Il premio Nobel per l’economia 2014 è stato assegnato a Jean Tirole, per i suoi contributi allo studio dell’economia industriale e alla teoria della regolamentazione. Economista versatile, ha affrontato tanti altri argomenti di estrema rilevanza. L’esperienza della Toulouse School of Economics.
TEORIA DEI GIOCHI PER L’ECONOMIA INDUSTRIALE
Il premio Nobel per l’economia del 2014 è stato assegnato a Jean Tirole, economista francese che insegna alla Toulouse School of Economics, per i suoi contributi allo studio dell’economia industriale e alla teoria della regolamentazione. Negli anni Ottanta, insieme ad alcuni coautori, tra cui Drew Fudenberg, oggi a Harvard, Tirole contribuì a cambiare radicalmente l’economia industriale, facendola diventare, da disciplina prevalentemente empirica, il campo forse più fertile di applicazione della teoria dei giochi. Proprio grazie alla teoria dei giochi si riuscì a formalizzare in modo adeguato l’essenza dei mercati oligopolistici, cioè l’interazione strategica, il fatto che le scelte ottimali per un’impresa dipendono anche dalle scelte delle altre imprese. L’analisi dei modelli di concorrenza oligopolistica si rivelò estremamente proficua, mettendo in luce, ad esempio, lo studio dei fattori che incentivano le imprese a colludere e quelli che invece possono scatenare delle guerre di prezzo, delle strategie, come la differenziazione del prodotto, volte a ridurre l’intensità della concorrenza o a impedire l’entrata, i comportamenti predatori, gli incentivi a investire in ricerca e sviluppo nelle diverse forme di mercato, tutti temi analizzati nella sterminata produzione scientifica di Tirole in quegli anni. Questa fioritura teorica è stata poi sistematizzata nel libro The Theory of Industrial Organization, il testo usato dagli studenti di master e di dottorato di tutto il mondo per quasi venti anni. Un libro che mostra in modo esemplare il metodo del Tirole economista: eliminare ogni aspetto che non sia strettamente necessario all’analisi del problema considerato, per concentrarsi solo sull’essenziale. Tirole sembra quasi uno scultore: riesce a dare forma alle idee lavorando per sottrazione.
LA COLLABORAZIONE CON LAFFONT
L’altro grande contributo citato nelle motivazioni del premio Nobel è la teoria della regolamentazione. Qual è il modo ottimale di incentivare un’impresa regolamentata (come nel caso di un monopolio naturale) a essere più efficiente? Quali sono le conseguenze delle asimmetrie informative che esistono tra regolamentatore e imprese regolamentate? Quali conseguenze ha la possibilità che l’autorità di regolamentazione sia “catturata”? Questa parte del lavoro di Tirole, condotta insieme a un altro economista francese, Jean-Jacques Laffont, scomparso ormai più di dieci anni fa, ha avuto una grande importanza negli anni Novanta, periodo caratterizzato in alcuni paesi da un processo di liberalizzazione di diversi settori dell’economia. Il binomio Laffont–Tirole è anche al centro dello sviluppo della Toulouse School of Economics. Nel 1992, Laffont convinse Tirole a trasferirsi dal Mit a Tolosa. All’epoca, quella della città francese era un’università nota agli economisti solo per la presenza di Laffont stesso, il quale però era fiducioso di poterne fare un centro di ricerca di eccellenza a livello mondiale. Grazie anche alla presenza di Tirole, al suo lavoro incessante di fundraising e alla sua leadership scientifica, il sogno visionario di Laffont si è avverato. Tirole è un economista incredibilmente versatile. Ha lavorato, lasciando sempre un segno importante, sulle relazioni tra economia e psicologia, sulla corporate governance, e la teoria dell’impresa, sulla finanza aziendale, sulle banche, sulla liquidità, sulle telecomunicazioni, sulle carte di credito, sul mercato del lavoro e sono certo di dimenticare qualcosa. Come si vede, argomenti di estrema rilevanza anche per la politica economica, con un tema comune: l’importanza degli incentivi degli agenti nel determinare esiti più o meno efficienti. Un tema purtroppo quasi del tutto sconosciuto nel dibattito economico italiano. Il premio Nobel gli arriva per il suo lavoro di più di venti anni fa, ma Tirole è tuttora attivissimo nella sua attività di ricerca e sempre ai livelli massimi della professione. Molti economisti sono più interessati a comunicare le proprie idee che a capire quelle altrui. Tirole ha invece la capacità e la voglia di ascoltare gli altri e aiutarli a migliorare le loro idee. Altre sue caratteristiche riconosciute sono la cortesia, il rispetto dei colleghi, la generosità nel citare il lavoro degli altri. Un esempio per tutti gli economisti e, in particolare, per gli studenti. Parlando dei suoi studenti, una piccola nota personale. Tirole è stato l’advisor (il relatore) della mia tesi di PhD al Mit. Ricordo ancora le chiacchierate con lui per discutere le mie idee, nel suo ufficio o in uno dei caffè vicini al Dipartimento di economia. Mi preparavo per settimane e, invariabilmente, dopo tre minuti, lui aveva capito tutto quello che volevo dire e mi spiegava perché non era una buona idea di ricerca, facendo però sempre attenzione a non essere distruttivo. Ripensandoci oggi, quanta generosità e disponibilità da parte di un futuro premio Nobel. Nelle motivazioni per l’assegnazione del Nobel è scritto che Tirole è uno degli economisti più influenti della nostra epoca. Verissimo, ma non è tutto. Apprezzare la ricerca di Tirole è una delle ragioni per le quali si può essere orgogliosi di avere studiato economia. Ecco perché si tratta di un Nobel strameritato.
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Stefano Sylos Labini
Papà ci era arrivato 60 anni prima quando nel 1956 aveva pubblicato Oligopolio e progresso tecnico