Lavoce.info

Categoria: Argomenti Pagina 820 di 1094

LE PICCOLE CARE RIFORME DI SARKOZY

Il candidato Sarkozy aveva un programma di riforme finalizzate ad accrescere la flessibilità dell’economia francese, aumentarne il potenziale di sviluppo nel medio termine e avviare le finanze pubbliche sul cammino di una crescita sostenibile. Due anni dopo, gli obiettivi si sono ridimensionati e i costi sono molto più alti. Così, il bilancio è deludente: sforzo di rilancio minimo durante la crisi, riforme modeste e un debito pubblico che registra un aumento senza precedenti. Un’eredità pesante per i prossimi anni, anche perché alzare ancora le tasse non sarà semplice.

LA RISPOSTA AI COMMENTI

Nel nostro articolo veniva ribadita la necessità e l’urgenza dell’eliminazione delle maggiori barriere anagrafiche che i giovani italiani trovano all’entrata in Parlamento sia a Roma che a Strasburgo. Si diceva inoltre che un ulteriore modo per ridurre la perdita di consistenza del peso elettorale dei giovani è il riconoscimento del diritto di voto alle seconde generazioni di immigrati. Dato però che il degiovanimento italiano è più accentuato che altrove e tenuto conto della crescita di interesse verso la partecipazione sociale e politica dei Millennials, abbiamo anche accennato alla possibilità di allargare a sedicenni e diciassettenni il diritto di voto alle elezioni amministrative. Questo è il punto che sembra trovare maggiore perplessità a giudicare dai commenti.
Su questo tema i nostri motivi a favore sono già stati discussi in un precedente articolo di Alessandro Rosina. Riprendiamo qui schematicamente i principali, che sono i seguenti.
1.      i sedicenni sono considerati sufficientemente maturi per avere un’occupazione e produrre reddito; in base al principio di no taxation without representation dovrebbero avere anche il diritto di poter contribuire a decidere chi amministra il bene pubblico;
2.      se il problema è un voto consapevole, allora dovremmo proporre un test d’ammissione per misurare la consapevolezza e l’informazione di tutti i cittadini (come suggerisce un lettore). Storicamente, il voto si esprime con una "X" anche per far votare gli analfabeti. Va poi considerato che le nuove generazioni hanno accesso tramite la rete a molte più informazioni dei loro padri e soprattutto dei loro nonni. Dare ad essi il voto è anche un segnale di fiducia nei loro confronti. Il fatto stesso di avere la possibilità di incidere attraverso il voto può incentivare una maggiore consapevolezza e partecipazione attiva nella società in cui si vive. Da ultimo, ricordiamo che lo stesso argomento oggi usato contro i sedici-diciasettenni veniva usato in passato contro il voto alle donne.
3.      in Austria i sedicenni votano: sono più maturi ed informati rispetto agli italiani?

Infine, un lettore fa notare come gli studenti fuori sede siano, di fatto, esclusi dal diritto di voto: ha perfettamente ragione. Esistono già seggi ad hoc (si pensi alle case di riposo, ai militari in missione, etc): è così difficile dare la possibilità agli studenti che ne facciano richiesta di votare presso l’università dove risultano iscritti? Ricordiamo che in occasione dei mondiali di calcio in Germania, fu organizzato un seggio ad hoc per far votare gli atleti e lo staff: i giovani calciatori hanno più diritti dei giovani universitari?

LA FUGA VERSO LA QUALITA’ NON SPIEGA TUTTO

La fuga verso la qualità sembra dar conto di circa un quinto dello spread Btp-Bund tedeschi. La maggior parte del differenziale è dunque dovuta a un effettivo maggior rischio paese avvertito dai mercati finanziari. Lo spread è tornato a livelli non dissimili da quelli sperimentati nella crisi del marzo 1995. E’ la riconferma della necessità di mantenere un rigoroso controllo della dinamica del debito nel nostro paese. E del fatto che il necessario uso della leva fiscale non deve significare il ritorno a una spesa pubblica senza freni.

DEBITI IN COMUNE

Il ricorso degli enti locali a strumenti derivati si traduce oggi in un’esposizione per circa 40 miliardi e in perdite tra i 6 e gli 8 miliardi. Perché non sempre le amministrazioni dispongono di professionalità adeguate per effettuare operazioni finanziarie sofisticate. E perché non le hanno utilizzate come forma di copertura dal rischio tassi, ma come pura fonte di finanziamento, anche per le spese correnti. Altri paesi le vietano tout court. Meglio invece optare per una rigida regolamentazione, limitandone l’utilizzo solo a finalità di copertura e non speculative.

