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CHI VUOLE CAMBIARE LA CLASSE DIRIGENTE?

Secondo i sondaggi ben il 58 per cento degli italiani è insoddisfatto dei rappresentanti politici. E tutti a parole in questi primi scampoli di campagna elettorale dicono di voler cambiare. Tre criteri per capire se lo faranno sul serio: sono favorevoli a un sistema maggioritario a due turni, a tenere primarie a livello locale nella selezione dei candidati e a estendere il diritto di voto ai sedicenni sia alla Camera che al Senato?

Non c’è rigetto della politica in Italia. C’è rigetto di questa classe politica. I sondaggi lo dicono chiaramente: gli italiani credono che la democrazia, che comporta mediazioni e ricerca di consenso, – e dunque richiede politica – sia il migliore sistema possibile. Ma ben il 58 per cento è insoddisfatto dei propri rappresentanti politici, il 15 per cento in più di tre anni fa, secondo un recente sondaggio di Eurobarometro.
Gli italiani sono, aggiungeremo giustamente, stufi di essere rappresentati da persone che non hanno potuto scegliere, e che non potranno cambiare. Probabilmente anche i cittadini statunitensi sono stufi di una classe politica che ha lasciato loro in eredità la guerra in Iraq, Guantanamo e Abu Ghraib. Non a caso, nelle primarie statunitensi i candidati fanno a gara nel promettere di cambiare, come nelle canzoni di David Bowie. Ma la differenza fondamentale fra gli Stati Uniti e il nostro paese è che gli elettori americani, se non sono soddisfatti, possono scegliere di punire i loro rappresentanti, di non rieleggerli. Nel nostro caso, fra due mesi andremo a votare sulla base di liste bloccate. Le scelte le avranno fatte altri: i segretari dei partiti. E così mentre i giornali americani fanno il toto-candidati interrogando le persone, provando a interpretare gli umori dell’elettorato, i giornali italiani cercano di decifrare i silenzi e le dichiarazioni dei segretari di partito per carpirne i segreti: a chi verrà dato un posto in lista in un collegio sicuro? Chi rimarrà fuori?
In questi giorni continuiamo a ricevere lettere di cittadini che, disgustati, vogliono astenersi dal voto. È comprensibile. Ma non votare non serve a nulla. Bene semmai premiare chi si impegna a cambiare le regole in base alle quali si scelgono i nostri rappresentanti.  Non è solo una questione di legge elettorale. Vediamo tre regole che possono davvero favorire il ricambio. Bene che ora, prima del voto, i vari schieramenti si pronuncino su queste regole.  Sapremo così se intendono davvero rinnovarsi.

1. COLLEGI UNINOMINALI PER MANDARE A CASA CHI HA FATTO MALE

Iniziamo dalla fine. Alla scadenza del mandato elettorale, agli elettori deve essere data la possibilità di giudicare – attraverso il voto – i loro rappresentati politici. Deve essere possibile mandare a casa chi non ha convinto. Oggi non è così. In primo luogo manca un legame diretto tra elettore ed eletto. Si vota una lista di partito, non un candidato. E poi manca anche un legame geografico tra eletto e circoscrizione. Con il proporzionale a liste bloccate, il singolo politico non ha degli elettori in una determinata circoscrizione politica a cui rispondere. È il partito nel suo insieme a essere giudicato. Non esiste una selezione a posteriori, alla luce del loro operato, dei singoli politici, ma solo un giudizio sul partito nel suo insieme. Il sistema maggioritario a collegi uninominali lega, invece, il politico a una circoscrizione geograficamente limitata e consente agli elettori di giudicarlo ex-post per la sua performance politica in Parlamento. E di penalizzarlo in caso sia stata giudicata insoddisfacente. Per questo la qualità dell’operato dei politici migliora con un sistema maggioritario. Molto più attivi gli eletti con il maggioritario che col proporzionale. È stato così anche da noi.

2. PRIMARIE A LIVELLO LOCALE

Ma da solo il maggioritario non risolve il problema di selezionare i candidati prima di mandarli in Parlamento. Rischia anzi di porre delle forti barriere all’entrata in politica, demandando la selezione dei candidati nei vari collegi uninominali alle segreterie di partito. L’uso delle primarie anche a livello locale per la determinazione dei candidati nei diversi collegi è dunque fondamentale per aumentare il grado di competizione politica nella selezione ex-ante dei candidati. Consentirebbe di aprire la strada alla candidatura di politici o amministratori che abbiano un buon record a livello locale.

