Per pochi voti, Pedro Pablo Kuczynski ha sconfitto Keiko Fujimori nelle elezioni presidenziali del Perù. Nel suo passato c’è una lunga carriera politica, ma anche l’adesione piena al Washington consensus. Per il paese si profila dunque un neo-liberismo 2.0? Il programma economico del presidente.
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Quali sono stati gli effetti dell’attentato alla maratona di Boston del 2013 sul benessere e l’attività economica? Si è trattato di un atto terroristico isolato, ma la felicità degli abitanti del Massachusetts si è ridotta, mentre è aumentato lo stress. Però le ore di lavoro non sono diminuite.
Chi è il nuovo sindaco di Londra? Appena eletto ha parlato di speranza e unità . È laburista, ma lontano dalla nuova dirigenza. È contro la Brexit, come il primo ministro conservatore. E il fatto che sia di religione islamica non ha influenzato gli elettori. Il nodo del sistema dei trasporti.
Attraverso una sua agenzia, il Tesoro Usa commina multe a banche e aziende non statunitensi per violazione delle sanzioni verso alcuni stati. Finora le imprese italiane sono state risparmiate, ma le misure contro la Russia potrebbero cambiare la situazione. Il dollaro e gli scambi internazionali.
A dicembre scade una clausola del protocollo di adesione alla Wto e la Cina chiede il riconoscimento dello status di economia di mercato. Il parlamento europeo si è già pronunciato contro questa ipotesi. E la Commissione deve trovare una soluzione che non la esponga a sospetti di protezionismo.
Il Regno Unito introduce dal 2018 una nuova tassa sulle bibite zuccherate. Può servire per modificare i comportamenti di consumo delle persone. Ma dovrebbe essere prevista su tutti i cibi spazzatura. Ed essere accompagnata da sussidi e regole sulle confezioni giganti. Un problema di regressività .
Il presidente del Venezuela fronteggia una ondata di impopolarità che potrebbe condurlo ad abbandonare in anticipo la carica. La grave recessione deriva da scelte sbagliate in un’economia priva di adeguata diversificazione produttiva. Lo stock di riserve petrolifere e la mancanza di energia.
Il dibattito sul Ttip si concentra attorno alle ipotetiche minacce alla democrazia o alla tutela dei consumatori e dell’ambiente che deriverebbero da una eventuale firma. Molto più utile sarebbe invece un approccio pragmatico, che punti per esempio alla difesa delle denominazioni di origine.
Con l’eccezione di alcuni settori, l’Italia importa sempre più dalla Cina ed esporta meno. Perché consumiamo più beni e le nostre filiere industriali incorporano più Made di China. Mentre non accade il contrario. Per restringere il divario bisogna puntare sui settori giusti.Â
Se il negoziato sul Ttip andasse in porto, gli Stati Uniti diventerebbero il fulcro del commercio mondiale, grazie al parallelo accordo firmato con i paesi del Pacifico, Cina esclusa. Gli interessi dell’Europa e le misure da adottare per realizzare una politica commerciale pienamente federale.