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Pensioni: l’equità possibile

Niente scuse: è possibile chiedere un contributo di equità basato sulla differenza tra pensioni percepite e contributi versati, limitatamente a chi percepisce pensioni di importo elevato. Si incasserebbero più di quattro miliardi di euro, riducendo privilegi concessi in modo poco trasparente.

IL DISTACCO TRA PENSIONI E CONTRIBUTI

Nel corso del dibattito alla Camera sui tagli alle cosiddette “pensioni d’oro”, più voci hanno sostenuto che non è possibile attuare un provvedimento perequativo come quello prospettato a più riprese su questo sito perché non sarebbe possibile valutare in che misura le pensioni oggi percepite si discostano dai contributi versati nell’intero arco della vita lavorativa. Non rimarrebbe perciò che “colpire nel mucchio”, come accade con gli interventi arbitrari previsti dalla Legge di stabilità, che vanno a tagliare alcune pensioni indipendentemente dai contributi versati, portano a risparmi irrisori (dell’ordine di qualche decina di milioni) e, come gli interventi varati dal Governo Monti, sembrano essere fatti apposta per essere bocciati dalla Consulta.
In questo articolo ci proponiamo di documentare che i) una operazione di equità inter e intragenerazionale è possibile e ii) potrebbe avere un rilievo significativo. È più di quanto pensavamo, perché tutte le norme approvate negli ultimi decenni di revisione dei regimi privilegiati – come quelli dei pubblici dipendenti – o dei regimi speciali nell’Inps, sono state definite e applicate in modo tale da mantenere i vecchi privilegi. È forse proprio per questo che l’Inpdap non ha trasferito all’Inps i dati sulla storia contributiva del pubblico impiego?

I DUE CRITERI DI EQUITÀ

Principi di equità distributiva e intergenerazionale legittimano interventi sulle pensioni in essere circoscritti a 1) redditi pensionistici al di sopra di un certo importo e 2) su quella parte della prestazione che non è giustificabile alla luce dei contributi versati, vale a dire la differenza fra le pensioni che si sarebbero maturate con il sistema contributivo definito dalla legge del 1995, e quelle effettivamente percepite. La condizione 1) serve a sostenere nella vecchiaia chi non ha accumulato abbastanza contributi, mentre la condizione 2) chiede qualche sacrificio in più a chi ha avuto troppo dalle vecchie regole del sistema pensionistico (o grazie a regole inapplicate ad alcuni per garantire loro una pensione più alta). Per questo, i due criteri andrebbero utilizzati congiuntamente.
Un prelievo circoscritto a quanto avuto in più rispetto ai contributi versati eviterebbe anche effetti negativi sui contribuenti. Darebbe, infatti, un messaggio forte e chiaro ai lavoratori, quelli che pagano le pensioni agli attuali pensionati: se i vostri accantonamenti previdenziali vi danno diritto a prestazioni calcolate con il metodo contributivo (ciò che i varrà per tutti i lavoratori in Italia), non avrete nulla da temere, le vostre prestazioni future non verranno mai toccate dal consolidamento fiscale. Affermando questo principio, si potrebbe anche cogliere l’occasione per migliorare il grado di conoscenza dei lavoratori, soprattutto di quelli più giovani, sul funzionamento del nostro sistema pensionistico. E chiarendo che le loro prestazioni future verranno determinate sulla base dei contributi versati durante l’intero arco della vita lavorativa, rivalutate in base all’andamento dell’economia, i contributi non apparirebbero come “tasse”, ma come un modo di garantirsi standard di vita adeguati quando si andrà in pensione. Si avrebbero, in questo modo, gli effetti benefici sull’offerta di lavoro di un taglio del cuneo fiscale (un aumento dei salari netti) senza neanche realizzarlo.

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NON È VERO CHE NON È POSSIBILE METTERLI IN PRATICA

È vero che non è possibile ricostruire le storie contributive per tutti i lavoratori dipendenti privati prima del 1974 e quelle dei dipendenti pubblici prima degli anni Ottanta. Ma il metodo contributivo previsto dalla legge Dini già prevedeva questa eventualità e l’ha disciplinata in un decreto attuativo, già ampiamente applicato dall’Inps e dall’ex Inpdap a chi è andato in pensione dopo il 1996 optando volontariamente per il contributivo, alla totalizzazione dei contributi fra gestioni diverse, e a maggior ragione viene applicato oggi, dopo la legge Fornero che ha previsto la possibilità per le donne, fino al 2017, di optare per il contributivo. Il decreto del 1997 sancisce che per liquidare pensioni contributive si possa utilizzare una stima, una sorta di “forfettone”. Si tratta di un calcolo che parte dalle retribuzioni percepite in alcuni anni immediatamente precedenti al 1995 e valuta i contributi versati sulla base delle aliquote contributive allora in vigore. Per gli andamenti medi del settore privato, quel metodo ricostruisce abbastanza bene i contributi versati. È sorprendente però osservare come anche nella definizione di come calcolare il forfettone non si sia persa l’occasione per favorire redditi alti e settori particolari, come il pubblico impiego (si veda il Comma 9).
È perciò già possibile, per legge, definire il contributo di solidarietà sulla base dello scostamento fra pensione effettiva e contributivo ricorrendo alla formula del forfettone (volendo, si potrebbe anche migliorarlo per evitare le storture sopra accennate) per la parte di contributi antecedenti al 1996. È un modo per uniformare i trattamenti riservati a diverse categorie di pensionati.

DI QUANTO STIAMO PARLANDO?

Prendendo come riferimento lo stock di pensioni in pagamento nel 2013, si può stimare che un contributo circoscritto al solo reddito pensionistico superiore ai 2mila euro al mese (sommando tra di loro le pensioni ricevute da una stessa persona) creerebbe, tra i soli lavoratori dipendenti, una base imponibile di circa 17 miliardi. (1) Sarebbe composta da 1,7 milioni di persone, di cui 850mila di ex-dipendenti privati, 770mila pubblici e 100mila lavoratori autonomi. La sovra-rappresentazione dei dipendenti pubblici si spiega coi trattamenti di favore loro riservati nel passato e nel presente con il retributivo, anche al di là delle regole previdenziali vigenti.
Nel caso dei lavoratori dipendenti del privato, si tratterebbe per lo più di pensionati d’anzianità, mentre le pensioni di vecchiaia sarebbero quasi tutte escluse, avendo basso o nullo squilibrio perché maturate in età molto più alte.
Nel caso dei dipendenti pubblici, il contributo riguarderebbe anche una fetta consistente di pensioni di vecchiaia. In entrambi i casi, la platea toccata dal provvedimento sarebbe in gran parte composta da uomini, relativamente poche le donne.
Sebbene i lavoratori autonomi abbiano squilibri più marcati dei lavoratori dipendenti (tra il 30 e il 65 per cento), hanno anche pensioni molto più basse, il che li pone in grandissima maggioranza al di sotto della soglia dalla quale si paga il contributo.
Un contributo proporzionale del 20 per cento porterebbe a raccogliere più di 3 miliardi di euro. Importante è essere consapevoli del fatto che un contributo proporzionale, nel caso degli ex-dipendenti privati, graverebbe soprattutto sulle pensioni medie perché lo squilibrio fra pensioni effettive e metodo contributivo è minore (in percentuale) per le pensioni di importo più elevato, dato l’operare di tetti al rendimento del 2 per cento nel sistema retributivo. Tetti che invece erano – e sono – praticamente inesistenti nel settore pubblico, nonostante le aliquote fossero addirittura molto maggiori del 2 per cento.
Potrebbe perciò essere preferibile operare con progressività, avendo aliquote che crescono con l’importo della pensione. La progressività dovrebbe però essere molto marcata (giungendo a chiedere un contributo sullo squilibrio fino al 50 per cento per le pensioni più alte) per raccogliere più di 4 miliardi di euro.
In particolare ecco come potrebbero essere strutturate le aliquote (2):

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– 20 per cento dello squilibrio su pensioni tra 2mila e 3 mila euro

– 30 per cento dello squilibrio su pensioni tra 3 mila e 5 mila

– 50 per cento dello squilibrio su pensioni superiori 5 mila

Un contributo di questo tipo darebbe un gettito di circa 4,2 miliardi.
La riduzione dei trattamenti pensionistici si aggirerebbe mediamente tra il 3 e il 7 per cento delle pensioni complessive, quindi non si tratta affatto di intervento draconiano. La tabella qui sotto presenta gli effetti medi ma indicativi per fasce di reddito. Per intenderci, la mancata indicizzazione delle pensioni negli ultimi due anni ha portato a una loro riduzione in termini reali attorno al 4 per cento.
L’unico caso in cui il taglio è marcato è quello degli ex dipendenti pubblici con pensioni superiori ai 6mila euro. Qui il contributo può salire fino a oltre il 10 per cento della pensione.
Complessivamente, questo intervento chiede a solo il 10 per cento dei pensionati che hanno un reddito più alto, e che possiedono il 27 per cento del totale delle pensioni, un contributo medio pari a meno di un quarto di quanto non è giustificato dai contributi che hanno pagato. Ciò riduce solo in parte il mare magnum delle iniquità presenti nel nostro sistema previdenziale. Ma forse farà sentire, per una volta, i padri più vicini ai figli.

boeri partiarca

(1)     Da notare che le stime utilizzano il calcolo forfettario previsto dalla legge 335 che prescrive di fare riferimento a una “presunzione media di montante contributivo ante 95”, che è più favorevole rispetto a un calcolo analitico sugli effettivi contributi pagati. In altre parole, se ci fossero tutti i dati sulle storie contributive, lo squilibrio e base imponibile sarebbero più alte.
(2)     Mettendo un accorgimento tecnico per evitare l’effetto “scalino”.

ALLEGATI

Decreto legislativo

 

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128 commenti

  1. AndreaReggio

    Notevole

    • Fiorenzo

      Ottima l’idea di entrare nel merito di ogni singola situazione con una perequazione che possa pesare quanto effettivamente ognuno ha versato.
      Proporrei di coinvolgere tutti in questo ricalcolo interessando anche le pensioni più basse anche se con contributi simbolici in quanto i privilegi erogati non hanno soglia e tutti debbono avere coscienza dei privilegi acquisiti. In questo nuovo patto tra Stato e Cittadini si dovrebbe anche affrontare un’altra questione e cioè quella che riguarda il mantenimento del potere d’acquisto della pensione oramai depurata dai privilegi: solo in questo modo il cittadino può digerire un atto così drastico.

      • alfredo

        Mi pare abbastanza paradossale, in tutto questo discorso considerare pensione “d’oro”, una pensione di 2000 euro lordi. Ma da sola questa proposta ridicolizza chi la fa. Mi sembra folle punire chi percepisce una pensione netta di 1500 euro o poco più, così come mi sembra folle colpire tutte le pensioni anche quelle minime. Ma perchè invece non si fa una politica seria di lotta agli sprechi e alle tangenti nella P.A. che da sola ridurrebbe il deficit statale di almeno il 10% cioè 80 miliardi. in questo modo anche le future generazioni avrebbero la certezza di un trattamento equo e diritti acquisiti certi.

  2. Vincesko

    Magnifico! Finalmente! Questa eccellente analisi-proposta innova anche la linea finora invero prudente de La Voce (cfr., ad esempio, questo articolo “Non per cassa, ma per equità” 30.05.13 di Tito Boeri e Tommaso Nannicini http://t.contactlab.it/c/1000009/3463/43382123/31426, in cui si ipotizzava un risparmio di appena 1,45 mld).

    Va rimarcata con forza l’improntitudine dei Mandarini di Stato nell’aver partorito ancora una volta una formulazione del contributo sulle pensioni d’oro passibile di giudizio d’incostituzionalità.

  3. Luca

    E’ giusto pagare pensioni anche alte se corrispondo a una rivalutazione di quanto versato, ma è da Robin Hood all’incontrario dare un regalo puramente generazionale (retributivo) a chi ha pensioni nette sopra i 1500 eur, bel al di sopra di ogni “funzione sociale” della pensione…. quando ci sono pensionati che cercano gli avanzi tra i mercati rionali!
    Sono indignato di chi ingarbuglia le acque con demagogia sulle pensioni d’oro di quattro gatti quando quelle che per massa scassano i conti sono quelle di Bronzo da 2000 eur nettti retributive.
    Se frignano di “aver versato a sufficienza e lavorato tantissimo” perche’ hanno paura di un previelo redistributivo sulla differenza “retributivo-contributivo”? Che si vergognino! Ci sono vecchi che fanno la fame e giovani che la faranno per le loro furberie.

  4. Stefano

    Pienamente d’accordo. Avrebbero dovuto farlo 15 anni fa: non possono esserci figli e figliastri!

  5. Donata lenzi

    2000 lordi è una pensione d’oro ?
    E siamo sicuri che gli anni di blocco della indicizzazione non abbiano su queste pensioni medio basse già ottenuto il risultato ?
    Inoltre è ovvio che il calcolo nel quadro generale dei conti pubblici dovrebbe tener del minor gettito fiscale. Forse sarebbe utile qualche applicazione a casi concreti.

    • Angelo Palma

      Gli autori dello studio tendono a livellare le pensioni con lo scopo di ridurre la spesa pubblica e non a vantaggio delle future generazioni.

  6. Piero Atzori

    Interessante e apprezzabile il tentativo di equità intragenerazionale. Che ne dirà il Ministro Giovannini? Segnalo nella prima colonna della sezione riguardante i dipendenti un dato inverosimile nel numero delle pensioni sopra i 5000 euro. 8.729.000?

  7. giuseppe

    Mi sembra un’analisi lucida e molto efficace. L’ Inps ha tutti gli elementi per un rapido calcolo. La scelta è solo politica, di una politica che sappia essere equa nei fatti e non nelle parole.

