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MEDIA BUGIARDA ANCHE PER I PENSIONATI

I dati della Banca d’Italia segnalano che nel 2008 il reddito delle famiglie di pensionati è aumentato del 3,2 per cento, in controtendenza con la riduzione del 4,2 per cento rilevata per il complesso dei nuclei familiari italiani. Ma le famiglie non sono tutte uguali. Per capire come stanno veramente le cose bisogna andare oltre le medie e analizzare la distribuzione dei redditi. Si scopre allora che per le famiglie di pensionati più poveri il reddito scende del 4,4 per cento, mentre cresce del 5,9 per cento in quelle dei più ricchi.

LA SICUREZZA DEL TRENO LENTO

Il tragico incidente ferroviario della Val Venosta, dovuto ad una frana, riapre la riflessione sulla sicurezza dei trasporti su rotaia e sulla prevenzione. Nel 1997 un disastro altrettanto drammatico dovuto a un errore umano si verificò a Piacenza. Dopo quel fatto venne varata una normativa sulla circolazione dei treni eccessivamente prudente, che è, in buona parte, la ragione dei ritardi che affliggono i treni dei pendolari. Per risolvere il problema basterebbe calibrare il sistema Scmt alla regolamentazione precedente, per la quale le Ferrovie italiane erano annoverate fra le più sicure.

GRECIA, ORA IL PERICOLO È LA FUGA DAI DEPOSITI

Le notizie che giungono dalla Grecia segnalano che la situazione potrebbe precipitare da un momento all’altro. Finora l’attenzione è stata tutta concentrata sulle necessità di finanziamento del settore pubblico. Ma la scorsa settimana ha fatto intravedere una possibile improvvisa crisi di liquidità del sistema bancario di quel paese, con elevato rischio di contagio internazionale. L’accordo dell’11 aprile tra i ministri dell’Eurogruppo è un passo avanti, ma ampiamente al di sotto di quanto sarebbe necessario e urgente.

LACRIME DI COCCODRILLO SULLA BORSA ITALIANA

Le vicende del rappresentante di Borsa italiana nel board di London Stock Exchange hanno riaperto la discussione sull’alleanza siglata tre anni fa. Ma davvero il controllo di Lse danneggia le possibilità di raccolta di capitali delle nostra imprese? In realtà, le aziende italiane, soprattutto le piccole e medie, restano lontane dal listino e preferiscono ricorrere alle banche. E le risposte a questo antico problema non sono da ricercare nelle strutture della Borsa, ma in tre nodi irrisolti, che riguardano il sistema industriale, quello bancario e politiche fiscali inadeguate.

PIL PRIVATI E PIL PUBBLICI

LÂ’Amministratore di Banca Intesa, Corrado Passera ha tenuto una lezione magistrale a Lucca, ampiamente ripresa sulle colonne del Sole24ore. Occasione offerta dallÂ’apertura dellÂ’Anno accademico dellÂ’Institute for Advanced Studies, istituto finanziato dalla sua banca e dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, azionista di Banca Intesa. Passera ha sostenuto che il Pil è un indice senza qualità, che il reddito pro capite non tiene conto di molti altri fattori che contano molto di più sul benessere degli individui. In sintesi, forse sarebbe meglio dire in soldoni, non c’è solo il reddito. Bene. Ma mentre pronunciava la sua prolusione, venivano resi pubblici i dati sul compenso che lo stesso Passera si è riconosciuto per il 2009, lÂ’anno più nero per le banche di tutto il mondo. Si tratta di quasi 4 milioni di euro, con un incremento del 27 per cento rispetto ai compensi che l’AD si era riconosciuto lÂ’anno precedente. Se il Pil pubblico è senza qualità, sembrerebbe che il Pil privato non gli dispiaccia poi tantoÂ…

E SULLE PROFESSIONI SOFFIA IL VENTO DELLA CONTRORIFORMA

Le liberalizzazioni non sono certo al primo posto dell’agenda economica del governo. E ora si smontano anche i pochi provvedimenti riformatori fatti in Italia negli ultimi quindici anni. Ne è un esempio la riforma della professione forense, che farà da modello per le altre categorie. Il tutto giustificato con la difesa dei più deboli. Ma secondo la teoria economica, le tariffe minime facilitano la collusione fra gli operatori e costituiscono una barriera all’entrata. Due fattori che favoriscono chi è già nel mercato a scapito dei giovani professionisti.

LA RISPOSTA AI COMMENTI

Grazie a tutti i lettori per lÂ’interesse. Ci sono essenzialmente tre tipi di commenti al nostro articolo su lavoce.info.

