All’università con la borsa di studio, ma lo sanno in pochi*

In Italia pochi studenti delle superiori conoscono strumenti e benefici del diritto allo studio universitario, in particolare l’esistenza della borsa di studio. Informarli può favorire il proseguimento degli studi, specie di chi ne ha più bisogno.

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Un diritto garantito dalla Costituzione

La borsa di studio è l’aiuto economico attraverso cui si intende garantire ai capaci e meritevoli privi di mezzi il diritto di raggiungere i più alti gradi di istruzione, come sancito dalla nostra Costituzione. 

In Italia sono stati condotti diversi studi per valutarne gli effetti nel percorso universitario. Le evidenze suggeriscono effetti tendenzialmente positivi, rispetto a chi non è beneficiario di borsa: i borsisti abbandonano meno gli studi e conseguono il titolo con maggiore velocità

Ma la borsa di studio può anche rappresentare un incentivo a iscriversi al sistema universitario? È la domanda di ricerca finora inesplorata nella letteratura italiana a cui abbiamo cercato di dare una risposta.

Borsa di studio non ti conosco

La precondizione affinché la borsa possa costituire un elemento dirimente nella scelta di iscriversi all’università è che se ne conosca l’esistenza. Abbiamo sottoposto un questionario a un campione rappresentativo di 6.500 studenti dell’ultimo anno delle scuole superiori in Piemonte (anno scolastico 2022-2023) e nella nostra ricerca è emersa un’importante carenza di informazioni riguardo al diritto allo studio universitario. Sebbene il 95 per cento dichiari di essere a conoscenza della borsa di studio, solo il 6 per cento identifica correttamente i requisiti necessari per accedervi; appena il 3 per cento sa come si presenta la domanda; neanche il 9 per cento conosce l’ente regionale che la eroga e presso cui occorre fare la richiesta. 

Nessuna attività informativa per gli studenti delle scuole superiori

Le lacune informative sono rilevanti, ma non sorprendono. In Italia manca infatti una specifica attività di informazione indirizzata agli studenti delle scuole superiori sul sistema di aiuti esistenti (borsa di studio in primo luogo) da parte dei soggetti che a vario titolo hanno la competenza sul diritto allo studio universitario (Dsu): ministero, regioni, enti gestori del Dsu, atenei. Per questo motivo è ragionevole ritenere che risultati analoghi si riscontrerebbero anche nelle altre regioni, in particolare del Centro-Nord. Gli studenti del Sud sembrano infatti più informati, data la più elevata percentuale di richiedenti la borsa in rapporto agli iscritti, forse anche per un più efficace scambio di informazioni tra pari.

Un fattore che influisce nella scelta post-diploma 

Ma se gli studenti fossero informati dell’esistenza della borsa di studio, ciò potrebbe influire sulla scelta se proseguire o meno gli studi, in particolare per chi si trova in condizione di svantaggio economico? Per rispondere all’interrogativo è stato condotto uno studio randomizzato controllato. Le classi quinte degli istituti scolastici campionati sono state casualmente suddivise in due gruppi: quello dei trattati e quello di controllo. I primi hanno assistito a una presentazione di circa mezz’ora, svolta a scuola da operatori opportunamente formati, su cosa è la borsa di studio e come vi si accede (oltre a ricevere altre info sui servizi per il Dsu e su tasse universitarie), i secondi no. Mettendo a confronto, l’anno seguente, il tasso di iscrizione al sistema universitario degli studenti “informati” rispetto al gruppo di controllo, si ottiene come risultato che i trattati hanno una probabilità di iscriversi superiore di 2,8 punti percentuali. L’effetto è più marcato per alcuni sottogruppi (tabella 1): per le studentesse (+4,0 punti percentuali); per gli studenti iscritti ai licei (+3,9 punti percentuali); per chi, prima dell’azione informativa, aveva dichiarato di aver partecipato a poche attività d’orientamento (+3,6 punti percentuali), segno che si è inciso proprio sui più disinformati; per gli studenti incerti se proseguire gli studi per motivi economici (+8,3 punti percentuali); mentre per chi è incerto per ragioni di altra natura, l’informazione non ha prodotto effetti.