  8. alfonso 48 anni di contributi

    Leggo la nota e vi leggo la grande soddisfazione di chi tecnicamente risolve un problema “storico” con un po’ di acredine verso chi, avendo lavorato, alla fine ottiene una pensione “d’oro”, ormai unica entrata. E il fatto che i pensionati da 2000-3000 € appaiono i più colpiti, visto che la detrazione complessiva rappresenta l’importo più alto. Non sapevo di riscuotere una pensione “d’oro”, ma so fin troppo bene che le storture di questo paese sono enormi e da qualche parte pur bisogna cominciare: quella delle pensioni è ormai l’unica garanzia di incassi certi, giacché i tentativi di ridurre le indennità dei nostri “rappresentanti” sono miseramente falliti, e tali rimarranno; e allora via ad altre proposte di “equità”. Gaudeamus!

  9. Francesco Papa

    Spero che gli autori vogliano leggere un elenco approfondito di tutti i casi di sproporzione fra i contributi versati e le pensioni ottenute, che sto per inviare. Ma ormai si va consolidando questa assurda tesi che si possano ridurre le pensioni a partire da 2000 euro già calcolate con il sistema retributivo a pensioni da ricalcolare col sistema contributivo e quindi da assoggettare a trattenuta corrispondente. E’ del tutto trasparente che il metodo qui inventato è solo funzionale alla riduzione del monte delle pensioni vigenti, per dirottare il ricavato ad altri interessi e che il metodo stesso è un tentativo di superare i diritti costituzionali dei pensionati, come sanciti più volte dalla Suprema Corte. Per il resto la giustificazione etico-tecnica inventata è valida solo per giustificare le prossime campagne di stampa ma è una soluzione tecnicamente ingiustificabile ed ancora più iniqua di quanto lo siano le pensioni alte che corrispondono, in fin dei conti, a un corretto rapporto nel vigente sistema retributivo (che, per quanto ne dicano gli autori, è in perfetto equilibrio col Fondo Pensioni Lavoratori dipendenti sempre attivo a partire dal 1999.)
    Ma applichiamo pure il sistema della riduzione proporzionale ai contributi versati, come dicono gli autori, alle varie categorie di pensioni senza tener conto dell’importo. Bene, cominciamo dai prepensionamenti dati da settore chimico e metalmeccanico fra il 1990 e il 1999. Gli abbuoni contributivi medi di 15 anni riconosciuti figurativamente e quindi a carico del Fondo Pensioni, sono equi eticamente? E sono equi i contributi figurativi per articolo 31 della l.300/70 a favore di politici, sindacalisti e distaccati vari che hanno avuto riconosciuti tutti gli anni di copertura di incarichi politici e sindacali a spese della collettività? Perché non si calcola anche questo? In fondo che giustizia c’è nelle pensioni erogate a chi non ha versato nemmeno un contributo o pochissimi? A prescindere dall’importo, diciamo.
    E perché non andiamo a calcolare la differenza versato/calcolato a tutti gli appartenenti alle categorie ex Fondi sostitutivi (Autoferrotranvieri, Ferrovieri, Elettrici, Fondi di Banche, Porto di Genova, Telefonici, etc.)? Sono pensioni alte, ottenute con il riconoscimento di periodi non lavorativi e con ricongiunzioni dal costo bassissimo se non gratuite. E perché non andiamo a guardare la contribuzione figurativa per disoccupazione agricola, che costituisce l’80% della contribuzione accreditata ai finti braccianti che pure hanno ottenuto centinaia di migliaia di pensioni a valore contributivo pressochè simile allo zero? Spero che il prof Boeri ed il Dottor Patriarca vogliano leggere un elenco di tutti i “regali contributivi” erogati dal 1971 (anno di entrata in vigore del sistema retributivo in Italia) al 2013, che compilerò con cura ed attenzione ricorrendo alla mia biblioteca di modesto liquidatore di pensioni per 40 anni. Ma temo che sia ormai troppo tardi. Sono un difensore dell’eticità e rappresentatività del sistema a ripartizione e retributivo, elemento civilizzante del mondo del lavoro e di giustizia sociale, ormai condannato ad essere indicato come difensore di privilegi. Spero solo che una volta passato il principio adombrato dagli autori, venga esteso a tutte le categorie che parassitariamente hanno dragato enormi risorse dal perfetto sistema retributivo per attribuirsi gratuitamente pensioni sproporzionate e senza basi contributive a partire dai politici e sindacalisti che godono, come dice la parola, delle pensioni con art, 31 della legge 300/0 detto anche statuto dei lavoratori. In fondo ogni principio non si può applicare solo alle pensioni alte: deve essere valido per tutti. Forse, prima di applicare il metodo, sarebbe opportuno rimuovere l’art 3 e l’art. 53 dalla costituzione assieme a qualche altro, sui diritti acquisiti.

    • Bruno Cipolla

      “In fondo ogni principio non si può applicare solo alle pensioni alte: deve essere valido per tutti”.
      Esattamente. La proposta di legge del Movimento cinque stelle prevede una decurtazione simbolica anche delle pensioni minime (0,1%) in modo da poter risultare costituzionale.

  10. Maurizio Benetti

    Affermare che l’Inpdap non ha passato all’Inps la storia contributiva dei pubblici significa ignorare che l’Inpdap non è è in possesso. Chiedete all’Inpdap a chi chiede i dati quando va a calcolare oggi le nuove pensioni. Affermare che si ricavano 4 miliardi dal contributo ignorando che circa la metà viene assorbita dal mancato gettito fiscale vuol dire ignorare le più elementari regole di bilancio pubblico. Ignorare che nel 2001 fu eliminata la possibilità di optare per il contributivo per chi era nel retributivo perchè il forfettone avrebbe favorito la dirigenza del pubblico impiego con un aumento di pensione rispetto al retributivo significa non avere un minimo di memoria. Il problema non è una stima complessiva, ma una applicazione concreta ad ogni singolo pensionato. Non sono un esperto in temi giuridici, ma se se si vuole applicare un principio di corrispondenza tra contributi e prestazioni come si fa a limitarlo ad alcuni livelli di reddito. I tassi interni di rendimento più elevati li hanno gli autonomi, perchè non si dovrebbe applicare loro il principio?. Nei calcoli avete tenuto conto che per i redditi più elati dal 1993 si applica un contributo aggiuntivo dell’1% come forma di solidarietà. Grande lavoro per gli avvocati nel prossimo futuro. La differenza di risparmio tra la vostra proposta è quella della legge di stabilità non sta nel principio, ma nella platea a cui si applica. Estendete il contributo di solidarietà alla vostra platea con le vostre aliquote e otterrete gli stessi risultati senza tante storie.

    • Vincesko

      Mi limito ad osservare: 1.Anche affermare che “circa la metà viene assorbita dal mancato gettito fiscale”, atteso che l’imponibile maggiore (ben 11 mld su 17) è quello della fascia da 2 a 3 mila €, significa ignorare la tabella delle aliquote fiscali; 2.Con i tempi che corrono (una crisi economica epocale che richiede un mix di ingenti risorse per finanziare la crescita e misure di welfare anti-crisi quali l’RMG ed un piano corposo di alloggi pubblici, oltre a una modifica dei paradigmi concettuali da economia di pace ad economia di guerra), se fossero soltanto 3 mld sarebbe comunque un ottimo risultato; 3.Neppure io sono un esperto giuridico, ma estendere il criterio fissato dalla legge di stabilità significa non aver neppure letto le sentenze della Corte Costituzionale, che ha giudicato incostituzionali quelle del tutto simili precedenti, con grande goduria dei furbissimi mandarini di Stato.

  11. Andrea

    Mi sembra un principio corretto, in questo modo si attua una adeguata politica perequativa, (al limite si può far salire la partenza da 5 volte il minimo, prevedendo anche una aliquota del 60% per quelle superiori a 15 volte il minimo). 400-500 euro lordi mese a chi ha una pensione di 5.000 euro lordi non è la fine del mondo, gli può dare un po’ fastidio, ma è una cosa sopportabile ed è anche a loro vantaggio perché se il sistema regge, anche loro ne avranno dei benefici. E’ ovvio che poi fenomeno come l’evasione fiscale e il lavoro nero dovranno essere ridotti ai minimi termini.
    E’ chiaro che la base da cui si parte a chiedere il contributo deve essere abbastanza bassa, altrimenti si lede il principio universalistico e progressivo previsto dalla costituzione.

    • Angelo Palma

      Mi spieghi, prima parla di 5 volte il minimo e poi per dimostrare la sopportabilità del taglio fa riferimento a 5.000 euro lordi.

  12. pallino

    Se i vostri accantonamenti previdenziali vi danno diritto a prestazioni calcolate con il metodo contributivo (ciò che varrà per tutti i lavoratori in Italia), non avrete nulla da temere: le vostre prestazioni future non verranno mai toccate dal consolidamento fiscale”. Affermando questo principio, si potrebbe anche cogliere l’occasione per migliorare il grado di conoscenza dei lavoratori, soprattutto di quelli più giovani, sul funzionamento del nostro sistema pensionistico. E chiarendo che le loro prestazioni future verranno determinate sulla base dei contributi versati durante l’intero arco della vita lavorativa, rivalutate in base all’andamento dell’economia, i contributi non apparirebbero come tasse, ma come un modo di garantirsi standard di vita adeguati quando si andrà in pensione.

    Considerato che gli autori vogliono anche essere divulgatori, consiglierei di sostituire ACCANTONAMENTI con VERSAMENTI o PAGAMENTI e
    NON APPARIREBBERO COME con CHE SONO

    Il sistema pensionistico è con gestione finanziaria a ripartizione.
    Inutile parlare di equità. Bisogna parlare di sostenibilità fiscale del sistema pensionistico obbligatorio.
    Inutile cercare una tassa tanto per tassare. Bisogna dire qual’è il limite della pressione fiscale sostenibile dal sistema, rivedere di conseguenza le aliquote e quindi le risorse per il sistema.
    Alla fine si individua come ripartire i sacrifici.

  13. Dario

    Visitate Il portale Inps: riporta il netto erogato, dedotta l’Irpef ; ben più magra! Ex dipendenti , come il sottoscritto hanno e continuano ad avere la fortuna di pagare l’Irpef. Su una cosiddetta ricca pensione di 3 mila € lordi un 33% (a spanne) resta immediatamente trattenuto; sono indignato che dopo 40 anni di contributi versati si tenti, anziché rivolgere lo sguardo all’enorme evasione ancora in atto, documentata dai tenori di vita inspiegabili a confronto con i dati ufficiali dei redditi, di prendere di mira noi; ad ogni piè sospinto si cita la Carta Costituzionale, lo Stato di Diritto, patto a suo tempo stipulato (o subito) con lo Stato. Ma due anni di blocco totale della rivalutazione sono costituzionali?

  14. Franco Tegoni

    Se il principio di base è ricalcolare la pensione sulla base del sistema contributivo attuale applicato agli anni precedenti il pensionamento, occorrerebbe prima di tutto separare dal totale della spesa pensionistica, le pensioni assistenziali (integrazioni al minimo e, per esempio, le pensioni ai coltivatori diretti con 51 contributi annui) e ricalcolare le pensioni di reversibilità secondo criteri attuariali per evitare di erogare una pensione pari al 60% della diretta sia ad una vedova di pari età del defunto che ad una di 20 anni di meno. Se vogliamo attivare sistemi di giustizia a ritroso dovremmo anche introdurre un criterio analogo a quello della prescrizione per reati penali come l’evasione fiscale. La discussione attuale serve soltanto ad evidenziare che il provvedimento contenuto nella legge di stabilità è stupidamente iniquo perché colpisce solo il reddito da pensione seza spiegare perché non si colpiscono gli altri redditi.

  15. Luigi Calabrone

    Se verranno in qualche modo messe in atto queste ipotesi di prelievo sulle sole pensioni, saranno colpiti dallo Stato coloro che, come il sottoscritto, hanno lavorato per oltre quarantacinque anni e hanno sempre pagato tutti i contributi, non evadendo neanche per un centesimo, sicché il prelievo contributivo + fiscale (con aliquote fiscali da rapina) ha sempre oscillato tra il 60 e il 70% del reddito da lavoro dipendente. Anche ora, la mia pensione lorda viene decurtata del 37%; in tutti i paesi civili, Germania compresa, il reddito da pensione viene tassato con aliquote minori di quello da lavoro. Se in questi quarantacinque anni avessi potuto scegliere, mi sarei costituito un piano previdenziale privato, di tipo assicurativo; ma lo stato (stampatore di moneta falsa, svalutata sistematicamente nel corso della mia storia lavorativa) me lo ha impedito, impedendomi anche di fare un’assicurazione sulla vita in Svizzera (sarebbe stata evasione fiscale). Oggi, continuo a leggere su questo sito, senza che il Professor Boeri e colleghi protestino, l ‘affermazione di alcuni lettori che dicono che la pensione non è proporzionale al reddito prodotto (e sottratto dallo stato a titolo di contributi e imposte), ma solo un’elemosina corrisposta ai bisognosi. Secondo la vigente Costituzione, la retribuzione e la pensione devono essere proporzionali alla quantità e qualità del lavoro svolto, non sono elemosina alimentare.
    Se lo Stato italiano ha ancora bisogno soldi, soprattutto per evitare di ridurre le spese statali dei 30/50 miliardi di euro che vengono consigliati come intervento urgente anche su questo sito, e questi soldi servono per continuare a retribuire la classe burocratica/politica (vedi cosa scrive il Prof. Perotti su questo sito) e per consentirle gli sprechi/ruberie attuali (vedi, in ultimo, quelle delle regioni ordinarie e a statuto speciale), lo Stato trovi questi soldi aumentando le aliquote fiscali su tutte le retribuzioni (comprese quelle dei professori universitari) e lasci stare i pensionati, a meno che lo Stato stesso limiti il prelievo aggiuntivo (proposto anche su questo sito) a coloro per cui si provi, mediante calcoli individuali che il livello attuale della pensione non corrisponde in alcun modo a quanto a suo tempo versato, a titolo di contributi + imposte. Continuare a fare ipotesi di rapina sulle pensioni cosiddette “d’oro”, così definite solo in base alla loro entità (tra l’altro, sempre definita in termini di importi lordi, per gonfiare le cifre e incentivare l’odio sociale) non mi sembra degno di studiosi seri. Almeno gli economisti, che dovrebbero conoscere la storia dell’Italia dal dopoguerra ad oggi, dovrebbero ricordare che le generazioni che hanno lavorato dagli anni ’60 ad oggi non hanno avuto alcuna possibilità di sottrarsi alla morsa contributiva/fiscale vigente in quel periodo; intervenire oggi a loro carico è particolarmente scorretto e sleale e costituirebbe un pericoloso precedente; senz’altro, renderebbe più giustificata da parte delle generazioni attuali che potessero disporre di risparmi la costituzione di riserve previdenziali all’estero.

