Lavoce.info

Categoria: Argomenti Pagina 820 di 1083

LA CASA SI ALLARGA, MA PERDE VALORE

Il varo del piano casa è imminente. Chi lo critica prospetta i rischi di una cementificazione indiscriminata del paese, ma sembra dare per scontati gli effetti positivi sull’economia. Che nel breve periodo ci sarebbero davvero: il piano farebbe aumentare il Pil dell’1,4 per cento. Ma nel medio periodo i benefici sarebbero annullati da un calo dei consumi dovuto alla diminuzione della ricchezza delle famiglie. Perché la rimozione dei vincoli amministrativi accrescerebbe l’offerta di abitazioni, facendo scendere di conseguenza il loro prezzo.

E PER L’OCCUPAZIONE SENTENZA RIMANDATA A GIUGNO

Nel quarto trimestre del 2008, nonostante la frenata del Pil, l’occupazione in Italia è scesa solo dello 0,2 per cento. Sostanziale tenuta anche del lavoro a termine. Sono fatti positivi, ma è decisamente presto per sostenere che la recessione in atto non avrà impatto sui livelli occupazionali. Bisogna aspettare giugno, con i dati del primo trimestre 2009. Che daranno conto dei contratti dei precari scaduti e non rinnovati e del ritardo con cui le aziende si adeguano al calo del Pil. Ma negli ultimi anni non sono mancate le sorprese positive nel nostro mercato del lavoro.

IL LIBRO DELLE BUONE INTENZIONI BANCARIE

Il cantiere delle regole per l’industria finanziaria dovrebbe occuparsi anche di alcuni aspetti più tecnici, che pure hanno avuto un ruolo centrale nella crisi. Come il trattamento delle attività finanziarie detenute da una banca per finalità di negoziazione. Il caso del trading book è utile per capire come dallo scarso coordinamento tra regolatori diversi e, in particolare, tra regole contabili e autorità di vigilanza possano scaturire fragilità e incertezza. Le soluzioni possibili per ottenere maggiore omogeneità nei criteri contabili.

I DISASTRI DELLA SCUOLA CHE PROMUOVE TUTTI

Se descrivessimo il sistema dell’istruzione in Italia con la terminologia della finanza, apparirebbe evidente che almeno al Sud avviene ogni anno un indiscriminato salvataggio dell’impresa-scuola, con una sopravvalutazione dell’attivo, ovvero delle competenze degli studenti diplomati. La conseguenza ・una universit・fortemente sovradimensionata. Mentre sarebbe necessario ricominciare a investire nella scuola dell’obbligo, con risorse progettuali oltre che finanziarie. Per esempio, si potrebbero misurare i progressi non solo per anno, ma anche per materia.

MA GEITHNER NON SCIOGLIE IL NODO DEI PREZZI

Il Tesoro americano vara il piano teso alla stabilizzazione del sistema bancario: si fonda sull’utilizzo di capitale pubblico e privato per comprare i titoli tossici. Sembra un progetto credibile, per cui elimina incertezza sul comportamento futuro del Tesoro. Ma il meccanismo sembra anche una riproposizione dell’approccio Paulson. E il nodo della questione, ora come allora, è il prezzo a cui gli attivi tossici vanno comprati. Il grosso rischio è che la pulizia dei bilanci bancari e la riattivazione del credito avvengano a un costo enorme per i contribuenti.

