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OSPEDALI INSICURI: CHI RISPONDE?

Quest’anno, la giornata mondiale della salute è stata dedicata dall’Oms alla sicurezza delle strutture sanitarie nelle situazioni di emergenza, proprio nei giorni del terremoto che ha causato il crollo dell’ospedale dell’Aquila. Un ospedale incompiuto per oltre 30 anni, simbolo di una sanità regionale in forte disvanzo, in cui una rete ospedaliera inadeguata perchè mai razionalizzata permette di ottenere molti finanziamenti.

NESSUN COMPROMESSO SULLE MACERIE

Il Governo ha tempo fino a domani per decidere se tenere in un’unica consultazione, in un unico election day, elezioni europee, amministrative e referendum sulla legge elettorale. Lo stato risparmierebbe 173 milioni (stime, probabilmente per difetto, del Ministro Maroni che, più da esponente di un partito che da Ministro, si è speso molto per non fare l’election day), e i cittadini risparmierebbero altri 200 milioni di costi indiretti. In totale 373 milioni: uno spreco di risorse che non possiamo permetterci soprattutto dopo il terremoto in Abruzzo.
Un Governo responsabile dovrebbe prenderne atto, tenere conto del plebiscito che sul web c’è stato in questi settimane a favore dell’election day e, dunque, cambiare la data del referendum.
Eppure quello che si profila all’orizzonte è un "compromesso" molto costoso per i contribuenti e per chi ha bisogno di aiuto dallo Stato: il referendum sulla legge elettorale si dovrebbe tenere il 21 giugno con il secondo turno delle amministrative. E’ un compromesso che costerebbe al contribuente circa 300 milioni, tra costi diretti e indiretti. Infatti, il ballottaggio in Italia, in genere, coinvolge un terzo dell’elettorato potenziale e solo i collegi in cui ci sono elezioni provinciali e in cui si vada al ballottaggio. Secondo le nostre stime, solo 21 delle 63 province potenzialmente coinvolte, torneranno a votare a due settimane dal voto alle europee. Le altre 88 province italiane (81 per cento del totale) saranno chiamate a votare unicamente per il referendum. Di qui lo spreco enorme di risorse che si avrebbe anche in questo caso.
Ma che razza di compromesso è questo? Qui stiamo barattando una soluzione che fa risparmiare soldi allo Stato e tempo e denaro alle famiglie con una soluzione che costa ai contribuenti e a chi va a votare – e che per giunta riduce la partecipazione al voto, uno dei valori conclamati nella nostra Costituzione – pur di fare un piacere a un partito. E perché gli italiani tutti devono subire il diktat di un partito, votato dall’8 per cento dei cittadini? E’ un compromesso inaccettabile soprattutto dopo il terremoto.

Il Pil sulla scala Mercalli

I terremoti sono eventi eccezionali e imprevedibili che però purtroppo si ripetono in luoghi e tempi diversi. I dati derivanti dalle sfortunate esperienze di tanti paesi del mondo ci mostrano che le conseguenze di un terremoto come quello abruzzese sulla crescita di lungo periodo sono negative e di entità non marginale. La buona qualità delle istituzioni di un paese è però in grado di attenuarne in modo significativo i costi sociali.

QUANDO L’IMPRESA QUOTATA INFORMA SUL WEB

L’informazione finanziaria che le società quotate hanno l’obbligo di pubblicare ora può essere diffusa via internet anziché attraverso i quotidiani. Così l’Italia si allinea tardivamente alle regole degli altri paesi europei. Un vantaggio economico per le imprese, ma la perdita di una fonte di reddito per gli editori. Che protestano in nome della trasparenza tradita. Perchè, secondo loro, i risparmiatori non avrebbero abbastanza confidenza con la rete.

