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Categoria: Società e cultura Pagina 25 di 32

CAMPIONATI EUROPEI: IL VINCITORE È…

Dopo i buoni risultati ottenuti ai tempi del Mondiale, in vista degli Europei di calcio torniamo a proporvi le previsioni sulle squadre vincenti, basate su metodi statistici. Cambia la metodologia, stavolta ripresa da un modello originariamente utilizzato per il baseball. In generale, i pronostici dell’econometria sono in linea con quanto indicato da bookmaker ed esperti del settore. Ma la favorita Spagna dovrebbe essere eliminata in semifinale. Buone notizie, invece, per la nostra nazionale, che approderebbe alla finale, insieme alla Germania.

UN GOVERNO TECNICO NEL PALLONE

Il mondo del calcio viene investito da una nuova ondata di scandali. L’economia può aiutare a comprendere cosa sta avvenendo e come prevenire che si ripeta? Proviamo a rispondere con un estratto da uno dei primi tre libri della serie de lavoce.info  in collaborazione con Il Mulino per festeggiare i dieci anni di vita di questo sito: “Parlerò solo di calcio” (108 pagine, 10 €) in cui Tito Boeri viene intervistato da Sergio Levi.

 

CALCIOPOLI SVUOTA GLI STADI

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L’AUTOGOL DEL CALCIO ITALIANO

Ennesima puntata dal calcioscommesse. Andrea Masiello, ex capitano del Bari, si è autoaccusato di avere venduto la il derby con il Lecce del maggio scorso per circa 300mila euro (da dividere con alcuni compagni di squadra), contribuendo attivamente alla sconfitta della sua squadra con un autogol intenzionale. Una delle domande più ovvie è: perché in Italia? Perché non ci sono partite truccate in Premier League o in Bundesliga?
Una possibile spiegazione viene dalle parole di Masiello, il quale, per giustificare la combine, ha detto che il Bari non pagava più gli stipendi e pertanto i giocatori dovevano arrangiarsi. C’è dunque una connessione tra le partite truccate e lo stato economico disastrato del calcio italiano emerso recentemente da un rapporto di Figc, Arel e Pricewaterhousecoopers. Per quanto si pensi che tutti i calciatori siano super-ricchi, in realtà molti di essi lo sono solo sulla carta, dato che le società pagano spesso in ritardo gli stipendi e non sempre interamente. Non è un caso che i nomi implicati siano quelli di giocatori di secondo piano o vicini alla fine dell’attività agonistica, cioè coloro per cui è più pressante il problema di cosa fare dopo il calcio giocato. Nessuno deve piangere per i problemi dei calciatori, che restano mediamente dei privilegiati, beninteso, ma mettere sullo stesso piano Masiello e Ibrahimovic è solo populismo.
Cosa si può fare allora per evitare altri casi Masiello? In primo luogo sarebbe bene che il controllo sui conti delle società, fatto dalla Covisoc, fosse più rigoroso in modo tale da evitare che i calciatori rimangano senza stipendi per mesi. Saranno anche pagati troppo, ma se c’è un contratto esso va rispettato per tutti, anche per i calciatori. Bisognerebbe inoltre riflettere sulla possibilità di ridurre il numero di squadre ammesse alla serie A e alla serie B. Alcune di esse sono palesemente inadeguate dal punto di vista finanziario alla sfida. Il Bari lo scorso anno era di fatto retrocesso dopo poche giornate, come il Cesena quest’anno. Anche senza che le partite siano vendute, il campionato risulta ugualmente falsato. In terzo luogo, dobbiamo penalizzare severamente i protagonisti delle combine. Platini, presidente dell’Uefa, propone una radiazione a vita, che impedisca ai corrotti anche di diventare allenatori o dirigenti. Bene. Ma bisogna ricordare che truccare una partita di calcio non è quasi mai un’attività individuale. Ci vuole che ci sia l’accordo di un gruppo di giocatori per essere certi di indirizzare il risultato. Questo implica che nella squadra interessata da una combine ci siano delle voci che girano (il portiere del Bari Gillet aveva forti sospetti sull’autogol di Masiello, come si vede dal filmato diffusissimo ormai sulla rete). La vera domanda è allora: possibile che le società coinvolte non sapessero nulla? Nessun dirigente parlava con la squadra? Nessuno aveva dei sospetti sui calciatori implicati? Se così fosse le società sarebbero responsabili quanto meno di mancato controllo dei loro tesserati. Sta a loro fare in modo che le squadre vadano in campo per cercare di ottenere, nei limiti delle loro possibilità, il miglior risultato sportivo. In altre parole, occorre riflettere sulla possibilità di sanzionare le società per le loro omissioni nella sorveglianza dei calciatori. Certo, è una strada non priva di controindicazioni perché non è mai semplice accettare il principio del “non poteva non sapere” come base per una sanzione, ma non è nemmeno tollerabile che gli spettatori, dopo un autogol, debbano chiedersi se c’è dietro una combine.

