I risultati dell’abilitazione scientifica nazionale avevano fatto sperare che si potesse arrivare a una adeguata parità di genere nel sistema universitario. Ma ancora una volta le scelte degli atenei sembrano sfavorire le donne. Evento raro la promozione a ordinario.
Autore: Michela Ponzo
E’ ricercatore di Economia Politica presso il Dipartimento di Scienze Economiche e Statistiche dell’Università Federico II di Napoli. Ha conseguito il Master allo University College di Dublino e il Dottorato presso l’Università della Calabria.
È stata Assegnista di Ricerca presso il Dipartimento di Economia e Diritto dell’Università La Sapienza, Roma. Si occupa di economia dell’istruzione, economia della felicità, economia sanitaria.
Secondo una tesi diffusa, le donne ottengono minori riconoscimenti economici e sociali perché sono meno competitive degli uomini. Il concorso per l’abilitazione a professore universitario rappresenta un’occasione per verificarne la solidità. Avversione al rischio e bassa produttività scientifica.
Il ministro dell’Istruzione propone di anticipare a cinque anni la prima elementare. Ma chi comincia la scuola troppo presto ottiene risultati peggiori. La conferma da uno studio che confronta il rendimento scolastico con il mese di nascita dei bambini italiani. Un ritardo che non si recupera.
Conclusi i primi concorsi per professore ordinario e associato condotti secondo le regole della riforma Gelmini, ecco un’analisi dei risultati, in attesa delle scelte effettive degli atenei. Il ruolo delle commissioni tra valutazione delle pubblicazioni e rete di conoscenze.
Un’analisi delle valutazioni sui corsi universitari espresse da studenti dell’università della Calabria nel corso di sette anni mostra che, a parità di caratteristiche del corso e del docente, un professore considerato più attraente ottiene un giudizio sulla didattica nettamente migliore, con un effetto più marcato per le donne. Il risultato fa sorgere qualche dubbio sull’efficacia degli strumenti oggi utilizzati nella valutazione della didattica, soprattutto alla luce del ruolo che le viene assegnato dalla legge Gelmini nel ridisegno del sistema universitario.