I dati del Rapporto Anvur sullo stato del sistema universitario ci dicono che su cento iscritti a un corso di laurea triennale, solo cinquantacinque arrivano alla laurea e quattordici alla laurea magistrale. Tocca alla politica decidere gli obiettivi dell’università e le risorse per conseguirli.
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Conclusi i primi concorsi per professore ordinario e associato condotti secondo le regole della riforma Gelmini, ecco un’analisi dei risultati, in attesa delle scelte effettive degli atenei. Il ruolo delle commissioni tra valutazione delle pubblicazioni e rete di conoscenze.
In attesa che il ministero precisi come gli esiti della valutazione della qualità della ricerca determineranno i nuovi criteri di assegnazione della quota premiale del fondo di finanziamento ordinario alle università, illustriamo i risultati di un confronto tra metodi di valutazione alternativi.
L’università italiana è destinata a ricevere meno fondi pubblici, mentre la nostra economia è caratterizzata da una scarsa mobilità sociale e da un tessuto produttivo che non premia la formazione e la ricerca. Un circolo vizioso da risolvere. Ma come ? Se la banca anticipa le tasse universitarie.
L’esercizio di valutazione della qualità della ricerca 2004-2010 è certamente complesso. Ma i suoi risultati sono chiari. Tuttavia, per rispondere ad alcune questioni sollevate dopo la pubblicazione del rapporto, l’Anvur precisa alcuni punti che potrebbero suscitare confusione e fraintendimenti.
Ci sono molte utili informazioni sulla qualità della ricerca nei dati dell’Anvur, Agenzia nazionale di valutazione dell’università e della ricerca. Qui mettiamo a confronto i dati di facoltà, dipartimenti, centri di ricerca di Economia, Statistica e Management. Apriamo un confronto con i responsabili della ricerca.
Si parla di sovraistruzione quando un laureato svolge il lavoro di un diplomato. Ma quanti sono in Italia gli overeducated? E a che tipo di laurea appartengono? Essere in questa condizione costa: al singolo, ma anche alla società nel suo complesso. Cosa si potrebbe fare per superare il fenomeno.
La neoministro dell’Istruzione è chiamata ad affrontare subito questioni complesse come il reclutamento, la valutazione e la conseguente premialità nella scuola e nell’università. Sono temi spinosi, ma chi valuta e seleziona i percorsi formativi dei giovani non può sottrarsi a processi analoghi.
Si è diffusa la convinzione che un qualsiasi legame di parentela all’interno di un’università sia da etichettare come forma di nepotismo. Tanto che per limitare il fenomeno è stata anche approvata una legge. Ma è una norma discriminatoria perché l’evidenza empirica non giustifica i pregiudizi.