Lavoce.info

Mese: Novembre 2010 Pagina 3 di 5

Riforme in progress per le pensioni del Regno Unito

Il sistema pensionistico nel Regno Unito è complesso e dal 1998 ha subito varie riforme. Da una parte, si è ampliata la platea dei beneficiari della pensione pubblica, le cui indennità forfetarie sono diventate più generose. Dall’altra, si è alzata l’età di pensionamento, incoraggiato i piani aziendali e ridotto le pensioni indicizzate al salario. L’obiettivo è fare in modo che il reddito da pensione sia adeguato. Diminuirà così il numero di pensionati che necessitano dei sussidi condizionati alla prova dei mezzi. Ma nuovi interventi sono dietro l’angolo.

 

Più web e meno territorio nel futuro delle banche

Le regole di Basilea 3 sono destinate a riaccendere le discussioni sul modello strategico delle banche italiane. Sono riuscite a superare bene la crisi finanziaria, ma faticano ad adattarsi al nuovo contesto macroeconomico. Il nostro tessuto industriale ha bisogno di un sistema bancario in grado di capirne i bisogni e di essere fisicamente vicino al cliente. Ma a tutti gli altri interessano pochi, semplici e standardizzati prodotti venduti a basso prezzo. In entrambi i casi, l’attuale rete di filiali è inadeguata. Molto meglio puntare sulle potenzialità del web.

 

L’Europa alla ricerca di una nuova finanza d’impresa

La struttura finanziaria delle Pmi europee esce indebolita dalla crisi. Ricorrere alla leva creditizia sarà al tempo stesso più rischioso e meno produttivo per le banche e per le imprese. Occorre una strategia per rafforzare la finanza d’azienda, altrimenti l’Europa non potrà colmare i pesanti gap di competitività. Va sfruttato in particolare lo spazio tra capitale e credito, con strumenti nuovi e servizi adeguati, disegnandoli in uno sforzo comune e concertato tra imprese, finanza e mercato. A partire dal tavolo permanente di lavoro tra imprenditori e sindacati.

 

Cda, quanto mi costi?

I compensi ai membri dei consigli di amministrazione e agli amministratori delegati sono adeguati? Hanno cioè una corrispondenza con i risultati ottenuti dalle società che dirigono? Per un campione di aziende quotate, il costo dei Cda varia dai 600mila ai 15 milioni di euro. Ed è superiore di cento volte al costo medio del personale. La retribuzione dell’amministratore delegato incide per circa la metà. Ma tra emolumenti e utile generato non si riscontra una relazione diretta. Insomma, il costo di questi organi sembra largamente immotivato e determinato da fattori endogeni.

 

Perché alcune formiche crescono e altre no

Ripetere che l’economia, le banche e le famiglie italiane se la sono passata meglio degli altri durante la crisi è una litania che non aiuta a capire perché l’economia italiana, nonostante tutto, fatichi a ritrovare la strada di una crescita più robusta. Se il mercato del lavoro non riparte, la buona salute patrimoniale delle famiglie e delle imprese non ci consente niente di diverso da una crescita anemica.

 

La parola ai numeri: prodotto interno lordo

 

Aggiorniamo il grafico dell’andamento del Prodotto interno lordo includendo le stime preliminari Istat relative al terzo trimestre. Scopo della rubrica è confrontare il livello attuale del Pil con quello prima della crisi. Il grafico mostra i dati, ripresi dal sito Istat, relativi al livello del Pil trimestrale a valori concatenati (ossia depurati dall’’inflazione) e destagionalizzati (depurati per l’’effetto di calendario).
La crescita pressoché nulla del terzo trimestre fa sì che siamo ancora lontani dai livelli precendeti alla crisi. Ancora più preoccupante pensare che tra i paesi avanzati siamo quello che ha subito il calo maggiore durante la crisi e che, ad eccezione della Spagna, siamo il paese che è cresciuto meno nel periodo successivo “Giusto segnalare come, a volte, anche l’Istat presenta grafici che potrebbero indurre il lettore meno esperto in errore.

Il grafico qui sopra, che compare nella prima pagina del comunicato, riporta i tassi di crescita tendenziali del Pil. Un lettore disattento potrebbe trarre la conclusione che “le cose sono ritornate come prima” invece così non è come mostra il nostro grafico che poi è lo stesso (con intervalli di tempo diversi) di pagina 2 dello stesso Comunicato.

a cura di Davide Baldi e Ludovico Poggi

Le ragioni della rottamazione

I giovani sono il motore del cambiamento, ma in Italia hanno scarso peso e spazio. Come mostra anche un indice che permette di misurare il degiovanimento della società italiana e valutarne le implicazioni, coniugando aspetti demografici e di partecipazione politica potenziale. Classe dirigente che non si rinnova e accanimento nel mantenere a lungo le leve del potere potrebbero influenzare i più generali risultati negativi del paese. Per esempio, c’è una relazione positiva tra questo indicatore e quello che misura i livelli di transparency e accountability nei vari paesi.

 

Il rompicapo degli squilibri mondiali

Per ragioni diverse, Stati Uniti e Unione Europea hanno messo al centro della scena del vertice di Seul il problema degli squilibri esterni. Riconoscere l’importanza delle partite correnti è tuttavia solo un primo passo. Più difficile è determinare quale dovrebbe essere il loro livello ottimale, come apportare correzioni e come affrontare l’asimmetria tra deficit e surplus. Bene che il G20 ne discuta, a patto però di evitare obiettivi rigidi e di indicare soluzioni chiare per una vasta gamma di campi. Servirebbe anche una maggiore fiducia reciproca.

 

Una tradizionale famiglia italiana

Per ora è solo un documento di intenti, ma “Verso un piano nazionale per la famiglia” indica gli strumenti per fornire un sostegno a chi ha figli o ha famigliari non del tutto autosufficienti: riforma del fisco, espansione dei servizi, costruzione di reti di solidarietà locali. Senza però far cenno a risorse o priorità. E in una visione tutta ideologica della famiglia, riconosciuta come tale solo quando è eterosessuale e basata sul matrimonio, mentre rimane indifferente di fronte ai cambiamenti e alla pluralizzazione dei modi di fare famiglia.

 

Imprese più solide contro il precariato

I problemi finanziari delle imprese italiane accentuano la dualità del mercato del lavoro. Una recente ricerca dimostra che sono meno propense ad assumere con contratti a tempo indeterminato le aziende che hanno più problemi a ottenere finanziamenti bancari. E usano di più i contratti a termine per assorbire variazioni inattese nel livello di domanda. Dunque misure volte a ridurre i vincoli di accesso al credito potrebbero contribuire ad aumentare l’offerta di contratti a tempo indeterminato e frenare così il precariato.

 

Pagina 3 di 5

Powered by WordPress & Theme by Anders Norén