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Categoria: Scuola, università e ricerca Pagina 39 di 71

Il nepotismo accademico tra mito e realtà

Si è diffusa la convinzione che un qualsiasi legame di parentela all’interno di un’università sia da etichettare come forma di nepotismo. Tanto che per limitare il fenomeno è stata anche approvata una legge. Ma è una norma discriminatoria perché l’evidenza empirica non giustifica i pregiudizi.

Anche le selezioni hanno un costo

Preparare la domanda di ammissione a un master ha un costo notevole in termini di tempo e impegno. Ma anche di denaro: la cifra minima supera spesso i 400 euro. Una buona parte degli studenti non hanno le risorse necessarie per accedere alla competizione. Una soluzione interna al sistema educativo.

Chi finanzia l’università pubblica?

L’università pubblica italiana sembra trasferire risorse dai “ricchi” ai “poveri”, e non viceversa. Sebbene le fasce meno abbienti siano sottorappresentate nella fruizione dei servizi universitari, non lo sono a sufficienza per invertire l’effetto redistributivo dell’Irpef.

Ma i poveri studiano con i soldi dei poveri

Nel giudicare l’equità del trasferimento di risorse implicito nel finanziamento pubblico degli atenei va considerato che i benefici associati all’acquisizione della laurea sono per lo più individuali. E una parte preponderante dei contribuenti meno abbienti non ha figli iscritti all’università.

Chi ha paura della valutazione nelle scuole? *

Un documento di alcune associazioni contesta l’impianto e l’utilizzo delle prove Invalsi. Soprattutto negli esami di fine ciclo scolastico. Il rischio è di riaprire il vaso di Pandora delle contrapposizioni preconcette che ha bloccato il mondo della scuola italiana negli ultimi venti anni.

Prossimo Parlamento: istruzione e professioni

Nel prossimo Parlamento, aumenterà il numero di laureati. Sulle professioni, permangono le differenze della Seconda repubblica: più imprenditori, avvocati e dirigenti nel centrodestra; più impiegati, sindacalisti e politici di professione nel centrosinistra. Al centro, in ascesa medici e professori.

Insufficienza in pagella

Lascia molto a desiderare l’auto-valutazione del Governo su scuola e università. Un lungo elenco che pare più un programma (o una lista di desideri) che una serie di obiettivi centrati. E in tema di finanziamento agli atenei, assoluta continuità con il precedente Governo.

Ma alzare le rette non risolve il problema *

Ho letto con interesse l’argomentazione del prof. Giavazzi sulle posizioni di Bersani su scuola e università. Vorrei replicare su un punto preciso: il PD non tace sulle rette universitarie.
In Europa, si confrontano due modelli: quello continentale (tasse basse o inesistenti) e quello anglosassone, modificato due anni fa da Cameron con la possibilità di innalzare le tasse universitarie a 9.000 sterline, colta al balzo da tutti gli atenei (non solo i migliori). Gli effetti negativi sono già evidenti: iscrizioni in calo e rientro del debito a rischio a causa della recessione.

Se Bersani fa scuola

Non cresciamo da oltre un decennio, la disoccupazione e’ salita al 10,8 per cento, fra i giovani supera il 35 per cento. Le ammnistrazioni pubbliche intermediano la metà di quanto il paese produce, evidentemente senza riuscire ad incidere sulla crescita. Per finanziare questa spesa, spesso inefficiente, per farlo hanno portato la pressione fiscale oltre il 50 per cento. Quarant’anni fa era poco sopra il 30 per cento e il paese creceva. Nello scorso decennio abbiamo avuto governi di centro-destra, centro-sinistra. Tecnici, ma i segni di un’inversione di tendenza non si sono visti. A me pare evidente che occorre ripensare il modo radicale al funzionamento della nostra società. Per questo mi preoccupano molto alcune affermazioni di Pierluigi Bersani, il possibile futuro presidente del consiglio.

Scuola e università: attenzione ai numeri

È stata pubblicata da Associazione Trellle e Fondazione Rocca una raccolta di dati su scuola, università e ricerca scientifica. Lo scopo principale dell’iniziativa è quello di ancorare il dibattito sul sistema formativo italiano a dei dati quantitativi, comparabili sia in chiave internazionale (attraverso il confronto con i principali paesi europei) che in chiave di evoluzione temporale.

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