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Dov’è il bene pubblico al tempo del contagio

La prevenzione della diffusione del coronavirus è un bene pubblico globale. È dunque necessario un protocollo uniforme mondiale, che obblighi le nazioni ad adottare misure adeguate. E per finanziare i provvedimenti va creato un fondo internazionale.

Davanti al virus stato e regioni hanno ruoli definiti

Le attività di contenimento delle epidemie virali richiedono decisioni che travalicano i confini. Per questo la nostra Costituzione prevede che il governo centrale definisca i protocolli da applicare, mentre alle regioni ne è affidata l’attuazione.

Coronavirus, anche l’economia si ammala

L’Italia rientra tra i paesi del contagio ed è terza al mondo per numero di infetti. Le conseguenze economiche saranno pesanti, per la sempre maggior integrazione dei mercati internazionali, ma anche per le misure precauzionali prese dal governo.

Quando per la salute si paga di tasca propria

La spesa sanitaria sostenuta direttamente dalle famiglie italiane continua a crescere. Di conseguenza aumentano anche detrazioni e deduzioni fiscali. Le misure adottate sinora sono solo un primo e insufficiente passo per limitare il ricorso al privato.

Emilia-Romagna contro Veneto: chi vince su tasse e sanità?

Il fact-checking de lavoce.info passa al setaccio le dichiarazioni di politici, imprenditori e sindacalisti per stabilire, con numeri e fatti, se hanno detto il vero o il falso. Questa volta tocca alle dichiarazioni su Veneto ed Emilia-Romagna del direttore di Libero Pietro Senaldi e del presidente della regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini.

Lo stato di salute del servizio sanitario

La spesa sanitaria pubblica del nostro paese è al di sotto della media dei paesi Ocse e della Ue. Ma la salute dei cittadini non ne ha sofferto. L’esperienza dei piani di rientro potrebbe dunque essere un serio esempio di spending review che funziona.

La sugar tax all’italiana manca l’obiettivo

Una sugar tax dovrebbe disincentivare l’adozione di regimi alimentari non salutari. Così come formulata, quella italiana sembra derivare solo dalla necessità di recuperare risorse. Resta lontano, invece, l’obiettivo di migliorare la salute dei cittadini.

Si fa presto a dire “più risorse per la salute”. Dove trovarle?

Appena insediato, il nuovo ministro della Salute ha rilanciato l’idea di abolire il super-ticket e di aumentare il finanziamento della sanità pubblica. Un’idea condivisibile. Da valutare con attenzione, invece, le conseguenze delle coperture proposte.

Se il Servizio sanitario sceglie le cure meno care

Il Consiglio di stato ha chiuso la lunga vicenda dei farmaci Avastin-Lucentis. Con due sentenze ha sancito l’interesse pubblico al risparmio di spesa se esistono valide alternative terapeutiche a cure molto costose. Ma se ne ricavano anche altri insegnamenti.

Il Punto

Il 3 dicembre a Katowice (Polonia) comincia la Conferenza Onu sul clima (Cop 24). La crescente concentrazione di CO2 nell’atmosfera causata dall’uomo richiede interventi in contrasto con gli orientamenti di Trump che sta smantellando le politiche sui cambiamenti climatici. Da noi di questi temi neanche si parla.
Il progetto di bilancio comune per l’Eurozona di Macron e Merkel è un compromesso che non rappresenta ancora un bilancio dell’Unione. Sarebbe un passo avanti per indirizzare risorse per obiettivi comuni dei paesi dell’area euro. Ma per accedervi ci sarà da rispettare le regole fiscali che l’Italia si accinge a violare.
Se i conti della sanità di una regione vanno in rosso, serve un piano di rientro gestito da un commissario. Che non può essere lo stesso presidente della regione, spesso corresponsabile del dissesto. Ora un emendamento M5s al decreto fiscale vuole eliminare l’incompatibilità tra le due cariche. Un film già visto.
I dati degli ultimi 50 anni indicano che c’è una stretta relazione tra le riforme del sistema pensionistico e l’evoluzione del rapporto debito/Pil italiano. In particolare, politiche troppo generose coi pensionati – come quelle oggi in cantiere – si traducono in maggior debito per le generazioni future. Di sicuro, più alti tassi sui titoli pubblici fanno salire il costo dei prestiti per le imprese e per i nuovi mutui per la casa. Lo dicono i numeri, non è un’invenzione dell’ex-ministro Padoan, come invece vorrebbe la sottosegretaria Castelli.
Mentre in Italia l’entrata di immigrati è molto calata dal 2011 con la chiusura dei flussi, la Germania ha mantenuto un alto numero di ingressi. Ma loro hanno gestito il fenomeno, noi l’abbiamo subìto. E così i tedeschi firmeranno il Global migration compact dell’Onu; noi no, insieme agli Usa di Trump.

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