  16. Rita

    Ma perchè la chiamate equitá? Usate le parole appropriate: si chiama esproprio, si chiama rottura di un patto tra Stato e cittadini. Sì perchè i pensionati d’oro non hanno rubato nulla, sono andati in pensione con le regole che il legislatore aveva stabilito, hanno fatto i loro conti sapendo di potere contare su un determinato reddito futuro atteso, nessuno ha detto loro” attenzione che dello Stato solo un fesso si può fidare. Quindi fatti una assicurazione privata e detraila adeguatamente”. Sicchè loro hanno pagato le pensioni dei loro padri senza porsi altri problemi visto che c’era un legislatore che doveva porseli. Faccio notare che se vogliamo parlare di equità dovremmo tenere conto di quanto questi lavoratori dipendenti hanno contribuito alla fiscalità generale con la quale sono state elargite baby pensioni, false invalidità , welfare agli evasori e prebende ai politici. Mi indigna che persone come gli autori cavalchino la facile demagogia invece di parlare dell’iniquità vera che è l’ evasione fiscale e contro cui si emanano solo le grida di manzoniana memoria, perchè. Appena si accenna ad abolire l’uso del contante, apriti cielo!

    • Angelo Palma

      Lo scopo è ridurre la spesa pubblica. Parlano di equità e di equilibrio generazionale per mettere contro giovani e anziani. Se i primi sapessero che non ne ricaveranno alcun vantaggio vedrebbero le cose diversamente.

    • Angelo Palma

      Perché l’operazione di taglio alle pensioni viene chiamata equità? Immaginiamo cosa avverrebbe se venisse chiamata con il suo vero nome, taglio. Tutti solidarizzerebbero con i pensionati. Pensiamo pure a cosa succederebbe se non si parlasse di pensioni d’oro, ma di pensioni d’oro, d’argento, di bronzo. Moltissimi sarebbero contro. Se poi i giovani sapessero che i loro contributi potrebbero alla fine servire a ridurre la spesa pubblica e quindi il debito, si ricompatterebbero i contrari. E’ un’operazione di spin-doctoring, ma se si legge l’articolo la verità vien fuori: il taglio proposto riguarda le pensioni oltre 2.000 euro al mese lordi. Al momento si parte con una progressività del 20, 30, 50 per cento. Una volta passato il principio, qualcuno dirà che 4 miliardi sono pochi e occorre tagliare di più. Allora i conti Inps vanno bene e le pensioni non si toccano, salvo contributi di solidarietà (su quelle d’oro, oltre 90.000 euro l’anno, e per quelle d’argento, oltre 65.000 euro l’anno lordi) da destinare a un fondo per le future generazioni di pensionati. Il debito pubblico deve essere gestito contestando il fiscal compact in quanto la sua riduzione di 50 miliardi di euro per anno (il primo anno 50, il secondo altri 50 e così via) per arrivare al 60 per cento del Pil in 20 anni non possiamo permettercela. Si veda come caricare il debito sugli investitori nazionali.

    • Io Robert

      Allora facciamo cosi: anch’io mi faccio i miei conti, vedo che coi contributi (altissimi) che attualmente sto versando mi daranno una pensione sotto la sociale e a tardissima età, non mi conviene e quindi comincio a lavorare in nero senza pagare i contributi. Scommettiamo che in 3 anni l’INPS salta e tu pensionata d’oro la tua pensioncina non la vedi più?

      • Ferdy

        Ecco che il pesce ha abboccato all’amo del populismo attuale che scatena questa guerra generazionale. I contributi dovrebbero essere personali almeno in principio di diritto
        solo che i nostri politici del passato e vedo anche del presente hanno attinto a questa entrata utilizzando l’Inps come un bancomat per pagare assistenza ai nostri padri del dopoguerra e lo fanno tuttora senza considerare che la vera e giusta assistenza deve essere fatta solo con la fiscalità generale.
        Se parliamo della sola gestione Fondo Lavoratori Dipendenti Privato questa risultava in attivo fino all’accorpamento con altri Fondi Pubblici. La risposta a Lei è solo che i nostri politici hanno sperperato e foraggiato corruzione, evasione e cattiva politica.

    • Vincesko

      Per un utile promemoria, allego il riepilogo delle manovre correttive della scorsa
      legislatura, ignote (pare) a quasi tutti, molto iniquamente addossate (in particolare dal governo Berlusconi-Tremonti) sui ceti medio e basso e persino sui poveri col taglio feroce della spesa sociale (- 90%). Le manovre correttive, dopo la crisi greca, sono state:
      • 2010 (DL 78/2010) di 24,9 mld;
      • 2011 (a parte la legge di stabilità) due del
      governo Berlusconi-Tremonti (DL 98/2011 e DL 138/2011) di 80+60 mld con la scopertura di 15 mld (la cosiddetta clausola di salvaguardia che Tremonti si riprometteva di coprire con la delega fiscale, cosa che ha poi dovuto fare Monti aumentando l’IVA) e una del governo Monti (DL 201/2011, c.d. decreto salva-Italia) di 32 mld “lordi” (di cui 10 “restituiti” in sussidi e incentivi);
      • 2012 (DL 95/2012) di circa 20 mld.
      Quindi in totale esse assommano, rispettivamente: – Governo Berlusconi: 165 mld;
      – Governo Monti: 42 mld.
      Se si considerano gli effetti cumulati da inizio legislatura (fonte: “Il Sole 24 ore”), sono:
      – Governo Berlusconi-Tremonti 266,3 mld;
      – Governo Monti 63,2 mld.
      Totale 329,5 mld.
      Cioè Berlusconi ha battuto Monti 4 a 1. Per l’equità e le variabili extra-tecnico-contabili è stato anche molto peggio.

    • Equità nei confronti dei giovani d’oggi, che entrando nel mondo del lavoro sempre più tardi, rimanendoci più a lungo e subendo passivamente i continui tagli non arriveranno mai ad avvicinarsi alle pensioni dei padri. Che vogliono continuare a fare la vita che facevano quando erano giovani…

  17. ferdy

    Egregio Professore, rompiamo il contratto Inps Lavoratori Dipendenti, restituiteci i contributi versati ben certificati e rivalutati ed evitiamo questa diabolica simulazione e calcolo, ma non si paghino più le pensioni anche a quelli sotto i 2000 euro, dove ci sono i veri privilegi nascosti negli anni (babypensioni e versamento di contributi bassi), risparmiamoci anche di pagare l’imposizione fiscale Irpef progressiva e marginale. Basta, non se ne può più di questi scienziati del populismo puro e demagogico.

  18. Paolo Riccardi

    In sostanza verrebbero vanificati gli adeguamenti all’inflazione degli ultimi venti anni. Pensioni nate di bronzo e diventate d’argento in virtù delle passate rivalutazioni perderebbero anni di adeguamenti.
    Non dovrebbe sorprendere che illustri personaggi si prestino a tale incivile campagna, a chiederlo sono i loro partiti di riferimento. In tutto l’articolo non si parla mai dell’immensa evasione contributiva e di quelle pensioni pagate a monte di insufficienti contributi (spesso evasi) ed integrate al minimo.
    Perché anche queste non sono ricalcolate con il contributivo?

  19. Vincesko

    Segnalo: “Pensioni d’oro: testo in commissione Lavoro” by Cesare Damiano
    http://www.cesaredamiano.org/2014/01/13/pensioni-doro-testo-in-commissione-lavoro/

  20. Adriano

    E’ tutto fattibile, è tutto tagliabile, tanto ormai lo stato di diritto in Italia è finito dal 1993.

  21. Piero

    Sicuramente sarebbe un provvedimento da attuare in questo momento di crisi, personalmente tale ricalcolo dovrebbe essere fatto sulle pensioni oltre un certo limite tipo 2000 euro, al fine di non danneggiare la maggior parte del ceto medio, che potrebbe ulteriormente aggravare la crisi del consumo interno. Per le pensioni superiori non vi deve essere nessuna giustificazione (diritti acquisiti, contratto stato-cittadini), si deve fare il ricalcolo su quanto fu versato durante la vita lavorativa, non c’è da gridare allo scandalo: la norma non ha effetto retroattivo, non si chiede il rimborso di quando già percepito. Il vero problema è che questo provvedimento non verrà mai attuato, il governo preferisce mettere le tasse che prendere simili provvedimenti, basta vedere il costo della politica, denunciato dal Prof. Perotti: ad oggi non è presente nessun impegno né governativo né parlamentare.

  22. Elio Capriati

    Notevole sforzo intellettuale e tecnico, vasto programma ma pericoloso e, almeno a mio parere, assai modesto: 1.aumenterà spaventosamente il contenzioso tra stato e cittadini con prevedibili grandi guadagni per avvocati fiscalisti, tributaristi ed esperti in previdenza. 2.sarà solo una gigantesca partita di giro nei redditi delle famiglie, soprattutto di quelle composte da pensionati, figli dei suddetti, più o meno, aiutati e/o mantenuti dai genitori in quiescenza con effetti quasi zero sui consumi, sull’occupazione e sulle imprese, in genere, non export oriented. 3.genererà, nel contempo un incattivimento del clima sociale con forti ripercussioni sulla tenuta democratica del Paese. p.s. per inciso le pensioni di 2000-3000 euro (lorde, ovvio, come si deduce) non sono per niente auree o argentee).

  23. Marcello

    Come si fa a parlare di pensioni d’oro da 2000 euro lordi (al netto sono 1400-1500) quando ci sono una quantità di amministratori pubblici al centro e alla periferia a cui è stato dato il potere di definire i propri stipendi, il proprio trattamento fiscale, la quota forfettaria di rimborsi spese, le proprie pensioni, e che considerano ragionevoli stipendi oltre i 10.000 euro benefit vari esclusi? Quando il numero dei centri di spesa autorizzati a spendere denaro pubblico spesso senza controlli di merito, ma solo formali, non è nemmeno noto per ammissione delle autorità (vedi problema dei debiti della pubblica amministrazione)? Come si fa a parlare di equità quando si sa che questi prelievi servono solo a coprire la spesa corrente e non cambiano di un pelo la situazione di chi ha pensioni basse. Si tratta banalmente di fare cassa a spese di chi non può sfuggire a questo grande rimescolamento di carte a cui stiamo assistendo: non a caso pensionati e proprietari di immobili sono nel mirino. Non sto a ripetere il concetto che attraverso il prelievo fiscale attuale e passato i percettori di pensioni più alte hanno già dato il loro contributo di solidarietà; mi sembra che il dibattito sia ormai diventato ideologico.

  24. alessandro

    domanda: non entro nel merito della discussione tecnica, condivido alcuni dubbi del lettore Papa. Mi chiedo però: che succede al contributivo negli anni di vacche magre? Se e come vengono rivalutati i contributi accantonati in anni come quello appena trascorso, con una variazione del Pil pari a zero o negativa? Esiste la possibilità di evitare quella grottesca situazione per cui io pago chi si prende in prestito i miei denari?

  25. Piero Atzori

    La cifra di 4,2 miliardi di euro di un tale ricalcolo delle pensioni riguarderebbe, se ho ben capito, i dipendenti privati a partire dal 1974 e quelli pubblici a partire dal 1980. Domanda: ma da dove verrà fuori un Governo così autorevole da far accettare una simile, drastica perequazione (posto che sia equa)? Certamente non un governo come quello attuale che mentre giocava pesante con gli insegnanti (alludo al prelievo forzoso dell’ultimo scatto), ha continuato ad aumentare di circa il 25% i già spropositati stipendi dei dirigenti di Palazzo Chigi.

    • Angelo Palma

      “Posto che sia equa”: sono d’accordo.
      A proposito di equità in generale avrei da commentare, ma come ospite di un sito preferisco non farlo.

  26. Gil

    A proposito delle fasce: se con una pensione da 5000 euro lordi al mese ci vivono in tre, due o uno solo è la stessa cosa per Boeri? A me pare di no, quindi nei suoi calcoli manca qualcosa. O no?

    • Ferdy

      questo si chiama quoziente familiare, mai attuato in Italia a livello fiscale, cosa centra con le pensioni, ogni pensione da lavoro è personale, manca solo un concetto del genere per intervenire su pensioni da lavoro e poi veramente possiamo dire di vivere in un paese da terzo mondo anche se fra un po arriveremo a questo, visto che si calpesta il diritto.

  27. Luca

    Colpire tutti i regalini del retributivo sopra i 1500 euro netti e col risparmio aiutare chi prende meno di 1500 netti. Non è solo un’operazione di equità, è anche un’operazione di legalità: il furtarello generazionale del retributivo è persino anticostituzionale.

    • Ferdy

      colpire anche le pensioni sotto i 1500 euro è operazione di legalità come dice lei
      allora si che sarebbe vera equità sociale, visto che pensioni basse sono frutto di contributi bassi volutamente pagati bassi da tanti evasori fiscali e contributivi e sono pensioni anche assistenziali o con integrazione al minimo che dovrebbero essere a carico della fiscalità generale, Lei ha un concetto di parità di diritto da espropriazione proletaria.
      Se attuato un taglio lineare sopra un determinato importo ci saranno le basi per ricorsi di eguaglianza ed equità sociale. Allora CONTRIBUTIVO per tutti anche per le basse pensioni calcolate con metodi più vantaggiosi dopo riforme anni 90.
      Si legga i metodi di liquidazione introdotti da Dini ed Amato, prima di sproloquiare.

