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Effetto cedolare

Dal 2011 scatta la possibilità di scegliere una cedolare secca del 20 per cento sugli affitti in sostituzione di quanto pagato finora per Irpef, addizionale regionale e comunale, imposta di registro. Con quali effetti? Le stime indicano che l’intervento porterà a una diminuzione del gettito fiscale dello 0,74 per cento. Che dovrà essere compensato da una massiccia, e ardua da realizzare, emersione dal “nero”: si dovranno trovare tre evasori ogni quattro contribuenti. Aumentano poi le disuguaglianze perché la cedolare avvantaggia di più le famiglie con reddito più elevato.

Con l’’approvazione in via provvisoria del quarto decreto attuativo sul federalismo fiscale (link all’’articolo di Zanardi e altri), il governo prevede l’’introduzione di una cedolare secca del 20 per cento sugli affitti, facoltativa per il contribuente che può optare tra questo tipo di tassazione o continuare con il sistema attuale, cioè l’’inserimento dei redditi da locazione nella dichiarazione dei redditi Irpef.
Quali le conseguenze del provvedimento sul gettito fiscale complessivo e sulla distribuzione dei redditi delle famiglie?

IL GETTITO DA CEDOLARE

La cedolare secca sui canoni di locazione, che entrerebbe in vigore dal 1° gennaio 2011, va a sostituire l’’attuale assoggettamento all’’aliquota marginale Irpef. Per il contribuente, la diminuzione del reddito imponibile che si viene a creare ha un impatto anche sulle detrazioni per tipologia di reddito e carichi di famiglia (decrescenti al crescere del reddito), così come sulle addizionali regionali e comunali. Il nuovo regime prevede anche l’’eliminazione dell’’imposta di registro, pari al 2 per cento del canone annuo di locazione. (1)
Non c’’è dubbio che la cedolare secca sia conveniente per la quasi totalità dei contribuenti, ma implica che a partire dal prossimo anno, a parità di abitazioni dichiarate al fisco, si avrà una diminuzione del gettito fiscale complessivo. Per valutare a quanto ammonta il minore gettito fiscale, sono stati elaborati i dati sui percettori di reddito dell’’indagine campionaria condotta dalla Banca d’’Italia. (2)
Per un contribuente che non ha canoni di locazione il passaggio alla cedolare secca non modifica l’’ammontare delle imposte da versare, mentre chi riceve un reddito da locazione, può ottenere un risparmio, proporzionale alla sua aliquota marginale (si veda nota metodologica). Più alta è l’’aliquota marginale maggiore sarà il risparmio per il contribuente.
Con il passaggio alla cedolare secca (figura 1) l’’Irpef lorda diminuirebbe dell’’1,27 per cento, mentre le detrazioni per i lavoratori dipendenti e pensionati aumenterebbero dello 0,31 per cento. L’’Irpef netta sarebbe inferiore dell’’1,74 per cento e a causa del reddito imponibile più basso scenderebbero anche le entrate per le addizionali regionali (-1,09 per cento) e comunali (-0,83 per cento). L’’introito del 20 per cento sulle locazioni assicurato dalla cedolare secca non basterebbe a compensare le flessioni negative delle altre voci e si avrebbe una diminuzione complessiva del gettito di imposta dello 0,74 per cento. (3)

Figura 1 – Variazioni percentuali delle imposte a seguito dell’introduzione della cedolare secca

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Fonte: elaborazioni su dati Banca d’’Italia

Per compensare il minor gettito complessivo causato dall’’introduzione della cedolare secca, il governo auspica una emersione delle situazioni di evasione fiscale dei canoni di locazione, favorita dalla maggiore convenienza del regime fiscale.
Se si considera il canone di locazione medio mensile che emerge dalla rilevazione della Banca d’’Italia, pari a circa 740 euro, il riequilibrio del gettito si può ottenere solo se si recuperano canoni di locazione finora non dichiarati in ammontare pari al 78 per cento di quelli già noti al fisco. L’’obiettivo da raggiungere, per non appesantire ulteriormente il debito pubblico, è pertanto quello di scovare tre evasori per ogni quattro contribuenti. Un’’impresa ardua, senza contare che i controlli saranno più complicati e costosi vista la possibilità di scegliere tra due imposte di cui una statale e l’’altra comunale.

