Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna hanno avviato le procedure per ottenere una maggiore autonomia. Ma come si deve svolgere la trattativa fra governo e regioni? E come si risolve la questione delle risorse? Per superare le incertezze serve pragmatismo.
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Archiviati i due referendum inutili in Lombardia e Veneto, parte ora la trattativa. Ma può trasformarsi in farsa se la richiesta è di mantenere sul territorio gran parte delle imposte destinate allo stato, illudendo i cittadini su un esito impossibile.
Al centro della campagna dei referendum autonomisti in Veneto e Lombardia, i residui fiscali riflettono la redistribuzione di risorse tra aree del paese con redditi diversi. Non ne beneficia solo il Sud. Anzi, lì la spesa pubblica è leggermente più bassa.
Il 22 ottobre si tengono in Lombardia e Veneto due referendum per “ottenere maggiore autonomia”. Circolano molte inesattezze sui cosiddetti residui fiscali e sulle materie su cui si chiede la competenza. Forse un negoziato avrebbe prodotto più risultati.
Sono quindici i referendum in programma a fine ottobre per la fusione di comuni. Gli incentivi statali e regionali sono rilevanti, ma non bastano. È fondamentale costruire il consenso facendo comprendere ai cittadini i vantaggi di simili operazioni.