  28. Vincesko

    AL MODERATORE
    La pulsione censoria – non soltanto quella strampalata – è sempre – sempre – o il frutto di deformazione professionale (come negli insegnanti) o l’indizio di qualche altra “cosa”, che andrebbe indagata (ma io, modestamente, ci arrivo molto in fretta con la mia esperienza ed il mio intuito (quasi) infallibile). 🙂

    • Lavoratore bambino

      E’ dal tempo remoto degli assiri che gli scriba sono pappa e ciccia con le caste e usano il sapere per fare la bella vita.

      • gmn

        è da prima degli assiri che c’è chi dice che quando sente la parola “cultura” mette mano alla mazzafionda

  29. Angelo Palma

    E’ giusto che in questa sede si commenti la proposta Boeri-Patriarca, ma in Parlamento il confronto sta avvenendo essenzialmente tra la proposta Meloni (FdI) e quella Bellanova (Pd). La prima, che propone il ricalcolo delle pensioni retributive maggiori di 5.000 €/mese, potrebbe comportare un risparmio massimo di 1,4 miliardi di €. La seconda, che prevede una decurtazione del 5 per mille nella fascia oltre 4.000 €/mese, consentirebbe di risparmiare poche decine di milioni se si escludono le pensioni d’oro. Queste proposte parlamentari rafforzano in me il dubbio che si voglia intanto far passare il principio per poi introdurre successivamente tagli maggiori ed estendere la platea delle pensioni interessate alla decurtazione secondo le indicazione dello studio de lavoce.info.

    • Piero

      Non vi sarà mai il ricalcolo, è solo un sogno. Passerà invece la ridicola decurtazione

  30. Ettore

    Sono completamente d’accordo, è giusto e doveroso fare un’operazione di questo genere perché chi è andato in pensione con il retributivo ha avuto un trattamento privilegiato; bisognerebbe inserire nella platea anche i baby-pensionati del pubblico impiego che magari hanno pensioni più basse della soglia ma che percepiscono la pensione mediamente per il doppio degli anni di contribuzione. Inoltre bisognerebbe inserire anche le pensioni superprivilegiate dei Parlamentari. Il problema e’che un’operazione simile sarebbe fortemente impopolare: tutti i pensionati colpiti si ribellerebbero e i nuovi e futuri pensionati non sono abbastanza consapevoli della questione per cui non compenserebbero il deflusso dei consensi che ci sarebbe per i partiti che votassero un riequilibrio simile. Una cosa del genere dovrebbero votarla tutti i partiti, ma ce li vedete voi i 5 stelle, la Lega e Berlusconi a votare una cosa del genere?

    • Bruno Cipolla

      Le baby pensioni finora ci sono costate 160 miliardi di euro.

  31. Lavoratore bambino

    Dopo 40 anni e oltre di contributi da lavoro dipendente avevo maturato il diritto alla pensione per anzianità contributiva. Con la riforma Fornero gli anni da 41 sono diventati 43, pazienza. Adesso gli illustri scienziati laureati vorrebbero farmi sentire un parassita che sta rubando ai concittadini, in particolare a quelli giovani, e non equo quello mi spetterebbe. Io ho poco studiato perché ho dovuto iniziare a lavorare da bambino ed ho contributi dall’età di 14 anni, ma con l’esperienza ho appreso l’arte del far di conto e se dobbiamo essere davvero equi dobbiamo mettere in conto che mentre io lavoravo e versavo contributi i Prof. andavano all’università. A spese della collettività? Vogliamo mettere in conto anche questo? Oppure questo non conta?

  32. Matteo Cotroneo

    Questa proposta riguarda solo le pensioni erogate dall’Inps? E quelle erogate dagli altri organi dello Stato?

    • Piero Atzori

      Ecco, ha messo il dito nella piaga. Gli autori avrebbero dovuto evidenziare questo limite. Si può dunque dubitare fortemente che ci sia davvero ricerca di equità.

  33. Ottavio

    Utilizzando il meccanismo dell’opzione il risultato è una lotteria in quanto dipende dall’importo delle retribuzioni immediatamente precedenti all’anno 1996.

  34. Piero Atzori

    Dobbiamo convenire che per camminare, una gamba non può
    deambulare senza l’altra. Ora, mentre la gamba dell’equità intergenerazionale,
    per come è stata prospettata qui, potrebbe farcela se si trasferissero ai
    giovani le risorse indicate, l’altra, quella dell’equità intragenerazionale è
    debole.

    Nell’articolo ci si limita a indicare un prelievo graduale a seconda
    dell’importo della pensione, 20%,30%,50% dai 2000 euro lordi in su, ma per dare tono ai muscoli della gamba debole, ci vogliono terapie idonee, per iniziare quelle suggerite dal prof.Perotti (vedasi articoli su spese pazze dello Stato e stipendi faraonici
    dei manager pubblici).

  35. Ottavio

    Fare riferimento soltanto all’importo della pensione a una determinata data senza tenere conto della Gestione che l’ha erogata (con o senza massimale pensionabile; quale retribuzione pensionabile considerare: ultima retribuzione o media di alcuni anni; ecc.) e senza tenere conto della data di decorrenza originaria (c’è chi ha subito blocchi della perequazione e chi no; chi ha già perso potere di acquisto per effetto del tempo trascorso con perequazione inadeguata e chi ha avuto la pensione da qualche mese) sono occasioni di ingiustizia e di altra iniquità utile a far dichiarare illegittima l’eventuale norma.

  36. G. Cella

    Rispetto ad una serie di proposte di cui si è letto negli ultimi tempi, questa ha il merito della razionalità: chi percepisce una quota di pensione ‘immeritata’ è tenuto ad un contributo su questa quota. Per ovvi motivi vengono fatte salve le pensioni fino a 2000 euro, meritate o ‘immeritate’ che siano. E’ inutile parlare delle altre proposte, quelle che individuano tout court una soglia (4000 euro, ad esempio) oltre la quale operare la trattenuta. Esse si basano implicitamente su di un principio equitativo generale secondo cui, oltre una data cifra (nell’esempio 4000), la pensione è comunque immeritata indipendentemente dai contributi versati. Non si capisce perchè non sarebbero altrettanto immeritate le retribuzioni pubbliche oltre questa soglia.
    Tornando alla proposta in discussione, rimangono alcune perplessità.
    Innanzi tutto una questione di base: quando si giudica il livello di una pensione (si tratta di un flusso di pagamenti, non già di un capitale una tantum) va fatto riferimento non soltanto all’importo mensile, ma al numero di anni nel corso dei quali viene percepito: è più alta una pensione di 4000 euro percepita da un settantenne che ha una speranza di vita di circa 7-8 anni o quella di 1900 euro di un cinquantenne che ha una speranza di vita di 27-28 anni? In un recente articolo comparso sul Sole-24Ore Visco e Palladino hanno sostenuto che per alcune categorie, apparentemente privilegiate (magistrati e prof. universitari), il sistema contributivo darebbe luogo a pensioni più alte sia per il fatto che hanno una lunga storia contributiva sia per il fatto che l’elevata età del pensionamento implica sopravvivenze di pochi anni. (A proposito, se dal ricalcolo con il contributivo viene fuori una pensione più alta, cosa accade?). Tornando al 50enne che vede tutelata la sua pensione di 1900 euro, come ci si comporta se unisce alla pensione altri redditi?
    In secondo luogo non va trascurata la praticabilità della proposta. Essa implica dei calcoli non difficili, ma complessi e ricostruzioni retributive. Riuscite a immaginare gli infiniti ricorsi e controricorsi che la bloccherebbero?
    Non sarebbe allora più semplice ed efficace (oltre che equo) agire attraverso le aliquote fiscali? Considerate che al quadruplicarsi del reddito annuo da 20.000 a 80.000 euro le imposte l’IRPEF si moltiplica all’incirca per 8. Se invece il reddito si quadruplica da 80.000 a 320.000 euro l’IRPEF si moltiplica solo per quattro. Non suona un po’ strano?
    Una curiosità. Uno degli autori ha avuto ed ha un’intensa attività professionale con numerosi incarichi pubblici (presidenza Formez, tra l’altro). Visto che affronta un tema così scottante per molti pensionati, potrebbe indicarci quante e quali retribuzioni ha cumulato nel corso del tempo con questi incarichi e quante e quali pensioni ha maturato, magari in modo del tutto meritato, viste le probabili retribuzioni?

    • Ferdy

      Immeritata è una pensione che non corrisponde ai contributi versati. Si documenti prima di classificare come immeritata una pensione sopra i 4000 euro indipendentemente dai contributi versati. Un’affermazione da odio sociale contro chi paga più degli altri anche sotto forma di imposizione fiscale oltre che contributiva. Meno male che questi politici non arrivano a tanto sperando sempre nella Corte Suprema in un paese civile e democratico.

      • g.Cella

        Legga con attenzione. Il riferimento era critico verso coloro che ritengono di individuare una qualsiasi soglia (ad esempio 4000) oltre la quale ritengono tou court immeritata la pensione.

  37. Giuseppe

    non voglio entrare neanche nel merito della proposta che ha le caratteristiche pericolosissime della retroattività che minano alla base il principio dello Stato di Diritto. Qualsiasi regola in questo caso può essere variata a piacimento dalla collettività quando ritiene che possano essere modificate le motivazioni in base a cuii era stata decisa. Tutto si può fare ma non in maniera retroattiva. Tutte quelle persone a cui ” sole” ora chiederemmo una riduzione significativa della pensione hanno prso impegni deciso modalità di vita in base ad un patto con lo stato in base alle leggi vigenti. Tutto questo non ha significato? Cosa dunque dovrebbe averlo? Credo che la soluzione più equa per recuperare risorse sia un’altra . molto più semplice ed efficace.: aumentare le aliquote IRPEF a partire dalla soglia dei 50.000 euro per tutti. Come mai nessuno ne parla? Forse perchè toccherebbe la sua tasca?

    • Ryoga007

      La vecchia regola del “chi ha avuto ha avuto chi ha dato ha dato”?
      L’Italia deve cambiare, piu’ paletti mettiamo meno puo’ cambiare. Qui si tratta di cambiare le regole seguendo dei principi condivisibili e non in maniera arbitraria.
      Se non accetti questo, sappi che NESSUNA ingiustizia potra’ essere rimediata, se non a lungo termine.
      Quando saremo tutti morti.

    • trane52

      La progressività delle imposte sui redditi è alla base, lo dice la Costituzione, del contributo dei cittadini alla spesa pubblica, vista come mezzo per redistribuire parte della ricchezza detenuta dal popolo. Direi che sono principi fondamentali, piaccia o non piaccia, dei moderni Stati borghesi ad economia capitalista. Che è poi un patto tra cittadino e Stato, per cui il cittadino rinuncia in parte ai suoi redditi in cambio di alcune sicurezze (inizialmente solo esercito, polizia, giustizia poi estese a istruzione, salute, etc. ma non in pari misura nei vari Stati). Nei tempi precedenti non c’era nessun patto: le imposte servivano solo ad uso e consumo di chi deteneva il potere. Il resto sono maldestri tentativi di giustizia sociale capziosi, fuori da contesti rigorosi e storicamente accertati. A meno che non si dichiarino obiettivi di nuove forme di organizzazione sociale, di cui il socialismo ed il comunismo sono stati gli esempi storici più evidenti. Ma qui saremmo di fronte a scenari di ampio respiro e non di piccolo cabotaggio per raschiare il fondo del barile e lasciare tutto come prima. Per dirla con Marx, non andiamo ad incidere sui rapporti di produzione. E’ la deriva di una sinistra che, non volendo o non sapendo fare più una rivoluzione, s’incarta sempre più su scenari vicino all’assistenzialismo.

  38. michele carugi

    Come ho già avuto modo in passato di esprimere personalmente a Boeri, la sua proposta mi trova totalmente d’accordo; anzi, sul mio blog avevo già caldeggiato una soluzione del genere indicando che si dovessero toccare le pensioni riportandole a un assegno congruente con contributi versati e aspettativa di vita, facendo salve quelle di importi sotto un certo limite in quanto in quel caso l’assegno superiore esce dal paradigma “previdenza” per entrare in quello dell’ “assistenza” che non mi sognerei di ridurre nel campo pensionistico.

    Aggiungo che questa proposta eliminerebbe sul nascere qualsiasi obiezione di incostituzionalità in quanto sarebbe totalmente interna al sistema pensionistico (per intendersi non di natura fiscale) e basata su criteri inoppugnabili di equità interni al sistema.

    Purtroppo questa soluzione è osteggiata da politici e iNPS (perché richiede loro di LAVORARE con disciplina e idee creative) e da populisti, demagoghi e ideologizzati, i quali prediligono l’approccio: “sei ricco, paga e taci! senza curarsi se la ricchezza derivi da accantonamenti (forzosi) pesanti e da una vita di responsabilità e sacrificio oppure da graziosi regali.

    Purtroppo non credo che ce la si farà a modificare l’attitudine dei nostri governanti i quali preferiscono le vie facili (per loro) e soprattutto non ritengono mai di dovere sottoporre le loro proposte e leggi a un esame di logica e di equità. Il problema, però, è che così non si può più andare avanti.

  39. ellero marcassa

    La proposta di Boeri non può non essere condivisa dalla maggior parte dei cittadini italiani. Perché non è condivisa dai governanti di turno?

  40. Bruno Cipolla

    “Contributo pari al xx per cento dell’importo della pensione eccedente quello con il calcolo contributivo”. Non si potrebbe semplicemente togliere dall’importo della pensione tutto ciò che eccede l’importo contributivo? Perché, stante la situazione attuale, qualche milione di privilegiati retributivi dovrebbe fruire di privilegi ingiusti e non sostenibili?

