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Le elezioni viste da lontano

Così i giornali stranieri giudicano la situazione italiana dopo il voto di aprile. In Germania si sottolineano le difficoltà di Governo per la risicata maggioranza del centrosinistra al Senato e l’eterogeneità della coalizione. Ma anche l’impegno europeista di Prodi. Le Monde ritorna sui due punti che hanno permesso la rimonta finale di Berlusconi: la televisione e il Nord. Per l’Economist la vittoria di misura dell’Unione rende ancora più delicata la situazione dell’economia. E il Wall Street Journal teme per la legge sul conflitto d’interessi.

Della fosca previsione lanciata da Wolfgang Munchau sul Financial Times del 17 aprile, per cui l’Italia sarebbe fuori dall’euro per il 2015, non vi è traccia sul quotidiano tedesco Financial Times Deutschland, che pure annovera Munchau tra i suoi editorialisti. Un primo segno che questo minaccioso pronostico non è stato preso in troppa considerazione negli altri paesi. Anche nelle conferenze stampa del Fmi del 19 e del 20 aprile, dove è stata posta la domanda sull’eventualità di un’uscita dell’Italia dall’euro, è stato dichiarato che tale possibilità è minima. Il fattore chiave per affrontare i gravi problemi dell’economia è la tempestività, e così l’avvio di un nuovo esecutivo risulta di importanza cruciale.

Commenti in Germania

Che l’Italia rimandi di sé un’immagine negativa rafforzata dall’esito delle elezioni e dalle posizioni conseguenti prese dagli schieramenti in campo, emerge senz’altro dalla stampa tedesca. Secondo la Frankfurter Allgemeine Zeitung il verdetto della Corte di cassazione, così indigesto per la Casa delle libertà, non ha rasserenato gli animi, anzi i veri problemi iniziano ora: Berlusconi con il suo rifiuto di riconoscere il risultato del voto ha posto il paese in una condizione di zoppia e la risicata vittoria della coalizione di Romano Prodi al Senato non tranquillizza nemmeno i più ottimisti, anche perché, ricordano, a differenza di quanto accade in Germania, il Senato italiano deve approvare tutte le leggi passate alla Camera. E il centrodestra di opposizione non risparmierà nulla al Governo Prodi, anzi cercherà di sfilargli l’appoggio di qualche senatore. Frankfurter Allgemeine, come Handelsblatt e i settimanali Die Zeit e Der Spiegel danno un forte risalto alle caratteristiche personali dei due leader delle coalizioni.. Di Prodi viene sottolineato l’impegno europeista e quello rivolto a una politica finanziaria di stabilità, già dimostrato nel suo primo mandato, ricordando al contempo come i suoi avversari gli rimproverino mancanza di capacità decisionale come presidente della Commissione UE. Per quanto riguarda Silvio Berlusconi, lo si accusa di scarsa serietà intellettuale in fatto di politica europea, così come di una guida dell’economia italiana nella competizione globale carente e priva di idee. Gli italiani da cultori del compromesso (la vera “grande coalizione” era la Dc, che per decenni seppe tenere lontano dal potere gli estremisti di ogni colore) si sono trasformati in agguerriti scavatori di trincee e domina l’immagine che i moderati di entrambi gli schieramenti siano tenuti in ostaggio dagli opposti estremismi e che la grande coalizione, più volte evocata, sia impraticabile, data l’impossibilità di interagire dei due fronti. Per la Frankfurter Rundschau, il paese è geograficamente e politicamente spaccato in due, e la minoranza non sarà incline a supportare i progetti della maggioranza, al contrario cercherà di far cadere il Governo, in quanto la prospettiva del potere è più allettante dell’esercizio di responsabilità politica per il bene comune del paese. Per Stuttgarter Nachrichten, Prodi non avrà vita facile, perché se da un lato si troverà ad affrontare una opposizione durissima, dall’altro dovrà fare i conti con i desiderata dei suoi partner, che vanno dai comunisti ai cattolici fedeli alla Chiesa. La Süddeutsche Zeitung sottolinea invece gli aspetti positivi: anche in una “democrazia televisiva” i contenuti possono vincere sulla forma. Come riferisce infine Netzeitung un esponente dalla Spd ha richiesto all’Europarlamento una commissione d’inchiesta su Berlusconi, in quanto il suo comportamento costituirebbe un danno per la democrazia e non sarebbe più ormai solo una questione italiana: l’Italia in quanto paese fondamentale dell’Europa potrebbe diventare un boccone avvelenato per l’intero sistema democratico.

