Rony Hamaui è intervenuto a Focus Economia su Radio 24 dell’11 novembre per commentare le nuove previsioni della Commissione europea sulla crescita.
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Nuove nuvole si stagliano sull’orizzonte internazionale: quelle della stagflazione. Non sarà probabilmente forte e duratura come negli anni Settanta, ma l’economia mondiale potrebbe rallentare e una moderata inflazione durare più a lungo del previsto.
Le banche centrali dei principali paesi sviluppati, Bce in testa, si muovono nella stessa direzione. Cercano di uscire dalla logica emergenziale iper-espansiva degli ultimi due anni con molta prudenza. La scelta ha diverse ragioni, tutte comprensibili.
Le Olimpiadi sono un terreno di confronto politico-economico, oltre che atletico, fra le grandi potenze. A Tokyo primi nel medagliere si sono confermati gli Usa, con la Cina saldamente al secondo posto. Ma un’Europa sotto un’unica bandiera vincerebbe.
La fase di uscita dal Covid-19 ricorda la fine della seconda guerra mondiale? Allora si ebbe una temporanea impennata dei prezzi, con una crescita inizialmente incerta. Ma le politiche economiche furono molto più restrittive di quelle annunciate oggi.
All’uscita dalla pandemia sono due le questioni all’ordine del giorno: le spinte inflazionistiche degli ultimi mesi saranno transitorie? La forte ripresa che si profila sarà sostenibile e duratura? Per l’Europa decisive le risposte della Bce.
Le criptovalute non diverranno un mezzo di pagamento o una unità di conto, almeno per ora. Ma una loro regolamentazione serve. Né sono privi di rischi i progetti sulle valute digitali delle banche centrali. E attenzione ai sistemi privati di pagamento.
L’ipotesi di aiutare i giovani ad acquistare la prima casa è certamente lodevole. Ma forse non è una priorità in una economia dove la mobilità, professionale e familiare, è un valore. E dove gli intermediari finanziari offrono già soluzioni interessanti.
Due paesi liberali come Usa e Gran Bretagna attuano politiche protezioniste sui vaccini. L’Europa invece si è affidata ai principi del libero scambio e al rispetto dei contratti. Intanto, non decolla il progetto Covax. Ma nessuno si salva da solo.
La Turchia è un paese in crescita e con ambizioni di egemonia, anche nell’anno della pandemia. Ma l’avversione del suo presidente a tassi di interesse alti la espone al rischio di una pericolosa spirale di svalutazione, inflazione e fuga dei capitali.