Jerome Powell, un avvocato, è il nuovo presidente della Fed. Nell’immediato è una scelta di continuità. Ma nel medio periodo, l’incertezza sulle sue posizioni potrebbe diventare un fattore rilevante. Soprattutto se ci fosse da affrontare una crisi.
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Dalla riunione della Bce esce un messaggio chiaro: c’è una ricalibratura del programma di acquisto dei titoli, ma non è indicata alcuna data per la fine del Quantitative easing. Così la Banca centrale continua a essere il più forte collante dell’Eurozona.
Secondo la teoria economica un’attività finanziaria è una bolla quando il valore di mercato a cui viene scambiata si discosta dal suo valore fondamentale. Lo sono dunque tutte le monete e in particolare Bitcoin. Ma non per questo è destinata a scoppiare.
La premessa è che l’unione economica e monetaria è ancora incompleta. È in questo quadro che la Bce si muove e prende decisioni. A partire dal proseguimento della politica straordinariamente accomodante in virtù del mandato sulla stabilità dei prezzi.
Il discorso di Mario Draghi nel tradizionale incontro dei banchieri centrali a Jackson Hole ha deluso molti commentatori. Che si aspettavano indicazioni precise sulla fine del Qe. Ma a ben vedere, qualcosa di importante a riguardo è stato detto.
Come l’Unione monetaria, anche l’Unione bancaria rimane a metà del guado. È un progetto incompiuto, la cui piena realizzazione presuppone non solo modifiche dei Trattati, ma anche la volontà politica di procedere verso forme di integrazione fiscale.
Uno degli effetti del Quantitative easing è aver tenuto basso il valore dell’euro. Che ora invece torna ad apprezzarsi verso il dollaro. Le conseguenze potrebbero farsi sentire su obiettivo di inflazione, avanzo commerciale e tasso di crescita dell’area.
“Non ne abbiamo ancora discusso”: così ha risposto Mario Draghi ai giornalisti che chiedevano notizie sulla fine del Qe. Però anche i mercati finanziari sono concentrati sul percorso di uscita, e questo rischi di rendere meno efficace la politica monetaria della Bce.
L’aumento dei bitcoin in circolazione è disciplinato da una regola matematicamente precisa e vigilato in modo decentralizzato. Le sue quotazioni, invece, sono estremamente volatili. Il picco del 2017 potrebbe indicare una prossima situazione di monopolio.
Produrre le monetine da 1 e 2 centesimi costa più del valore facciale. Si pensa perciò di eliminarle. E in attesa di una decisione europea, l’Italia propone la sospensione della loro circolazione. Perché la novità deve essere spiegata bene ai cittadini.