In un recente contributo abbiamo comparato il trattamento economico dei parlamentari italiani con quello degli onorevoli di altri paesi Europei. Da questa comparazione abbiamo proposto alcuni possibili interventi sull’attuale sistema. Ma quanto si potrebbe ottenere dall’implementazione di questi suggerimenti? I risultati di una breve simulazione sono proposti nel grafico seguente.
In particolare abbiamo considerato tre possibili scenari (1):
1. Taglio parlamentari: una riduzione del numero dei parlamentari in modo da riallineare il rapporto tra parlamentari e popolazione a quello francese (2).
2. Taglio stipendi: una serie di riduzioni della remunerazione e dei rimborsi, tra cui il dimezzamento dello stipendio; una riduzione di 1300 euro della somma di diaria e rimborsi, con una parificazione del trattamento delle camere e la contestuale creazione di un plafond dedicato al pagamento dei collaboratori; l’eliminazione dell’assegno di fine mandato (3).
3. Totale: l’applicazione delle due proposte contemporaneamente.
Come si può notare, sebbene consistenti, i possibili risparmi sono piuttosto contenuti nel quadro complessivo del bilancio dello stato (circa 1,5% dell’odiata Imu sulla prima casa nella terza colonna). Sebbene, quindi, sarebbe opportuno riformare il sistema per prevenire possibili abusi ed evitare un trattamento eccessivamente di favore per i nostri onorevoli, è assai improbabile che una riduzione dei costi della politica, intesi in senso stretto come costi dei parlamentari, possa sanare il bilancio pubblico.
(2) La riduzione è fatta in modo da rispettare il rapporto di 2:1 tra deputati e senatori.
(3) Vengono eliminati sia i contributi sia l’ammontare ricevuto e la differenza negativa prima esistente è stata trasformata in una riduzione dello stipendio mensile.
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Marco Zagnoli
beh, quasi 60 milioni di Euro all’anno non sono bruscolini, si potrebbero utilizzare per iniziare il piano di adeguamento degli edifici scolastici alle norme; inoltre ai tagli ipotizzati dagli autori farebbero seguito una serie di tagli sull’indotto (o ne avete già tenuto conto?)
Vincenzo Scrutinio
Gentile Marco,
concordo con lei che sicuramente si tratta di una cifra consistente che potrebbe essere utilizzata per vari progetti meritevoli di ulteriori risorse. In questo contributo volevamo solo sottolineare che una riforma su questo elemento avrà un impatto quasi trascurabile sul bilancio totale dello Stato e va inserita in un quadro più ampio di razionalizzazioni perchè possa incidere in modo apprezabile. Ovviamente rimangono le giustificazioni in termini di equità cui abbiamo accennato.
Il secondo punto che ha sollevato è molto interessante, ovvero le spese indirette della politica (cioè tutto l’apparato burocratico e di rappresentanza che è a disposizione degli eletti e delle istituzioni). Purtroppo non abbiamo portato l’analisi in quella direzione ma sarebbe estremamente interessante e speriamo di tornare qsu questo punto se riusciremo a trovare dati adeguati.
Grazie per la sua osservazione
Cordiali saluti
Vincenzo Scrutinio
Federico Tagliabue
Permettetemi solo di condividere una brevissima riflessione: sono pienamente d’accordo che non sarà il taglio dei parlamentari a salvare le nostre finanze; questo certamente non giustifica l’attuale livello della retribuzione dei nostri onorevoli.
Penso tuttavia che effetti decisamente più consistenti si avrebbero se il taglio venisse esteso alla marea di consiglieri regionali, provinciali e comunali che gravano sulla spesa pubblica. Senza avere l’intenzione di fare polemiche contro l’uno o l’altro schieramento politico, ma semplicemente per rendere l’idea, pensate che recentemente il consiglio regionale della Lombardia ha recentemente approvato un provvedimento di dimezzamento dei costi della politica, in cui ciascun consigliere regionale passerà dal percepire circa 16 mila € al mese lordi (comprensivo di stipendio e di diaria) a circa 10 mila € al mese sempre lordi. E la Lombardia comunque è riconosciuta come regione virtuosa in quanto a costi della politica (il suo costo è di circa 1,5 € a cittadino della regione). Non oso immaginare a quanto possano percepire i consiglieri delle regioni “meno virtuose”.