Così la stampa francese

Fra i giornali francesi, solo Le Figaro accenna all’articolo di Munchau e pone l’accento sulla necessità di trovare una personalità di statura internazionale per il ministero dell’Economia, in modo da rassicurare i mercati. Visto il progressivo aggravarsi del debito pubblico, sarà indispensabile tagliare i fondi destinati alle amministrazioni pubbliche, fermare le dinamiche salariali, bloccare i costi della previdenza, liberalizzare l’economia. Le Monde definisce scioccante l’atteggiamento assunto da Berlusconi e dai suoi alleati nel contestare il successo dell’Unione: i responsabili del deterioramento dell’immagine del paese sulla scena internazionale lasciano un bilancio che dovrebbe ricondurli a più miti consigli. Le Monde ricorda poi il pugno di voti che hanno permesso l’elezione di George W. Bush nel 2000 e la vittoria di Angela Merkel nell’autunno del 2005, anche in quei casi non mancarono le contestazioni. Il quotidiano ritorna infine sui due punti che hanno permesso la rimonta finale di Berlusconi: la televisione e il Nord. Nel primo caso si è trattato di una pesante campagna mediatica che puntava sulle paure degli italiani, nel secondo ha avuto buon gioco l’atteggiamento sospettoso di una parte dell’elettorato del Nord, che considera la sinistra ostile ai propri valori e interessi e che il centrosinistra non ha saputo conquistare. La fine delle elezioni rappresenta dunque l’inizio di una fase difficile della politica italiana, connotata dal bisogno di radicali riformi e da maggioranze incerte. Per Les Echos il Governo uscente lascia una pesante eredità: le statistiche parlano di un incontestabile taglio della disoccupazione, ma questo dato positivo è stato pagato dall’esplosione della precarietà, di cui non è prevedibile la sostenibilità nel prossimo futuro. A essa è legato il problema della produttività. Nel corso degli ultimi mesi, secondo il giornale, l’Italia ha perso 15 punti di competitività rispetto alla Germania e circa 7 rispetto alla Francia; il fatto che questo calo non abbia avuto conseguenze significative sull’occupazione potrebbe dipendere da due fenomeni: l’esistenza di nicchie d’eccellenza, che hanno attenuato l’effetto dell’arretramento generale; il ritorno in forze della frode fiscale, un modo per ridurre i costi, che ha sostituto le vecchie e ripetute svalutazioni.

Il mondo anglosassone

Dal mondo anglosassone, i commenti dell’Indipendent e del Guardian sull’esito delle elezioni e sull’andamento postelettorale non sono diversi dal resto della stampa estera. Secondo il Daily Telegraph se nel 1994 e nel 2001 Berlusconi era riuscito a convincere gli italiani che il suo successo personale fosse trasmettibile anche a loro, il suo secondo mandato ha visto una crescita media del Pil di meno dello 0,7 per cento, e non è riuscito a liberalizzare un’economia malata. Per l’Economist la vittoria sul filo di lana dell’Unione non farà che rendere ancora più delicata la situazione di un’economia che si sta deteriorando celermente. I problemi sono strutturali e non ciclici e richiedono interventi radicali, che il Governo Berlusconi non ha fatto e che ora il Governo di centrosinistra ha poche chance di realizzare: infatti Prodi dovrà governare con la costante minaccia di elezioni e non potrà rinunciare nemmeno a un voto proponendo leggi che vanno contro interessi consolidati: le corporazioni professionali, i lavoratori del settore pubblico, i sindacati. Prodi sarà verosimilmente prigioniero della sinistra radicale, che vuole scardinare la legge Biagi, una delle poche misure di liberalizzazione attuate dal Governo Berlusconi. Ma forse la migliore speranza per la sopravvivenza del Governo di centrosinistra sta proprio nella sua fragilità, in quanto qualsiasi tentativo, per calcolo o per principio, di rompere le fila da parte dei leader della coalizione avrà come conseguenza molto probabile un ritorno di Berlusconi. E, tra i giornali americani, sul Time datato primo maggio appare un’intervista a Prodi, in cui vengono elencati e ribaditi i punti salienti del programma dell’Unione: approvazione di una legge antitrust sull’informazione, rilancio dell’economia, riduzione del deficit e del debito pubblico, ruolo centrale nell’ambito UE. Infine, per il Wall Street Journal, la vittoria di stretta misura dell’Unione potrebbe pregiudicare l’approvazione di una legge sul conflitto d’interessi.

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  1. Rinaldo Sorgenti

    Mi stupisce che nessuno dei garantisti della sinistra (ad eccezione della RnP) parla dell’assurda ed errata ripartizione dei seggi al Senato, con l’esclusione e sottrazione di 4 seggi appunto alla Rosa nel Pugno. Eppure anche loro sono nel centrosinistra ed hanno contribuito al risultato elettorale e poi la giusta ripartizione non creerebbe alcun problema di equilibri tra centrosinistra e centrodestra, perchè il trasferimento dei 4 seggi avverrebbe tra partiti della stessa area. Tutto regolare in questo caso?

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