PIÙ VANTAGGI PER I REDDITI ALTI

Un altro aspetto da considerare è l’’effetto redistributivo della cedolare secca sui redditi delle famiglie. Quali sono le famiglie che beneficiano del minor gettito totale (-0,74%)?
In termini di reddito disponibile nominale, l’’incremento medio è pari allo 0,4 per cento mentre la mediana resta invariata. Il reddito disponibile delle famiglie che si trovano al di sotto della mediana aumenta di appena lo 0,1 per cento, mentre per quelle al di sopra della mediana l’’incremento è dello 0,5 per cento e per l’’ultimo decile arriva all’’1 per cento.
Nella figura 2 è evidenziato l’’impatto della cedolare secca in termini di variazione del reddito disponibile reale cumulato per decili. È evidente che a partire dall’’ottavo decile c’’è un beneficio crescente che diventa massimo nel decimo decile.
I risultati confermano quanto già era emerso nelle prime analisi diffuse dalle varie testate giornalistiche e cioè che le famiglie i cui redditi sono concentrati nell’’ultimo decile della distribuzione sono i maggiori beneficiari della cedolare secca.
Una riforma sui redditi da locazione è senz’altro necessaria in quanto l’’attuale tassazione è troppo onerosa per i contribuenti onesti. La cedolare secca, così come è stata concepita, non garantisce un beneficio per tutti, ma solo per i redditi più elevati. Pertanto, devono essere studiate adeguate misure correttive che la rendano più equa.

Figura 2 – Impatto della cedolare secca. Variazione del reddito reale cumulato disponibile per decili

Fonte: elaborazioni su dati Banca d’’Italia

NOTA METODOLOGICA

Il metodo adottato è stato quello di riprodurre l’’ammontare del gettito che deriva dall’’applicazione della tassazione vigente e di confrontarlo con quello che si avrebbe con il passaggio alla cedolare secca sugli affitti. (4)
Nella situazione ex ante, per ciascun percettore si risale al reddito lordo a partire dal reddito netto disponibile soggetto a tassazione Irpef (lavoro dipendente, pensioni, lavoro autonomo, altri redditi). (5) Successivamente, dopo aver aggiunto l’’85 per cento del canone di locazione, si ottiene il reddito lordo imponibile sul quale viene calcolata l’’Irpef lorda, le detrazioni, l’’Irpef netta, l’’addizionale regionale, l’’addizionale comunale[10]. (6) Infine, si calcola il gettito fiscale come somma delle singole imposte che gravano sui percettori maggiorate dell’’imposta di registro.
Nella situazione ex post per ciascun percettore sono state ricalcolate l’’Irpef netta e le addizionali regionali e comunali al netto del canone di locazione. Il gettito di imposta ottenuto è stato maggiorato del 20 per cento dell’’affitto annuale.

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(1) L’’aliquota Irpef è il 23 per cento fino a 15mila euro, il 27 per cento fino a 28mila euro, il 38 per cento fino a 55mila euro, il 41 per cento fino a 75mila euro e il 43 per cento per la parte che eccede i 75mila euro. Il reddito imponibile è pari all’’85 per cento del canone di locazione. Infine, l’’imposta di registro è corrisposta in parti uguali dal locatore e dal conduttore.
(2)I bilanci delle famiglie italiane nel 2008 – Banca d’’Italia – Supplemento al Bollettino Statistico – Anno XX – Numero 8 – 10 febbraio 2010. L’’indagine è condotta ogni due anni su un campione di circa 8mila famiglie in oltre 300 comuni.
(3) Tale percentuale potrebbe essere anche più alta perché non sono stati considerati i redditi da fabbricati (in assenza di dati). Se questi fossero inseriti nel calcolo, l’aliquota marginale del contribuente potrebbe essere più alta e quindi il beneficio in termini di reddito disponibile risulterebbe maggiore. Inoltre è da sottolineare che non è stata considerata l’imposta di bollo anch’essa destinata a scomparire.
(4)Data la natura del confronto, l’utilizzo di redditi riferiti all’anno 2008 non incide sui risultati prodotti. Il reddito da locazione dell’indagine BI è stato considerato come canone libero per l’affitto di una abitazione.
(5)Gli oneri deducibili non sono stati considerati, in quanto i dati non erano disponibili.
(6)Per le detrazioni, sono state introdotte alcune semplificazioni rispetto alla complessa normativa fiscale. In ogni caso la parzialità della ricostruzione non incide sulla bontà dei risultati prodotti. Per le addizionali regionali sono state applicate le aliquote vigenti al 2010. Mentre in assenza di informazioni sul comune di residenza del percettore, è stata attribuita l’addizionale comunale 2010 del capoluogo di Regione, con le eccezioni di Bolzano per il Trentino Alto Adige, Verona per il Veneto e Reggio Calabria per la Calabria.