I CONTI FALLIMENTARI DEL CALCIO ITALIANO

Il rapporto sulla situazione economica del calcio italiano nel campionato 2010-11 rimanda un quadro disastroso, di vera emergenza. Per la serie A calano i ricavi: da diritti televisivi, da plusvalenze sulla vendita dei calciatori e da vendita di biglietti. Restano stabili i costi. Ma aumenta l’indebitamento, soprattutto con le banche, ormai le vere padrone del nostro calcio. Servirebbero investimenti, in particolare negli stadi, ma i proprietari delle squadre aspettano incentivi dal governo che di certo non arriveranno.

ROMA 2020: UNO STUDIO OBIETTIVO. CON LA RISPOSTA DI BARTOLOMUCCI

Con riferimento all’articolo di Lawrence Bartolomucci “S’hanno da fare le Olimpiadi a Roma nel 2020?” pubblicato sul sito di Lavoce.info e ai molti commenti allo stesso, in qualità di Presidente della Commissione di compatibilità economica sulle Olimpiadi di Roma 2020 tengo a precisare quanto segue.
La Commissione di studio, composta, oltre che dal sottoscritto, da Pierpaolo Benigno, Giulio Napolitano, Fabio Pammolli, Giuseppe Pisauro e Lanfranco Senn, con il coordinamento di Franco Carraro per i rapporti con le varie istituzioni, non ha mai espresso una posizione pubblica né a favore né contro i giochi olimpici di Roma 2020. Invero, non era fra gli obiettivi dello studio quello di esprimere un parere favorevole o contrario all’evento Olimpiadi. La Commissione ha avuto il solo compito di studiare l’impatto economico dei giochi, inteso come impulso al Pil e all’occupazione generato da una determinata spesa pubblica e privata connessa alla preparazione dell’evento olimpico. Altresì, la Commissione non ha avuto il compito né di valutare l’appropriatezza economica delle spese stimate, che sono state fornite dal Comitato promotore dei giochi, né di comparare l’impatto economico delle Olimpiadi con quello di forme alternative di spesa pubblica. Valutazioni del genere sono appunto di pertinenza delle istituzioni politiche in carico delle relative decisioni.
La Commissione, che ha presentato il suo Rapporto al Presidente del Consiglio Mario Monti e ai Presidenti delle due Camere Giuseppe Schifani e Gianfranco Fini il 12 gennaio scorso, non ha inoltre mai affermato che i giochi sarebbero stati “a costo zero”. Né la Commissione ha mai sottaciuto che l’organizzazione delle Olimpiadi di Roma 2020 avrebbe necessitato di una significativa copertura finanziaria a carico dello Stato, la quale avrebbe richiesto sia nuove entrate sia tagli a spese già esistenti. Lo studio di previsione, realizzato da Prometeia su incarico della Commissione, ha indicato chiaramente la necessità di tale copertura finanziaria, come si può leggere a pagina 60 del nostro Rapporto, che Lavoce.info ha messo utilmente a disposizione dei lettori tra i documenti consultabili sul suo sito. Ed anche se nel lungo periodo il maggior gettito erariale conseguente all’aumento del PIL avrebbe potuto “compensare” gli sforzi di spesa precedentemente sostenuti, è stato da noi chiaramente sottolineato in occasione delle relazioni illustrate al Presidente del Consiglio e ai Presidenti delle Camere che la necessità della copertura finanziaria si sarebbe presentata prima, mentre gli eventuali benefici sarebbero arrivati dopo.
Allo stesso tempo, già nella mia introduzione allo studio (pagg. 9-12), sono espresse in modo esplicito, oltre che le citate ed altre criticità di finanza pubblica nell’attuale difficile scenario italiano ed europeo, anche le potenziali opportunità che i giochi olimpici di Roma avrebbero potuto offrire. A parte gli impatti positivi sul Pil e sull’occupazione (quest’ultima, chiaramente, in prevalenza temporanea) previsti da Prometeia, è stato altresì sottolineato il possibile ruolo delle Olimpiadi quale volano di attrazione turistica per i futuri ricchi cittadini dei Paesi emergenti del mondo.
In definitiva, la Commissione è sempre stata, come le era richiesto, indipendente, anche dal Comitato promotore, di cui peraltro ha apprezzato la professionalità e lo spirito di collaborazione. Con il suo rapporto, che include anche un’approfondita nota sulla delicatezza degli aspetti di trasparenza della spesa e dei tempi di esecuzione dei lavori e sulle condizioni di fattibilità amministrativa dei giochi olimpici, la Commissione ha semplicemente svolto un lavoro al servizio del Paese, nell’augurabile intento di poter contribuire a mettere il Presidente del Consiglio, il Governo e il Parlamento nelle condizioni di poter fare una scelta pienamente consapevole.
Non credo perciò che sia utile fare dello scandalismo né verso una commissione che ha lavorato per oltre sei mesi a titolo gratuito e con grande impegno né verso le analisi di Prometeia, che in poco tempo ha condotto uno studio di previsione econometrica all’altezza della sua riconosciuta professionalità.

