Il bilancio dei cinque anni di amministrazione controllata di Alitalia è desolante. Scomparso l’unico acquirente possibile, con un prestito ponte arrivato a 1.400 milioni ci ritroviamo a un crocevia che non lascia presagire nessun futuro luminoso.
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Se le regole europee sugli aiuti di stato fossero state seguite alla lettera, oggi Alitalia avrebbe un piano di ristrutturazione effettivo. E non correrebbe il rischio di essere obbligata a rimborsare il prestito ponte di 900 milioni erogato un anno fa.
Il prestito ponte ad Alitalia è palesemente un aiuto di stato. Meglio avrebbe fatto il governo a dichiararlo subito tale. Avrebbe anche potuto dimostrare che serve a finanziare esorbitanti extracosti aziendali, non politiche di prezzo anticoncorrenziali.