In Italia i bambini in povertà assoluta sono più di un milione. Le condizioni di deprivazione nell’infanzia hanno una forte influenza sulla vita adulta. E infatti questi ragazzi e ragazze hanno anche meno aspettative riguardo al loro futuro.

La povertà dei bambini è un’emergenza

Un bambino che cresce avendo opportunità è un adulto che cambia il mondo. Oggi però la crisi legata al vuoto di opportunità per una parte della popolazione colpisce i più giovani in modo particolarmente acuto. I primi anni di vita sono le fondamenta su cui si costruisce il futuro e ignorarlo significa formare la nostra comunità su un terreno estremamente instabile.

I dati Istat sulla povertà assoluta e la deprivazione materiale e sociale non lasciano spazio a dubbi. Nel rapporto annuale 2023 emerge con estrema chiarezza che l’incidenza più alta della povertà assoluta si registra tra i minori di 18 anni. In particolare, il 14 per cento dei minorenni è povero (rispetto al 9,8 per cento della media della popolazione). In totale sono 1,3 milioni di minori.

Quando si esaminano le differenze legate alla nazionalità, vediamo che i minori stranieri sono i più colpiti e in maniera sproporzionata: la povertà assoluta affligge ben il 43,7 per cento di loro, in netto contrasto con il 9,7 per cento dei coetanei italiani. Se ne può dedurre perciò che la media complessiva per i minori risulta superiore a quella nazionale interamente a causa della componente straniera perché per i minori italiani l’incidenza è inferiore alla media nazionale. Il divario mette in luce una crisi profonda e una sfida urgente da affrontare.

La ricerca sulle aspirazioni dei giovani

La ricerca “Domani (Im)Possibili” curata da Save the Children fa un passo in più, e si sofferma su aspetti che la povertà influenza in modo silenzioso, come le aspettative e le aspirazioni dei ragazzi e delle ragazze. Lo studio approfondisce infatti l’impatto della deprivazione materiale sul vissuto presente e sulle prospettive future di vita degli adolescenti.

Si basa su un campione rappresentativo della popolazione scolastica tra i 15 e 16 anni che frequentano le classi 2a e 3a della scuola secondaria di II grado in Italia. Tra febbraio e aprile 2024, sono stati compilati 1.496 questionari validi da parte di ragazzi e ragazze del gruppo target: 1.346 distribuiti in quaranta scuole e 150 intercettati presso trentuno tra enti del terzo settore, servizi sociali e servizi della giustizia minorile.

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Dalla prima parte dell’indagine emergono due principali conclusioni che mostrano il legame indiretto tra condizioni materiali e percorsi di vita. Le aspettative nella loro dimensione razionale legata alle prospettive future – e ancor di più – le aspirazioni nella valutazione ideale dei propri sogni da realizzare rimangono strettamente legate alle condizioni di partenza di questi ragazzi, delle loro famiglie e degli ambienti in cui sono cresciuti. In secondo luogo, il genere risulta essere uno degli assi principali su cui alcune disillusioni si sviluppano.

Per quanto le aspirazioni rimangano a livelli simili, chi vive in condizioni di deprivazione materiale mostra aspettative significativamente più basse su ciò che realmente riuscirà a raggiungere. Per esempio, solo poco più della metà dei ragazzini in svantaggio socioeconomico crede di poter realizzare i propri desideri nella vita (54,7 per cento) o di poter seguire le proprie inclinazioni (59,5 per cento). Invece nutre speranze di questo tipo il 74,9 per cento e il 77,8 per cento, rispettivamente, dei minori con condizioni socioeconomiche più favorevoli.

Particolare è poi la disparità di genere legata alla differenza tra aspirazioni e aspettative. Le aspirazioni delle ragazze risultano in linea con i risultati scolastici, generalmente più elevati. Quando però si passa alle aspettative – e indipendentemente dalla condizione economica – le giovani donne si dimostrano più scoraggiate rispetto alla controparte maschile, con previsioni di salari bassi e un maggiore sfruttamento sul lavoro, così come più basse sono le aspettative sulla possibilità di riuscire a portare avanti i propri progetti di vita.

Genitori fragili

Se il quadro non fosse già sufficientemente preoccupante per il panorama delle opportunità dei bambini e delle bambine italiani, l’approfondimento condotto da Caritas italiana sui neogenitori aggiunge altri tasselli, a cui Save the Children dedica l’ultima sezione di “Domani (Im)Possibili”. Gli operatori e operatrici sul campo hanno raccolto la voce delle famiglie che si rivolgono alla sua rete di servizi, coinvolgendo 1.612 genitori in 115 diocesi e realizzato 7 focus group qualitativi con famiglie e operatori. L’indagine quanti-qualitativa ha evidenziato i principali bisogni, le fragilità, le rinunce, così come le reti di supporto delle famiglie con bambini di 0-3 anni.

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Tra i principali risultati, il report evidenzia che quasi una famiglia su sette (15,2 per cento) non ha accesso al pediatra di libera scelta. Questo può compromettere salute e nutrizione dei bambini, due dei principali canali che favoriscono l’accumulazione di capitale umano. Nuovamente, ci troviamo di fronte a un dato che testimonia come una condizione di partenza svantaggiata influenzi, fino dai primi anni di età, il futuro e i percorsi di vita dei bambini.

Nella scala delle opportunità, ogni gradino perso nella gioventù è un futuro che si allontana ancor di più. Per assicurare a questi bambini e bambine una reale uguaglianza di opportunità, le analisi dovrebbero tradursi in una riflessione generale sugli interventi di policy. In particolare, le politiche devono essere progettate non solo per intervenire al momento dell’ingresso all’università, ma anche per favorire il pieno sviluppo delle potenzialità fin dalla prima infanzia. Aspirazioni e aspettative incidono più o meno direttamente sulle scelte di opportunità e di accumulazione di capitale umano dei giovani. Al contempo, salute e nutrizione più curate migliorano i risultati scolastici dei bambini, aumentando così il loro capitale umano. Nonostante le politiche volte ad assicurare l’accesso e il prolungamento dell’istruzione dei giovani, sembra essere già segnato il differenziale tra coloro che godono di una situazione socioeconomica favorevole e i più fragili. Annullare le differenze tra un futuro limitato e uno pieno di potenzialità, in fondo, è garantire un’opportunità.

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