Il primo tipo riguarda il sospetto che la nostra analisi abbia semplicemente accostato due fenomeni distinti: la crescita dei prezzi immobiliari e lÂ’abolizione dellÂ’imposta su successioni e donazioni del 2001. In verità, questo accostamento è molto meno casuale di quanto il lettore possa sospettare. Offriamo due interpretazioni economiche semplici ma non banali – una è nellÂ’articolo su lavoce.info – del perché lÂ’abolizione dellÂ’imposta in questione abbia contribuito ad innalzare il prezzo degli immobili in Italia dal 2001 in avanti. Il punto di partenza del nostro argomento è molto semplice: in generale quando un importante utilizzo di un bene smette di essere gravato da una tassa, il valore di quel bene aumenta e così il suo prezzo. EÂ’ difficile pensare che questo non sia avvenuto anche per le case, i beni oggetto della stragrande maggioranza delle donazioni e successioni (più di una su due le coinvolge stando ai dati ISTAT). Quando la tassazione su questo tipo di trasferimenti è stata abolita nel 2001, le case si sono quindi apprezzate.  Non è corretto osservare che la donazione non è una scelta alternativa alla vendita  poiché “serve un fine diverso”. Per rendersene conto basta pensare che, se donazioni e successioni fossero soggette ad unÂ’imposta del 90%, non vi sarebbe alcuno sano di mente disposto a fare ancora  donazioni. Esiste infatti una fetta importante di popolazione italiana che sceglie tra vendere e donare sulla base della relativa convenienza anche fiscale e, cosiÂ’ facendo, influenza lÂ’equilibrio di mercato. Nella versione completa del nostro studio, abbiamo formalizzato tale intuizione per mostrare, accanto al ruolo dei molteplici fattori in gioco, lÂ’importanza della relazione che più ci interessa; inoltre abbiamo proceduto a unÂ’analisi statistica proprio volta a stimare lÂ’effetto dellÂ’abolizione dellÂ’imposta sui prezzi delle case. Questa analisi supporta un nesso causale della variazione dellÂ’imposta sui prezzi, non una mera correlazione.

Il secondo tipo di commenti sottolinea come altri fattori possano spiegare la dinamica dei prezzi in Italia: lÂ’andamento delle nuove costruzioni immobiliari e dei tassi di interesse, lo scudo fiscale, il crollo delle borse e la fuga degli investitori nel “mattone”. Ci permettiamo di aggiungerne altri: il flusso di capitali in Italia pre e post 2001, le dinamiche demografiche nei centri abitati e lÂ’andamento dei salari reali nelle diverse regioni. Siamo perfettamente consci della validità di queste argomentazioni tanto è vero che ne abbiamo esplicitamente tenuto conto nella nostra analisi empirica. Non abbiamo mai sostenuto che non importassero. . Tuttavia, la cosa sorprendente – forse il contributo principale del nostro lavoro – è che, pur considerando tutti questi fattori insieme, lÂ’abolizione dellÂ’imposta su successioni e donazioni ha comunque un effetto aggiuntivo statisticamente significativo sullÂ’innalzamento dei prezzi immobiliari.

Il terzo tipo di commenti critica l’analogia con la Germania. Tale analogia, seppure aneddotica e non utilizzata nell’analisi statistica formale, ci pare comunque istruttiva. La Figura 1 mostra il periodo 1995-2004, successivo all’unificazione tedesca. La differenza più sorprendente tra i due paesi si evidenzia a partire dal 1999 (cioè nel periodo piu’ lontano dalla caduta del muro), quando i prezzi immobiliari continuano a calare in Germania mentre cominciano a crescere in Italia, per poi esplodere dal 2001.

L’obiettivo principale della nostra ricerca è quello di chiarire un meccanismo, tra i molti in gioco, per evidenziare un canale che è stato finora ignorato. Vogliamo in particolare mostrare che, se teniamo una prospettiva che coinvolge tutta l’economia e non solo una singola scelta (donare o non donare), possiamo scoprire effetti inaspettati, e magari indesiderati, della politica economica che scegliamo. Concludiamo con un cenno ai commenti di due lettori. Donazioni e successioni erano entrambe non soggette a tassazione dalla fine del 2001 al 2004 (ultimo anno del nostro studio), con un’unica differenza che riteniamo irrilevante ai fini della nostra analisi. Sarebbe stato certamente interessante studiare l’effetto sul prezzo delle case della (parziale) reintroduzione dell’imposta su donazioni e successioni (l. 296/2006) ma purtroppo i dati ISTAT non erano ancora disponibili quando ultimavamo il nostro studio.

IDENTIKIT DEL LEGHISTA AMMINISTRATORE

Chi sono i sindaci della Lega Nord? Meno donne, ma più giovani e con un livello medio d’istruzione superiore rispetto agli altri amministratori del Nord. Inoltre provengono da occupazioni con un alto costo opportunità dell’ingresso in politica: imprenditori, commercianti, avvocati e professionisti. I comuni leghisti hanno una maggiore percentuale di entrate proprie e una minore rigidità della spesa. Insomma, un federalismo municipale non solo predicato ma anche praticato.

TASSA ABOLITA, CASA PIÙ CARA

L’abolizione della tassazione su donazioni e successioni del 2001, in seguito reintrodotta per i soli grandi patrimoni, ha contribuito sensibilmente all’aumento dei prezzi degli immobili in Italia. Un effetto collaterale inatteso di cui si rallegrano i proprietari di case. Ma non è altrettanto ovvio che sia un vantaggio per la società italiana nel suo complesso, per lo sviluppo del nostro mercato finanziario e, in particolare, per le giovani generazioni e le fasce più deboli.

CONSOB: PER NON PERDERE ALTRI SETTE ANNI

Con il presidente Lamberto Cardia in scadenza (dopo 13 anni in Commissione, di cui sette come numero uno) e un commissario appena dimesso, la Consob è alla vigilia di un rinnovo al vertice. In questi ultimi anni si è affermata come crocevia notarile nelle grandi operazioni finanziarie, non come paladino degli investitori. Importante che la scelta cada su persone in grado di garantire all’autorità del mercato mobiliare una vera indipendenza dalla politica e dagli interessi di parte.

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