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15 commenti

  1. Ettore Panetti

    Non capisco come è stato calcolato il numero di canoni di locazione che dovrebbero emergere per pareggiare i minori introiti (nel testo, 78 per cento). Mi sembra che sia stato derivato in questo modo: immaginiamo che tutti i proprietari affittino per 740 euro. Pagheranno tutti la cedolare secca del 20 per cento, quindi 148 euro. La domanda è: quante case in più dobbiamo contare per creare un introito pari allo 0.74 per cento degli introiti precedenti? In formula: 148 * x/N = 0.0074 * T/N dove x è la nostra incognita, i.e. il numero di case "da emergere", N è il numero totale di contribuenti che pagano la tassa oggi, e T è il totale degli introiti pre-riforma. Nel testo risulta che x/N è 0.78. Questa semplice formula ci dice che T/N, i.e. la tassa corrente per contribuente, dovrebbe essere: T/N = 0.0074/(148*0.78) = 0.00006 Mi chiedo se il numero sia giusto.

  2. f.m.parini

    Sono favorevole alla cedolare secca se applicata a tutti i contratti di locazione da una settimana (case vacanze) a più anni con sanzioni tali da eliminare il fenomeno elusione ed evasione.

  3. romano calvo

    Una misura che attendevamo da anni, ricchi e poveri, per cominciare a sanare la piaga terribile per la nostra economia, che è l’affitto in nero. Previsione sul maggior gettito non sapete farne ma intanto mettete in dubbio l’efficacia che essa sicuramente avrà nel convincere chi ha seconde e terze case a dichiarare la rendita o meglio ancora a decidersi ad affitare, diventando ora più conveniente farlo. Manca ancora un pezzo: la deducibilità (anche parziale) dell’affitto per chi lo paga: su questo concentrerei l’attenzione. Pro-memoria: le rendite finanziare sono tassate al 12,5%, l’aliquota marginale irpef del ceto medio è del 41% + addizionali!

  4. Enrico Fasolato

    Cerco di esprimere il mio dissenso riguardo alla cedolare secca ed alle dotte elaborazioni su gettiti sperati, attesi illusori con il ricorso ad una specie di equazione. Chi ha necessità di ricorrere al mercato degli affitti per la propria abitazione solitamente è nella fascia bassa dei redditi, proprio quelli che risentono della crisi (variabile 1). Chi loca se possibile divide il canone in una parte dichiarata ed una in nero così da incidere meno con l’imposta marginale (variabile 2). Se dobbiamo far pagare le imposte sui redditi, riducendo la possibilità di sguazzare nel teorbido (obiettivo 1). Se, causa l’attuale difficoltà generale di alimenatre la spesa, si devono cercare misure di sostegno al reddito delle classi meno abbienti (obiettivo 2). Perchè non ipotizzare una soluzione che permetta alla variabile 1 di detrarre fiscalmente i canoni di locazione pagati (per intero! non con le percentuali alle quali siamo abituati in altre categorie di spese) così da fare emergere la variabile 2 dal nero e raggiungere sia l’obiettivo 1 sia l’obiettivo 2? Troppo facile? Saluti.

