È la legge che ci consegna la definizione di consigliere indipendente nel cda delle società quotate. E a quella bisogna rifarsi per evitare giudizi sommari, perché non si tratta di una patente che rende alcuni amministratori più affidabili di altri da guardare con sospetto. Il caso Unicredit.
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Il Cda di Unicredit si appresta a licenziare l’amministratore delegato, imputandogli alcune decisioni non condivise. Ma in un classico caso di porte girevoli all’italiana, sembra poi volergli affidare la presidenza della banca. Conseguenze di un sistema pietrificato, nonostante le riforme.
Quando sono i fondi di investimento ad avere la maggioranza dei voti in assemblea si può verificare il paradosso che si limitino a eleggere solo una piccola minoranza di consiglieri nel cda. Lo ha sottolineato anche l’ultima relazione annuale della Consob. Due soluzioni tecniche da approfondire.
La relazione sull’attività della Consob nel 2015 è stata deludente. Si dilunga su temi che la riguardano poco, glissa su altri di sua competenza, si autoassolve sui prestiti subordinati delle banche in liquidazione e quasi nulla dice sul governo societario. La nota positiva è il sostegno all’Esma.
Il 9 maggio la relazione annuale sull’attività della Consob traccerà il bilancio di quanto fatto nel 2015. Ma toccherà anche le problematiche future. In Europa va risolta la giungla di regole di fonti diverse. In Italia fari accesi su governo societario, abuso di mercato e tutela degli investitori.
Come dare un futuro alle imprese di servizi controllate dai comuni? Innanzitutto distinguendo due obiettivi primari: garanzia di servizi migliori ai cittadini e crescita delle aziende. Definizione dei livelli di qualità e costituzione di un azionariato stabile e lungimirante che includa i privati.
Bruschi addii ai vertici di Generali e Luxottica: lasciano gli amministratori delegati. Le cause sono oscure nel primo caso, come è tradizione a Trieste. Sono invece chiare per quanto riguarda Luxottica, dove siamo al terzo cambio in pochi mesi. A soffrirne è l’immagine italiana nel mondo.
Il consiglio di amministrazione deve gestire una società nell’interesse di questa o degli azionisti? Perché talvolta divergono parecchio, in particolare nelle Opa. Il Cda deve essere una sorta di tutore con il compito di agire a vantaggio dell’impresa che non può decidere in proprio.
Il passaggio di Intesa San Paolo al monistico ha riaperto il dibattito su pregi e difetti dei diversi sistemi di governance. Difficile dire in assoluto qual è il migliore, ma il monistico ha costi inferiori ed è più snello, come confermano gli studi statistici. Mossa nell’interesse degli azionisti.
La più grande banca italiana ha scelto di passare da un sistema di governance di tipo duale a uno di tipo monistico. Ma i pregi di quest’ultimo sono forse sopravvalutati, esaltati da una cattiva applicazione del duale nel nostro paese. Confusione di ruoli e interessi dell’impresa e degli azionisti.