3. DIRITTO DI VOTO AI SEDICENNI SIA ALLA CAMERA CHE AL SENATO

Ma anche con buone regole elettorali e primarie avremo cattivi rappresentanti fin quando gli italiani voteranno i partiti prima delle persone. C’è una parte dell’elettorato che oggi è meno ideologizzata, anche perché ha avuto meno tempo per schierarsi.  Si tratta dei giovani. I sondaggi mostrano che sono proprio i più giovani a essere indecisi su chi votare. Nel 2006, fino a poche settimane prima del voto un giovane di età inferiore ai 24 anni su tre non sapeva per chi votare, contro, ad esempio, uno su sei nel caso degli elettori tra i 55 e i 64 anni.  Non è un’incertezza dovuta al disinteressamento per la politica. Al contrario, i giovani sono il gruppo di età in cui ci sono meno “non so” in risposta a quesiti sull’operato del governo. E la partecipazione al voto tra i giovani è particolarmente alta in Italia rispetto ad altri paesi. Dando più peso politico ai giovani ci sarà dunque più attenzione nella scelta dei candidati con l’effetto non secondario di rimettere le problematiche giovanili al centro del dibattito politico italiano.
Ma come dare più peso politico ai giovani? Se nel 2001, con il sistema misto Mattarellum (con il 75 per cento dei seggi assegnati tramite il maggioritario e il 25 per cento con il proporzionale), fossero stati chiamati a votare per il Senato anche i diciottenni, il loro voto avrebbe potuto cambiare l’orientamento politico in ben 17 regioni su 20: tutte, ad eccezione di Emilia Romagna, Toscana e Val d’Aosta. Da allora il numero di giovani tra il 18 ed i 24 anni è diminuito di oltre il 10%!  Come mostra la tabella qui sotto, oggi per attribuire un ruolo decisivo al voto dei giovani bisogna estendere il voto ai sedicenni.
Ecco allora un test per capire se i partiti vogliono davvero rinnovarsi. Ci dicano se i) sono favorevoli a un sistema maggioritario, ii) a tenere elezioni primarie a livello locale nella selezione dei candidati e iii) a estendere il diritto di voto ai sedicenni sia alla Camera che al Senato.  Gradite le risposte.

  Scarto voti Senato 2001 votanti di 18-24 anni nel 2008 Votanti di 16-24 anni nel 2008
Trentino A.A. 5.596 71144 92001
Veneto 310.869 305308 391735
Friuli 68.732 68717 88055
Emilia Romagna 445.051 236529 303780
Piemonte 100.845 258339 331196
Valle d’Aosta 17.612 7531 9653
Liguria 24.944 85772 110417
Lombardia 635.618 598784 766356
Marche 77.462 101987 130386
Toscana 378.483 215432 275519
Umbria 43.014 57021 72032
Lazio 153.574 376563 483314
Campania 138.119 539535 692869
Abruzzo 29.760 97726 124324
Molise 5.252 25356 32126
Puglia 132.471 352150 449864
Basilicata 26.798 50612 64364
Calabria 45.265 183669 232759
Sicilia 480.318 444547 571227
Sardegna 44.103 129787 164196

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72 commenti

  1. Pietro Finelli

    Mi sembrano proposte molto interessanti, ma – se posso – in alcuni casi non sufficienti e viziate da un giudizio a priori sulla maggiore bontà del sistema maggioritario (per di più a due turni). Tuttavia non mi risulta che i francesi dimostrino grande stima e soprattutto grande soddisfazione nei confronti della propria classe politica. Mi chiedo dunque perché non chiedere, più semplicemente l’introduzione del voto di preferenza, in grado di contemperare il giudizio per un x partito con quello sullo y candidato, senza far finta che i deputati siano monadi indipendenti dalle organizzazioni partitiche. E magari, perchè no?, introdurre una limitazione al numero dei mandati (o degli anni complessivi di mandato). Tutto sommato per i sindaci ha garantito un certo ricambio e forse è in grado di dare più innovazione che il solo voto ai sedicenni.
    Pietro Finelli

  2. Alberto Bisin

    Due brevi commenti. 1) A me pare che il 58% di insoddisfatti sia una percentuale bassissima, data la qualita’ della classe politica dirigente del paese e dato tutto il parlare che si fa di “casta.” Mi aspetterei che in realta’ meno vogliano cambiare ma che piu’ dicano di volerlo. Ma, vivo lontano, che ne posso sapere.
    2) Mi pare che essere a favore del voto ai sedicenni sia su un completamente diverso piano logico che accettare cambiamenti del sistema elettorale e di selezione dei candidati che favoriscano piu’ responsabilita’ verso gli elettori. Il mio giudizio sulla “maturita’” politica dei sedicenni e’ ortogonale al mio giudizio sulla qualita’ del nostro sistema elettorale.