  5. Lorenzo Lusignoli

    L’introduzione della cedolare secca indubbiamente premia in misura maggiore i proprietari con redditi più elevati. Ma si tratta di quei proprietari che onestamente riportano nella dichiarazione i redditi da locazione. L’emersione dal nero deriverebbe non tanto dalla riduzione di tassazione, quanto piuttosto dalla clausola che prevede la possibilità per gli inquilini in nero di segnalare la locazione ed ottenere automaticamente un sensibile sconto sul canone oltre che una regolarizzazione del rapporto (contratto 4+4), in mancanza di una registrazione del contratto da parte del proprietario entro dicembre 2011. I controlli fiscali in presenza di una tassazione separata sono in realtà più semplici, come dimostrato dalla scarsa evasione dell’Ici rispetto all’Irpef. Per di più i singoli comuni avrebbero tutto l’interesse a scovare gli evasori dato che la cedolare diventerebbe un’imposta comunale. Possiamo accettare l’equazione secondo la quale si da uno sconto ai contribuneti onesti, sebbene diseguale, per fare emergere i disonesti? Dati gli impressionanti livelli di evasione, in particolare sui redditi da locazione nel meridione, mi sembra si possa rispodere affermativamente.

  6. Michele Giardino

    La tesi sostenuta presenta un certo grado di dirigidità, ben spiegato dalla ben nota complessità tecnica questione, in un Paese nel quale il considerevole patrimonio abitativo astrattamente locabile, risulta realmente o falsamente sfitto. Il vantaggio indicato a favore dei redditi degli ultimi decili, dimostra che in quelle fasce non mancano i comportamenti virtuosi, a dispetto della forte penalizzazione della redditività, che correlativamente non solo incentiva l’evasione, ma disincentiva l’investmento in case d’affitto. Si presenta poi un po’ apodittica la sfiducia nella possibilità di individuare gli evasori: gli strumenti di enforcement sono noti, e pur di recuperare gettito a fronte di una scelta di politica fiscale che, giusta o sbagliata, è comunque significativa, é verosimile che saranno usati. L’evasione si combatte, non si elimina, perciò. se si riduce, va bene, e appare preconcetto escludere che ciò accada. Anche l’effetto della "morte" della burocratica registrazione non va sottovalutato. Occorre comunque saperne di più sulle modalità di applicazione. Infine, mi chiedo: si concilia la sfiducia nell’emersione, con il suggeriemento finale di introdurre correttivi?

  7. libero

    Sono favorevole, tra l’altro si tratta di una misura già a suo tempo ipotizzata da Walter Veltroni. L’applicherei solo ai privati e non a chi affitta per attività professionale ed è utile per far emergere gli affitti in nero e per convincere chi non affitta a causa dell’importante tassazione sul reddito marginale. Non ultimo l’effetto che tale semplificazione può avere sull’importo dei canoni, laddove il vantaggio fiscale dell’affittuario puó tradursi in una maggiore competitività dei canoni di affitto (che l’inquilino dovrebbe poter dedurre, magari con una quota simile a quella prevista per il mutuo prima casa).

  8. maurizio piccinetti

    .. secondo me, degli altri effetti positivi che tale manovra comporterebbe con ripercussioni positive dal punto di vista economico. La maggiore disponibilità di locali dovrebbe permettere un effetto calmieratore sui canoni di locazione, permettendo non solo un risparmio diretto ai locatari (quasi sempre giovani) ma anche un minor ricorso ai mutui bancari. Inoltre la collettività potrebbe goderne in quanto il ricorso alla cementificazione dei territori (tanto sostenuta dalle banche e dai Comuni – per via delle concessioni – oltre che dai costruttori) dovrebbe subire almeno un rallentamento. E’ chiaro che tutto ciò presuppone controlli continui e rigorosi (magari da parte degli stessi Enti locali). Ricordo che questa manovra è stata ventilata (sempre a ridosso delle competizioni elettorali) da entrambe gli schieramenti. Pertanto al di là di posizioni ideologiche e andando oltre una lettura fiscale credo che gli effetti positivi di carattere economico/sociale potrebbero compensare eventuali diminuzioni del gettito fiscale (tutto da verificare).

  9. bruno cipolla

    Da lavoce.info Gilberto Muraro "La delibera finale del Consiglio dei Ministri prevede il 20 per cento sul canone pieno, equivalente al 23,5 per cento sull’imponibile attuale, ma con possibilità di restare in Irpef, liberando così i meno ricchi da ogni aggravio."