Marco Fortis

 

 LA RISPOSTA DELL’AUTORE

 

  1. Nel mio articolo “S’hanno da fare le Olimpiadi a Roma nel 2020”  la professionalità con cui è stato svolto lo studio alla base della Relazione della Commissione non è mai stata messa in discussione, e soprattutto, un riconoscimento molto più autorevole è venuto dal Consiglio dei Ministri.
  2. Scrive il Prof. Fortis che la Commissione non aveva il compito di valutare l’appropriatezza economica delle spese stimate, fornite dal Comitato Promotore. Quindi ha basato le sue proiezioni sui dati che il Comitato aveva calcolato. Ne deriva che la Commissione, anche se in maniera gratuita, ha fornito una valutazione economica in base a un progetto già definito a livello politico. Giusto quindi riconoscere che era questo progetto a non tener in conto la possibilità, come avvenuto in precedenti edizioni dei Giochi, che i costi previsti sarebbero potuti essere inferiori a quelli effettivi. Di conseguenza, la Relazione di Compatibilità Economica rifletteva in maniera evidente questa mancanza. A pagina 12 della Relazione infatti si legge “… i risultati della simulazione dell’impatto dei Giochi…debbono intendersi rigidamente collegati a tali ipotesi, nel senso che qualunque variazione delle stesse comporterebbe evidentemente ricadute differenti sui risultati economici e finanziari”. Il peccato originale risiede quindi nei dati iniziali, che non erano realistici, ma probabilmente sottostimavano i costi. D’altra parte, la mia critica alla Relazione attaccava la metodologia adottata, il cui limite principale è notoriamente quello di sovrastimare i benefici. Non sono solo gli ingredienti, ma anche il modo in cui vengono cucinati, a determinare la qualità del piatto finale.
  3. Il prof. Fortis sostiene, a ragione, che la Commissione non poteva “inventare” un’ ipotesi alternativa per gli investimenti legati ai Giochi Olimpici di Roma, perché le decisioni di spesa appartengono alla sfera politica e di governo. Va però riconosciuto che, in una valutazione più dettagliata dell’impatto dei Giochi, sarebbe stato necessario identificare il valore aggiunto dei Giochi per l’economia romana e nazionale, non l’impatto complessivo. La valutazione riguardava la convenienza economica dei Giochi, non della costruzione di strutture sportive e infrastrutture per trasporti, mobilità e altri progetti urbani. Il confronto andrebbe effettuato tra l’ipotesi presentata nella Relazione (che comprende i costi e i benefici direttamente legati all’organizzazione dei Giochi), e un’ipotesi che includa solo gli investimenti in tali strutture sportive e infrastrutture, che si potrebbero costruire anche senza le Olimpiadi. Questi dati erano a disposizione della Commissione.
  4. Voglio sottolineare che l’obiettivo dell’articolo da me scritto non era – come suggerisce il Prof. Fortis – quello di creare un’atmosfera scandalistica verso la Commissione, né verso Prometeia, ma di fornire uno spunto di dibattito tecnico sui risultati della Relazione presentata in Campidoglio e al Governo, da cui tutti i media avevano estratto dati e proiezioni così positivi da rasentare l’entusiastica e acritica adesione. Dalla risposta del Prof. Fortis non emergono alcune critiche tecniche all’articolo pubblicato, e da ciò posso presumere che le mie osservazioni fossero sostanzialmente valide. 
