Lavoce.info

Categoria: Società e cultura Pagina 29 di 32

Quando la teoria è di rigore

E se i rigori venissero battuti prima dei supplementari? Una proposta apparentemente strampalata trae fondamento dalla teoria dei giochi e presenta aspetti intriganti per migliorare ulteriormente lo spettacolo calcistico nei casi in cui, dopo 90 o 180 minuti, le sue squadre sono ancora in situazione di parità. Dal punto di vista dello spettatore, infatti, sono sempre molto emozionanti. Senza contare che i supplementari diventerebbero così ancora più avvincenti.

Vacanze di Natale allo stadio

Il giorno di Santo Stefano si registra in Italia il maggior numero di spettatori al cinema. Se si giocasse il campionato, è lecito ipotizzare che parte di questa domanda di intrattenimento si riverserebbe sulle partite di serie A e B. I maggiori incassi dal botteghino e dai diritti televisivi sarebbero preziosissimi per i bilanci in profondo rosso dei nostri club. E se anche si dimostrasse che la sosta invernale è utile ai calciatori e alle squadre, basterebbe programmarla all’inizio di gennaio, in tempo per tornare in forma per la ripresa della Champions.

Calcio: una clausola contro la beffa

Non sono cambiate le regole del calcio e prevale un atteggiamento assolutorio nei confronti dei principali protagonisti di calciopoli. Bisogna trovare un modo di punire i dirigenti colpevoli degli illeciti sportivi. Per evitare di dover coinvolgere la giustizia ordinaria e intentare lunghe e incerte cause patrimoniali, si potrebbero inserire clausole nei contratti di lavoro stipulati tra gli amministratori e i club: se la società è punita dalla giustizia sportiva per fatti commessi dai suoi dirigenti, questi dovranno versare una penale alla società, graduata in base all’entità della sanzione comminata dalla giustizia sportiva. Almeno non saranno i soli tifosi a pagare, ma anche chi ha commesso gli illeciti.

Chi paga le telefonate

A pagare il conto dello scandalo-calcio sono solo i tifosi. Troppo complesso e incerto intentare cause di responsabilità patrimoniale contro i dirigenti colpevoli degli illeciti sportivi. Ma come evitare che la stessa situazione si ripeta in futuro? Basta inserire apposite clausole nei contratti di lavoro stipulati tra gli amministratori e i club: se la società è punita dalla giustizia sportiva per fatti commessi dai suoi dirigenti, questi versano una penale. Che varia a seconda della sanzione comminata.

Lezioni da un processo

Non servono nuovi controlli nel calcio, che sotto questo profilo rischia la saturazione. Si devono invece disinnescare i tanti incentivi alla collusione che restano anche dopo la sentenza della corte federale. Bene allora il ritorno alla contrattazione collettiva dei diritti televisivi e un ripensamento del settore dei procuratori sportivi. Ma si dovrà anche riformare la Lega e il meccanismo di designazione degli arbitri. Oltre a metter mano all’impianto della giustizia sportiva.

Nuove regole del gioco

Nuove regole per il calcio dovrebbero garantire una più corretta competizione sportiva. Perché a diversi incentivi corrispondono differenti livelli di impegno agonistico e con il “girone all’italiana” nelle ultime giornate chi “non ha più nulla da chiedere al campionato” non ha ragione di lottare per il risultato. Nascono anche da questo i comportamenti illeciti. La soluzione potrebbe essere in un meccanismo che lega la qualificazione alla Coppa Italia ai punti conquistati nel girone di ritorno. E apre alla vincitrice le porte della Champions League.

Ma la giustizia sportiva è giusta

Due critiche principali hanno accompagnato il processo sugli scandali del calcio: colpe di pochi dirigenti ricadono su calciatori e tifosi incolpevoli e sommarietà procedurale. Ma il fatto che le società possano essere chiamate a rispondere degli illeciti commessi da propri esponenti è norma generale del nostro ordinamento dal 2001. Per impedire che gli stakeholder si avvantaggino di comportamenti scorretti dei manager a danno dei concorrenti. E forse, dovrebbe essere la giustizia ordinaria a imitare quella sportiva, almeno in tema di celerità.

La difesa a catenaccio dei “giocatori titolari”

La nazionale francese di calcio, che affronterà l’Italia in finale, è la più “vecchia” dei mondiali. Il riflesso di un fenomeno più generalizzato nella società francese, e non solo. Dall’analisi statistica emerge che l’età media delle squadre che partecipano a Germania 2006 è tanto più elevata quanto più è difficile per i giovani del paese di provenienza ottenere il primo impiego. I “titolari” nel mercato del lavoro come nel calcio hanno approfittato della loro posizione di forza per proteggersi dalla concorrenza, erigendo barriere che rendono difficile l’accesso alle loro posizioni.

La Nazionale vale una carriera

Scarso attaccamento alla maglia azzurra? Un errore. Perché la convocazione in Nazionale ha un effetto sulla remunerazione del calciatore superiore a quello del numero di stagioni giocate in serie A nel corso della carriera. Una possibile spiegazione è che rappresenti un segnale che contribuisce ad aumentare la reputazione del giocatore. Ed è coerente con ricerche condotte in altri contesti, che hanno dimostrato come la reputazione sia un asset intangibile molto importante, perché difficilmente replicabile e con un elevato potenziale di creazione di valore.

Anche il calcio ha bisogno di riforme istituzionali

Con la Figc siamo di fronte a un caso da manuale di “cattura” del regolatore da parte dei regolati. Per il sistema calcio è necessaria una cornice istituzionale ad hoc, separando con nettezza gli organi di vertice dai regolati, al fine di accrescerne autorevolezza e imparzialità. Con un ristretto comitato di presidenza dalle competenze rafforzate, alla cui nomina concorrano enti esterni al settore del calcio, si acquisterebbe in incisività pur salvaguardando la rappresentatività. A questo “direttorio” dovrebbero rispondere direttamente Covisoc e Aia.

Pagina 29 di 32

Powered by WordPress & Theme by Anders Norén