Lavoce.info

Sommerso, un ostacolo allo sviluppo*

L’evidenza mostra che il sommerso è stato un freno alla crescita della produttività e, dunque, allo sviluppo del paese. Le ragioni vanno ricercate nelle caratteristiche strutturali di queste imprese. Ma ciò suggerisce anche che per sconfiggere l’economia in nero bisogna puntare sull’innovazione.

TRE TIPI DI IMPRESE

Uno dei principali problemi dell’attuale stato di difficoltà in cui verte l’economia italiana è riconducibile al fatto che da oltre un decennio la produttività del sistema è stagnante. In questo ambito può essere interessante analizzare se il settore sommerso rappresenti un freno alla crescita, oppure fornisca una forma impropria di flessibilità al funzionamento del sistema favorendo la produttività delle imprese.
Fondandosi sui dati del sommerso diffusi dall’Istat, è possibile effettuare una tripartizione dell’economia italiana distinguendo la parte regolare (totalmente conosciuta al fisco), quella parzialmente in nero (che occulta solo una quota dei redditi prodotti) e quella totalmente sommersa (completamente sconosciuta al fisco). (1) Si tratta di una semplificazione che ipotizza un sistema economico costituito da tre differenti tipologie di imprese, denominate regolari, moonlight e sommerse, caratterizzate da differenze nella dotazione di capitale, nella remunerazione del fattore lavoro e che operano in concorrenza tra loro. (2)
Adottando opportune procedure statistiche è possibile derivare dai dati Istat le informazioni necessarie per calcolare degli indicatori di produttività riferiti a ciascuna delle tre tipologie di impresa con l’obiettivo di mostrare come l’economia sommersa influenzi la produttività del sistema e, per questa via, stimoli o contragga la crescita economia. (3)
Dalla figura 1 si evince come il valore aggiunto prodotto dal settore regolare abbia assicurato, ad eccezione del 2008, un contributo costantemente positivo alla crescita del Pil. Inversa è la situazione del settore moonlight il cui tasso di variazione è risultato costantemente negativo, mentre il sommerso presenta un’oscillazione ciclica con un picco negativo nel 2002 e uno positivo nel 2006.
Dalla tabella 1 si osserva che, sull’intero periodo di osservazione, le variazioni media della Tfp per il totale dell’economia è pari al -0,83 per cento, a conferma che la stagnazione della produttività è stato l’elemento caratterizzante dell’economia italiana a partire dal 2000. Questo trend è confermato per tutti i segmenti produttivi considerati, però, le Tfp calcolate per l’economia sommersa e per il moonlight hanno fatto registrare risultati maggiormente negativi di quelli ottenuti per l’economia regolare.
Da questa evidenza si deriva che, pur sussistendo problematiche specifiche relative alla produttività dell’economia regolare, l’economia sommersa ha rappresentato un freno alla crescita della Tfp e, pertanto, un vincolo allo sviluppo economico del paese.

Leggi anche:  Sui conti pubblici scelte difficili all'orizzonte: discutiamone

PUNTARE SULL’INNOVAZIONE

I risultati negativi dei settori sommerso e moonlight sono in gran parte spiegabili dalle caratteristiche strutturali delle imprese che operano in questi mercati, riconducibili alla specializzazione produttiva in comparti tradizionali ad alta intensità di lavoro, composti da imprese di piccole dimensioni, che richiedono manodopera scarsamente professionalizzata, sono gestite da un management non qualificato, manifestano una bassa propensione all’innovazione tecnologica e hanno grandi difficoltà di accesso al credito
Tali vincoli possono essere letti anche in senso inverso: ad esempio, una politica di sviluppo che incentivi i settori maggiormente innovativi, che orienti verso l’utilizzo di manodopera qualificata, oltre a stimolare la crescita potrebbe contribuire anche a ridurre il sommerso.
Infine, l’analisi della produttività suggerisce che una efficace azione di contrasto all’evasione, finalizzata a un effetto deterrente, oltre a produrre dei benefici risultati in termini di flussi di bilancio pubblico, contribuisce anche a indirizzare l’attività economica verso attività maggiormente efficienti.

Figura 1. Tassi di variazione del valore aggiunto a prezzi costanti per i settori: sommerso, moonlight e regolare
Screen Shot 2013-01-22 at 11.22.27

Tabella 1. Tfp dei segmenti: regolare, moonlight e sommersoScreen Shot 2013-01-22 at 11.25.24
 

*Le opinioni espresse in questo articolo non necessariamente riflettono la posizione ufficiale delle istituzioni di appartenenza.