  41. Ferdy

    Il Sig Patriarca senior, vedo dal CV, ha partecipato alla riforma pensioni Dini del 1995. Adesso propone questo esproprio da 2000 euro in su. Fra qualche anno verrà fuori con proposta di prelievo da 1000 in su e così via. Non essendoci certezza di diritto, tutto il sistema previdenziale sarà messo continuamente in discussione anche per i futuri pensionati, invece di proporre soluzioni sulla piaga di questo Bel Paese (corruzione, evasione e Pensioni ad immigrati, falsi invalidi o a evasori di una vita intera).

  42. Bruno Cipolla

    Per chi percepisce pensioni al minimo, a fronte di contributi insufficienti va fatta un’indagine patrimoniale. Il mio meccanico di biciclette ha lavorato in (quasi) nero per tutta la vita, versato quasi nulla, percepisce la pensione minima e possiede 14 appartamenti. Inoltre chi percepisce pensioni minime senza adeguati versamenti e non è impossibilitato a farlo presterà alcune ore (10?) settimanali di servizi sociali gratuiti per compensare ciò che riceve immeritatamente.

    • Ferdy

      Di casi come il meccanico ce ne sono tanti, dato il sommerso stimato in Italia e casi conosciuti da me personalmente: persone con appartamenti furbamente donati a figli e mogli separate per risultare nullatenenti e percepire l’integrazione al minimo sulla pensione e l’esenzione dai tickets sanitari più altre agevolazioni varie. Conservano il patrimonio rivalutato nel tempo e percepiscono la rendita e anche la perequazione sulla pensione minima o bassa al 100 per cento. Si potrebbero fare indagini patrimoniali e scopriremmo quanti non solo hanno comprato attività ed immobili non solo ma hanno anche fatto investimenti non corrispondenti ai redditi dichiarati dal dopoguerra in avanti. Invece siamo all’assurdo: interventi sulle pensioni solo perché nominalmente sono medie o alte senza andare nel merito non solo dei contributi ma della ricchezza patrimoniale del pensionato evasore, se non è stata ricevuta in eredità.

      • valeria

        Sig, Ferdy, non è difficile da capire il perchè. intervenire sulle pensioni, i lavoratori dipendenti, il tfs, è comodo e veloce…per il nero citato come noto un rimedio sarebbe che si potessero detrarre le fatture dall’unico, ma èè più comodo e veloce fare così.

  43. P.Lombardo

    Leggendo molti dei commenti, non ultimo quello sottostante (G.Cella) si ha una visione plastica delle molte cause della tragica crisi italiana.
    Ne cito 3 come stimolo alla riflessione:
    1) la pratica costante del “benaltrismo” come garanzia del mantenimento dello status quo.
    2) l’attacco personale o a gruppi esterni alla discussione (ad es. i politici, baby pensionati, gli evasori in genere) come tecnica per evitare di restare sulla discussione di merito.
    3) l’incapacità di praticare quel pragmatismo feroce che e’ una, se non la principale, ragione del crescente vantaggio che i paesi nord-europei vantano nei nostri confronti.

  44. Alfonso Di Lollo

    Una domanda banale: gli importi delle pensioni sono lordi o netti?

    • Luigi Calabrone

      Sono importi lordi. Ai 2.000 euro lordi mensili corrispondono circa 1.500 euro netti (25% trattenute fiscali), ai 3000 netti circa 2.000 euro netti (33% ) e per pensioni più alte, trattenute ancora più elevate. Il sistema fiscale è fortemente progressivo e le aliquote sono sostanzialmente ancora quelle in vigore ai tempi della lira, quando un euro valeva 2000 lire (ore ne vale 1000). Dai politici ed economisti che propongono di derubare i pensionati, solo in base alla classificazione degli stessi per fasce di reddito, indipendentemente dal numero di anni di anzianità di lavoro maturati e delle trattenute fiscali subite dai singoli, vengono sempre citati importi lordi, in modo da gonfiarli (rispetto al reale) per incrementare l’odio verso questi presunti ricchi, titolari di “pensioni d’oro”; tanto è vero che questo articolo ha nel titolo il termine “equità”, notoriamente usato quando si vuole proporre qualche soluzione al di fuori del diritto, a titolo di giustizia proletaria.

  45. Alberto Conserva

    Premetto che sono parte in causa. Pur cercando di vedere il problema da un punto di vista generale non mi sento neutrale.
    Ammetto che in una situazione grave come l’ attuale a chi ha avuto più di quanto ha versato sia giusto togliere anche tutto l’ eccedente.
    Detto questo non vedo perchè solo chi goda pensioni alte sia da prendere in considerazione. Chi ha versato pochi contributi durante la vita lavorativa, può avere avuto il tempo e l’ opportunità di svolgere attività remunerate, non soggette a ritenute e avere così accumulato un patrimonio in grado di compensare la bassa pensione.
    Per equità il provvedimento dovrebbe riguardare tutti, fatto salvo il livello di pensione minima.
    In una questione così delicata “forfettoni” non sono ammissibili, la parola stessa fa pensare ad un pasticcio. Il calcolo dovrebbe essere preciso, trasparente e basato su criteri non solo finanziari, ma attuariali.
    Ci sono anche altri aspetti perequativi. Quelli della mia generazione hanno svolto un servizio militare di 15 mesi, molto severo, solo mezza giornata di riposo settimanale, 3 settimane di ferie in 15 mesi (licenze), lavoro notturno. Un lavoro mal pagato che ha influito negativemente e ritardato l’ inserimento nel mondo del lavoro.
    Se si tiene conto dei maggiori vantaggi ricevuti, si deve tenere conto anche degli svantaggi.
    Sarà pure interessata la critica di chi dice che il provvedimento non è attuabile, perchè non è possibile fare un calcolo preciso e tenere conto di tutti i fattori, ma non si può negare una base di verità c’ è.
    Un provvedimento come quello esemplificato da la “lavoce.info” verrebbe percepito da chi ha operato per la maggior parte della sua vita lavorativa a livello dirigenziale, ottenendo alte retribuzioni non per via di favori, ma solo in base alla propria professionalità e avendo di conseguenza versato alte tasse ed alti contributi, come la solita stangata sui soliti noti.
    Ancor più difficile da digerire, laddove non ci fosse trasparenza sull’ impiego delle risorse così ricavate, che, perdurando il lasco controllo della spesa corrente, potrebbero semplicemente servire per incrementare l’ inneficienza.

    • Sertin

      Sarebbe giusto, ma non si potrà togliere tutto l’eccedente, sia perché (presumo) i calcoli sarebbero difficilissimi da fare sia perché categorie in passato ingiustamente privilegiate (ad es. i baby pensionati) non è detto che oggi non vivano in condizioni misere (quindi per mere ragioni di aiuto sociale si dovrebbe, per colpirli, andare a vedere con il nuovo Isee quanto son ricchi). Pensa a quanto sarebbe difficile da digerire per chi non ha una posizione privilegiata (sia pure meritata, come presumo la sua) il mantenimento dello status quo: niente riforme e disastro dilagante. Ovvio che quando si prendono provvedimenti generali di questa portata si colpiscono anche gli innocenti (ammesso che esistano perfetti innocenti in Italia), ma se lo si farà si devono mettere in conto anche i vantaggi di un potenziale rilancio dell’economia del paese (che non passa, naturalmente, solo per le riforme pensionistiche).

  46. trane52

    Se questi 4,2 miliardi non vanno a diminuire la spesa previdenziale ma sono redistribuiti alle fasce di pensioni più basse, perché allora non estendere, ad esempio, tale meccanismo ai redditi superiori ad una certa cifra per redistribuirli ai disoccupati o al reddito di cittadinanza? Altrimenti poi non lamentiamoci se la Corte boccia il tutto: non puoi introdurre di fatto una pressione fiscale diversa a seconda della categoria d’appartenenza di un cittadino. La solidarietà collettiva nella forma della spesa pubblica è garantita in Costituzione dalla progressività delle imposte, art. 53 che, guarda caso, sta nella sezione dedicata ai rapporti politici, non economici.

  47. Ferdy

    Più leggo la proposta e più mi accorgo che trattasi di esproprio proletario parlare di forfettone senza calcolare gli effettivi contributi, ma assumendoli per media di retribuzione in base ai settori avvantaggia i bassi redditi e penalizza gli alti redditi ante 1995.
    Veramente pazzesco. Si afferma anche che volendolo si può perfezionare, per cui è già qualcosa di fuori dal diritto, ma spero che ci siano estremi per ricorsi anche individuali se l’Inps non è in grado di fornire posizione vera contributiva individuale e relativa rivalutazione anche ante 1995 per tutta la vita lavorativa del soggetto. Speriamo sempre nelle forze politiche liberali se ne esistono in questo paese.

  48. POLIZIANO

    C’era una volta la politica economica. Per tutto il corso del secondo dopoguerra, fino agli anni settanta, gli economisti avevano un’idea abbastanza precisa di come si dovesse
    impostare l’azione dei governi in campo economico: si partiva dalle previsioni sull’evoluzione tendenziale dell’economia basate
    sull’andamento dell’economia mondiale e sulle tendenze della domanda interna; si valutava se vi era disoccupazione e capacità produttiva
    inutilizzata, se era possibile o utile rafforzare gli stimoli alla crescita o se l’inflazione o il deficit della bilancia dei pagamenti suggerivano una politica più cauta. Poi si cominciava a discutere della
    politica monetaria, del bilancio pubblico e delle combinazioni migliori nell’uso di questi due strumenti, anche tenendo conto dei problemi del
    tasso di cambio. Per tutti i primi trent’anni del dopoguerra, l’Europa, utilizzando questa impostazione, è cresciuta molto e l’Italia ha fatto
    anche meglio della media dei Paesi europei. Così più o meno per tutti i Paesi dell’Ocse. Poi è venuta la controrivoluzione sotto la veste del monetarismo e delle politiche dell’offerta. A partire dagli anni ottanta gli economisti americani, salvo rare eccezioni, hanno sancito che le politiche economiche, che pure avevano accompagnato la crescita del dopoguerra, non funzionavano affatto. I mercati – dicevano – capiscono in anticipo le intenzioni dei governi e le frustrano. Si aumenta il
    deficit pubblico per stimolare la domanda? I cittadini non si fanno ingannare: hanno letto David Ricardo e sanno che le tasse dovranno
    aumentare e quindi invece di spendere risparmiano! I tassi di interesse si rifiutano di scendere. Cresce solo l’inflazione. Di conseguenza ai governi è stato consigliato di riporre i due strumenti di controllo
    della domanda e concentrare l’attenzione sulle politiche di stimolo dell’economia dalla parte dell’offerta. Più concorrenza, liberalizzare I
    mercati, a cominciare dal mercato del lavoro, eliminare tutti I lacci e lacciuoli che impediscono il pieno esplicarsi delle energie imprenditoriali. Avrebbe dovuto essere l’inizio di un nuovo Rinascimento! E così siamo tornati ad Hayek che sosteneva che non si poteva far nulla per alterare
    l’andamento naturale dei cicli economici, ivi inclusa la disoccupazione dei lavoratori. E a quando, per mostrare l’assurdità di queste tesi, Richard Kahn chiedeva ironicamente in un celebre dibattito fra loro, se, secondo lui, un consumatore che fosse uscito di casa per comprare un cappotto nuovo, avrebbe provocato un aumento della disoccupazione. Al che Hayek, seraficamente, rispondeva che era esattamente così, ma la
    dimostrazione matematica era lunga e complessa. Il pendolo delle discussioni economiche ha sempre oscillato fra questi due estremi ed arrivato a un estremo, si è messo in moto nell’altra direzione. Così è avvenuto in questi anni negli Stati Uniti e
    così sta avvenendo in Giappone. Lo stesso Fondo Monetario che, per anni ha proposto le politiche del rigore si è reso conto che la crisi economica europea, era stata accentuata da quelle politiche e, con garbo, ha proposto di rivederne l’impostazione. Ma né in Europa, né in Italia c’è stato nulla da fare, sia perché nel frattempo la rivoluzione monetarista aveva fatto proseliti nelle nostre maggiori università (vedi le posizioni degli economisti della Bocconi), sia perché l’Europa
    ha commesso uno sbaglio drammatico al momento di adottare la moneta unica e di fare un passo coraggioso (e rischioso) nella direzione
    dell’unificazione dell’Europa. Avrebbe dovuto indicare le regole per scegliere chi fa la politica
    economica o sotto quale controllo democratico. Ha invece scelto di vincolare in modo assoluto la politica economica a una delle due strade possibili. Nelle Tavole della legge – cioè nel Trattato di Maastricht – è stata inscritta la visione più conservatrice fra quelle che si contendono
    la scena. Per cui oggi, quando perfino i teorici più tetragoni del rigore e dell’austerità chiedono – senza l’onestà intellettuale di riconoscere che stanno correggendo le loro impostazioni e che bisogna tornare a Keynes – di aumentare il deficit pubblico per rilanciare l’economia, non lo si può fare perché le Tavole della legge sono immutabili. Anche perché per cambiarle servirebbe l’unanimità di tutti i Paesi dell’Unione Europea. Per questo è importante l’appello pubblicato giorni fa sul Manifesto e l’interessante discussione che ne è scaturita. In queste condizioni, l’Italia – ma anche la Francia, la Spagna e gli altri Paesi della zona
    euro che non crescono – debbono decidere se attenersi fino alla morte al credo dell’austerità o se distaccarsene. Che cosa vuol dire essere europeisti? Oggi si comincia a capire che questa seconda strada non ha alternative: l’Italia deve imboccarla con determinazione. E tanto più
    potrebbe farlo oggi perché ha un Governo guidato da un uomo politico dalle impeccabili credenziali europeistiche sostenuto da un Presidente
    della Repubblica che ha la stessa visione. Essere europeisti non vuol dire accettare con rassegnazione la crisi italiana. Mi ha indignato
    l’articolo del senatore Monti che ha scritto che oggi l’Italia ha peso e prestigio in Europa, ma non ha mai citato una volta la parola disoccupazione: un prestigio costruito sulle spalle di chi perde
    il lavoro! Non può essere ulteriormente accettata la rassegnazione per le sorti dell’economia italiana e per le condizioni della disoccupazione, quella rassegnazione che fa accettare senza reagire una previsione di crescita del reddito di un misero 0,5-1% al massimo nel 2014 e più o meno
    altrettanto nel 2015. Bisogna scrivere obiettivi più coraggiosi e calcolare quale fabbisogno pubblico possa consentirne il raggiungimento e va comunicato all’Europa questo risultato. Non discusso. Comunicato.

