Chi non aveva un compagno viziato Un pizzicotto e poi vi guardava Crescendo ne avete incontrati degli altri Da che è Ministro di Grazia e Giustizia Lei, ingegnere devoto ai Padani Leggi tagliate e cucite con cura Oggi ci ha detto che non se la sente Per ribadire chi è che ha il Potere Chissà come mai, Ministro Castelli Spero soltanto che una notte allo specchio
Aria arrogante e parlata maldestra
Provocatore del gioco truccato
Perché è il protetto dalla maestra?
Che fai, vuoi reagire con la violenza?
Dentro la rabbia era un fiume di lava
Ma sapevate di aver perso in partenza
Pronti a godere nel darvi uno smacco
Stessa arroganza, stessi occhi scaltri
Piccoli epigoni di Ghino di Tacco
Ha imposto uno stile, si è mosso con foga
Ha caricato senza pigrizia
Appena ha visto agitarsi una toga
Nel riciclar materiale di scarto
Ha superato anche i più veterani
Confezionando leggi da sarto
Senza una piega o un filo scomposto
Per orientarsi una guida sicura
Un busto di Cesare sempre al suo posto
Di chiedere la grazia per quello di Pisa
La sua coscienza non glielo consente
Anche se sa che è una scelta assai invisa
Ci ha poi propinato un immondo pastone
Mischiando Sofri alle stragi nere
E i suoi Serenissimi in mezzo al listone
Non so immaginare dove lei la nasconda
Questa coscienza sorda agli appelli
Di chi le si oppone e di chi la circonda
La Dea Bendata le appaia in sogno
E le sussurri discreta all’orecchio
Mi scusi, Ministro, di lei mi vergogno
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