(1) Istat “La misura dell’economia sommersa secondo le statistiche ufficiali. Anni 2000-2008”, Statistiche in breve, 13 luglio 2010.

(2) Per la definizione di moonlight si rimanda a Chiarini B., Marzano E. “Evasione al chiaro di luna”, lavoce.info 12 gennaio 2006.

(3) Mantegazza S., Pisani S., Viviani A., “Openinig the black box: hidden economy and productivity”, lavoro presentato al convegno “Macroeconomic and Policy implication of Underground Economy and Tax evasion”, università Bocconi, Milano 7-8 giugno 2012.
Si assume come riferimento il modello economico della crescita, che scompone la dinamica del prodotto in base ai contributi dei fattori della produzione (lavoro, capitale) e della produttività totale dei fattori (Tfp), che è una misura dell’efficienza con la quale i fattori stessi si combinano (Oecd (2001), Measuring productivity – Oecd manual, Parigi).

Leggi anche:  Votare tutti per pagare meno tasse?

Lavoce è di tutti: sostienila!

Lavoce.info non ospita pubblicità e, a differenza di molti altri siti di informazione, l’accesso ai nostri articoli è completamente gratuito. L’impegno dei redattori è volontario, ma le donazioni sono fondamentali per sostenere i costi del nostro sito. Il tuo contributo rafforzerebbe la nostra indipendenza e ci aiuterebbe a migliorare la nostra offerta di informazione libera, professionale e gratuita. Grazie del tuo aiuto!

Leggi anche:  E alla fine arriva la procedura di infrazione

Precedente

Il regolatore riluttante

Successivo

La ballata dell’Imu

  1. renzo

    Esiste la possibilità che certe attività siano economicamente possibili soltanto al ” chiaro di luna” oppure se totalmente sommerse. Ricordo il caso di una fabbrica di camicie in Sicilia, in cui gli operai erano tutti adolescenti o addirittura bambini. La fabbrica fu giustamente chiusa dai carabinieri, con il plauso dell’opinione pubblica. Ora però le camicie vengono prodotte in Cina, dove a nessuno interessa se vengono usati gli stessi sistemi, invece che in Sicilia, e le famiglie di quei giovani non hanno più neanche il reddito di una attività irregolare. Quei giovani lavoratori in erba sono candidati ideali per attività criminali. Forse a volte è meglio accettare il male minore, anche se rimane un male.

  2. AM

    Enzo ha ragione. In non pochi casi il sommerso consente di mantenere posti di lavoro e di restare competitivi. L’emersione significherebbe il dissesto, la disoccupazione e la povertà assoluta. In questi sai il sommerso consente la sopravvivenza di attività produttive, ma non stimola l’innovazione e lo sviluppo.

  3. bob

    la teoria se non viene applicata alla praticità della realtà quotidiana resta tale. Resta un bel compito in classe, dove, come fanno i 3 Professori, io potrei parlare di un asino che vola, potrebbe essere un bel racconto, potrei dire che può volare fino a 100 metri da terra, che raggiunge la velocita mach 0,8, etc. Ma ho solo fatto teoria. La realtà è un’altra! Qui a priori si è detto che le aziende preferiscono lavorare in nero. Punto! La cosa a mio avviso va vista sotto altro angolo: esiste un lavoratore che ha bisogno di reddito, esiste una azienda che ha bisogno di fatturato e quindi si incrociano due esigenze con lo stesso obiettivo, per cui fin qui il problema non si pone. Poi c’è una classe politica che dovrebbe avere la capacità non solo di regolare questo rapporto, ma se fosse di livello anche di dettare linee guida economiche. Il 3° soggetto scarica sugli altri 2 tutte le problematiche e le responsabilità e assume solo il ruolo di “esattore della Garfagnana”. Come si genera il sommerso? Facciamo un esempio sull’edilizia: un bravo muratore vuole almeno 2000 euro al mese, se messo in regola prende una busta paga di 1200 euro+ i contributi altri 1400 euro, ma lui vuole in busta ( soprattutto se extracomunitario) 2000 euro. Se deve scegliere sceglie la 1° soluzione. Egregi Professori potete darmi una risposta?

Lascia un commento

Non vengono pubblicati i commenti che contengono volgarità, termini offensivi, espressioni diffamatorie, espressioni razziste, sessiste, omofobiche o violente. Non vengono pubblicati gli indirizzi web inseriti a scopo promozionale. Invitiamo inoltre i lettori a firmare i propri commenti con nome e cognome.

Powered by WordPress & Theme by Anders Norén