  49. Giovanni

    Molti commenti, pur portando argomentazioni sensate e spesso condivisibili, non tengono conto del quadro generale. Quella che stiamo attraversando non è una crisi con un inizio e una fine, ma è un declino irreversibile. Come effetto della globalizzazione, dell’automazione dei processi produttivi, dell’avvento di Internet sono stati distrutti milioni di posti di lavoro che non saranno mai compensati da nuove forme di impiego come avveniva in passato. Ci sono milioni di persone che non hanno alcuna speranza di entrare nel mondo del lavoro ed il loro numero è destinato fatalmente ad aumentare. In questa situazione, come è possibile pensare di tutelare pensioni elevate non giustificate da adeguati contributi? La proposta indicata nell’articolo mi sembra onestamente accettabile.

    • Ferdy

      ma guarda, come mai in UK, ma non solo, accade il contrario, ultimi dati economici degli ultimi due anni ? Paese dedito ai servizi e sburocratizzazione
      liberale e democratico, anche grazie ad Internet/Globalizzazione/Automazione da lei richiamati.
      in Italia trattasi di cattiva politica economica, incompetenze amministrative
      Corruzione, Evasione e Furbizia tipica dell’Italiano.
      Odio sociale alimentato proprio da questi incompetenti che danno risposte di puro populismo per giustificare la loro incapacità di dare risposte ai veri problemi.

    • Angelo

      Scusi, riesce a vivere con questa visione così pessimistica del futuro?

  50. claudio

    Dio ci salvi dagli economisti!
    Ancora lo stillicidio sulle pensioni in una nazione che ha:
    1) una evasione fiscale pari a 130 mld/anno
    2) un sommerso (stima eurispes) pari a 450 mld/anno
    3) una corruzione che ruba circa 70 mld/anno
    4) che si permette di condonare 98 mld ai concessionari delle sale gioco
    5) che ha accertato 450 mld di evasione negli ultimi 10 anni mai riscossi
    6) che sperpera danaro pubblico in opere inutili

    C’è chi ancora vuole toccare le pensioni.

    Ripeto Dio ci salvi dagli economisti

  51. claudio

    Tutti questi calcoli cervellotici per recuperare qualche miliardo di euro, quando:
    1) abbiamo una evasione annua di 130 mld
    2) abbiamo un sommerso annuo (fonte Eurispes) di 450 mld
    3) abbiamo una corruzione (fonte Corte dei Conti) che ruba ogni anno 70 mld
    4) abbiamo sanato 98 mld di evasione ai concessionari delle case di gioco
    5) dobbiamo passare a riscossione 500 mld di evasione accertata negli ultimi 10 anni
    6) seguitiamo a costruire cose che non servono e abbiamo una nazione che si scioglie alle prime piogge autunnali.
    Seguitiamo a farci del male.

  52. Ezio

    447 parole

    La proposta Boeri propone una sorta di azione riparatoria per il reddito di pensione della serie “ho peccato e restituisco”. Il calcolo contributivo porta molte pensioni di fascia elevata ad un aumento della medesima che di calcolo retributivo penalizzava
    con le vecchie formule. Sulla stessa testata di Boeri, scrive l’ing. Carugi che sostiene questa tesi. Tutti hanno calcolato, ma pochi chiariscono i metodi
    di calcolo.
    Visto che Carugi e Boeri dovrebbero parlare la stessa lingua è noto che molte pensioni di area oltre 90k anno lordo saranno aumentate con il contributivo a meno di inserire nell’algoritmo correttivi. Questo significa proporre un metodo e applicarne un altro.
    Già l’equità fiscale è azzoppata dalla forte evasione per cui operare su IRPEF equivale a operare sui soliti noti, ma almeno è teoricamente per tutti. Comincio ad apprezzare la frase di Padoa Schioppa, ” le tasse sono belle” nel senso che sono meglio dei pasticci.
    D’altronde non è che ci sia da avere una gran fiducia sui metodi di calcolo lasciati in mano ad altri.
    Un esempio su tutti i giornali, che nessuno fa notare è quello della Meloni che pure qualche esperto ha a disposizione. La proposta è di ricalcolare le pensioni nette oltre 3800 Euro MESE pari a LORDO 5000 Euro ( solo x quota eccedente). Peccato che 3800 Euro corrisponde a un lordo di ca 5750!
    La stessa proposta Boeri non è così matematicamente chiara. Le statistiche che ho visto sono dati INPS e proposte aliquote per la contribuzione straordinaria, ma nulla relativo al rapporto contributi versati e pensione erogata. E’ una proposta che si basa su un principio, forse un assioma: le retributive non sono pagate. E Carugi?
    I calcoli ci sono, sono stati fatti, ma nessuno pubblica 10 casi rappresentativi. Sulla rete ho visto un solo grafico rappresentativo della situazione punto di pareggio contributiva/retributiva. L’ing. Carugi dovrebbe prevedere che la sua sicurezza da un eventuale contributivo potrebbe vacillare se qualcuno tirerà fuori dal cappello un coniglietto all’ultimo momento, cosa molto probabile e
    non sarà bianco!
    Si può chiudere rapidamente questa partita con: ma lei si rende conto? C’è gente che campa con 512€ mese o anche meno! fine della storia! Tutti zitti!
    Per questa metodologia non c’è bisogno di bocconiani, di parlamenti, di intelligenza, di politica. Il paragone con il peggio divora tutto, piace a grillo e fa effetto sulla platea!
    Lo so che esistono assegni da 40.000 Euro al mese, ma l’errore non sta nella contribuzione, che forse è stata anche pagata, ma a valle. I casi più conosciuti sono le doppie e triple pensioni, come se fosse possibile in una vita viverne tre!
    Grazie per la lettura, se ci siete riusciti meritate tutta la pensione!

  53. alessandro

    Il deputato Lenzi scrive, a ragione, che “l’aspettativa di vita di un dirigente è 6 anni più di un saldatore”. Prendo spunto e suggerirei agli articolisti di aggiungere seduzione alla loro proposta, che secondo me ha limiti giuridici insuperabili (il diritto all’informazione di cui parla Galli è sacrosanto, e il ricalcolo e l’applicazione a posteriori della riforma Dini sembra un ostacolo insormontabile violando proprio quel diritto).
    E se invece il gioco avvenisse tutto entro la platea dei pensionati, e quindi a somma zero? almeno potrebbe rimediare alle storture (pensioni sociali da fame e pensioni d’oro). Si faccia una lotteria, o meglio, si dia un premio per chi compie in vita la fatidica “aspettativa di vita media”, ed ha la pensione sociale; gli scatta un aumento sostanzioso di pensione (diciamo il 50%?). E l’onere l’INPS lo finanzia con un prelievo speculare sui fortunati che idem hanno compiuto in vita la fatidica “aspettativa di vita media” e stanno, poniamo, nel decile massimo di vitalizio. Proviamo a tosare un po’ così? troppo cinismo? proviamo a riequilibrare un po’ il gioco a favore del saldatore, diamine!

    • Ferdy

      Cosa c’entrano le pensioni sociali? Non dovrebbero essere a carico della fiscalità generale, sempre se concesse a soggetti veramente meno abbienti. Le aliquote progressive Irpef non sono già solidarietà?

      • alessandro

        La tesi dell’articolo è togliere a chi ha troppo, per dare a chi non ha, o ha troppo poco. possiamo concordare sul merito, anche se non sul metodo? L’incremento di povertà relativa e assoluta (Istat) in Italia ci sta, e come. La progressività dell’irpef vale per chi l’irpef la paga, non per chi evade; e si sa che manca lavoro e che manca demografia. e allora…? la “lotteria dei sopravvissuti” riporta il dibattito all’ambito pensionati (somma zero) e dà un po’ stimolo ai consumi (se la propensione a spendere, come diceva quel tale, è maggiore fra i redditi bassi che fra quelli alti).

        • Ferdy

          Speriamo che questo concetto da esproprio proletario rimanga minoranza in un Paese che si ritiene liberale e democratico e principalmente di Diritto.
          Il lavoro si aiuta con interventi di politica economica, non con espropri, poi ha quasi centrato il vero problema di questo paese Corruzione ed Evasione.
          Il pensionato medio-alto per tutta una vita ha pagato contributi progressivi e tasse progressive in base al reddito, per cui questo ulteriore intervento lo chiamerei solo Esproprio Proletario.
          Si documenti su come le pensioni basse sono state calcolate dopo interventi vari anni 90 (escludendo pensioni sociali ed assistenziali che nulla hanno a che vedere con l’essere chiamate Pensioni) parlo solo del settore privato Inps- FLDP.

        • i lavoratori autonomi è vero che percepiscono pensioni mediamente più basse ma hanno un conto in banca assai più alto. che dire poi dei vitalizi quelli ovviamente non si toccano appartenendo alla categoria del SACRO. proposta:prima aboliamo tutti i vitalizi dalla loro introduzione poi create pure nuovi poveri che consumeranno meno. addio ripresa dei consumi interni.

      • valeria

        le aliquote irpef non sono più tanto progressive, poco prima della crisi è diminuita quella più elevata dal 51 al 43, mentre sono aumentate dal 23 al 27 e dal 33 al 38. era per la redistribuzione?verso l’alto, certo. bisogna distruggere le classi medio basse, così siamo sicuri di azzerare la crescita del paese. non serve un dottorato per sapere, basta leggere le istruzioni dell’unico sul sito dell’agenzia delle entrate

  54. Ezio

    Alessandro
    La tesi dell’articolo si fonda su una ipotesi: distacco tra pensioni e contributi. Questa ipotesi è vera per le pensioni basse e medie. Non è vera per le medio alte e alte.
    Il metodo “retributivo” ridistribuisce verso il basso, ma non è sufficiente.
    La proposta di riequilibrare il sistema all’interno di INPS è una proposta condivisibile, ma visto che si tratta di una operazione di natura assistenziale dovrebbe essere fatta con la fiscalità generale.
    La solidarietà se fatta per categorie non funziona bene. Gli avvocati o i medici sfortunati se la caverebbero egregiamente, i tramvieri forse meno.
    La solidarietà si fa con chi può contribuire quindi tutti i redditi, da pensione, da idraulico, da astronauta, che superano il livello che si conviene essere capace di contribuire.
    Solidarietà si, ma non pasticciata e con apertura a soluzioni di categoria. Padoa Schioppa aveva ragione, le tasse sono belle ( o sono meno brutte dei pasticci)

    Saluti

  55. alessandro

    Forse chiarisco. Ogni ipotesi redistributiva, del reddito, di rendita, di pensione o di patrimonio, che si fondi su parametri assoluti (i 2000, 3000 o 5000 euro) è per natura complessa, perché non si sa qual è il livello x giusto, o meglio accettabile, di reddito, rendita o patrimonio al di sopra del quale occorre tagliare. Neppure per i beni ambientali la willingness to pay, o il prezzo della rinuncia sono metodi perfetti, infatti il patrimonio naturale ce lo continuiamo a fumare tranquilli. L’ipotesi di perequare (brutta parola) tagliando e ridistribuendo all’interno di categorie (pensionati), serve a difendere proprio il ragionamento di Boeri & Co., condivisibile, sui vizi e le virtù di retributivo e contributivo. E’ indubbio che il contributivo non penalizza tanto chi ha un buon montante annuale da accumulare, qualunque sia il rendimento; ma allora, dovremmo introdurre dei limiti assoluti agli stipendi e ai salari? anche nel pvt? non credo proprio, ci scannereMmo, una volta ancora, sui massimali. Io ritengo che una variabile assoluta facile da comprendere e utile al discorso sia l’età raggiunta; per il resto, posso pure sostituire nel mio discorso la “pensione sociale” con quella delle casalinghe, per esempio, o degli operatori ecologici. P.s. dato che ogni regola ha le sue eccezioni, per il maestro Abbado, se si potesse, per le idee che aveva, e per come lavorava, sarebbe persino giusto aumentargliela, la pensione.

  56. Ferdy

    Si continua a sproloquiare con commenti direi da odio sociale verso persone che nulla hanno sottratto allo Stato ma anzi hanno contribuito, con aliquote contributive e fiscali progressive alte, alla solidarietà sociale in questo paese di furbi. Solo nel 2013 sono stati sottratti allo Stato circa 5 miliardi di euro anche da parte di falsi poveri ed invalidi, per non parlare del sommerso e dell’evasione totale. E questo articolo parla di recuperare 3/4 miliardi togliendo a persone considerate ladri di un sistema, che nulla ha di illegale, persone che hanno usufruito di un diritto in base a leggi proprie di uno Stato di diritto, che oggi si vogliono calpestare in nome di un populismo di parte, addirittura difendendo proprio quelle fasce dove si annidano le pensioni dei citati falsi poveri ed invalidi (importi inferiori a 2000 euro lordi).
    Si propongano metodi per combattere corruzione ed evasione, vera piaga di questo Bel Paese di furbi anzichè parlare di forfettone o polpettone.

  57. renzo ardemagni

    Dal ’96 in poi non sono stati fatti adeguamenti Istat per molti anni: Prodi, Berlusconi, Monti, Letta.Non pensate che il retributivo abbia già pagato il dovuto in termini di “solidarietà”?