    • La redazione

      3 italiani su 5 insoddisfatti non sono pochi. e poi il numero e’ in crescita rispetto a 2 anni fa ed e’ molto più alto che in altri paesi europei. Sicuramente esistono delle categorie di persone che risultano ben protette e che non sarebbero contente di una classe politica più competitiva e disposta ad attaccare queste posizioni di rendita ma in Italia sono molti ormai a non passarsela bene, soprattutto tra i giovani. a loro un’Italia più competitiva, ad iniziare dalla politica, darebbe più chance.

      Certo, il voto ai 16enni non è condicio sine qua non per avere un sistema elettorare più competitivo che riesca a selezionare politici di qualità e che sappia incentivarli a far bene. Il panorama internazionale ci fornisce diversi esempi. Ma in Italia consentirebbe di aumentare il numero di "swing voters" (di elettori da conquistare) e dunque potrebbe essere di aiuto per aumentare la competitività delle elezioni. Sulla "maturità" politica dei 16enni è più difficile disquisire. In media sono più istruiti di molte altre fasce delle popolazione, dai sondaggi sembrano altrettanto (se non più) informati sulla politica di altre generazioni, e di certo hanno gli incentivi per apprezzare politiche di lungo periodo!

  3. francesco totino

    Un appello a tutti i partiti ….per un rinascimento della politica !! Francesco Totino Membro comitato nazionale referendum elettorale http://economia,politica,sviluppo.blog.tiscali.it/ (ho inviato queste note a circa 4000 persone, e ai vari Forum, ai Blog, ai redattori di quotidiani, alle associazioni, ai massimi responsabili nelle istituzioni, nel governo, agli amici, .. ).Come appassionato di politica mi sto rendendo conto, nonostante abbia voluto credere nelle buone intenzioni del Partito Democratico questi ultimi mesi e circa 15 anni fa, nelle buone intenzioni del Cavaliere Berlusconi, di quanto , ancor oggi sia difficile consentire alla politica di fare un salto di qualità. Ma dobbiamo essere fiduciosi! L’operazione condotta da Veltroni e ovviamente dalla buona volontà dei responsabili e soprattutto dagli aderenti di Margherita e DS ha costituito un grande primo passo in avanti …. ma non basta ….per superare la obsolescenza della politica. Ora tutti i partiti devono fare un ulteriore grande sforzo che comporta un passo indietro in termini di potere e personalismi e che azzeri definitivamente infiltrazioni di illegalità.

  4. ezio pelino

    Conosco i giovani, per questo non condivido il giudizio su di loro di Boeri e Galasso. I giovani non si interessano di politica, non leggono i giornali, nè seguono i telegiornali. Quale contributo da parte di costoro che non conoscono nemmeno le posizioni programmatiche dei partiti sui principali problemi, per quello che valgono i programmi. Perchè non concedere il diritto ai dodicenni o ai decenni? Non farebbe mica tanta differenza.. Nell’articolo, poi, si dice che potrebbero scegliere più opportunamente i candidati.. Ma se questo diritto ci è stato tolto! Senza nemmeno tanta opposizione da sinistra o mi sbaglio?

    • La redazione

      I sondaggi dicono che i giovani leggono di più i giornali e seguono le tribune elettorali. Col maggioritario non ci sarebbe più il problema delle liste bloccate, che non dovrebbero esserci nelle primarie.

  5. Francesco Di Meglio

    Pienamente d’accordo sui primi due criteri per una effettiva scelta dei candidati da parte degli elettori e per un giudizio sulla bontà del lavoro svolto durante la legislatura al termine del mandato. Sono altrettanto d’accordo sull’abbassare a 18 anni il limite d’età per poter votare al Senato. Qualche dubbio avrei ad estendere il diritto di voto ai sedicenni sia alla Camera che al Senato anche per l’esperienza accumulata in trentotto anni di lavoro a scuola.

