Il disagio occupazionale in Italia non accenna a diminuire. A ottobre il tasso di disoccupazione ha raggiunto il massimo da quando esistono le indagini mensili dell’ISTAT, ovvero dal 2004 (rispetto alle serie storiche trimestrali dal I trimestre 2003 quando la discoccupazione era 9,1%). A questo tasso bisognerebbe aggiungere il numero di persone a tempo pieno le cui prestazioni sono state ridotte a zero ore grazie ai trattamenti di Cassa Integrazione (gli istogrammi nel grafico dividono il totale di ore autorizzate per il numero medio di ore mensili di un lavoratore a tempo pieno). Sommando i due dati si giunge a un indice di disagio occupazionale superiore all’11 per cento.
C’è ancora qualcuno che osa sostenere che la crisi da noi ha avuto solo un modesto impatto sul mercato del lavoro?
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Stefanm
L’articolo mette bene in risalto come il vero dato sull’occupazione sia ben diverso da quello rilevato nelle statistiche ufficiali, oltre al fatto che i dati sulla disoccupazione vadano confrontati con cautela a livello internazionale, dove la CIG viene erogata con modalità e per periodi non omogenei. Un unico rilievo, non chiamiamolo ‘disagio occupazionale’, si rischia di perdere il contatto con la realtà e con le conseguenze nefaste per le famiglie causate dalla crisi.
calucare
Il dato vero sulla disoccupazione è quello delle statistiche ufficiali perché determinato secondo le definizioni e convenzioni internazionali. Sempre vero è che il solo dato sulla disoccupazione non riesce a fornire accuratamente il grado di disagio sociale presente in un contesto. Ben vengano allora approfondimenti e considerazioni – come questa interessante nota de lavoce.info – basate su altre informazioni desunte da altre fonti o dalla stessa Rilevazione sulle Forze di Lavoro Istat (dalla quale deriva il dato ufficiale della disoccupazione).
Roberto De Vincenzi
Nel breve articolo si propone la stima dei lavoratori coinvolti nella CIG calcolati dividendo "il totale di ore autorizzate per il numero medio di ore mensili di un lavoratore a tempo pieno". Permettetemi di ribadire che si tratta di stime fortemente imprecise. Tra le ore autorizzate e le ore effettive di CIG c’è una caduta (com’è noto) di circa il 40-50%. La sospensione può essere di periodi brevi e, nello stesso anno, può riguardare la stessa persona. In Istituto (ISFOL) stiamo elaborando i microdati INPS concernenti i sussidi "in deroga" e stiamo verificando come in 24 mesi, a fronte di 451.000 trattamenti, il numero di percettori è di 305.000. Di questi circa 90.000 unità, infatti, ha usufruito di due o più trattamenti.
La redazione
Per quanto riguarda invece le elaborazioni ISFOL siamo molto rammaricati nel venire a scoprire che dati fondamentali per la ricerca, come i microdati INPS, non vengano forniti a ricercatori indipendenti, ma circolino solo all’interno degli istituti statali. Se tali dati fossero in nostro possesso saremmo ben lieti di rivedere le nostre stime. Ma ci sorge un dubbio. Se come sostiene il lettore stiamo esagerando nel numero di lavoratori equivalenti a tempo pieno in Cassa Integrazione perché l’INPS non ci fornisce tali dati al fine di permetterci una correzione? Siamo sicuri che le nostre siano davvero sottostime?
Giuseppe
Un dubbio metodologico: perchè gli autori del grafico hanno utilizzato il numero di ore di CIG autorizzate, invece di considerare quelle effettivamente utilizzate?
La redazione
Le ore effettive di Cassa Integrazione potrebbero offrire una misura più precisa del reale utilizzo dello strumento se solo l’INPS fornisse tali dati. Al contrario l’Istituto pubblica solo il cosiddetto tiraggio, cioè il rapporto fra ore utilizzate e ore autorizzate, una statistica che, a detta degli stessi tecnici dell’istituto, è priva di significato in quanto le notificazioni dell’utilizzo vengono fornite con ritardi che cambiano da regione a regione e non sono comparabili al flusso di autorizzazioni.
nicola
Per confrontarci con gli altri paesi perchè non usare il dato sull’occupazione?
giusqui
Tutte le statistiche andrebbero trattate con moderazione, ma ancor più occorre fare per il tasso di disoccupazione. Può accadere infatti che una riduzione nel numero delle persone in cerca di occupazione sia dovuta alla stanchezza che si prova dopo un lungo periodo di ricerca infruttuosa che porta spesso a rinunciare e a uscire dal mercato del lavoro. Paradossalmente, quindi, una diminuzione dell’indicatore potrebbe significare che la situazione peggiora e, alternativamente, un aumento del tasso indicare che la congiuntura sta migliorando. Ricordo che nel 1995/1998 il tasso di disoccupazione era superiore all’11 per cento.
GiovanniVolpe.it
E’ il momento di andare oltre i dati, in considerazione della gravità della situazione, in cui milioni di Persone sono senza lavoro, altri milioni svolgono lavori precari, eufemismo per indicare che sono sfruttati come schiavi, parliamo di cittadini della Repubblica Italiana, da tempo in grave difficoltà, per la mancanza di interventi, leggi, riforme. Il Blog di Giovanni Volpe Osservatorio Lavoro. Persone e società.
luigi zoppoli
A contestare i dati veri sull’occupazione c’è il ministro apposito, Sacconi. Quello del vitalismo economico con il sondino.