LA RISPOSTA AI COMMENTI

I commenti alla notizia d’una nuova revisione del T.U. del 2008 in materia di sicurezza sul lavoro evidenziano che, al di là dell’enfasi sulla questione delle pene, alle istituzioni pubbliche si chiedono azioni di carattere sostanziale e non una super-produzione normativa, che spesso comporta adempimenti solo cartacei. L’accento cade sulla formazione, sulla cultura della sicurezza, sulla capacità organizzativa della pubblica amministrazione nell’attività di vigilanza. Si tratta di un segnale preciso della distanza che separa l’intervento legislativo che si preannuncia rispetto alle reali attese dei lavoratori, datori di lavoro e operatori del settore della sicurezza.
È uno strano destino quello della sicurezza del lavoro: terreno di tante convergenze ideali e di altrettante divergenze nella realtà concreta. Tutti concordano sul fatto che le norme sono molte, forse troppe per assicurare un’effettiva applicazione, eppure si continua a produrre normazione. Senza considerare che le ripetute modifiche legislative, se da un lato possono migliorare l’apparato giuridico formale, dall’altro comportano costi elevati in termini di certezza del diritto, di prassi degli organi di vigilanza e di contenzioso giudiziario.
Tutti sono persuasi che le pene abbiano un valore soprattutto simbolico e di coazione psicologica all’osservanza degli obblighi di prevenzione, eppure si continua ad intervenire sull’apparato sanzionatorio penale, alzando o abbassando limiti minimi e massimi. Tutti sono convinti che bisogna privilegiare gli investimenti in formazione, informazione, cultura della sicurezza: a questi principi s’è ispirata la legislazione a partire dalla metà degli anni ’90, ma a distanza di 15 anni dal d. lgs. n. 626/94 si deve constatare che non c’è abbastanza formazione e una vera cultura è ancora in gran parte da costruire. Da questo punto di vista, certo non aiuta la sovrabbondanza e la complessità della normativa; la formulazione di regole che, anziché rivolgersi chiaramente ai diretti destinatari (spec. datori di lavoro e lavoratori), spesso sono comprensibili solo da pochi specialisti. 
Tutti reclamano più attività di vigilanza e maggiori controlli, eppure si progettano procedure di certificazione e di attestazione che consentano di evitare o ridurre l’incidenza o la frequenza dei controlli. Non c’è dubbio che le procedure di certificazione possano servire a sviluppare buone prassi e modelli organizzativi virtuosi in materia di sicurezza, così come i sistemi di certificazione della qualità dei prodotti e dei processi produttivi sono idonei a selezionare le “buone” imprese, che però – non va dimenticato – rimangono pur sempre sottoposte alla verifica ed eventualmente alla sanzione del mercato. La certificazione ai fini della sicurezza intende creare un vantaggio competitivo rispetto alle imprese che ne sono sprovviste e un affidamento pubblico che dovrebbe giustificare una minore esigenza di controllo, ma allora non si comprende perché, secondo la modifica dell’art. 27 T.U. del 2008, il possesso di tale certificazione non rappresenti più un requisito indispensabile, solo “privilegiato”, per la partecipazione a gare d’appalto pubblico e per l’accesso ad agevolazioni, finanziamenti e contributi pubblici. Sembra di capire, cioè, che i sistemi di certificazione relativi alla sicurezza non prevedano sanzioni in termini di mercato né tanto meno verifiche pubbliche, anche perché dapprima s’era pensato di affidare all’INAIL i concreti poteri accertativi, ma il riferimento pare scomparso dallo schema di decreto approvato del Governo.

ITALIA IN CONTROTENDENZA SUGLI AIUTI ALLO SVILUPPO

La Banca Mondiale chiede ai paesi industrializzati di destinare lo 0,7 per cento dei pacchetti anticrisi per interventi a sostegno di infrastrutture e welfare nei paesi in via di sviluppo più esposti. E alcune nazioni aumentano di conseguenza gli stanziamenti. Non l’Italia, dove la progressiva riduzione delle risorse rischia di togliere alla struttura di cooperazione qualsiasi incentivo a riformarsi. Soprattutto, manca un impegno politico esplicito e coerente. Sugli aiuti allo sviluppo, l’Italia agisce come una economia piccola o in transizione, non da presidente del G8.

IL TERREMOTO TRA VERA PREVENZIONE E FALSA FATALITA’

I terremoti si possono prevedere. Non alla maniera di Giuliani, però. Si capiscono studiando i movimenti delle placche tettoniche, prendendo in esame una zona che tende a fratturarsi e esaminando la frequenza degli eventi in quella zona. Perché nei terremoti c’è una certa regolarità, un ritmo. Ma la previsione non serve a ordinare un’evacuazione, serve a sapere dove le case vanno costruite secondo criteri antisismici. E il problema più grave dell’Italia è proprio l’inadeguatezza delle infrastrutture anche di fronte a un sisma di dimensioni relativamente modeste.

