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Se i ricchi non piangono

Il grafico qui sotto è tratto dalla Rodolfo Debenedetti lecture di Emmanuel Saez (Bocconi, 11 dicembre 2012). Mostra che lo 0,1 della popolazione con redditi più alti negli Stati Uniti ha subito inizialmente gli effetti della Grande recessione, che ha colpito proprio la sua ricchezza finanziaria, ma si è rivelato in grado di ricostruire redditi e patrimoni molto rapidamente, non appena i mercati finanziari si sono ripresi. È questo ciò che differenzia maggiormente la crisi attuale da quella del ’29. Allora, come si vede nel grafico, i redditi della parte più ricca della popolazione furono intaccati in modo permanente dalla recessione. Oggi le recessioni hanno solo effetti temporanei sui redditi dei più ricchi che, non appena l’economia riparte, rimbalzano al di sopra dei livelli pre-crisi, a differenza di quanto avviene per il resto della popolazione per cui la perdita del lavoro provoca effetti duraturi sui redditi. Da notare inoltre che l’incremento di reddito dello 0,1 più ricco si accompagna ad un abbassamento delle tasse (linea rossa). In altre parole, non sembra esserci nulla d’inevitabile in questo aumento delle disuguaglianze.

saex grafico

 

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L’effetto della crisi sulla criminalità “locale” *

  1. ANCHE I RICCHI DIVERRANNO POVERI
    Redditi al palo da vent’anni e ceto medio sempre più povero. A partire dal 2007 il reddito medio pro capite delle famiglie è sceso ai livelli del 1993: -0,6% in termini reali tra il 1993 e il 2011. Negli ultimi dieci anni la ricchezza finanziaria netta è passata da 26.000 a 15.600 euro a famiglia, con una riduzione del 40,5%. C’è pure una piega da osservare, determinata dalla riduzione del reddito medio,:è la quota rilevante di famiglie immigrate (il 6,6% del totale), per il 45,1% con un reddito inferiore a 15.000 euro annui.
    Tutto questo emerge dal rapporto 2012 del Censis sulla situazione sociale del Paese.
    Tra il 1991 e il 2010 il cosiddetto ceto medio, che rappresenta il 60% della popolazione italiana, ha visto ridursi la sua quota di ricchezza di 20 punti, al 48% circa del totale.Nel 2011, il 28,4% delle persone residenti in Italia è a rischio di poverta’ o di esclusione sociale, secondo la definizione adottata nell’ambito della strategia “Europa 2020”. L’indicatore deriva dalla combinazione del rischio di povertà (calcolato sui redditi 2010), della severa deprivazione materiale e della bassa intensità di lavoro ed è definito come la quota di popolazione che sperimenta almeno una delle suddette condizioni.
    Lo comunica l’Istat nel suo rapporto su ‘Reddito e condizioni di vita’.

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