Molti particolari importanti sul bonus deciso nel primo venerdì santo del governo Renzi sono ancora imprecisati. Ma sin d ora si sa che gli incapienti, dunque i lavoratori più poveri, non vedranno gonfiarsi le loro buste paga. Peccato perchè erano le persone con la propensione al consumo più alta, quelli da cui sarebbe perciò venuto il maggiore stimolo alla domanda.
Si sa anche che il bonus dato in busta paga sarà uniforme, pari a 80 euro al mese, fino a un reddito lordo tra i 24 e i 25.000 euro per poi diminuire rapidamente fino ad azzerarsi tra i 26 e i 28.000 euro. Questo disegno degli sgravi potrà permettere a Renzi di affermare di aver rispettato uno degli impegni presi il 12 marzo, ma da luogo ad una struttura della tassazione oltremodo irrazionale e può fortemente disincentivare dal lavorare meglio o di più quei due milioni di lavoratori dipendenti che guadagnano fra i 24.000 e i 28.000 euro.Il grafico qui sotto vi mostra l’aliquota Irpef media (tasse pagate in rapporto al reddito) senza (linea blu) e con (linea rossa) il bonus nell’ipotesi in cui lo sgravio sia concesso fino a 24000 euro con decalage fino a 26.000. Le simulazioni sono relative ad un lavoratore dipendente senza detrazioni per familiari a carico. Come si vede dal grafico, l’aliquota è zero fino a 11.700 euro (con un incremento dunque della no tax area) e poi cresce come senza il bonus fino a 24.000 euro, per poi diventare molto più ripida e replicare la curva delle aliquote medie senza bonus al di sopra dei 26.000 euro I grafici qui sotto vi mostrano invece le aliquote marginali effettive (quanto viene di fatto trattenuto per l’ultimo euro in più guadagnato). Mentre senza bonus crescono gradualmente, con il bonus, passano dal 30 per cento all’80 per cento per poi tornare attorno al 30 per cento e, infine, risalire al 40 per cento. Il Monviso delle aliquote coinvolge almeno un milione di lavoratori che dovranno dare al fisco 80 centesimi su ogni euro in più guadagnato. Poteva benissimo essere evitato se i provvedimenti fossero stati preparati con maggiore cura e se le promesse fossero state fatte avendo già almeno una traccia dei provvedimenti in mano. Si può ancora rimediare, ma costerà molto di più. E un terzo delle coperture trovate dal governo sono una tantum (come la tassa sulle banche che realizzano le plusvalenze sull’operazione Banca d’Italia e l’anticipo degli incassi IVA sul rimborso del debito della PA), mentre altre (come il solito taglio dei consumi intermedi) opinabili.
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Ninni Mila
Ai pensionati nulla. Perché il decreto scomoda il concetto di Giustizia sociale?
dbra
Giustizia sarebbe togliere ai pensionati per restituire ai lavoratori, visto che dei primi nessuno incassa per quanto ha contribuito ma molto di più.