  5. Con riferimento all’articolo di Lawrence Bartolomucci “S’hanno da fare le Olimpiadi a Roma nel 2020?” pubblicato sul sito di Lavoce.info e ai molti commenti allo stesso, in qualità di Presidente della Commissione di compatibilità economica sulle Olimpiadi di Roma 2020 tengo a precisare quanto segue. La Commissione di studio, composta, oltre che dal sottoscritto, da Pierpaolo Benigno, Giulio Napolitano, Fabio Pammolli, Giuseppe Pisauro e Lanfranco Senn, con il coordinamento di Franco Carraro per i rapporti con le varie istituzioni, non ha mai espresso una posizione pubblica né a favore né contro i giochi olimpici di Roma 2020. Invero, non era fra gli obiettivi dello studio quello di esprimere un parere favorevole o contrario all’evento Olimpiadi. La Commissione ha avuto il solo compito di studiare l’impatto economico dei giochi, inteso come impulso al Pil e all’occupazione generato da una determinata spesa pubblica e privata connessa alla preparazione dell’evento olimpico. Altresì, la Commissione non ha avuto il compito né di valutare l’appropriatezza economica delle spese stimate, che sono state fornite dal Comitato promotore dei giochi, né di comparare l’impatto economico delle Olimpiadi con quello di forme alternative di spesa pubblica. Valutazioni del genere sono appunto di pertinenza delle istituzioni politiche in carico delle relative decisioni. La Commissione, che ha presentato il suo Rapporto al Presidente del Consiglio Mario Monti e ai Presidenti delle due Camere Giuseppe Schifani e Gianfranco Fini il 12 gennaio scorso, non ha inoltre mai affermato che i giochi sarebbero stati “a costo zero”. Né la Commissione ha mai sottaciuto che l’organizzazione delle Olimpiadi di Roma 2020 avrebbe necessitato di una significativa copertura finanziaria a carico dello Stato, la quale avrebbe richiesto sia nuove entrate sia tagli a spese già esistenti. Lo studio di previsione, realizzato da Prometeia su incarico della Commissione, ha indicato chiaramente la necessità di tale copertura finanziaria, come si può leggere a pagina 60 del nostro Rapporto, che Lavoce.info ha messo utilmente a disposizione dei lettori tra i documenti consultabili sul suo sito. Ed anche se nel lungo periodo il maggior gettito erariale conseguente all’aumento del PIL avrebbe potuto “compensare” gli sforzi di spesa precedentemente sostenuti, è stato da noi chiaramente sottolineato in occasione delle relazioni illustrate al Presidente del Consiglio e ai Presidenti delle Camere che la necessità della copertura finanziaria si sarebbe presentata prima, mentre gli eventuali benefici sarebbero arrivati dopo. Allo stesso tempo, già nella mia introduzione allo studio (pagg. 9-12), sono espresse in modo esplicito, oltre che le citate ed altre criticità di finanza pubblica nell’attuale difficile scenario italiano ed europeo, anche le potenziali opportunità che i giochi olimpici di Roma avrebbero potuto offrire. A parte gli impatti positivi sul Pil e sull’occupazione (quest’ultima, chiaramente, in prevalenza temporanea) previsti da Prometeia, è stato altresì sottolineato il possibile ruolo delle Olimpiadi quale volano di attrazione turistica per i futuri ricchi cittadini dei Paesi emergenti del mondo. In definitiva, la Commissione è sempre stata, come le era richiesto, indipendente, anche dal Comitato promotore, di cui peraltro ha apprezzato la professionalità e lo spirito di collaborazione. Con il suo rapporto, che include anche un’approfondita nota sulla delicatezza degli aspetti di trasparenza della spesa e dei tempi di esecuzione dei lavori e sulle condizioni di fattibilità amministrativa dei giochi olimpici, la Commissione ha semplicemente svolto un lavoro al servizio del Paese, nell’augurabile intento di poter contribuire a mettere il Presidente del Consiglio, il Governo e il Parlamento nelle condizioni di poter fare una scelta pienamente consapevole. Non credo perciò che sia utile fare dello scandalismo né verso una commissione che ha lavorato per oltre sei mesi a titolo gratuito e con grande impegno né verso le analisi di Prometeia, che in poco tempo ha condotto uno studio di previsione econometrica all’altezza della sua riconosciuta professionalità.