  58. Bruno

    Considerazioni sull’accanimento contro i cosiddetti pensionati d’oro. Le pensioni di coloro che percepiscono assegni superiori a quattro volte il minimo, sono ormai considerate “pensioni d’oro” e, come tali, sono diventate – in ragione di una riscoperta necessità di “solidarietà” – terreno di caccia e facile bersaglio di politici, economisti, scontenti ed invidiosi di varia natura. Tra tutti coloro che s’impegnano in questo momento nell’esercizio di trovare marchingegni per far pagare alla fascia medio/alta dei pensionati – e pare soltanto a loro – lo scotto del dissesto finanziario degli Enti previdenziali, non risulta esservi alcuno che consideri che i cosiddetti pensionati “d’oro”:
    1) hanno contribuito a versare alle Casse degli
    Enti cospicui contributi sempre correlati alle retribuzioni percepite ed in più, talvolta, hanno anche già versato, durante la vita lavorativa, ulteriori
    contributi a titolo di “solidarietà”;
    2) contrariamente a molti altri, hanno sempre versato e versano al Fisco tutto quanto previsto dalle Leggi vigenti, sulla base degli emolumenti percepiti (prima le retribuzioni poi la pensione);
    3) nel corso dei loro – mediamente – 40 anni di percorso lavorativo, hanno programmato la loro vita e le loro aspettative per il periodo post-lavorativo in ragione di quanto disponevano le Leggi vigenti in materia previdenziale e sulla certezza del Diritto in una Italia che, appunto, si considera
    Stato di Diritto;
    4) nel caso di situazioni pensionistiche diverse, quali quelle che oggi si prospettano, ciascuno avrebbe potuto provvedere individualmente a forme di investimento appropriate, assicurazioni e
    quant’altro avesse potuto garantirgli una vecchiaia tranquilla e certa;
    5)in molti casi, tra l’altro, hanno visto calcolare il loro assegno di pensione non sulla base delle retribuzioni afferenti ai contributi effettivamente versati ma su valori di gran lunga inferiori in ragione di “tetti pensionabili di discutibile legittimità” (vedi per esempio Dgsl n. 182/1997 art. 1 c. 10);
    6)la parte di contributi versati in eccedenza alle retribuzioni pensionabili (e quindi ininfluenti per la determinazione dell’assegno di pensione) è già stata incamerata dagli Enti a titolo di “solidarietà”;
    7) hanno già dato il loro contributo alla “ragion di Stato” con le parziali inique rivalutazioni annuali dei loro assegni che – negli ultimi due anni – sono state addirittura abolite completamente;
    8) ancora nell’anno 2014 pagano lo scotto con una misera e simbolica rivalutazione della
    loro pensione, esclusivamente accordata con il chiaro intento di tentare di aggirare un futuro pronunciamento di incostituzionalità della nuova Norma disposta dall’ultima Legge di Stabilità.
    Se proprio devono essere i pensionati a pagare, viene da domandarsi perché nessuno parla di possibili interventi anche su quelle baby pensioni che una miriade di lavoratori percepisce dall’età
    di 35/40 anni? Questi baby pensionati, nel
    tempo, e per ulteriori 20/30 anni, oltre a percepire la pensione, hanno per lo più continuato la loro vita lavorativa “rigorosamente in nero” senza versare né
    contributi previdenziali alle Casse né tasse al Fisco. Dette baby pensioni, percepite
    in virtù di “Leggi particolari”, hanno contribuito non poco, negli anni, al dissesto delle Casse degli Enti previdenziali senza peraltro essere supportate neppure da adeguati versamenti contributivi; esse non raggiungono oggi, per le ovvie ragioni della scarsa contribuzione, i livelli delle cosiddette pensioni d’oro (che in molti casi sono soltanto d’argento, di bronzo o anche meno) e quindi risultano esenti da ogni attenzione
    nell’attuale dibattito sui sacrifici. In conclusione, si evidenzia che i fondi necessari per far quadrare i Conti dovrebbero essere ricercati certamente
    altrove e, caso mai, dovrebbero gravare a carico di tutti i cittadini. Come appunto dice anche la Corte Costituzionale. Perché devono pagare i soli pensionati che percepiscono pensioni “d’oro” (i cui importi lordi, francamente, quando sono appena superiori a 4 o anche 5 o 6 volte il minimo è pretestuoso considerare “d’oro”)?

    • valeria

      Sig. Bruno, tutta la diatriba sulle pensioni d’oro è un cavallo di troia per segare la generalità delle pensioni con il consenso dei pensionandi stessi accecati dall’invidia che lei ha citato. siccome gli italiani non brillano per la loro acutezza, naturalmente ci riescono. questa è una strategia della quale ho memoria storica da decenni, però funziona sempre, non so che dire…

  59. Vincenzo Turi

    Ho visto questo articolo con molto ritardo e mi spiace. Mettere in fila un po’ di numeri per capire – prima di discutere se e come agire – è purtroppo un’abitudine rara nel nostro paese.

    Non sono un accademico titolato come gli autori, per cui mi permetto – con umiltà – di chiedere alcune delucidazioni agli autori.

    In primo luogo: perchè lasciare in bianco la quantificazione dello squilibrio per la fascia fino a 2000 Euro? Lo so, non era funzionale al discorso (cioè tassare lo squilibrio degli altri). Ma allora era superflua l’intera riga … Sareste così gentili da pubblicare pure quelli così uno si può fare un’opinione su dove davvero sta il problema? Da ignorante, ho fatto un puro esercizio estrapolativo per riempire i “buchi” (vedi qui sotto) e verrebbe la bizzarra ipotesi che quasi i tre quarti dello squilibrio (cioè 46 miliardi) sono sulla fascia che nessuno vuole toccare. Non è possibile vero? Deve per forza essere che sono io che mi sbaglio … Sarebbe come dire che stiamo guardando il dito anzichè alla luna. Ci potete dare i numeri giusti per favore?

    In secondo luogo: secondo la tabella esposta dagli Autori, la percentuale di squilibrio delle pensioni oltre i 3000 Euro è del 19% (media ponderata tra 16% e 20%). Tuttavia la tabella pubblicata qui http://www.lavoce.info/il-contributo-di-solidarieta/ dava dei numeri ben diversi. Una percentuale di squilibrio del 39% per la stessa fascia (oltre 3K), che andava riducendosi al decrescere dell’importo mensile. Mentre invece la tabella pubblicata stavolta ha l’andamento esattamente opposto: la percentuale di squilibrio cresce al decrescere dell’importo mensile. Certamente anche in questo caso sono io che sto prendendo fischi per fiaschi. Abbiate pazienza, vi prego. Volete dare qualche lume?

    Grazie.

  60. Massimo

    Il principio è condivisibile ma vorrei porre 2 elementi di riflessione:
    – chi si trova ora ad accedere alla pensione dopo 40 e rotti anni di contributi, ha impostato la propria vita su leggi in vigore. Questi interventi dovrebbero essere adottati in tempo utile affinché una persona possa trovare, nella sua vita lavorativa, soluzioni alternative per assicurarsi una vecchiaia dignitosa. Ma siccome i pensionandi non hanno voce in capitolo, allora spremiamoli.
    -questa situazione è frutto di leggerezze del passato. Quanta gente è tuttora in pensione con il retributivo acquisito quando si poteva calcolare tutto, dipendenti che negli ultimi anni si soffocavano di straordinari e rimborsi per alzare lo stipendio. Per non parlare della PA con le promozioni all’ultimo anno di lavoro. Si prevede un intervento retroattivo?
    Io sono del parere che lasciare qualche soldo in più in tasca della gente, ne giova l’economia intera.

    • valeria

      Sig, Massimo, i contratti nella PA sono fermi da anni, di quale promozione sta parlando?ha un telegiornale per conto suo a casa?

  61. Complimenti, trovo i contenuti dell’articolo maggiormente approfonditi e più coerenti con le finanze e le difficoltà economiche che l’Italia sta vivendo con l’attuale crisi.
    Ero giunto alle medesime conclusioni, condividendo un breve testo nell’ottobre 2013, potendo evidenziare alcuni passaggi del calcolo che mi conducevano a stimare il taglio dei diritti quesiti, potendoli stimandoli approssimativamente in 13/14 miliardi di euro, riportandone integralmente contenuti anche in questo “blog”.
    http://www.ingegneri.info/forum/viewtopic.php?p=405666#p405666
    Mi chiedo, come mai il Phd Tito Boeri ha rivisto le proprie posizioni, spostandosi dalle precedenti valutazioni del sistema previdenziale in essere (posizioni impalpabili e più simili al “maquillage attuariale”) fino ad addivenire alle posizioni, che ho potuto leggere in questo articolo? Di seguito si riporta l’articolo summenzionato:
    http://www.lavoce.info/contributo-di-equita-pensioni-doro/
    Infine, vorrei sottoporre agli illustri interlocutori, due ulteriori domande:
    1) È davvero necessario continuare a mantenere il sistema di gestione a ripartizione (payg), presente all’interno del pro-rata?
    2) Quanto costerà alle nuove generazioni, il ritardo con cui si realizzerà la transizione (2044) verso il metodo di calcolo contributivo “puro” (no-pro-rata)?

  62. Nico Baraldi

    Mi dite dove sbaglio nel ragionamento seguente?
    – il salario differito ( questo è il termine tecnico della pensione ) è qualcosa che appartiene al lavoratore
    – il contributo mensile ( lavoratore + datore di lavoro ) a questo salario differito è pari al 33% della retribuzione complessiva
    – se avessi versato il mio salario differito ad un fondo di gestione, avrei accumulato, in 40 anni di contributi ( ho guadagnato per gli ultimi 20 anni oltre 110.000 euro di media annuale ) circa 800.000 euro, da rivalutare ( a spanne avrei oggi almeno 1.400.000 euro )
    – posto che mi rendessero il 2,5% annuo, al momento del mio ritiro dall’attività lavorativa, avrei una rendita annuale di circa 35.000 euro ( su cui applicare la ritenuta del 12,5% )
    – una rendita inferiore alla mia attuale pensione, è vero, ma sarei possessore di un capitale che oggi invece non ho.
    Nico Baraldi

  63. Francesco Paoletti

    L’analisi è impeccabile, la proposta lucidissima, forse l’unico limite (mutuato dal dibattito politico) è che si parli di un “contributo di solidarietà” richiesto alle pensioni più elevate: in realtà, i dati esposti nell’articolo dimostrano che sono semmai i tanti lavoratori a medio-basso reddito dei nostri tempi che stanno versano un contributo di solidarietà alle pensioni retributive liquidate nel passato, con il paradosso assurdo che questo contributo diventa molto elevato per le pensioni più alte.
    Dobbiamo cominciare a parlare di esigenza irrinunciabile di riequilibrio del sistema, non di “solidarietà”, perché il concetto di solidarietà corrisponde al richiedere ai più ricchi di rinunciare ad una parte delle pensioni effettivamente maturate, non ad una quota dello squilibrio che per tanti anni gli abbiamo gentilmente concesso.

  64. Massimo Gandini

    Il 33% i lavoratori dipendenti lo versano dal 1997, chi è attualmente pensionato ha versato aliquote notevolmente minori in passato (anche la metà di quella attuale).

  65. MAURO g.

    Domanda/proposta. Utilizzando come aliquote progressive:
    – 15 per cento dello squilibrio su pensioni tra 2mila e 3 mila euro;
    – 45 per cento dello squilibrio su pensioni tra 3mila e 5 mila;
    – 70 per cento dello squilibrio su pensioni superiori 5mila;
    Quale sarebbe il risultato?

  66. Per garantire equità intergenerazionale oltre che solidarietà per rendere sostenibile il sistema pensionistico si socialmente che contabilmente, si potrebbero adottare delle semplici misure per rendere davero srutturale la riforma pensionistica in tutti i settori. Garantire un assegno minimo di base a tutti coloro che ricevono la pensione col sistema contributivo, a cui si aggiungono i contributi effetivamene versati. (eliminando quindi tutte le contribuzioni figurative a carico dello Stato)Applicare un contributo progressivo su tutte le pensioni erogate, in modo da annullare comletamente l’assegno minimo su pensioni superiori ad una certa soglia (es 1500-2000). garantire libertà e flessibilità di uscita tra 62 e 70 ma prevedendo che l’assegno minimo sia corrisposto solo al limite massimo. questo sistema legittimerebbe anche la tassazione sulle pensioni odierne sup ad una cera soglia senza necessità d ricalcolo fra sist retrib. e contrib. Accollandosi lo stato l’assegno minimo universale, si potrebbe abbassare il cuneo contributivo sia a carico di imprese e lavoratori, (facendov rientra gli 80 euro) finanziandolo con le tax expenditure, ed abolendo tutte le agevolazioni in tema assicurativo e previdenziali.

    • Giuseppe Diana

      Questa mi sembra una proposta sensata perché’ introduce l’assegno universale, sganciato da contribuzioni di qualsiasi genere. Infatti con l’andamento demografico negativo, aggravato da un sistema economico in recessione o a bassissima inflazione, il rapporto fra forza lavoro attiva ed inattiva e’ talmente squilibrato da rendere squilibrato ed iniquo qualsiasi intervento che metta in relazione lavoratori e pensionati . E’ perciò necessario individuare un livello di reddito/pensione minimo e solo al disopra di quello si potrà’ operare col sistema contributivo . Una parte del costo dovrà necessariamente restare a carico della fiscalità’ generale. E’ ormai indispensabile ragionare sullo stesso tavolo di pensioni, e sistema fiscale . Trattare autonomamente i due problemi e’ politicamente demagogico e tecnicamente insensato.

  67. E' la costituzione, bellezza

    L’articolo non tiene conto che il il cd forfettone si applica su opzione e che tale meccanismo non potrebbe essere imposto.
    In ogni caso, se deve valere il principio che le pensioni devono essere commisurate ai contributi versati, tale principio deve valere per tutte le pensioni, comprese quelle minime.
    E poi chi sono questi pensionati che percepiscono questi assegni pensionistici?
    Evasori fiscali e contributivi, pensionati baby e fannulloni che non hanno mai lavorato.

