Le aspettative di inflazione di lungo periodo negli Usa sono aumentate dopo un tweet di Trump critico verso la politica monetaria della Fed. Una reazione che riflette la preoccupazione dei mercati su indipendenza e credibilità della banca centrale.
Il tweet del presidente
Il 17 aprile 2025, il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha pubblicato un tweet in cui chiedeva alla Federal Reserve un taglio immediato dei tassi d’interesse, mettendo pubblicamente in discussione la permanenza di Jerome Powell alla guida della banca centrale.
Con quel tweet, Trump ha apertamente criticato la politica monetaria della Fed, che manifestava prudenza di fronte ai crescenti rischi di una ripresa dell’inflazione. Il giorno prima dell’intervento social del presidente, infatti, Powell, aveva descritto l’attuale congiuntura come particolarmente complessa. Il banchiere centrale si era soffermato sul rischio combinato di inflazione e recessione che deriva dall’imposizione dei dazi commerciali annunciati dall’amministrazione il 2 aprile.
Un segnale di indipendenza
Il 7 maggio la Fed ha deciso di lasciare i tassi invariati, ignorando il tweet del presidente Trump. In conferenza stampa, Jerome Powell ha spiegato che il livello attuale dei tassi è adeguato, almeno fino a quando non ci sarà maggiore chiarezza sugli effetti macroeconomici dei dazi commerciali. Con questa decisione, la banca centrale ha mostrato di non lasciarsi intimidire dalle pressioni della Casa Bianca, sottolineando l’importanza di evitare uno stimolo monetario eccessivo, che potrebbe alimentare nuove pressioni inflazionistiche.
Secondo la teoria economica e l’esperienza storica, l’indipendenza delle banche centrali è fondamentale per stabilizzare le aspettative di inflazione. Altrimenti, controllare l’andamento dei prezzi diventa molto più difficile. Se le persone si aspettano che l’inflazione salga in futuro, i lavoratori tenderanno a chiedere aumenti salariali più consistenti e le imprese cercheranno di trasferire il maggiore costo del lavoro sui prezzi.
Per mantenere l’inflazione bassa attraverso aspettative stabili, è essenziali che la banca centrale possa prendere decisioni in piena autonomia, senza subire pressioni politiche. È proprio questa autonomia a dare forza e credibilità alla sua azione di controllo dell’inflazione.
Come hanno reagito le aspettative di inflazione al tweet di Trump?
Un modo per rispondere alla domanda è analizzare l’inflazione media attesa dai mercati finanziari tra cinque e dieci anni (5-year, 5-year forward breakeven inflation expectations).
La misura è particolarmente utile per due motivi. Primo, è ricavata dai rendimenti dei titoli di stato indicizzati all’inflazione e quindi viene aggiornata quotidianamente: in questo caso, ciò consente di osservare con precisione la reazione dei mercati nel giorno stesso in cui il presidente Trump ha pubblicato il suo tweet critico verso la Fed.
Secondo, cosa può influenzare le aspettative di inflazione in un orizzonte così lungo? Non le notizie legate all’andamento ciclico dell’economia — come espansioni, recessioni, variazioni nei salari o nella disoccupazione — che difficilmente vi possono incidere in modo così duraturo. Quando si guarda tanto lontano nel tempo, è la politica monetaria a essere ritenuta la principale responsabile dell’andamento dell’inflazione. Per questo motivo, le variazioni della misura indicano quanto i mercati finanziari considerino credibile la Fed nel mantenere la stabilità dei prezzi.
Anche altri fattori, come la volatilità giornaliera dei rendimenti dei titoli di stato, possono influenzare i cambiamenti dell’indicatore, ma la variazione registrata il giorno del tweet può essere indicativa di come i mercati valutano il rischio che la Fed abbia perso credibilità dopo l’intervento social del presidente Trump.
Figura 1

La figura 1 mostra che il tweet ha avuto un effetto immediato: le aspettative dei mercati sull’inflazione di lungo periodo sono aumentate in modo netto, passando dal 2,05 al 2,20 per cento. Si tratta di un balzo notevole per un indicatore che, normalmente, fa registrare variazioni giornaliere molto più contenute.
Il danno fatto non può essere disfatto
Un aspetto significativo è che le aspettative di inflazione non sono tornate ai livelli precedenti al tweet nemmeno dopo la decisione della Fed di mantenere i tassi invariati. La scelta è in contrasto con quanto richiesto pubblicamente dal presidente Trump, ma non sembra aver dissipato il timore che la banca centrale possa, in futuro, cedere alle pressioni politiche.
Fino a quel momento, le aspettative di inflazione dei mercati finanziari seguuivano un trend discendente, iniziato alla fine del 2023. Una dinamica interpretabile come un effetto della stretta monetaria attuata dalla Fed in risposta alla forte accelerazione dei prezzi nel post-pandemia. Il tweet del presidente Trump sembra aver bruscamente interrotto la traiettoria.
Come nei rapporti tra le persone, anche per una banca centrale la credibilità, una volta compromessa, è difficile da ricostruire. Sarà essenziale osservare l’evoluzione delle aspettative di inflazione nei prossimi mesi prima di trarre conclusioni definitive, ma l’attacco del presidente Trump all’indipendenza della Fed ha già lasciato un segno che potrebbe rivelarsi duraturo.
Lavoce è di tutti: sostienila!
Lavoce.info non ospita pubblicità e, a differenza di molti altri siti di informazione, l’accesso ai nostri articoli è completamente gratuito. L’impegno dei redattori è volontario, ma le donazioni sono fondamentali per sostenere i costi del nostro sito. Il tuo contributo rafforzerebbe la nostra indipendenza e ci aiuterebbe a migliorare la nostra offerta di informazione libera, professionale e gratuita. Grazie del tuo aiuto!
Lascia un commento