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Dalla scuola al lavoro: il tempo perso dai giovani italiani

Eurostat dice nove mesi, ma l’Ocse calcola che a un laureato italiano servano quasi quattro anni per trovare un lavoro stabile. E in più, prima, ha impiegato molto più tempo per arrivare alla laurea rispetto ai coetanei europei. Così si accumulano differenze di capitale umano difficilmente colmabili.

Il giusto “peso” al voto di laurea

Nel disegno di legge sulla pubblica amministrazione è stato prima introdotto e poi ritirato un emendamento che riguardava l’opportunità di “pesare” il voto di laurea nei concorsi statali. Quel testo era confuso, ma il tema andrebbe ripreso, facendo leva sul concetto di valutazione relativa.

Buona scuola: i numeri sui nuovi assunti

Quanti saranno gli insegnanti assunti con la “Buona scuola”? Nel complesso, il numero degli aspiranti docenti potrebbe arrivare a circa 800mila. Ma le effettive immissioni in ruolo seguiranno un percorso graduale. L’obiettivo finale di chiudere le graduatorie a esaurimento e il concorso del 2016.

Da dove inizia la “Buona scuola”

La “Buona scuola” è legge di stato. Almeno sulla carta, ci sono tutte le premesse per un salto di qualità. I punti salienti sono l’inversione di tendenza sulla spesa, dopo la stagione dei tagli, il rafforzamento delle prerogative dei dirigenti e una maggiore possibilità di progettazione.

La parità di genere non sale in cattedra

I risultati dell’abilitazione scientifica nazionale avevano fatto sperare che si potesse arrivare a una adeguata parità di genere nel sistema universitario. Ma ancora una volta le scelte degli atenei sembrano sfavorire le donne. Evento raro la promozione a ordinario.

Come mettere il professore giusto nella scuola giusta

La critica più forte alla “buona scuola” è la centralità del preside nella selezione dei docenti. Oggi, le assunzioni si fondano sul principio implicito che tutti gli abilitati in una classe di concorso possano insegnare ovunque con successo. Ma non è così. Il grado di discrezionalità da accettare.

Anche l’università ha il suo Invalsi, si chiama Teco

Il test Teco è rivolto agli studenti universitari che stanno concludendo il loro ciclo di studi. Mira a valutare competenze generaliste e trasversali. Difficile, però, considerarlo uno strumento di valutazione della qualità dell’offerta didattica degli atenei. Come evitare il clima di sospetto.

La scuola dopotutto è un’azienda

Con il Disegno di legge sulla scuola arrivano anche nuovi poteri per i presidi e criteri che, al contempo, ne delimitano parzialmente i poteri. La questione di fondo da affrontare è se la scuola debba essere intesa come un’azienda (seppure senza scopo di lucro) oppure no.

Test Invalsi sotto il fuoco del boicottaggio

La sfiducia nell’Invalsi sta erodendone la credibilità. I boicottaggi hanno l’effetto di deteriorare l’efficacia di uno strumento non esente da criticità. L’accettabilità del test standardizzato va costruita attraverso un esame indipendente e autorevole dei risultati ottenuti finora.

Se l’insegnante non va a scuola

Diversi studi indicano che le assenze degli insegnanti influiscono negativamente sui risultati ottenuti dagli studenti. E i dati mostrano che anche in Italia il fenomeno è rilevante, soprattutto in alcune aree. Nelle regioni dove i docenti chiedono più permessi, l’abbandono scolastico è più alto.

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