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Categoria: Scuola, università e ricerca Pagina 37 di 70

Come usare i dati Anvur negli atenei?

Ci sono molte utili informazioni sulla qualità della ricerca nei dati dell’Anvur, Agenzia nazionale di valutazione dell’università e della ricerca. Qui mettiamo a confronto i dati di facoltà, dipartimenti, centri di ricerca di Economia, Statistica e Management. Apriamo un confronto con i responsabili della ricerca.

Il buono-scuola? Vale solo per gli anglosassoni

I buoni-scuola permettono davvero a studenti bravi ma poveri di frequentare scuole migliori? È così nei paesi anglosassoni. Ma non in quelli dove l’educazione statale è di alta qualità. Lo dicono i risultati di uno studio basato sull’indagine Pisa. Come rafforzare l’uguaglianza delle opportunità.

A scuola il merito parte dai concorsi

Negli ultimi concorsi a cattedra alcune novità hanno permesso di rendere la prova più funzionale. Ma molto resta da fare per riuscire a reclutare docenti preparati, competenti e il più possibile in sintonia con gli obiettivi prefissati. E ridare così credibilità all’intero sistema scolastico.

A che servono i convitti nazionali

I convitti nazionali hanno raggiunto il loro massimo splendore in epoca fascista. Dichiarati “enti inutili”, ma mai aboliti, attraversano oggi una nuova stagione di vitalità. Più casuale che orientata da  chiare scelte di politica scolastica. Offerta formativa, risorse e risultati degli studenti.

Scuola: il bonus della discordia

Da quest’anno, un ottimo voto alla maturità permette di aggiungere punti ai risultati conseguiti nei test di ingresso alle facoltà a numero chiuso. Ma come evitare le ingiustizie? Meglio basarsi sulla performance assoluta dello studente o su quella relativa ai suoi pari? O affidarsi solo ai test?

Scuola, parola d’ordine: valutazione

La neoministro dell’Istruzione è chiamata ad affrontare subito questioni complesse come il reclutamento, la valutazione e la conseguente premialità nella scuola e nell’università. Sono temi spinosi, ma chi valuta e seleziona i percorsi formativi dei giovani non può sottrarsi a processi analoghi.

Il nepotismo accademico tra mito e realtà

Si è diffusa la convinzione che un qualsiasi legame di parentela all’interno di un’università sia da etichettare come forma di nepotismo. Tanto che per limitare il fenomeno è stata anche approvata una legge. Ma è una norma discriminatoria perché l’evidenza empirica non giustifica i pregiudizi.

Anche le selezioni hanno un costo

Preparare la domanda di ammissione a un master ha un costo notevole in termini di tempo e impegno. Ma anche di denaro: la cifra minima supera spesso i 400 euro. Una buona parte degli studenti non hanno le risorse necessarie per accedere alla competizione. Una soluzione interna al sistema educativo.

Chi finanzia l’università pubblica?

L’università pubblica italiana sembra trasferire risorse dai “ricchi” ai “poveri”, e non viceversa. Sebbene le fasce meno abbienti siano sottorappresentate nella fruizione dei servizi universitari, non lo sono a sufficienza per invertire l’effetto redistributivo dell’Irpef.

Ma i poveri studiano con i soldi dei poveri

Nel giudicare l’equità del trasferimento di risorse implicito nel finanziamento pubblico degli atenei va considerato che i benefici associati all’acquisizione della laurea sono per lo più individuali. E una parte preponderante dei contribuenti meno abbienti non ha figli iscritti all’università.

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