La Savings and Investments Union della Commissione europea traccia nuove regole per le cartolarizzazioni. L’obiettivo è conciliare lo sviluppo dei mercati con la stabilità degli intermediari. Il richiamo alla prudenza delle autorità di vigilanza.

Nuove regole per il mercato della securitisation

Dopo la pausa estiva riprendiamo l’analisi delle diverse proposte della Savings and Investments Union, la comunicazione della Commissione europea che disegna la strada per giungere alla tanto agognata (ma molto meno praticata) unione dei capitali. Lo facciamo concentrandoci su uno dei pilastri del programma, che è anche il primo a concretizzarsi con un pacchetto di proposte di modifiche legislative e regolamentari: le cartolarizzazioni.

Quelle sul tema sono proposte molto articolate e ricche di tecnicalità non sempre facilmente sintetizzabili, ma è comunque importante richiamarle per due fondamentali ragioni. La prima è che il rilancio del mercato delle cartolarizzazioni è considerato una leva imprescindibile per rivitalizzare l’attività creditizia nei confronti delle imprese, consentendo alle banche un alleggerimento del rischio attraverso un mercato ulteriormente ampliato sul piano europeo, mentre attualmente è concentrato (all’80 per cento) solo in alcuni stati membri. Ed è fin troppo scontato ricordare che l’utilizzo entusiastico della securitisation è stato il fattore scatenante della grande crisi finanziaria di inizio secolo. È quindi necessario trovare soluzioni equilibrate che garantiscano lo sviluppo della sua funzione economica senza dimenticare le dure lezioni di quella crisi.

Proprio per questo motivo, ed è questa la seconda ragione, è importante discutere e approfondire le soluzioni proposte, che assumono una grande e spesso sottovaluta rilevanza. Tranne alcune rare eccezioni (come quella di questo sito) siamo di fronte a una preoccupante asimmetria: da un lato non esiste dichiarazione pubblica nella quale non si invochi il mercato unico dei capitali come elemento imprescindibile per ricostruire i fondamenti dell’Unione europea. Dall’altro, ci si ferma sempre a proclami generici e buoni per tutti gli usi senza porsi la classica domanda “so what”? E cioè con quali strumenti, attraverso quali passaggi? Ed è proprio in questi passaggi, come spesso avviene in sede comunitaria, che si annida il diavolo e si gioca la partita: non conoscerli e non considerarli significa non giocare.

Più semplici e con meno oneri

Il primo obiettivo del nuovo pacchetto comunitario è quello di una riduzione (che la Commissione quantifica del 35 per cento) dei costi operativi che gravano sulle cartolarizzazioni, semplificando sia gli oneri informativi degli emittenti, che gli obblighi di due diligence da parte degli investitori, attraverso un criterio di proporzionalità in ragione della tipologia e soprattutto del rischio delle singole operazioni. Si può arrivare sino alla totale esclusione dell’obbligo di due diligence nel caso dell’esistenza di specifiche garanzie da parte di soggetti pubblici o di banche multilaterali di sviluppo.

Analoga attenuazione si ha per un altro tradizionale criterio, quello dello skin in the game da parte dell’originator, attualmente al 5 per cento per le tranche più rischiose. Il limite diventa adesso derogabile sempre nel caso di garanzie da parte di governi o banche multilaterali. Allo stesso tempo, la Commissione intende ulteriormente incentivare la diffusione delle Simple, Transparent and Standardised, Securitisation (Sts), quelle operazioni con un elevato grado di omogeneità del sottostante (stessa tipologia di crediti) e quindi una maggiore conoscibilità e trasparenza del rischio (per prevenire il noto fenomeno del cherry-picking e cioè la selezione da parte dell’originator degli asset più appetibili, lasciando indietro quelli meno digeribili e occultando così il vero rischio per l’investitore). La soglia dell’omogeneità viene ora ridotta dal 100 al 70 per cento per i crediti verso le piccole e medie imprese per far sì che queste possano usufruire di una maggiore elasticità e quindi accedere più facilmente al mercato delle cartolarizzazioni.

Altro importante capitolo sul quale si regge l’impianto delle nuove proposte riguarda la revisione deli limiti prudenziali. L’obiettivo è quello di inserire criteri che possano abbassare il grado di ponderazione delle esposizioni legate alle cartolarizzazioni ai fini della misurazione del capitale di vigilanza, per prevenire quello che la Commissione definisce il fenomeno di overcapitalisation e quindi liberare più risorse per banche e assicurazioni. La strada indicata è quella di una attenuazione della “non neutralità”, quel criterio in base al quale il capitale necessario per una cartolarizzazione deve essere significativamente superiore a quello richiesto per i crediti sottostanti che non vengono ricompresi nell’operazione.

Viene poi introdotto il nuovo concetto di fattore minimo di ponderazione per aumentare in modo significativo la sensibilità al rischio dei requisiti patrimoniali, incentivando la securitisation di portafogli con fattori di ponderazione del rischio bassi.

Sul terreno delle regole prudenziali si prevede un maggior e più efficiente coordinamento all’interno del Joint Committee costituito tra le diverse autorità di vigilanza.

La Commissione si colloca sostanzialmente su un piano di continuità con le proposte dei rapporti Letta, Draghi e Noyer, anche se Mario Draghi indicava l’ulteriore strada della costituzione di una piattaforma comune per tutte le cartolarizzazioni assistite da collateral pubblici, per ridurre ulteriormente i costi di accesso per i crediti verso le imprese di più ridotte dimensioni.

Non esistono pasti gratis

L’evidente obiettivo finale è quello di mettere il motore alle cartolarizzazioni, ampliando nel contempo il volume di prestiti bancari attraverso il classico veicolo della redistribuzione del rischio all’interno del sistema finanziario. E di questo occorre essere consapevoli nella ricerca di soluzioni equilibrate. Infatti, nell’ambito del dibattito sulle proposte, non mancano le caute parole delle autorità di vigilanza che soprattutto per quanto concerne l’abbassamento dei limiti di capitali invitano alla prudenza e, testuali parole, a “non dimenticare” il passato.

È il tradizionale trade off tra le esigenze di sviluppo dei mercati e quelle di stabilità degli intermediari, con una risposta non affatto semplice: pur inserite in un nuovo framework prudenziale, le cartolarizzazioni comportano un aumento dei rischi per tutti gli investitori; un’ovvietà, questa, ma il vecchio detto che non esistono pasti gratis merita sempre di essere ricordato.

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