IL LATO OSCURO DEL PIANO CASA

Il piano casa del governo è un’idea politicamente astuta. Il messaggio che invia agli elettori è semplice e chiaro: il governo vuole liberarvi dai mille lacci di una legislazione super-vincolistica, che vi impedisce di ampliare e abbellire le vostre ville, villule e villoni con vista mare, monti, lago, o anche solo di rialzare e protuberare i vostri appartamenti con vista sulla palazzina di fronte (quei rompiscatole del condominio permettendo). E così, in un solo colpo, il governo vi libererà da geometri e funzionari comunali che, per chiudere uno o due occhi su vincoli, codici e codicilli, vi spillano soldi che potrebbero meglio servire, che so, a tirar su una torricella pseudo-senese, o anche solo una verandina, che proprio non ci sta più niente in casa nostra, signora mia! C’è anche un’astuzia economica: incentivare (con gli aumenti di cubatura e superficie) a mobilizzare le risorse finanziarie "oziose" di chi la crisi ha risparmiato e forse risparmierà. Insomma, un tentativo, senza costi per la finanza pubblica, di solleticare i sopiti animal spirits degli italiani.
Il rovescio della medaglia purtroppo c’è. L’Italia ha una lunga tradizione di abusivismo edilizio e, con ciò, ha già intaccato il suo preziosissimo patrimonio paesaggistico e urbano (si dice che il Serruchón, descritto da Carlo Emilio Gadda sia in realtà, sia la Brianza). Ma l’Italia ha anche una consolidata tradizione di evasione fiscale, di lavoro nero e di gravi infortuni sul lavoro, specialmente – guarda caso – nel settore dell’edilizia “semi-domestica” e nelle attività connesse (idraulica, impiantistica elettrica, carpenteria metallica e falegnameria). Il rischio, allora, è che il “piano casa” contribuisca a far rampare i vecchi spiriti bestiali della semi-legalità, senza avere grande impatto sul Pil misurato e misurabile (e quindi sulle entrate fiscali). Lascio ad altri il commento sull’efficacia macroeconomica del piano. La sua filosofia sembra essere che, per uscire dalla crisi, serve che i soldi circolino in qualunque modo, mentre elevare la cultura e la pratica della legalità è un lusso per anime belle e tempi migliori. Ma c’è anche un serio rischio di lungo periodo: impoverire ancora una delle principali fonti di reddito futuro del Paese, cioè il turismo (che oggi rappresenta circa l’8% del Pil) e che già soffre sempre più la concorrenza di paesi più attenti a difendere il loro (assai meno ricco) patrimonio artistico e paesistico. Perché, a crisi finita, i turisti dovrebbero riprendere a venire in Italia a frotte se avremo ulteriormente rovinato le nostre città, i nostri borghi, le nostre campagne? … Di ville, di ville!

LA RISPOSTA AI COMMENTI

Ringraziamo i lettori che con il loro contributo ci danno l’occasione di chiarire alcuni aspetti sulle simulazioni presentate. Lo scopo della nostra simulazione è unicamente quello di valutare gli effetti sulla spesa pensionistica derivanti dall’innalzamento graduale dell’età pensionabile, in risposta alla sentenza della Corte di Giustizia europea. Di conseguenza, i risultati presentati fanno riferimento solamente alla spesa che deriva dai trattamenti previdenziali per le lavoratrici del settore pubblico. Non viene presa in considerazione, invece, la spesa pubblica volta alla remunerazione dell’attività lavorativa né i costi sociali di vario genere che derivano dalla riforma. Non considerando quindi gli effetti sul mercato del lavoro non è stato necessario utilizzare alcuna ipotesi sul turn-over.

Siamo convinti che la simulazione illustrata nel nostro articolo non possa rappresentare un’analisi completa per valutare la proposta di riforma nel suo complesso e le sue conseguenze sulla spesa pubblica. Per far ciò, come correttamente sottolineato nei diversi commenti, è necessario analizzare con cura non solo gli effetti sul mondo del lavoro, ma anche le conseguenze della riforma sull’intero sistema di welfare. Il nostro lavoro è quindi da considerarsi come un contributo ad un’analisi più generale.

SENZA NUMERI NON C’E’ FEDERALISMO

Le norme sul federalismo fiscale sono assai complesse e non sarà facile attuarle. Ma se si vuole davvero mettere su un binario corretto il dibattito, la prima cosa da fare è predisporre un quadro di riferimento quantitativo condiviso dei dati disponibili. Bisogna costruire al più presto un sistema informativo appropriato sui dati territoriali, che consenta di raccordare le informazioni che arrivano dalle diverse fonti, spesso contraddittorie tra di loro. Un’operazione di questo tipo accelererebbe l’avvio del federalismo molto più di qualunque legge delega.

IDENTIKIT DEL LAUREATO-INSEGNANTE

Lungi dall’essere un corpo omogeneo, l’universo degli insegnanti è al suo interno molto differenziato. Significative le differenze nei meccanismi e nei fattori di selezione e autoselezione in entrata dei laureati-insegnanti. Ciò riflette differenti motivazioni culturali, ma anche la presenza di asimmetrie nelle opportunità occupazionali e professionali, effettive o percepite. L’unico elemento comune a tutti sembra essere l’elevata quota e la lunga durata della condizione di precarietà. I risultati di una indagine della Fondazione Agnelli su dati Almalaurea.

IL SUSSIDIO “LASCIA E RADDOPPIA”

Il governo annuncia l’intenzione di raddoppiare l’indennità ai co.co.pro che restano senza lavoro. Per non lasciare indietro nessuno, dichiarano i ministri. E in particolare i precari, che non hanno diritto ad alcun sussidio di disoccupazione. Ma le cose non stanno esattamente così: i collaboratori restano ancora senza tutele mentre raddoppia una misura che riguarderà solo un numero esiguo di lavoratori. D’altra parte, le tante proposte di riforma del sistema restano inascoltate, perché l’esecutivo è convinto che i nostri ammortizzatori funzionino già benissimo.

Pagina 820 di 1083

Powered by WordPress & Theme by Anders Norén