Grazie a tutti i lettori che ci hanno inviato le loro osservazioni al nostro articolo. Dai commenti si capisce quanto sia radicata in tanti la visione del Ttip come un Moloch che incombe sopra tutti noi. È proprio per andare contro questa convinzione che abbiamo scritto il nostro pezzo. Noi crediamo nelle opportunità di estendere l’integrazione economica (ma non solo) tra simili come Usa e Ue. L’economia e l’esperienza storica suggeriscono che l’integrazione tra paesi simili generi meno costi sociali rispetto all’integrazione con paesi diversi.
Detto questo, non acquistiamo a scatola chiusa tutti i contenuti del futuro Ttip, ma siamo interessati a discutere, a capire e a esplorare con chi vorrà farlo i contenuti di un accordo che estenda la collaborazione tra i due lati dell’Atlantico a cui sono legate le possibilità di crescita dell’Occidente.
Molti lettori chiedono chiarimenti sul meccanismo Isds, il meccanismo di risoluzione delle controversie tra investitore straniero e stato ospite contenuto nella maggior parte degli accordi commerciali e che forse sarà contenuto anche in questo. Tale meccanismo è lontano dall’essere perfetto, ma ha permesso la promozione di un diritto internazionale degli investimenti globalmente riconosciuto. Ancora non si sa se la clausola Isds sarà effettivamente inserita nel testo, quello che si sa è che la Commissione europea ha proposto un meccanismo diverso per la risoluzione delle controversie, che si presti a un maggior controllo democratico di ambo le parti e che sia meno soggetto a eventuali abusi. È una questione spinosa ancora tutta da negoziare. Siamo lieti di confrontarci con le opinioni di chi volesse trattare in modo comprensibile a tutti un tema così tecnico sul nostro sito per fare luce su un argomento tanto discusso quanto incompreso. Perché è proprio a causa dell’incomprensione e dell’equivoco che questo accordo è largamente impopolare nell’opinione pubblica.
Non condividiamo l’opinione di chi vede complotti multinazionali dietro ogni angolo. Le multinazionali esistono a prescindere dal Ttip. Così come a prescindere dal Ttip esiste la contraffazione e l’Italian sounding che sottraggono miliardi di fatturato alle aziende italiane. Questi problemi vanno però ben al di là del Ttip e non è rifiutando il Ttip che ci si potrà chiudere dentro la fortezza dell’Europa per difendere il Made in Italy. Il quale Made in Italy per sopravvivere e prosperare ha bisogno di qualità, d’innovazione, di apertura e non di chiusura. Ha bisogno di abbattere i muri e non di alzare i muri, per beni e servizi come per le persone.
Ma il Ttip non è un Moloch
Di Francesco Daveri e Mariasole Lisciandro
il 17/05/2016
in Commenti e repliche
Grazie a tutti i lettori che ci hanno inviato le loro osservazioni al nostro articolo. Dai commenti si capisce quanto sia radicata in tanti la visione del Ttip come un Moloch che incombe sopra tutti noi. È proprio per andare contro questa convinzione che abbiamo scritto il nostro pezzo. Noi crediamo nelle opportunità di estendere l’integrazione economica (ma non solo) tra simili come Usa e Ue. L’economia e l’esperienza storica suggeriscono che l’integrazione tra paesi simili generi meno costi sociali rispetto all’integrazione con paesi diversi.
Detto questo, non acquistiamo a scatola chiusa tutti i contenuti del futuro Ttip, ma siamo interessati a discutere, a capire e a esplorare con chi vorrà farlo i contenuti di un accordo che estenda la collaborazione tra i due lati dell’Atlantico a cui sono legate le possibilità di crescita dell’Occidente.
Molti lettori chiedono chiarimenti sul meccanismo Isds, il meccanismo di risoluzione delle controversie tra investitore straniero e stato ospite contenuto nella maggior parte degli accordi commerciali e che forse sarà contenuto anche in questo. Tale meccanismo è lontano dall’essere perfetto, ma ha permesso la promozione di un diritto internazionale degli investimenti globalmente riconosciuto. Ancora non si sa se la clausola Isds sarà effettivamente inserita nel testo, quello che si sa è che la Commissione europea ha proposto un meccanismo diverso per la risoluzione delle controversie, che si presti a un maggior controllo democratico di ambo le parti e che sia meno soggetto a eventuali abusi. È una questione spinosa ancora tutta da negoziare. Siamo lieti di confrontarci con le opinioni di chi volesse trattare in modo comprensibile a tutti un tema così tecnico sul nostro sito per fare luce su un argomento tanto discusso quanto incompreso. Perché è proprio a causa dell’incomprensione e dell’equivoco che questo accordo è largamente impopolare nell’opinione pubblica.
Non condividiamo l’opinione di chi vede complotti multinazionali dietro ogni angolo. Le multinazionali esistono a prescindere dal Ttip. Così come a prescindere dal Ttip esiste la contraffazione e l’Italian sounding che sottraggono miliardi di fatturato alle aziende italiane. Questi problemi vanno però ben al di là del Ttip e non è rifiutando il Ttip che ci si potrà chiudere dentro la fortezza dell’Europa per difendere il Made in Italy. Il quale Made in Italy per sopravvivere e prosperare ha bisogno di qualità, d’innovazione, di apertura e non di chiusura. Ha bisogno di abbattere i muri e non di alzare i muri, per beni e servizi come per le persone.