Penso che se si istituisse una ulteriore riduzione e questa venisse estesa a tutta l’italia (per quelle regioni che non l’abbiano già fatto, perdonatemi l’ignoranza), allora sì che i risparmi inizierebbero ad assumere delle dimensioni “interessanti”.
Senza dimenticare il discorso di comuni e province.
Sareste in grado di quantificare gli effetti di una misura del genere?
grazie
Vincenzo Scrutinio
Gentile Federico,
la sua osservazione mi sembra assolutamente condivisibile. Per ora ci siamo soffermati su una possibile riforma degli emolumenti in Parlamento ma la direzione che il suo intervento suggerisce sarebbe la naturale estensione dell’analisi presentata nei nostri tre articoli.
Intendiamo provare ad estendere l’analisi ma non credo sarà semplice.
Grazie del suggerimento.
Federico B
Buongiorno. Non c’è evidentemente solo la questione degli ‘emolumenti’ fuori scala (su cui già Frank Bruni, The NY Times) La politica Italiana costa 0.8% di PIl in più rispetto alla Francia. cfr. P.Monsurrò. Istituto Bruno Leoni. SONO 15 BN. Non sono ‘bruscolini’. saluti
marco
occhio però che il totale del risparmio quando i provvedimenti sono attuati insieme è maggiore della loro somma quando sono attuati separatamente.
Alessandro
É minore della somma! Immagina di attuare prima la riduzione del numero di parlamentari, avendo il risparmio indicato nella prima colonna, quando poi tagli gli stipendi il risparmio è minore della seconda colonna perché ci sono meno persone su qui tagliare lo stipendio. La terza colonna infatti è giustamente nel grafico minore della somma delle prime due guardando con attenzione.
Vincenzo Scrutinio
Gentile Marco,
in realtà la somma è minore dato che se viene ridotto il numero di parlamentari, la riduzione dei salari porta minori risparmi rispetto al caso base e viceversa (se si abbassano i salari, i risparmi dati dalla riduzione del numero di parlamentari sono inferiori).
Cordiali saluti
Vincenzo Scrutinio
Johnny
Sicuramente un taglio del genere restituirebbe un po’ di credito alle nostre inqualificabili istituzioni. Poi 60 milioni saranno ghiaietta, ma sono consistenti se pensati come un investimento per un’infrastruttura. Certo con meno parlamentari bisognerà guardarsi di più dai franchi tiratori, ma dato che la stabilità comunque è sempre mancata…
marce
Il vero guadagno starebbe nella moralizzazione delle istituzioni che un allineamento degli stipendi comporterebbe, sia a livello nazionale che regionale. E questo dovrebbe valere anche per tutta la burocrazia. L’alto livello degli stipendi non ha giovato contro la corruzione e anzi ha attirato spesso persone di basso livello morale e incapaci.
Alessandro Di Nola
Complimenti per l’analisi!
Federico B
L’Italia, con il 2,5% del Pil, è sesta in Europa dopo Portogallo (5%), Cipro (4,5%), Ungheria (3,4%), Polonia (2,7%) ed Austria (2,6%), per extracosti della politica. Seconda come spesa in valore assoluto, pari a 39 miliardi di euro, molto vicina alla Germania (42 miliardi, con popolazione e Pil molto maggiori), e molto lontana da Francia (25bl), Gran Bretagna (24) e Spagna. éreme RIBADIRE, Francia 25 miliardi vs 39 Ita-glia.
Riportando il dato italiano in linea con quello degli altri paesi si potrebbero risparmiare fino a 16 miliardi, cioè l’1% di PIL. Non si tratta di una spesa trascurabile, essendo pari a quasi UN TERZO del deficit. La domanda, semmai, è perchè ci si meraviglia degli extracosti? conoscete ‘Il castello’, di Kafka?
alessandro
Parlamento? In Italia ce ne sono 22 mica uno solo + 99 mini parlamenti provinciali…+ grandi città…alla fine pagano solo i piccoli!