  6. stefano delbene

    Francamente non nutro lo stesso ottimismo degli estensori dell’articolo: in particolare gli Stati Uniti sono, a mio parere un esempio lampante di scarsa capacità di cambiamento, visto che al figlio di un ex-presidente è molto probabile si avvicendo la moglie di un altro ex-presidente. Per quanto riguarda poi l’estensione del diritto al voto ai sedicenni, vale a dei maggiori consumatori di programmi televisivi, in un paese dove la televisione è di fatto controllata da un’unico soggetto, sia quanto meno un azzardo.

  7. Claudio Robbiati

    Telegraficamente: 1) cambiare è indispendabile anche per dare un senso di non interdipendenza tra la propria persona e la funzione politica: se si cambiano i dirigenti è meno probabile il radicamento della "corruzione" e si ha più probabilità di cambiare anche le cose 2) il consolidamento di classe dirigente politica consolida anche una classe burocratica che non riesce a portare innovazione (vedi burocrazia, grandi opere, energia, e rifiuti, scuola, ecc,) 3) obbligare anche i politici a cercare altri lavori favorirebbe anche la comprensione delle reali dinamiche della società e con il peso reale del precariato anche la sua condizione strutturale da sempre nel mondo del lavoro, almeno per una buona percentuale di chi lavora 4) Se nessuno è garantito con un posto fisso è più probabile che si attuino quelle riforme che rendano la nostra società più dinamica e quindi più capace di favorire il merito e la dinamica tra le classi economiche e sociali. Claudio R.

  8. elena

    Sono una delle tante persone talmente amareggiate degli attuali “rappresentanti” politici che preferirebbero non andare a votare.
    Come si fa per indurli a cambiare? Andrò a votare, ma senza speranza.

  9. lorenzo de ferrari

    Bravi, domande chiare per risposte – sperabilmente – chiare, ma temo che riceverete soprattutto dei silenzi o dei "distinguo" in puro politichese. Avrei aggiunto un’altra domanda: trovo che un lato becero del meccanismo elettorale attuale e’ che i candidati possono candidarsi in varie circoscrizioni, e, quando vincono in piu’ di una, possono scegliere quale sia "la loro" e "rininciare" alle altre, scegliendo cosi’, di conseguenza, quali non-eletti diventino eletti. Premesso che trovo un atto di codardia – o, perlomeno, di meschina furbizia elettorale – le candidature multiple, e che quindi le abolirei, trovo che per lo meno si potrebbe stabilire che i multicandidati debbano stabilire un ordine alle proprie circoscrizioni, (Milano: 1; Verona: 2; ecc. cosi’ che se vincono in piu’ d’una, sia l’ordine stabilito precedentemente (e non i mercanteggiamenti sottobanco post-elezioni) a decidere quale circoscrizione sia la loro, e quindi a far eleggere il primo dei non eletti delle altre circoscrizioni. Sono quindi i politici disposti a stabilire prima delle elezioni il criterio di scelta della circoscrizione in caso di vittorie multiple ? Grazie dell’attenzione, e buon lavoro.

  10. luigi zoppoli

    E’ indubbio che ogni atto, anche in politica esplica i suoi effeti in funzione delle intenzioni di chi lo ha compiuto.L’attuale legge elettorale ha conseguito il suo fine di sabotare la prevedibile vittoria del centrosinistra. Non sono certo però che la finalità fosse solo questa:al peggio non c’e mai fine. Infatti la logica delle liste bloccate conferisce ai partiti un antidemocratico potere di confezionarsi una rappresentanza parlamentare su misura e secondo criteri che hanno avuto come effetto lo scenuflegio sacrilego che si è visto in Senato il giorno della sfiducia a Prodi. Scommetto che quegli “eroi” saranno regolarmente ricandidati e rieletti. Le ipotesi riformatrici proposte nell’articolo sono del tutto condivisibili, sostenute dalla logica ed in armonia con desiderabili modalità di competizione politica. Una iniziativa di legge popolare la firmerei subito. Ciò detto che oggi qualche partito possa essere tanto “rivoluzionario”, ne dubito. Siamo al punto che i partiti si fondano dalle sera alla mattina,rendendosi illegibili anche rispetto a questioni fondamentali.
    Luigi Zoppoli

