potrebbe trasformarsi in un incentivo per azioni pretestuose del singolo socio. E aprire così la strada a lunghe e costose dispute giudiziarie.

Pagina 29 di 34

Powered by WordPress & Theme by Anders Norén