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Più che la colomba poté l’inserzionista

Gli investitori sembrano avere più fiducia nel titolo Mediaset quando il suo azionista di riferimento fa almeno parte della coalizione di Governo, perché migliori sono i risultati economici dell’azienda. Ecco perché il crollo del titolo di qualche giorno fa potrebbe aver salvato il Governo Letta. 
LE QUOTAZIONI DI MEDIASET
 
Non è ancora chiaro se il Pdl ritirerà il proprio appoggio al Governo Letta a motivo di un mancato accordo sull’Imu o per la scelta degli altri partiti appartenenti alla coalizione -e in particolare del Pd – di votare la decadenza di Silvio Berlusconi da senatore a seguito della sentenza di condanna da parte della Cassazione.
Rischioso azzardare un pronostico sul tema, ma il crollo della quotazioni di Mediaset di lunedì (più del 6 per cento, con ripetute sospensioni per eccesso di ribasso) potrebbe rappresentare la poco classica goccia che non fa traboccare il vaso, comunque molto in bilico, del Governo Letta.
Già nel concitato autunno del 2011 il vero e proprio collasso delle quotazioni di Mediaset – in concomitanza con l’esplosione dello spread sui titoli di Stato – pare abbia convinto Berlusconi a dimettersi da presidente del Consiglio, o perlomeno abbia convinto l’amministratore delegato Fedele Confalonieri a prodigarsi per convincere Berlusconi a gettare la spugna. Allora potrebbero essere entrati in gioco due fattori: da un lato c’era il rischio sistemico per le imprese italiane in caso di default dei titoli di Stato, che necessitava di interventi drastici di finanza pubblica, e che evidentemente coinvolgeva anche Mediaset; dall’altro lato un default fragoroso con Berlusconi premier avrebbe ridotto al minimo le sue possibilità future di far parte di maggioranze di Governo.
Tornando all’oggi, di fatto caratterizzato da condizioni di finanza pubblica più stabili, è ragionevole sostenere che gli investitori abbiano più fiducia nel titolo Mediaset quando il suo azionista di riferimento è perlomeno parte della coalizione di Governo. In effetti, da sei mesi a questa parte il titolo è cresciuto di più dell’80 per cento.
Evidentemente gli investitori credono nell’esistenza di un conflitto di interessi tra il Berlusconi politico e il Berlusconi imprenditore, anzi in una concomitanza di interessi piuttosto lucrativa per l’azienda Mediaset quando Berlusconi è al Governo. Potrebbe anche darsi che gli investitori – secondo la famosa metafora keynesiana del concorso di bellezza – comprino azioni Mediaset quando Berlusconi è al Governo o aumenta la probabilità che lo sia, in quanto si aspettano che gli altri investitori facciano lo stesso, e viceversa nel caso di fuoriuscita del medesimo, di fatto o prevista, dalle stanze del potere esecutivo.
COME SI MUOVONO GLI INSERZIONISTI
Non escludo che questo meccanismo di aspettative che convergono giochi un ruolo importante, ma forse la spiegazione più semplice è che l’azienda Mediaset va sistematicamente meglio quando Berlusconi è al Governo rispetto a quando non lo è.
Non è solo questione di leggi ad personam, ma del business stesso di Mediaset, che consiste principalmente nella vendita di spazi pubblicitari. Un recente working paper di Stefano DellaVigna, Ruben Durante, Eliana La Ferrara e Brian Knight mostra come gli inserzionisti pubblicitari sistematicamente tendano a comprare più spazi sui canali Mediaset che sui canali concorrenti quando Berlusconi è premier rispetto a quando è all’opposizione. Lo spostamento negli acquisti è significativamente più ampio per le imprese di dimensioni maggiori e per quelle che sono attive nei settori più regolamentati. I risultati sono coerenti con l’ipotesi che l’acquisto di spazi pubblicitari sia un modo per ingraziarsi il premier e ottenere provvedimenti legislativi e regolamentari favorevoli, mossa per l’appunto più semplice nei settori regolamentati. E il conto economico di Mediaset ne guadagna.
Più che dalle colombe nel Pdl, il Governo Letta potrebbe dunque essere salvato dagli opportunistici inserzionisti, dagli investitori razionali e dal vecchio Confalonieri: la serendipity del conflitto di interessi.
 
 

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  1. antonio gasperi

    interessante ipotesi, che vaglierei non solo alla luce del comportamento degli inserzionisti ma anche rispetto ai cicli di audience delle reti Mediaset che – chi più chi meno – sono politicamente schierate a favore del Pdl. Sarebbe inoltre utile calcolare la capitalizzazione del titolo Mediaset (e delle collegate) rispetto alla capitalizzazione globale della borsa iltaliana, per avere un indice di scostamento delle quotazioni più preciso. salve

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