Il clima per le donne che agiscono in politica è ostile. La probabilità che una sindaca subisca violenze o intimidazioni è tripla rispetto a quella di un sindaco. Le scelte politiche c’entrano poco. Si tratta invece di una diffusa discriminazione di genere.
Uguaglianza di genere in politica: un obiettivo ancora lontano
Dalla sfera lavorativa all’ambiente domestico fino al sistema scolastico, le donne subiscono frequentemente molestie e discriminazioni. Anche la politica non fa eccezione: studi pubblicati negli ultimi anni dimostrano che sia i partiti che gli elettori spesso nutrono pregiudizi nei confronti delle donne in politica. Infatti, nonostante alcuni progressi, la rappresentanza femminile in politica rimane limitata a livello globale: nel 2023, solo il 26 per cento dei seggi parlamentari e il 15,8 per cento delle posizioni di capo di stato o di governo erano occupati da donne.
Il nostro ultimo lavoro di ricerca esplora un ulteriore possibile ostacolo alla partecipazione politica delle donne: rispetto agli uomini, quelle elette sono più esposte a violenze e intimidazioni durante il loro mandato. Ne sono una conferma alcuni recenti fatti di cronaca: la sindaca di Campiglia Marittima, in provincia di Livorno, è stata minacciata dai no-vax; la sindaca di San Giovanni in Fiore, in Calabria, è stata accerchiata e minacciata da un gruppo di ex percettori del reddito di cittadinanza; a marzo 2023, la sindaca di Specchia, nel Leccese, è sfuggita per un soffio a un tentativo di aggressione fisica. La sindaca di Este, nel Padovano, è stata messa sotto protezione dopo aver ricevuto minacce di morte rivolte a lei e a sua figlia.
Le donne in politica sono più vulnerabili alla violenza
Per esplorare meglio questo fenomeno, la nostra ricerca utilizza 14 anni di dati sugli attacchi contro i politici italiani, raccolti dall’ong Avviso Pubblico tra il 2010 e il 2023. L’organizzazione lavora a stretto contatto con le amministrazioni locali e rappresenta una fonte affidabile su minacce e violenze contro i politici, sia online che offline.
Abbiamo confrontato sindaci e sindache eletti con un margine ristretto di voti. Come mostrato dai dati, in queste elezioni i sindaci presentano caratteristiche simili tra loro – livello di istruzione, esperienza, orientamento politico e altro ancora – l’unica differenza rilevante risulta essere il genere. I nostri risultati mostrano che le sindache, pur essendo del tutto comparabili ai loro colleghi uomini e governando città simili, hanno tre volte più probabilità di subire attacchi fisici o verbali.
Perché le donne in politica sono più attaccate?
Le ragioni possono essere molteplici. Una possibilità è che le donne adottino politiche e priorità diverse rispetto ai loro colleghi uomini e che chi le attacca lo faccia per disaccordo rispetto a queste scelte, con l’obiettivo di cambiarle. Tuttavia, la nostra ricerca mostra che le politiche adottate non spiegano il divario di genere negli attacchi: i dati non indicano differenze significative nella spesa per sanità, welfare e istruzione tra sindaci e sindache. Non emergono differenze neppure in termini di qualità dei servizi pubblici o altri indicatori di performance. Inoltre, non vi sono evidenze che suggeriscano una minore o maggiore propensione alla corruzione da parte delle donne rispetto agli uomini.
Un’altra possibilità è che le donne subiscano attacchi anche quando prendono decisioni identiche a quelle dei colleghi uomini. Misoginia e pregiudizi di genere possono infatti portare a utilizzare standard più severi nei confronti delle leader donne, sottoponendole a un trattamento sfavorevole a prescindere dal loro orientamento e operato politico. I nostri risultati confermano questa ipotesi: utilizzando diversi indicatori di performance, i dati mostrano che il divario di genere negli attacchi si manifesta sia quando le donne ottengono buoni risultati sia quando il loro operato appare più deficitario.
La violenza spinge le donne ad abbandonare la politica
Come influisce la violenza sulle carriere delle donne in politica? I dati mostrano che, sebbene le donne in generale abbiano la stessa probabilità degli uomini di candidarsi per un secondo mandato, quelle che sono state vittime di attacchi tendono a non ripresentarsi alle elezioni. Il dato suggerisce che la violenza agisce da deterrente, scoraggiando le donne dal proseguire nella carriera politica e spingendole fuori dalla sfera pubblica. Il risultato rappresenta un campanello d’allarme: se non contrastata adeguatamente, la violenza contro le donne in politica potrebbe acuire in maniera irreparabile un divario di genere che nel nostro paese è già particolarmente ampio.
Dal punto di vista delle politiche pubbliche di contrasto al fenomeno, il nostro studio indica che la violenza contro le donne in politica non è dovuta a fattori contingenti – quali appunto le politiche adottate durante il mandato. Al contrario, la tendenza ad attaccarle è espressione di una arretratezza culturale da parte di alcuni individui. Affrontare questa problematica richiede perciò interventi educativi a lungo termine per trasformare le attitudini sociali. Nel breve termine, è invece fondamentale adottare misure di sicurezza specifiche per le donne neoelette e garantire sostegno istituzionale alle vittime di violenza.
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Savino
La politica è, in ogni modo, saper prendere decisioni, senza chiacchiere, vanità o boriosità. Chi vuole mettersi in mostra, ostentare qualcosa o fare arrivismo lasci perdere la politica. Con i problemi sociali e con i problemi e le aspettative della gente comune non si scherza.