  11. Mirco

    Concordo in molte parti dell’articolo ma vorrei sottolineare che non ho molte speranze che si verificherà con queste elezioni politiche e con la nascita del partito democratico un vero rinnovamento della classe politica dirigente. Ho partecipato alle primarie del PD e anche in questo caso le liste sono state costruite con il manuale cencelli fra le varie componenti locali a liste bloccate. Vorrei sottolineare che con la storia del 50% di donne nella mia zona si è costituito un comutato a livello comunale del PD con dentro donne 70 e ottantenni. Alla faccia del rinnovamento. Sulle liste al parlamento che si stileranno sono sicuro che saranno riempite di esponenti locali pluiridecorati in incarichi amministrativi locali. Qui in emilia romagna da dove vi scrivo ad esempio io vorrei presentarmi in lista ma probabilmente bisogna avere santi in paradiso o avere il numero di telefono diretto di veltroni visto che le candidature si deciddono nelle segreterie. Essere sempre stati in sezione Ds, senza mai avere avuto cariche elettive e o amministrative locali e avere una laurea magistrale in economia come il sottoscritto ed essere esperto in sicurezza non basta evidentemente.

  12. Federico

    Caro Tito, io ho 24 anni e sto solo aspettando di sentire cosa diranno i candidati a proposito della riorganizzazione del sistema politico. Sembra che il PD sia sulla strada giusta, correndo da solo, e lo stesso sembra fare il PDL. Ma che succede se poi vanno al governo e fanno – come al solito – solo i loro interessi? (In teoria l’interesse di questi due grossi schieramenti sarebbe quello di mettere in piedi un maggioritario puro, ma se non lo hanno ancora fatto evidentemente hanno anche qualcosa da perdere in termini di scambio politico coi "nanetti", come li chiama Sartori).

  13. elisa

    Io non andrò a votare. Cosa mi importa se un partito politico si dichiara favorevole al maggioritario, a far votare i giovani ecc..? tanto non mantengono mai quello che dicono. mi fanno tutti schifo.

  14. Giò

    Bene le tre proposte. Attenzione però alle controindicazioni, sopratutto dei collegi uninominali e delle preferenze. Il rischio, nel primo caso, è quello di avere parlamentari che prestano molta attenzione al "particulare" della loro circoscrizione, e non all’interesse generale. Avremmo così, ad esempio, parlamentari campani sicuramente in piazza a combattere contro i termovalorizzatori (non entro nel dibattito fanno male/non fanno male), e contro tutte le soluzioni che comportino sacrifici (anche dovuti) per la loro circoscrizione. In secondo luogo le preferenze, anche espresse nelle primarie, possono avere l’effetto di "mandare" in parlamento personaggi magari inadeguati ma con doti comunicative/economiche/di immagine, rilevanti. Cito ad esempio le elezioni europee, in cui si rischia di mandare a Bruxelles personaggi di dubbia capacità. (senza voler offendere nessuno ricordo rabbrividendo, da scrutatore, la scheda "Berlusconi – Cecchi Paone – Zanicchi")

  15. massimiliano manfredi

    Sono favorevole a un sistem maggioritario alla francese ( preferei addirittura quello inglese a turno unico) sono molto perplesso sulle primarie: le ultime non sono state il massimo sono per il voto ai 18enni anche per il senato.

  16. Mario Dagrada

    Sono favorevole a un sistema maggioritario a due turni e alle primarie locali. Ma temo che i nostri polticanti non lo siano.
    Sono contrario all’estensione del voto ai sedicenni.

  17. Annamaria

    Sono orientata a votare per il PD, ma solo se Veltroni accettasse di tenere primarie a livello locale per la selezione dei candidati. Questa sarebbe davvero una prova di democrazia per il cittadino poter scegliere il proprio candidato. Ritengo molto giuste le vostre proposte.

