Gli stessi risparmi di spesa previsti con il taglio dei parlamentari si possono ottenere senza perdere rappresentatività parlamentare. Si potrebbe infatti intervenire sul bilancio di Camera e Senato, apportando modeste riduzioni ad alcune voci di spesa.
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Il referendum sulla riforma costituzionale accende grandi discussioni. Ma la qualità della democrazia dipende soprattutto dai meccanismi di controllo e disciplina degli eletti. Qualsiasi sia il risultato, non cambierà molto per il futuro del nostro paese.
Non è vero che con la vittoria del “sì” l’Italia avrebbe il minor numero di parlamentari per abitante fra i paesi europei. E se il loro numero diminuisce è più facile monitorarne attività e partecipazione alla vita della camera cui appartengono.
Il comportamento dei parlamentari è un fenomeno rilevante, specialmente in tempi di fluidità del sistema partitico, di dibattito sulla legge elettorale e di referendum costituzionali. Com’è andata finora con senatori e deputati della XVIII legislatura?
A fine settembre si terrà il referendum sulla riduzione del numero dei parlamentari. Se la riforma sarà confermata dal voto popolare, probabilmente si rimetterà mano anche alla legge elettorale. In ogni caso, il ruolo del Senato andrebbe ripensato.
L’esperienza vissuta dall’Italia durante la pandemia impone una riflessione critica sull’evoluzione del nostro sistema istituzionale. Dopo la riforma del Titolo V della Costituzione, è caratterizzato da una dispendiosa molteplicità di livelli di governo.
Il governo è in procinto di varare un decreto per la semplificazione della Pa. Ma i risultati ottenuti nella gestione dei fondi europei chiamano in causa la capacità amministrativa degli enti più che il quadro legislativo o il numero di dipendenti.
Finora le regioni hanno stanziato 4 miliardi per interventi a sostegno delle famiglie e del sistema produttivo nell’emergenza Covid-19. Una prima mappatura delle misure mostra quanto può essere vantaggiosa la collaborazione tra stato e sistema regionale.
Ai comuni dovrebbe essere garantita la discrezionalità di finanza in deficit che il governo centrale si è già assicurato. L’ammontare complessivo andrebbe fissato come obbiettivo nella legge di bilancio. E andrebbe previsto un fondo straordinario verticale.