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Tre segnali sull’immigrazione

Ampliando le quote, liberalizzando i flussi di lavoratori dai nuovi stati membri e non chiedendo la restituzione del bonus bebè, il governo ha voluto lanciare tre messaggi importanti a italiani, immigrati già presenti nel nostro paese e lavoratori dei nuovi Stati membri. Dicono basta all’ipocrisia delle quote irrealistiche e alle discriminazioni nell’accesso alle prestazioni di welfare, aprono alla manodopera qualificata. Occorrerà ora rivedere in modo organico la normativa, possibilmente cercando di guidare un processo di armonizzazione delle politiche dell’immigrazione a livello europeo.

J-1, il visto (quasi) impossibile

Dopo l’11 settembre, il visto di studio o lavoro per gli Stati Uniti si ottiene solo attraverso una procedura complessa e costosa. Si cerca di evitare che i terroristi entrino nel paese camuffati da studenti, lavoratori o accademici in conferenza? O che il “legal alien” si trasformi poi in un immigrato clandestino? Qualunque sia la sua motivazione, è una politica poco efficace e inutilmente vessatoria. Anche perché chi ha un passaporto digitale e un biglietto aereo di andata e ritorno può agevolmente entrare negli Usa per sei settimane, senza alcun visto.

Professione: assistente domiciliare

La maggior parte dei nuovi ingressi autorizzati interessa lavoratrici occupate nel settore domestico-assistenziale. E’ un chiaro segno dell’affanno crescente del nostro sistema di welfare. Ma anche di una più diffusa adesione alla “cultura della domiciliarità”. E di una tendenza alla familiarizzazione del rapporto di lavoro dell’assistente domiciliare, con tutte le ambiguità che possono derivarne. Nel campo dell’assistenza, la soluzione auspicabile è il superamento della privatizzazione del rapporto di lavoro tra famiglie e “badanti”.

Se non ora, quando?

La Legge Bossi-Fini va rivista. E in fretta perché altri paesi stanno ripensando le loro politiche di accoglienza, cercando di attirare gli immigrati più qualificati. Norme troppo restrittive incentivano solo la clandestinità, che rappresenta un costo per tutti: i migranti, i paesi di origine e quelli di destinazione. Uno dei suoi effetti è infatti quello di spingere i lavoratori più istruiti a tornare per primi nel paese di origine. La nostra classe politica sembra non aver ancora capito che l’immigrazione, quando governata, è una risorsa fondamentale.

Le fusioni transfrontaliere in settori regolamentati

L’attivit?di fusione ?di nuovo in crescita e le fusioni transfrontaliere non sono pi?un affare meramente anglosassone e riguardano ampiamente settori regolati. In questi settori, l’impatto delle fusioni sui consumatori dipende dalla qualit?della regolazione. Se questa ?buona, la nazionalit?di chi gestisce i servizi ?una scelta da lasciare al mercato.

Anas e oltre

L’Anas ha una lunga storia con alcune luci e molte ombre. Un riassetto dell’ente è indispensabile e urgente, definendo con nettezza i suoi compiti ed evitando la confusione di ruoli tra regolato e regolatore che oggi convivono in Anas. Tale riassetto può anche essere l’occasione per un ripensamento più complessivo della regolazione della rete stradale e autostradale.

La nazionalità del gaucho autostradale

Dopo l’annuncio della fusione tra la societ?Autostrade per l’Italia e il gruppo spagnolo Abertis, il Ministro Di Pietro ha sostenuto che la concessione non potesse passare di mano senza una approvazione preventiva del Governo, in ci?confortato da un Parere del Consiglio di Stato. La preoccupazione principale sembra quella del drenaggio di risorse “italiane?da destinarsi a investimenti in Italia da parte di un operatore straniero. Ma ci sono alcuni punti fondamentali da chiarire e una regolazione da riformare.

Un limite ai profitti in autostrada

I pedaggi, nati come imposte di scopo per finanziare la costruzione della rete autostradale, sono divenuti nel tempo una fonte di proventi para-fiscali e di rendite. Nei criteri per la determinazione delle tariffe vi è un ambito di discrezionalità che occorrerà utilizzare per riportare i profitti a un più ragionevole rapporto con il capitale investito, tanto più che la concessionaria non ha sinora aggiunto nemmeno un chilometro alla rete preesistente. Quanto al rapporto tra pedaggi e investimenti, si dovrebbe tornare alla direttiva Costa-Ciampi.

Dopo il G-8 di San Pietroburgo si salverà il Doha Round?

Come previsto il G-8 ha lanciato un forte messaggio politico perché il negoziato, incagliato da tempo a Ginevra, riprenda nei tempi strettissimi imposti dalla scadenza all’inizio del 2007 dell’autorizzazione del Congresso USA al Presidente Bush per approvarne i risultati con la procedura spedita del fast track . Basterà questo impulso, che Pascal Lamy, il dinamico direttore generale dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO), ha subito raccolto convocando una serie di riunioni a livello di ministri entro metà agosto?

I due Bernanke

Si dice che il nuovo governatore della Fed, Bernanke, abbia difetti di comunicazione e che sia poco sensibile all’ inflazione. Ma ad ogni cambio di regime di politica monetaria la reattività dei mercati aumenta fisiologicamente. Le reali “ambiguità” di Bernanke sono altre: La Fed transiterà ad un regime di inflation targeting? E come gestirà la Fed la fase critica di rallentamento del mercato immobiliare americano?

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