    • Renzo

      Ma chi te le ha dette ‘sse stupidaggini???

    • valeria

      Sono perfettamente daccordo con lei che “il cd forfettone si applica su opzione e che tale meccanismo non potrebbe essere imposto”. ma coloro che siedono negli scranni del governo profumatamente pagati se ne fregano delle sue o delle mie considerazioni, basti dire che hanno appena scippato gli interessi delle cessioni del quinto dei dipendenti pubblici nella legge di stabilità, art. comma 306. alla zitta e quieta. infatti sarebbe dura giustificare pubblicamente una simile scelta con qualsiasi giustificazione psudomoralistica. il fondo per i prestiti è pagato dai dipendenti obbligatoriamente, e dai pensionati facoltativamente senza regalie da parte della finanza pubblica. con le stesse modalità potrebbero appropriarsi di qualsiasi fondo sul quale possano mettere le mani, non escluso i conti correnti dei cittadini.

  68. e che dire di mia moglie che il prossimo 31 ottobre le sarà revocato il trattenimento in servizio con una pensione ingeriora a 1.5 volte l’assegno sociale?

  69. preciso che mia moglie 07/02/1948 è stat assunta nel comune di residenza il 05/02/92 , è stata trattenuta in servizio nel feb.2014 per altri due anni, ma a seguito del decreto renzi il 31 ott.2014 dovrà lasciare il servizio, con tutte le conseguenze del caso. a mio avviso e per il c.d. imporo soglia già ricordato e per le diverse sentenze della corte costituzionale che hanno riconosciuto il conseguimento del minimo pensionitico come un bene giuridico costituzionalmente protetto (il decreto renzi ha abolito l’art 16 del d.l.509 e non il comma 3 dell’art.509 d.l. 297/94) mia moglie deve restare in servizio fino alla scadenta dei dueanni di trettenimento in servizio. chi mi sa rispondere? Grazie!!!!!

  70. valeria

    qua si sostiene l’equità di applicare un contributo sulla differenza tra la pensione percepita e quella calcolata con una formula, la cui simulazione funziona “abbastanza bene”.Un paio d’anni fa un patronato mi calcolò con quella modalità una pensione netta inferiore ai contributi versati in un solo anno risultanti dal CUD. ho dato una scorsa anche all’articolo del link a cui rimanda la frase “come quello prospettato più volte su questo sito”. troppo lungo da leggere. Mi basta leggere un solo numero:2000. Il che vuol dire che mi si vogliono portare via dei soldi dalla mia pensione faticosamente raggiunta dopo quasi 42 anni di lavoro effettivo, che li supera per poche decine di euro. Forse sarà una pizza, quella che mi si vuole portare via, ma voglio mangiarmela io, grazie.Di quei 2000 lordi, divorati dalle tasse me rimarranno se va bene 1500, non lo so, perchè le addizionali non mi sono ancora state applicate, e la netta che percepisco sono 1294 perchè ho anche la cessione del quinto,per comprare la prima casa dove abito, visto che non si poteva chiedere l’anticipo del tfs. tfs che ora mi tratteranno per totali 39 mesi.

    • grazia

      Sono d’accordo con la signora Valeria, anch’io mi trovo nella sua situazione ho lavorato 41 anni e percepisco una pensione netta di Euro 1.600,00. Da marzo mi sono state tolte 20 euro (addizionali regionale che sono aumentate del 40%). Con questa pensione devo vivere e devo mantenere il figlio che conseguirà la laurea nel 2016. Ho capito che i soldi li tolgono sempre agli stessi, a me sembra una grande presa in giro.

  71. Mr Decio Lomartire

    Vorrei far notare che i lavoratori che oggi sono assoggettati al regime contributivo hanno la possibilità, volendo, di arricchire la propria futura pensione con una pensione integrativa di propria scelta. La riformulazione della pensione basata sul regime contributivo si è basata proprio in maniera pesante su tale possibilità.
    Tale opportunità a suo tempo non è stata colta né incentivata da chi è andato in pensione con il regime retributivo.
    In tal modo questi ultimi pensionati sarebbero in sostanza penalizzati, senza possibilità di recupero.

  72. elcondeguido

    Bene..ma a questo punto , visto che in questi anni l’INPS ci ha risparmiato un sacco di soldi , reintegriamo l’adeguamento al costo della vita…
    E poi..colpire 2000 euro significa mettere ancora più in crisi una classe media già strozzata da un regime fiscale tra i più cari del mondo !!
    In tantissimi Paesi più civilizzati la tassazione sulle pensioni non supera il 2%….

  73. elcondeguido

    Uno Stato che finanzia con 7 miliardi di Euro nel 2009 l’operazione della privatizzazione di Alitalia , che ha creato fino ad oggi 14000 licenziamenti , per permettere la nascita di un gruppo che dopo soli 4 anni ha raddoppiato le perdite della Compagnia Statale..beh..andassero da Colaninno a prendere i soldi..
    Invece no..i managers NON pagano MAI…

  74. GiorgioIV

    Come si spiega il fatto che il livello medio delle pensioni attualmente in essere, calcolate in grande maggioranza con il metodo retributivo (che sarebbe stato eccessivamente favorevole..sic!) si colloca agli ultimi posti in Europa nonostante abbiamo il 3 o 4° PIL del Continente e anche come PIL pro capite siamo nella prima decina? La spiegazione è semplice: in passato è avvenuto una specie di tacito scambio tra l’accettazione di salari bassi e pensioni successive calcolate con un metodo che compensava in parte il basso livello medio delle retribuzioni. Ora, dopo il danno subito durante la vita lavorativa (con l’avallo in pratica anche dei rappresentanti dei lavoratori…), si vorrebbe aggiungere la beffa (come se non si sapesse che una pensione lorda di 2500 euro mensili corrisponde a una pensione netta, comprese le addizionali, di circa 1800 euro netti).
    Sono queste quelle che si vogliono colpire? Ora che, tra l’altro, non si è possono costituire più, per chi è già in pensione o vicino, pensioni integrative? Se uno l’avesse saputo, magari prima, no, vero? Sento un vago sapore di meschinità…
    Neanche una parola, poi, sul fatto che nei Paesi più avanzati l’imposizione fiscale (IRPEF) sulle pensioni presenta aliquote nettamente inferiori a quelle italiane: ad es., in Germania l’aliquota sulle pensioni è dell’11%, da noi come quelle di chi lavora (in media, come nel livello citato) del 27-30%. Qui non si dovrebbe intervenire, se si parla di equità?

  75. vincenzo

    Assolutamente giusto per equità’ tra diverse generazioni tutti con il contributivo pensionati e lavoratori! ricalcoliamo le pensioni e tutti con il sistema contributivo subito!

    • alessandro

      Abbiamo pagato le pensioni degli altri prima e dobbiamo pagare anche quelle dei “dopo”?

      • tartassata

        bravo. se potessi usufruire dell’agevolazione citata da Luigi me ne andrei

  76. tore

    Siamo alle solite. In qualsiasi operazione di “riforma” si agisce sulle pensioni. Ma il punto non è questo, quanto la spesso genericità degli interventi. Facciamo il caso della proposta Boeri-Patriarca: si propone di inserire un contributo di solidarietà per coloro che superano i 3.000 Euro lordi! Allo stesso modo se due coniugi sono entrambi percettori di pensione o se, nell’altro caso, il percettore è uno solo ? Oppure, parlando di equità, si può riparlare di chi avendo superato anche 15 anni (quindici) di contributi versati non percepirà alcuna pensione? In un Stato dove molti rubano e dilapidano i soldi pubblici mi pare che questo modo di procedere sia definibile draconiano senza incorrere in esagerazioni. Saluti cordiali

  77. Antonio Nastasi

    Il calcolo retributivo effettuato sugli imponibili previdenziali Inps che superavano di molte volte il tetto pensionistico in vigore al momento della erogazione della pensione ha fortemente penalizzato i lavoratori ad alto livello retributivo (dirigenti commerciali ed altre categorie) che dopo aver versato per tutta la vita lavorativa contributi previdenziali (di platino!)sull’intera retribuzione lorda percepita sono andati in pensione con il 35-40 % dell’ultima retribuzione. Questa penalizzazione era stata qualificata come contributo di assistenza ai lavoratori meno fortunati! La natura di tale contributo era ed è fiscale e quindi ha generato una illegittimità costituzionale già dichiarata recentemente dalla Corte con riferimento alle pensioni dei componenti della stessa Corte.
    Se si vorrà porre rimedio alla confusione tra Previdenza ed Assistenza si dovranno ricalcolare i due componenti allo scopo di qualificare meglio le voci del Bilancio dello Stato e per un confronto più omogeneo con gli altri Stati europei. La componente Assistenza dovrà d’ora in poi gravare sulla fiscalità nazionale e riguarderà tutti i cittadini italiani.

  78. maurizio briga

    E’ necessario reimpostare il sistema pensionistico, anche quello già in erogazione, sul principio contributivo. Quanti evocano i “diritti acquisiti” e le conseguenti determinazioni giurisdizionali, sostengono un sistema pensionistico contraddittorio e iniquo che non tiene conto dei principi naturali della società civile: l’aiuto dello Stato (tasse pagate da tutti i cittadini), deve essere redistribuito in base ai bisogni dei cittadini e non in base a diritti acquisti con norme e leggi non economicamente sostenibili non certo ispirate alla Costituzione: art. 2 ”La Repubblica .. richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.” Attualmente in base a meccanismi consolidati e contorti succede che situazioni contributive di basso livello (260.000 Euro montante contributivo, dipendente pubblico per 36 anni, stipendio finale 1.800 Euro), danno rendita da pensione di 1.500 Euro, con il retributivo sarebbero attorno ai 800 Euro. Si attinge così alla contribuzione generale dello Stato per (1500-800 x 13) 6.500 Euro anno. 1.500 Euro corrisponde alla rendita pensionistica con contributivo puro, riferita a un pensionando di 62 anni, con un montante contributivo versato di circa 500.000 Euro (42 anni di stipendi da 1.200 a 2.000 Euro a valori attuali), senza attingere 1 Euro dalla tasse di tutti. Come si vede una sperequazione enorme a fronte di percorsi di lavoro già diversi: insomma meno hai contributo per la tua pensione più ricevi..

  79. mario mollica

    Non si capisce bene nell’articolo se i redditi pensionistici di cui si parla siano da considerare al lordo o al netto delle tasse.
    Qualcuno può darmi una risposta?

    • franco maraschi

      I contributi versati sono netti, le pensioni pagate sono lorde. Nel 2012 per es. i pensionati hanno pagato oltre 60 miliardi di tasse sulle pensioni, molto più che in Francia e Germania. Sempre nel 2012, quindi la differenza tra contributi ricevuti e pensioni nette pagate è a favore dello stato di 25 miliardi. questo nonostante i baby pensionati, pensioni di anzianità ai politici e sindacalisti ecc. Ovvio che comunque si impone un riequilibrio tra retributivi e contributivi, però dite la verità: I pensionati e futuri pensionandi vengono spremuti per mantenere questa architettura economica, cioè l’euro, che non sta’ in piedi.

  80. Piero

    Sono un docente di liceo che osserva sgomento il crescere delle diseguaglianze e che vorrebbe porre due semplici domande provocatorie e fare una considerazione.
    -Si trova per caso scritto nella Costituzione italiana, in una qualche forma, che ad esempio un consigliere regionale possa godere dall’età di 41 anni di un vitalizio di oltre 5000 euro netti, mentre un insegnante dopo quasi 43 anni di contribuzione, a 65 anni di età non debba arrivare a 2000?
    -Davvero si pensa di difendere la Costituzione riducendola sempre più a strumento per garantire privilegi di tipo feudale fatti passare per “diritti costituzionalmente garantiti”?
    La considerazione. Se a livello politico non si vuole proprio affrontare la questione dei privilegi di casta, allora, per coerenza, i nostri politici dovrebbero far sì che la nostra Costituzione, “la più bella del mondo” sia ospitata in una bacheca di museo. Sarebbe preferibile che vigesse una Costituzione meno bella, ma con una serie di precisi divieti contro l’arricchimento furbesco e cialtrone praticato da decenni. E’ ovvio che finché a interpretare la Costituzione ci saranno esponenti del partito dei neofeudatari, le differenze sociali non potranno che crescere. In particolare, da parte dei neofeudatari ci si vuole persuadere che le pensioni debbano basarsi solo sui contributi versati. Ma chi fesso non è ha capito che si tratta di un gioco delle tre carte per spostare l’attenzione dall’ingiustizia degli stipendi faraonici e dei relativi contributi versati.

  81. luigi

    Vorrei sapere per quale motivo un pensionato può trasferire la pensione detassata all’estero e quello Inpdap no visto che adesso fanno parte tutti dell’Inps

    • tartassata

      Caro Luigi, lo dicono l’art 19 dei trattati di doppia imposizione mod. OCSE. che fa riferimento alle pensioni dei soggetti che hanno prestato servizio presso lo stato e hanno pensioni erogate pagate con fondi dello stato o sue dipendenze. sono d’accordo con lei . con la fusione ora le pensioni pubbliche sono pagate dai contributi di tutti. resta però il fatto che il datore di lavoro che ha versato i contributi è lo stato. i trattati sono bilaterali: vale anche per gli ex dipendenti degli altri paesi.

  82. Giancarlo

    Per poter parlare di equità andando a cogliere lo scostamento tra le liquidazioni ante e post Riforma Dini, sarebbe opportuno calcolare lo scostamento tra contribuzione versata e contribuzione calcolata a tutti quei pensionati (Poste Ferrovie Banche ecc) che hanno avuto anni di contribuzione “regalata” o, come nel caso dei sindacalisti CGIL CISL UIL elargita a piene mani grazie a leggi “truffa” (tipo art. 31 della Legge 300).. o per i “dipendenti” di partiti politici. Penso che sanando su questo fronte la discussione sarebbe più seria e abbordabile

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