  18. marco

    Buon giorno a tutti sono un giovane amministratore comunale, purtroppo quello del ricambio generazionale è un problema non solo della politica ma anche delle Università, del mondo imprenditoriale, di quello dell’editoria, degli Ordini Professionali, insomma credo che l’Italia sia un paese bloccato in toto: poche persone gestiscono troppo potere, sono sempre quelli che si riciclano nei consigli di amministrazione di aziende sia esse pubbliche o private, portando con sè il loro codazzo di amici, molti incompetenti, che vengono sistemati in posti di prestigio molto ben remunerati. Tengo a precisare che la sfiducia nella classica politica deriva anche e soprattutto da chi ha governato in questi ultimi basando la propria maggioranza sui senatori a vita, scontentando tutti soprattutto i propri elettori, mancando tutte le promesse sostenute in campagna elettorale, nonostante la totale ben predisposizoni della carta stampata e comunqe della stragrande maggioranza dei massmedia. Berlusconi è riuscito a governare 5 anni poi si può essere daccordo con il suo operato oppure no, comunque ha garantito una certa solidità di governo e personalmente gli ridarò fiducia.

  19. fulvio zanetti

    Condivido in pieno l’articolo. Temo però che i nostri politici faranno di tutto per impedirci di cambiare questo sistema…dovremmo sommergerli tutti di schede bianche, allora forse si renderebbero conto del distacco reale fra noi cittadini e loro politici di professione!

  20. Francesco Laudani Fichera

    Pur essendo d’accordo sui principi per cambiare la scelta e la conferma degli eletti, ritengo che, per il voto ai sedicenni, si cominci ad instillare un pò di demagogia. Potremmo discettare sulla maturità o meno dei sedici anni, ma estrapolando, perché non concedere il voto e, magari la patente ai quattordicenni? Penso, invece, che bisogna eliminare, del tutto le disparità di età tra Camera e Senato (del tutto senza senso, come del resto l’esistenza del Senato stesso).

  21. GIUSEPPE AIELLO

    E’ ragionevole pensare che la classe politica mandi a casa sè stessa? Che rinunci al potere e ai privilegi così sapientemente costruiti negli anni per il "bene comune"? E’ ragionevole pensare che la classe politica si è attribuita tale potere e privilegi senza "connivenza" alcuna della società civile? E’ ragionevole pensare che "il rinnovamento" della politica possa avvenire solo se c’è "conflitto d’interessi manifesto" tra classe politica e società civile ed è ragionevole temere che a tale "conflitto d’interessi manifesto" si possa arrivare solo per implosione della presente situazione che definirei di "indebita e (spero presto) insopportabile occupazione della società civile da parte della politica". Per finire una considerazione e un paio di idee alternative. La prima:i partiti e i movimenti si stanno aggregando non intorno ad uno straccio di programma ma intorno a centri di potere costituiti e costituentisi. Le seconde:proporre un dettagliato programma di "diboscamento" dei costi della politica unito a quote del 70% della lista riservata ad esponenti della società civile che NON hanno mai fatto politica (e non hanno precedenti legali). Ripensare il finanziamento dei partiti .

  22. Marino

    Due o tre obiezioni:
    il collegio uninominale non dà troppo potere al notabilato locale? Tanti Mastella ognuno eletto nella sua Ceppaloni, e addio interesse generale.
    Poi non credo tanto alla verifica ex post nel collegio uninominale: voto per un governo oltre che per il candidato, se il mio deputato mi ha deluso ma io voglio comunque sostenere lo stesso schieramento, che faccio? Voto contro il governo che vorrei eleggere? Meglio la preferenza unica e un limite al numero di volte che ci si può candidare.

    Le primarie non si aggiungerebbero ai costi della politica? Basta pensare a quello che spendono Hilary e Obama, e al ruolo di lobbies e gruppi d’interesse.

    Il voto ai sedicenni: non significa portare in generale la maggiore età a 16 anni, con tutti gli annessi e connessi (patente, matrimonio, contratti, lavoro, responsabilità civile e penale)?

    Marino

  23. FRANCESCO COSTANZO

    Il punto da aggiungere è: sono disposti i partiti a sottoscrivere una norma che vieta la permanenza/l’ingresso in Parlamento a soggetti indagati (si badi, indipendentemente dal passaggio in giudicato della sentenza)?Altrimenti sentiremo sempre “litanie televisive” sui maledetti magistrati che perseguitano i nostri onestissimi onorevoli…
    L’impegno in questione andrebbe possibilmente “corredato” dall’adozione di un codice etico, reso pubblico da parte dei partiti, la cui violazione sia sanzionabile con l’espulsione, non credete? (ammende economiche sarebbero inutili, visti gli stipendi percepiti da codesti signori)
    I cittadini vogliono gente davvero onesta: sarebbe il caso che i nostri rappresentanti comincino a dimostrare di volerlo essere davvero… pretendiamo forse troppo?

