Sotto l’albero di Natale abbiano trovato l’ennesima legge ad hoc varata per sanare ex-post situazioni di crisi, il decreto Parmalat, e la proroga del
condono fiscale ai redditi del 2002. Confermano l’immagine di un paese in cui le regole esistono solo per essere disattese. Per far fronte alla diffidenza degli investitori esteri spaventati dalla truffa consumatasi in quel di Collecchio e per ridurre l’incertezza servirebbero, invece, regole credibili. Per far sì che vengano rispettate bisogna cominciare a premiare chi ne denuncia le violazioni. E informare sulle situazioni in cui vi è meno trasparenza. Cercheremo di dare, con il vostro aiuto, il nostro contributo nel 2004.

È consuetudine all’inizio di ogni anno dispensare a piene mani ottimismo. Un compito cui non si è certo sottratto il nostro presidente del Consiglio nell’interminabile conferenza stampa di fine anno. Ma l‘ottimismo di maniera, non fondato su riscontri concreti, finisce solo per alimentare incertezza (vedi Bertola), dunque genera il sentimento opposto alla fiducia che vorrebbe instillare. Pochi giorni prima della conferenza stampa, a quanto risulta dagli atti pubblicati sul sito della Consob, l’intero vertice di Mediaset (il presidente del cda, Fedele Confalonieri e l’amministratore delegato, Giuliano Andreani) ha voluto tutelarsi – con una operazione di hedging – contro un forte calo (attorno al 25-30 per cento) dei titoli del gruppo nel 2004. A quanto pare, l’ottimismo non deve essere stato così contagioso…

Condoni infiniti e decreti ad hoc

Meglio sarebbe lasciare a Tonino Guerra il compito di propinare ottimismo e occuparsi invece di rendere credibili alcune regole fondamentali. Le regole credibili servono proprio a dare qualche certezza a noi tutti e a chi osserva dall’estero le vicende del nostro paese con qualche legittima diffidenza. L’immagine che purtroppo stiamo offrendo è quella di un paese senza regole, in cui si fanno leggi ad hoc per sanare ex-post situazioni di crisi e in cui le regole sono stabilite solo per essere disattese. Due atti consumati sotto l’albero di Natale appartengono in pieno a questa tradizione, sono altrettante mine antiregole.

Il primo è l’estensione del condono fiscale ai redditi del 2002, sancita dalla Finanziaria 2004. Un anno fa, il Governo aveva annunciato che non ci sarebbero state deroghe al condono fiscale e che questo sarebbe stato l’ultimo della serie. Oggi si smentisce, dando ragione a tutti quegli italiani che se lo aspettavano. Sono davvero tanti.

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In un sondaggio svolto (a titolo gratuito) da Demoskopea per lavoce.info su di un campione rappresentativo di italiani (sondaggio di cui non mancheremo di dare conto sul sito nelle prossime settimane) risulta che più del 60 per cento degli italiani si aspettava il condono. Ancora più significativo il fatto che circa un terzo di questi italiani disincantati ritenga che i condoni servano “per far fronte al disavanzo dei conti pubblici”. Insomma, il condono diventa una profezia che si autoalimenta: se i conti pubblici vanno a male, non si pagano le tasse aspettandosi domani un condono, il che lo rende inevitabile. Insomma queste Finanziarie ci lasciano un’eredità pesante: regole disattese perché ci si aspetta che verranno disattese.

La seconda mina è il cosiddetto “decreto Parmalat“. Dovrebbe proteggere i lavoratori del gruppo “e non gli azionisti”, ma sarebbero bastate le procedure concorsuali ordinarie per proteggere i dipendenti del gruppo (vedi Scarampi) mentre così si rischia di penalizzare lavoratori di altre imprese e molti piccoli investitori. Facendo gravare una parte delle perdite sulla collettività, il decreto riduce di fatto le sanzioni che dovrebbero pesare sui responsabili della crisi del gruppo. Una volta di più, di fronte alla crisi di una grande impresa, si sceglie la strada dei provvedimenti ad hoc, anziché utilizzare le procedure ordinarie. La scelta del Governo è aggravata dal fatto che il nostro Parlamento ha appena varato una riforma del diritto societario che depenalizza il reato di falso in bilancio. Con le norme attuali, i manager di Collecchio rischiano per aver ostacolato l’operato dei revisori al massimo una sanzione di 10mila euro, meno di un mese di stipendio per molti di loro. Il rischio di cui ci rende partecipe chi ha seguito la vicenda Parmalat dal punto di vista della comunità finanziaria internazionale (ce lo racconta su questo sito un testimone privilegiato, Galeazzo Scarampi) è che i corporate bond delle aziende italiane (che oggi raggiungono il 50 per cento del nostro prodotto interno lordo) vengano percepiti come “junk bonds in a risky country”. A meno di correttivi, molte aziende sane rischiano, d’ora in poi di dover offrire rendimenti più alti alle loro obbligazioni per coprire gli investitori dal “rischio paese”. E’ da questo più alto costo del debito che possono venire le vere minacce all’occupazione.

Quando modificare le regole

È utile modificare le regole ex-ante se serve a renderle più credibili, ad esempio rafforzando i controlli e le sanzioni, in modo tale che queste agiscano come forte deterrente contro violazioni delle norme. Per rassicurare gli investitori esteri sul fatto che la “Enron europea” sarà un caso isolato, è utile un riordino dei sistemi di controllo e regolamentazione dei mercati finanziari (lungo le linee tracciate da Carmine Di Noia, Stefano Micossi e Francesco Vella ), sottraendo però le funzioni di vigilanza a un controllo del Governo, al contrario di quanto previsto dalla bozza elaborata dal ministero dell’economia . Giusto anche inasprire le pene contro i reati societari, così come avvenuto negli Stati Uniti all’indomani del caso Enron. Utile, anche, prevedere premi per chi denuncia episodi di criminalità economica, come suggerito da Luigi Zingales. Tutti correttivi che servono a ridurre il rischio di nuovi atti di criminalità economica.

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Le regole, invece, non vanno modificate ex-post, perché questo indebolisce d’un sol colpo tutte le norme che ci siamo dati. Si sa che tanto, alla fine, ci sarà sempre una via d’uscita, “tout va s’arranger”. Il nostro Governo purtroppo si sta distinguendo in Italia e in Europa nel modificare le regole a posteriori. Ecco allora l’augurio e insieme l’invito che ci sentiamo di rivolgere a tutti i nostri lettori.
L’augurio: vorremmo tanto un 2004 con meno “arte di arrangiarsi” e con più regole rispettate.
L’invito: per favore aiutateci a segnalare ogni violazione di queste regole e situazioni in cui vi è mancanza di trasparenza nella conduzione della politica economica come nella gestione delle imprese. Alle vostre denunce, cercheremo di offrire una piccola, ma ascoltata, lavoce.

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