Il tacito rinnovo del memorandum Italia-Libia conferma la sostanziale continuità del governo giallorosso con quello gialloverde sulle politiche migratorie. Apertura dei porti ad alcune navi delle Ong, redistribuzione degli sbarcati in Europa e assenza di proclami sono le uniche buone notizie.
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L’Unione Europea ha arginato l’arrivo di rifugiati delegando i controlli di frontiera ai paesi di transito, prima alla Turchia e poi alla Libia. Ora le minacce di Erdogan dimostrano la fragilità di questi accordi. E i costi umani e politici che nascondono.
Il governo prepara un decreto per restringere ancora il riconoscimento del diritto d’asilo. Avrà ben pochi effetti. E in ogni caso, l’Italia ha interesse all’arrivo di migranti, perché li richiede il mercato del lavoro e per motivi demografici.
Il presidente Usa non cerca una soluzione alle questioni poste dalle migrazioni attraverso misure pragmatiche e ragionevoli. Vuole solo tenere alta la tensione, per ottenere la conferma nel 2020. A farne le spese sono però valori finora condivisi.
Le aperture di Francia e Germania sulla redistribuzione delle persone salvate in mare e candidate all’asilo hanno fatto parlare di svolta nelle politiche migratorie. Rimangono però incertezze e ambiguità. Perché in realtà serve tutta un’altra politica.
Nei comuni dove c’è una più alta presenza di immigrati i reati non aumentano, però cresce la spesa in sicurezza. Che viene finanziata con risorse tolte ad altre importanti funzioni di bilancio, come la cultura, il turismo e lo sviluppo locale.
Il nuovo governo abolirà le due leggi sicurezza approvate dal precedente, come chiede il Pd? Oppure si limiterà a ridimensionarle, come vuole il M5s? In realtà, il Testo unico sull’immigrazione regola già tutta la questione, rispettando la Costituzione.
Un eventuale nuovo governo M5s-Pd ha due strade in fatto di immigrazione: può presentare in Parlamento un’ampia riforma su migranti economici e cittadinanza. O può limitarsi ad adottare misure amministrative. Con risultati positivi in entrambi i casi.
L’Italia è il paese europeo che rilascia meno permessi per motivi di lavoro. Al contrario, sarebbe necessaria una programmazione a lungo termine, con flussi legati alle esigenze del mercato e con un efficace sistema di selezione degli arrivi.
Il Rapporto annuale sugli stranieri nel mercato del lavoro in Italia disegna un quadro in chiaroscuro, tra progressi e difficoltà. Indica le tematiche che un eventuale nuovo governo dovrebbe affrontare, senza continuare a inseguire aspetti marginali.