Gabriele Sichi
Il dato si commenta da solo. Purtroppo la crisi è stata affrontata con una metodoligia sbagliata, si è provveduto a proteggere il reddito piuttosto che il lavoro. Si è proseguito a tassare poco le rendite (pochissimo quelle "in nero") e pesantemente il lavoro dove era rimasto. La strada percorsa non è quella giusta soprattutto perchè toglie il futuro ai giovani, dei quali fanno parte anche i nostri figli.
luigi saccavini
Parliamo della occupazione su popolazione residente in età utile (da 18 a 64 anni) , che forse rende meglio lidea del problema Italia. LItalia ha un tasso di occupati al 57,5% (-7 punti su media UE 27: 64,6%): 68,6% uomini (-2,1) e il 46,4% donne (-12,6!). Degli occupati, il 14,1% è part time (-4); il 12,5% ha contratti a termine (-1). Gli occupati maturi (55-64 anni) sono in Italia il 35,7% (-10). Dati 2009 ufficiali riscontrabili su http://epp.eurostat.ec.europa.eu/cache/ITY_PUBLIC/3-04082010-BP/EN/3-04082010-BP-EN.PDF Paragone peggiore se consideriamo lUE 16. Che dire? Il problema in Italia penso derivi soprattutto dalle regole del lavoro: la maggiore garanzia e rigidità contrattuale si declina in minor lavoro che comporta minor crescita del PIL, un trend verso la riduzione del tenore di vita medio. Nella comunicazione sul lavoro si preferisce parlare dei disoccupati ufficiali, fa meno effetto. E una vita che questa equazione viene illustrata da qualche razionale analista della materia. Temerario assertore della logica dei numeri in un paese ancora troppo condizionato dalla mentalità del posto/stipendio, piuttosto che del diritto/ dovere al lavoro. Ma forse sbaglio.
AM
Sarebbe interessante anche studiare come la presenza del lavoro straniero in Italia interagisca con la dicoccupazione. Si confrontano due tesi contrapposte. La prima tesi sostiene che la presenza di lavoro starniero non solo non aumenta la dicoccupazione fra i lavoratori italiani, ma anzi crea nuove opportunità di lavoro per loro. La tesi opposta vede invece nel lavoro degli immigrati una causa di aumento di disoccupazione fra i lavoratori italiani.
marco
Marco Fortis (implicitamente) ieri sul Sole24Ore. Oltre al punto occupazione, sarei felice se qualcuno rispondesse a tutto l’articolo.
Jorge
A proposito di corretta interpretazione delle variabili economiche, allego un estratto di una "notizia" tratta dal sito Contribuenti.it, riportata oggi con evidenza in molti altri siti anche prestigiosi (ANSA, Repubblica…): "ROMA – Nei primi 11 mesi del 2010 l’evasione fiscale in Italia è cresciuta del 10,1%, confermandosi al primo posto in Europa con il 54,5% del reddito imponibile evaso. In termini di imposte sottratte all’erario siamo nell’ordine dei 159 miliardi di euro l’anno. (…) A livello territoriale l’evasione è diffusa soprattutto nel Nord Ovest (29,4% del totale nazionale), seguito dal Sud (24,5%), dal Centro (23,2%) e dal Nord Est (22,9%)." Mi chiedo e chiedo agli esperti di Lavoce.it: 1- esiste davvero qualche analisi economica "seria" che abbia mai stimato in Italia un tasso medio di evasione pari al 54,5%? 2- Il reddito imponibile totale è mai stato stimato da qualcuno pari a soli 292 miliardi (il cui 54,5% è pari ai 159 miliardi citati)? 3- Vi sembra che la diffusione dell’evasione possa essere misurata ripartendo il suo valore assoluto tra aree il cui imponibile totale è enormemente diverso (vedi ad esempio il Nord Ovest rispetto alle altre aree)?
giancarlo
Oggi moltissimi lavoratori ‘giovani’ vengono ‘assoldati da ‘fantomatiche cooperative’ (che spariscono dopo un anno salvo rigenerarsi sotto altro nome) con un contratto a ‘tempo determinato’, ma con ‘chiamata’. Bene: i lavoratori vengono chiamati uno/due giorni ogni 15 per ‘tenere vivo il contratto’. Questo ‘lavoratore senza reddito’, non puo’ essere iscritto alle liste di collocamento, non puo’ avere la Cassa Integrazione o qualsivoglia ‘integratore sociale’, non puo’ ottenere il pagamento degli interessi del Mutuo Prima Casa per il periodo di ‘disoccupazione’ (perdiana lui è occupato, cosa volete di piu’!?). Poi siamo capaci di dire che la nostra disoccupazione è inferiore a quella della Spagna ecc. ecc.! Ecco dove finiscono i numeri.
cyphersnap
E’ noto come la fascia di età più popolata di coloro che sono in cerca di lavoro è quella degli over 40. A fronte delle nuove regole per andare in pensione è sconcertante come questa bomba ad orologeria venga ignorata. Si impone da parte delle istituzioni o da chiunque sia sensibile a questo dramma che in molti si ostinano a non voler prendere in considerazione, la presa di iniziative concrete. Un esempio potrebbe essere quello di imporre l’assunzione di quei precari che hanno avuto contratti co.co.co. per almeno un anno. In mancanza di sbocchi è giusto che queste persone passino a difendere con forza il proprio futuro!