LA RISPOSTA AI COMMENTI

La trasparenza funziona meglio se accompagnata da meccanismi di premio che garantiscano un buon uso dell’informazione, sia da parte delle organizzazioni che raccolgono e pubblicano informazioni sul proprio operato, sia da parte dei cittadini. E’ chiaro però che, senza informazioni che permettano di misurare e valutare ad esempio la qualità dei servizi pubblici, è impossibile pensare ad incentivi efficaci, meritocrazia, e meccanismi di premio. E questa riflessione è valida sia in regimi di trasparenza che di opacità.  “You can manage what you measure” e la trasparenza obbliga chi è sottoposto alla lente di ingrandimento a raccogliere dati ed informazioni che possono mettere in luce inefficienze organizzative ed incoerenza fra politiche pubbliche ed obiettivi. La raccolta di informazioni costringe a riflettere su problemi strategici di rilievo che vengono spesso accantonati a favore della gestione del quotidiano.
Condivisibile è anche la preoccupazione di sottoporre coloro che gestiscono la cosa pubblica a regimi di trasparenza particolarmente stringenti e costantemente aggiornati, non solo per verificare ex ante che vi siano le caratteristiche adatte agli incarichi pubblici, ma anche affinché al momento del voto l’accountability funzioni davvero.
Come riportare i prezzi dei prodotti al fine di dare ai consumatori la possibilità di confrontare i scegliere è un buon esempio per chiarire in quale formato l’informazione sia realmente utile ed utilizzabile. Spesso è proprio su questi dettagli che si combattono le battaglie più accese fra regolatori e regolati.

TERREMOTO, RISORSE E CONTROLLI

La redazione de lavoce.info partecipa al dramma della popolazione colpita dal terremoto e al lutto di chi ha perso i propri affetti, i parenti, gli amici. Le calamità naturali richiedono la mobilitazione tempestiva di ingenti risorse per i primi soccorsi e per la ricostruzione. Il Governo, sino a questo momento, ha stanziato 30 milioni di euro. Una goccia nel mare. In questi tempi di crisi è difficile reperire risorse. Facciamo nostra una proposta che ci arriva da un gruppo di lettori che vivono all’estero: chiediamo che il Governo non esiti nel raggruppare le tre scadenze elettorali di giugno stanziando subito per le aree disastrate i risparmi derivanti dal loro accorpamento in un unico election day. Si tratta, secondo il ministro Maroni, di 172milioni di euro (la nostra stima, analoga, aggiunge 200 milioni di costi indiretti sostenuti dalle famiglie). Siamo certi che tutti gli italiani apprezzeranno l’uso di queste risorse e potranno essere incoraggiati dallo stesso Governo e dai media a devolvere allo scopo quanto risparmieranno personalmente con l’election day.
Ricordiamo che per la ricostruzione dopo il terremoto del Friuli (1976) lo Stato spese una cifra pari a 10 miliardi di euro, per quella dell’Irpinia (1980) 32 miliardi, per quella in Umbria e Marche (1997) 4 miliardi.
Alla luce di questa catastrofe, in cui edifici recenti sono crollati come castelli di carte, è fondamentale rivedere il “piano casa”: questo riduce i controlli formali ex ante e non rivede affatto il sistema dei controlli sulle opere in costruzione e completate. Alle Regioni il compito, nel recepire il piano, di tenere alta la guardia sul rispetto dei requisiti antisismici, imponendocontrolli sui cantieri e ad opere completate .

AFFIDO CONDIVISO: FA BENE A FIGLI E SOCIETA’ *

Ogni anno in Italia un numero rilevante di bambini e ragazzi è coinvolto nella dissoluzione del proprio nucleo familiare. La legge 54 del 2006 ha stabilito che la modalità ordinaria di affido dei minori fosse quella della condivisione tra i due genitori. Due recenti lavori econometrici riferiti agli Stati Uniti mostrano che si è trattato di un provvedimento lungimirante. Ha effetti positivi sull’andamento scolastico dei figli dei separati e più in generale sugli incentivi alle coppie affinché stabilizzino la loro relazione attraverso il matrimonio.

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