  10. Giuseppe

    Non credo che la cedolare secca produrrà gli effetti desiderati, per almeno due motivi. Primo perchè molti inquilini ,evasori a loro volta,non vogliono far sapere quanto spendono per l’affitto ( se dichiaro 20.000 di reddito non posso pagare 15.000 di affitto). Secondo perché molti proprietari considerano l’investimento immobiliare ad alto rischio, vista la lentezza della magistratura nell’eseguire gli sfratti per morosità o per finita locazione. Quindi un investimento ad alto rischio prevede un’alta remunerazione, ottenibile con una totale esenzione (evasione) fiscale. Perciò per rimettere ordine nel mercato degli affitti, anche a fini fiscali, sarebbe fondamentale garantire ai proprietari la certezza della rapida reimmissione in possesso a scadenza o in caso di morosità.

  11. Lucio Izzo

    Mi sfugge la logica della tassazione delle rendite immobiliari e finanziarie con aliquota flat del 20 o del 22 per cento, e lella tassazione progressiva con il vigente sistema di aliquote dei redditi di impresa e di lavoro. Mi sembra che il sistema di prelievo sui redditi sia orientato a disincentivare la assunzione di rischio e quindi la crescita della produttivita- del sistema e quindi del Pil. Si tratta di una scelta negativa per le prospettive dell-economia italiana, peraltro analoga a quelle cole l-eolico che contribuiscono a mantenere il prezzo dell-energia ai massimi livelli mondiali e a quelle fatte nello ambito del sistema telefonico che mantenegono i costi delle telecomunicazione in Italia ai massimi Ocse e via dicendo.

  12. Paolo Gabriele

    Il riequilibrio della tassazione, per i titolari di immobili, dovrebbe essere garantito, secondo i progetti originari, dalla introduzione dell’imposta unica sugli immobili. Tale imposta avrebbe almeno in parte, anche se non "politicamente esplicitabile", natura di prelievo patrimoniale. Quindi in tal modo dovrebbe essere scongiurato un ulteriore inasprimento dela attsazione sul lavoro a tutto vantaggio delle rendite. Speriamo però che tali progetti siano realizzati per intero, perchè spesso in periodo elettorale, o semitale come questo, si fanno le "cose a metà" pregiudicando il risultato di una tassazione più giusta, equa e condivisa ed in generale delle buone intenzioni generando così i mostri giuridici noti.

  13. Lorenzo Lusignoli

    Vorrei correggere un piccolo refuso del mio precedente commento: la clausola anti evasione scatterebbe nel caso in cui il proprietario non registrasse il contratto entro la fine di quest’anno (2010) e non entro la fine del 2011 come erroneamente riportato in precedenza. L’aggiunta riguarda l’unico vero difetto, a mio parere, del passaggio alla cedolare secca: la "scomparsa" del vantaggio fiscale per il canone concordato. Oggi c’è una riduzione d’imponibile del 30% su questa tipologia di canone che non compare nel testo approvato in consiglio dei ministri. Forse si tratta semplicemente di una dimenticanza che verrà corretta. Mi pare infatti che sia raccomandabile mantenere un significativo incentivo fiscale per i canoni concordati laddove questi sono presenti.

  14. AM

    Oggi in tutta Europa il caro alberghi ha creato un mercato in crescita per le locazioni di breve durata nelle località turistiche. L’Italia ha un immenso patrimonio da sfruttare in questo campo, soprattutto nel sud e nelle isole. Bread & Breakfast, e affitti settimanali o mensili di stanze o appartamenti arredati hanno ottime possibilità di sviluppo anche con l’uso di internet e ne possono beneficiare famiglie che si trovano in difficoltà a causa della disoccupazione. Si chiede allo Stato non di abbassare le aliquote fiscali, ma di tassare i redditi netti e non i ricavi e di disciplinare questa materia semplificando al massimo le procedure in modo da abbattere i costi e i rischi di incorrere in sanzioni. Si devono facilitare gli adempimenti per metterli alla portatata di tutti senza bisogno di ricorrere all’assistenza di avvocati e commercialisti. Dovremmo osservare le esperienze di altri paesi che ci hanno preceduto su questa via.

  15. sandro

    L’edilizia può diventare il motore della crescita economica, ma deve essere associata a una rigida pianificazione urbanistica, per tutelare il paesaggio e l’arte primachè lo sviluppo economico, come prevede la Costituzione, ed evitare che prevalga il partito del cemento. occorre disciplinare il conflitto di interessi, escludendo dalle commissioni edilizie e urbanistiche, i prfessionisti che a vario titolo opernao nello stesso territorio, come ingegneri, architetti o imprenditori edili.

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