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LE PICCOLE CARE RIFORME DI SARKOZY

Il candidato Sarkozy aveva un programma di riforme finalizzate ad accrescere la flessibilità dell’economia francese, aumentarne il potenziale di sviluppo nel medio termine e avviare le finanze pubbliche sul cammino di una crescita sostenibile. Due anni dopo, gli obiettivi si sono ridimensionati e i costi sono molto più alti. Così, il bilancio è deludente: sforzo di rilancio minimo durante la crisi, riforme modeste e un debito pubblico che registra un aumento senza precedenti. Un’eredità pesante per i prossimi anni, anche perché alzare ancora le tasse non sarà semplice.

PASSAGGIO IN INDIA

Sconfitta la tendenza a bocciare sempre e comunque il governo in carica, il risultato delle elezioni in India fa ben sperare per la continuità delle politiche di riforma. La sorprendente vittoria del partito del Congresso è stata certo favorita dal buon andamento dell’economia indiana. agricoltura compresa, nonostante la crisi globale. Degli argomenti connessi alla crisi e alla globalizzazione si parlerà al Festival dell’Economia di Trento dal 29 maggio al 1° giugno sul tema “Identità e crisi globale”.

UN MODELLO CHE FA ACQUA

Al Forum di Istabul l’accesso all’acqua è stato riconosciuto come bisogno fondamentale, ma non come diritto umano. Una scelta che ha sollevato polemiche e sospetti. Ma il problema va affrontato con realismo. Partendo dal fatto che miliardi di persone non hanno accesso all’acqua potabile e ai servizi igienici perché scarseggiano i mezzi economici disponibili per investire nelle reti e negli impianti. Servono soldi, ma anche regole e garanzie. E un modo per ripartire i costi che sia sostenibile dalle popolazioni.

DEBITO PUBBLICO E VIRTU’ PRIVATE *

Dopo la crisi della finanza privata, in molti rivalutano le virtù del debito pubblico. Che in realtà sembra ancora svolgere la funzione di sostenere la ricchezza privata. Anche se qualcosa sta cambiando. Aumenta la quota del debito pubblico collocata all’estero: un effetto secondario della globalizzazione che ha inceppato il meccanismo di redistribuzione della ricchezza finanziaria all’interno dei paesi più sviluppati. Mentre lo scoppio delle bolle ha colpito soprattutto i patrimoni privati. Ma tutto ciò potrebbe rallentare la ripresa.

IL NUOVO FMI PARTE DALLE FONDAMENTA GIURIDICHE

Per essere credibile e sostenibile, un nuovo Fondo monetario internazionale ha bisogno di riforme radicali che conducano alla creazione di una istituzione basata su una chiara definizione delle sue competenze, caratterizzata da procedure decisionali trasparenti e moderne, da un sistema di soluzione delle controversie efficiente e imparziale e da una revisione del suo ruolo nell’ambito della comunità internazionale e dei suoi rapporti con l’Onu e le altre organizzazioni internazionali. E, soprattutto, forte del pieno sostegno degli Stati membri.

ITALIA IN CONTROTENDENZA SUGLI AIUTI ALLO SVILUPPO

La Banca Mondiale chiede ai paesi industrializzati di destinare lo 0,7 per cento dei pacchetti anticrisi per interventi a sostegno di infrastrutture e welfare nei paesi in via di sviluppo più esposti. E alcune nazioni aumentano di conseguenza gli stanziamenti. Non l’Italia, dove la progressiva riduzione delle risorse rischia di togliere alla struttura di cooperazione qualsiasi incentivo a riformarsi. Soprattutto, manca un impegno politico esplicito e coerente. Sugli aiuti allo sviluppo, l’Italia agisce come una economia piccola o in transizione, non da presidente del G8.

LA RISPOSTA AI COMMENTI

La trasparenza funziona meglio se accompagnata da meccanismi di premio che garantiscano un buon uso dell’informazione, sia da parte delle organizzazioni che raccolgono e pubblicano informazioni sul proprio operato, sia da parte dei cittadini. E’ chiaro però che, senza informazioni che permettano di misurare e valutare ad esempio la qualità dei servizi pubblici, è impossibile pensare ad incentivi efficaci, meritocrazia, e meccanismi di premio. E questa riflessione è valida sia in regimi di trasparenza che di opacità.  “You can manage what you measure” e la trasparenza obbliga chi è sottoposto alla lente di ingrandimento a raccogliere dati ed informazioni che possono mettere in luce inefficienze organizzative ed incoerenza fra politiche pubbliche ed obiettivi. La raccolta di informazioni costringe a riflettere su problemi strategici di rilievo che vengono spesso accantonati a favore della gestione del quotidiano.
Condivisibile è anche la preoccupazione di sottoporre coloro che gestiscono la cosa pubblica a regimi di trasparenza particolarmente stringenti e costantemente aggiornati, non solo per verificare ex ante che vi siano le caratteristiche adatte agli incarichi pubblici, ma anche affinché al momento del voto l’accountability funzioni davvero.
Come riportare i prezzi dei prodotti al fine di dare ai consumatori la possibilità di confrontare i scegliere è un buon esempio per chiarire in quale formato l’informazione sia realmente utile ed utilizzabile. Spesso è proprio su questi dettagli che si combattono le battaglie più accese fra regolatori e regolati.

BANCA E CLIENTE, UNA COPPIA IN CRISI

L’amministrazione americana ha predisposto un piano di rifinanziamento dei mutui eccessivamente onerosi, puntando su formazione, informazione e assistenza. E da noi? Le regole non mancano, anzi forse sono troppe. Tanto che la Banca d’Italia giudica necessario un intervento di semplificazione della documentazione. In modo da ridurre i costi e rendere le informazioni più chiare e più facilmente comparabili. E l’intermediario dovrà assistere il cliente nella comprensione di ogni aspetto rilevante. Ma la strada dell’educazione finanziaria è ancora lunga.

UNA NUOVA FRONTIERA TRA STATO E MERCATO

Obama ha annunciato che non lascerà fallire Gm e Chrysler. Ma il salvataggio non è senza condizioni, anche se negli Usa resta forte l’avversione verso la gestione pubblica delle imprese. Diversa la situazione in Europa, dove i cittadini sono più abituati a un intervento statale nella sfera economica. Per questo sarebbe opportuno indicare limiti temporali precisi alla partecipazione pubblica nelle aziende in difficoltà. Perché sarebbe una vera beffa se il lascito più duraturo della crisi fosse il ritorno al vecchio capitalismo di Stato.

FMI DAVVERO INTERNAZIONALE CERCASI

La crisi finanziaria globale ha creato l’opportunità per riaffermare il ruolo del Fondo monetario internazionale. A patto però di diventare davvero internazionale e non solo euro-atlantico come lo giudicano oggi molti paesi emergenti. E’ il momento giusto per stabilire regole eque anche per i debitori. Ma serve prima di tutto una riforma della governance, che ridimensioni il ruolo e i privilegi dell’Europa, rispecchi l’attuale dimensione e influenza delle economie ed elimini i diritti di veto. Altrimenti, i paesi asiatici potrebbero decidere di fare da soli.

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