UN TRENO CARICO DI SUSSIDI

La socialità dei servizi di trasporto è una scelta politica. E infatti molti paesi non li sussidiano. L’Italia invece ha tariffe molto basse e servizi capillari. Anche per i treni. Ma il concetto di servizio ferroviario universale è tecnicamente privo di senso. Per essere giustificato, ha bisogno di flussi di domanda molto consistenti, presenti nelle aree e sulle relazioni dense, ma non in quelle periferiche. Tuttavia, a nessuno interessa verificarne la socialità, nonostante che alle sole ferrovie regionali vadano 1.500 milioni di euro di risorse pubbliche.

RCS SULLE NOTE DELL’AIDA

La scorsa settimana Mediobanca ha deciso di alzare da “neutral” ad “outperform” il proprio rating di Rcs Mediagroup, “alla luce di un grande potenziale di crescita del titolo” (il cui target price è stato quasi raddoppiato, da 0,93 a 1,65 euro). Il tutto a pochi giorni dalla presentazione di una trimestrale disastrosa per il gruppo editoriale (perdite più che raddoppiate rispetto allo stesso trimestre del 2008, ricavi in calo quasi del 20 per cento e debito salito a 1,2 miliardi di euro). Di fronte a prospettive quanto mai incerte (per usare un eufemismo) per l’industria dell’editoria a livello globale. Solo sulla base di un piano di ristrutturazione (e di un aumento del prezzo di vendita di Corriere e El Mundo) ancora tutto da definire nei particolari e soprattutto da gestire. Il titolo che aveva molto sofferto in questi mesi, ha conosciuto una marcia trionfale sulle note dell’Aida: + 46% nel giro di due sedute. Molti i commenti (e le indiscrezioni) sulle motivazioni dell’upgrading di Mediobanca. Ma non abbiamo trovato da nessuna parte un rilievo molto semplice: è normale che l’azionista di maggioranza di Rcs Mediagroup, nonché membro del patto di sindacato che controlla il gruppo, faccia un upgrading di Rcs Mediagroup scatenando un rally del titolo? E perché nessuno, dicasi nessuno, ha sollevato il problema? Come mai il Presidente della Consob, così attivo in questi giorni sui giornali nel giustificare le incredibili norme anti-opa (leggasi a protezione degli attuali gruppi di controllo delle società italiane) da lui stesso sponsorizzate, non si è sentito in dovere di intervenire? Sono interrogativi inquietanti anche per l’indipendenza della carta stampata. Non vorremmo che un domani, il Corriere della Sera si sentisse un po’ in difficoltà quando dovrà commentare le scelte di Mediobanca e del suo discusso presidente.

SE LA SANITA’ DIVENTA UN ESERCIZIO TEORICO

Prosegue la nostra analisi del Libro bianco sul futuro modello sociale. Nelle politiche sanitarie il documento descrive un sistema da cambiare integralmente, con l’unica eccezione del terzo settore. Un giudizio che disconosce il valore dell’universalità dell’assistenza sanitaria. E punta a un ridimensionamento del pubblico a favore del privato. Contiene anche alcune imprecisioni, forse frutto di una conoscenza aneddotica del sistema sanitario italiano. Quanto alla decantata centralità della persona, non si supera l’autoreferenzialità da addetti ai lavori.

MARCHIONNE E LE AUTO BLU

Il progetto di Fiat su Opel è più delicato di quello su Chrysler. Il momento è già bruttissimo. E nel breve periodo è ragionevole pensare che la fusione aumenterebbe la disoccupazione. Ma nel lungo periodo, se tutto funziona, sarebbe un bene anche per i lavoratori. E’ poi curioso che queste imprese vengano vendute da governi che non le possiedono. Mentre lo Stato italiano, che tanti aiuti ha garantito in passato a Fiat, oggi sta a guardare. Ma forse è meglio così.

L’ECONOMIA ITALIANA DOPO LEHMAN BROTHERS

I dati ora disponibili permettono di leggere con maggiore precisione quanto è successo in Italia e negli altri paesi nei sei mesi dopo il fallimento di Lehman Brothers, l’inizio ufficiale della crisi. Ma non ci dicono tanto che l’Italia sta facendo meglio o peggio degli altri. Più che altro ci ricordano che in difficoltà ci siamo entrati molto prima degli altri. Per questo, rinviare le riforme è un lusso che l’economia italiana non può permettersi.

IL VOTO EUROPEO DEI RAGAZZI DEL MILLENNIO

Alle elezioni europee voteranno per la prima volta circa 31 milioni di Millennials, i ragazzi diventati maggiorenni nel XXI secolo. Negli Stati Uniti questa generazione è stata determinante per l’elezione di Obama. In Italia sono meno che negli altri paesi e paradossalmente hanno anche maggiori limiti di partecipazione alle elezioni rispetto ai coetanei europei. Come valorizzare la loro voglia di fare? Abbassando a sedici anni l’età del voto e modificando le regole per la cittadinanza dei figli degli immigrati.

Pagina 820 di 1094

Powered by WordPress & Theme by Anders Norén