Il caso dei diplomati professionali

Non emerge, invece, alcun impatto significativo per i diplomati degli istituti professionali e dei tecnici, il cui percorso formativo è prevalentemente indirizzato verso il mondo del lavoro. Questo suggerisce la necessità di un’azione informativa più pervasiva, personalizzata, e probabilmente svolta in anticipo, anziché al termine dell’ultimo anno scolastico come è stato fatto nel nostro esperimento. L’ipotesi è avvalorata dagli esiti di Percorsi, un programma che incentiva le famiglie a risparmiare nel corso degli anni per le future spese di istruzione dei figli: è risultato efficace proprio per i diplomati professionali, più che per i liceali e i tecnici.

Tabella 1 – L’impatto dell’informazione sulla prosecuzione degli studi: gli effetti in base ad alcune caratteristiche degli studenti

Stime statisticamente significative per α = ***1%  **5%   *10%
Fonte: Laudisa F., Poy S. (2024).

Effetto sulle richieste di borsa

Un effetto del tutto atteso dell’attività informativa è stato quello sulle richieste di borsa: il 29 per cento degli studenti informati ha presentato domanda, rispetto al 22 per cento del gruppo di controllo, con un differenziale di 7,4 punti percentuali. L’impatto è più pronunciato per gli studenti con genitori non diplomati (+15,9 punti percentuali), e poiché il titolo di studio è una buona approssimazione della condizione socio-economica, verosimilmente si è riusciti a intercettare il target voluto, gli studenti meno abbienti.

Informare: imperativo presente

La nostra ricerca dimostra che informare sulla borsa di studio può rappresentare un elemento decisivo nella scelta post-diploma, in particolare per gli studenti con dubbi sulla continuazione degli studi associati a difficoltà economiche. 

Il risultato è dunque in linea con la finalità della borsa di studio: rimuovere – o quantomeno attutire – gli ostacoli di ordine economico per quanti intendano proseguire gli studi a livello universitario e si trovino in condizione di disagio.

L’azione informativa sulla borsa potrebbe rappresentare, allora, uno strumento strategico per aumentare le immatricolazioni universitarie in Italia, uno tra gli ultimi paesi in Europa per percentuale di laureati nella fascia di età 25-34 anni. E potrebbe avvenire quasi a costo zero, tramite la pubblicazione di opuscoli o comunicazioni sui registri elettronici scolastici, accessibili a studenti e genitori. Di questa attività potrebbe – e dovrebbe – farsi carico in primo luogo il ministero, in qualità di ente centrale operante su tutto il territorio nazionale. 

Naturalmente, un incremento delle domande di borsa e, di conseguenza, degli aventi diritto, implicherebbe un maggior investimento finanziario da parte di stato e regioni, ma sarebbe un investimento ad alto rendimento per lo sviluppo del paese.

*Le opinioni espresse dagli autori non impegnano gli istituti d’appartenenza.

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  1. Leo

    Basterebbe informare gli studenti del quinto anno delle superiori sulla possibilità di fruire di borse di studio presso le diverse università che intendono frequentare.
    Le informazioni non circolano al fine di evitare che arrivino troppe richieste di borsa di studio rendendo di conseguenza i criteri di accesso alla borsa di studio estremamente stringenti.
    Non si scappa: bisogna aumentare i fondi per le borse di studio!

  2. Articolo interessante e molto veritiero infatti mia figlia si è diplomata con 100 e lode ma noi non sappiamo ancora bene come richiedere la borsa di studio avendo un reddito basso nessuno ti informa e la scuola superiore tanto meno mai parlato di borse di studio mi interesserebbe sapere chi ci può aiutare grazie

  3. Grazie a Federica e Samuele per aver mostrato con dati concreti quanto l’informazione sulle borse di studio possa fare davvero la differenza nelle scelte degli studenti più fragili 😉

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