S’HANNO DA FARE LE OLIMPIADI A ROMA NEL 2020?

La relazione di compatibilità economica della Commissione Roma 2020 mostra l’impatto positivo in termini economici di una candidatura della capitale alle Olimpiadi e Paralimpiadi del 2020. Analizzando a fondo la relazione, emerge che da un punto di vista metodologico sono state fatte scelte che hanno come conseguenza la convenienza del progetto. Ne deriva che la Commissione ha effettuato una valutazione che sovrastima alcuni benefici dell’evento, e va quindi presa con cautela.

IL PREZZO DELLA VITTORIA

Le squadre di calcio sono imprese e perciò dovrebbero ispirarsi ai generali principi di sana gestione economica. Ma osservando un campione di società di calcio, i principi generali che guidano le scelte economiche sembrano altri. Se misuriamo il costo di ciascun punto in classifica negli ultimi campionati, scopriamo che per vincere lo scudetto Inter ha speso cinque milioni, mentre alla Roma il secondo posto è costato solo due milioni. Come i modelli di business influenzano le performance economiche.

IL PIL NEL PALLONE

Esiste una correlazione tra la differenza reti nelle partite ufficiali della nazionale di calcio di un paese e il tasso di crescita del Pil? Sembrerebbe di sì. Paesi che crescono ad alti tassi attirano infatti investimenti sia interni che dall’estero. Possono così migliorare le infrastrutture necessarie per sviluppare un movimento calcistico sempre più rilevante. Certo, conta molto anche la tradizione. Per fortuna, perché altrimenti un’eventuale partita Italia-Cina potrebbe riservarci brutte sorprese, considerati i diversi ritmi di crescita tra i due paesi.

SE SOLO I CALCIATORI RESTANO SOTTO L’OMBRELLONE

Lo sciopero dei calciatori sembra ormai inevitabile e con esso il rinvio della prima giornata di campionato. Il contrasto tra società e giocatori è su punti importanti quali gli allenamenti dei calciatori che non rientrano più nei piani delle squadre e il pagamento del contributo di solidarietà. C’era però tutto il tempo per arrivare a un accordo, che in ogni caso non può essere trovato sulla base di sussidi ai club.

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