I media enfatizzano in questo periodo una crescente esposizione delle donne nelle organizzazioni mafiose. Ma i dati su denunce e condanne raccontano una realtà molto diversa. Pregiudizi radicati, cambiamenti di contesto e un’indagine scientifica sul ruolo e la presenza delle donne nella mafia.
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No, questo breve articolo non inaugura l’avvio per lavoce.info di un filone softcore. Il tema, purtroppo, è più drammatico e preoccupante e riguarda la ripetuta serie di evidenze che, dalle inchieste giudiziarie della Direzione Distrettuale Antimafia di Milano, sono emerse negli ultimi mesi sui labili confini e la distratta tolleranza che in molte attività economiche caratterizzano l’atteggiamento degli “imprenditori“ autoctoni.
Il flusso di migranti e profughi sulle coste italiane alimenta senz’altro organizzazioni mafiose di varia nazionalità, consentendo profitti non lontani da quelli del narcotraffico. Ma se la ‘ndrangheta sembra avere un ruolo chiaro nella logistica degli arrivi, Cosa Nostra appare più defilata.