  24. Marco Valbruzzi

    Leggo sempre con molta attenzione ogni articolo inserito su Lavoce.info e, in particolar modo, quello che lei scrive. L’ultimo suo articolo, scritto assieme a Vincenzo Galasso, non fa certo eccezione. Ne ho apprezzato, in special modo, il richiamo, non scontato, al cambiamento della classe politica/dirigente, perchè giustamente collegato ad aspetti, o incentivi, istituzionali, che possono realmente innescare quel tipo di cambiamento da lei proposto e auspicato. Sappiamo, tuttavia, che, stante l’attuale, squallida, legge elettorale, non è possibile (re)introdurre lo strumento del collegio uninominale, dal quale, e condordo con lei, passa una parte cospicua della possibilità di rinnovamento (e miglioramento) della nostra classe politica. L’unico modo, al momento tecnicamente possibile, per avviare quel processo di rinnovamento risulta, dunque, essere quello dell’utilizzo, intelligente e parsimonioso, delle elezioni primarie.
    Eventualità possibile (come potrà leggere dal regolamento pubblicato sul sito http://www.perleprimarie.org), sia dal punto di vista tecnico sia da quello tempistico, e che permetterebbe (come dimostra l’attuale esempio americano) l’incisiva partecipazione e mobilitazione di una quota tutt’altro che marginale dell’elettorato, anche ai fini di una vittoria elettorale. Ovviamente, serve la volontà politica, ma questo è un altro discorso, che va discusso da altre persone…
    Cordialmente

  25. ELENA SCARDINO

    Concordo pienamente col commento di Valbruzzi, e vorrei davvero che almeno si facessero le primarie prima di costruire le nuove liste.

  26. encas45

    Sono per il maggioritario a doppio turno, per evitare le “porcate” volute da chi introdusse le cosidetta legge elettorale detta “porcellum”, ove si vota su liste bloccate, volute dal partiti e dove, di solito, vengono inseriti nomi anche assai discussi e/o discutibili.

  27. Monica R.

    Nel riscrivere la legge elettorale i partiti dovrebbero porre queste condizioni: veto a candidare ultrasessantenni veto a candidare chi ha condanne passate in giudicato sospensione dalla carica (e non eleggibilità) a chi ha ricevuto avviso di garanzia, è indagato o in attesa di giudizio veto a candidare chi ha già occupato cariche per 10-15 anni obbligo di scegliere i candidati con le primarie obbligo di inserire nelle liste almeno il 30% di soggetti nuovi (che non hanno mai ricoperto cariche) voto a 16 anni per Camera e Senato candidare in egual numero uomini e donne cariche in egual numero tra uomini e donne giudizio sui candidati da parte del cittadino dimezzare tutte le cariche attuali(on.sen.min.consiglieri assessori) dimezzare i costi della politica (con dati effettivi da comparare) Visto che molti politici hanno poca memoria, bisogna avere il coraggio di metterli davanti ai fatti, nero su bianco. Se avessi la possibilità di farlo, non avrei certo paura a somministrare un questionario simile in forma pubblica. Il male nel nostro paese è che, oltre ad una classe politica quasi marcia, abbiamo soggetti che pur potendo fare qualcosa non hanno un briciolo di coraggio!

  28. Donata Lenzi

    Il problema non è l’elettorato attivo e cioè far votare i sedicenni ma l’elettorato passivo e cioè togliere le barriere all’ingresso in parlamento attualmente collocate a venticinque anni per la camera e a quaranta per il senato a diciotto anni si ha il diritto di votare e quello di essere eletti questa la vera riforma solo portando in parlamento dei giovani e abrogando la camera degli anziani si può mettere in circolo un po’ di sangue nuovo.
    Guardi l’esperienza delle donne : votano dal 46 ma quanto a rappresentanza abbiamo ancora tanta strada da fare i ragazzi possono votare ma non essere eletti,  
    cominciamo a cambiare questo e poi ci dovremo porre il problema di lasciare loro qualche posto per entrare (e io penso si debbano mandare a in pensione anche i politici ma questo è un altro discorso )

    • La redazione

      Certo. Anche l elettorato passivo andrebbe modificato, ma richiede modifica costituzionale.

  29. Dario Donati

    Sinceramente trovo le vostre proposte molto interessanti e eccellenti per l’applicazione nel breve periodo, ma resto sempre perplesso all’idea che le primarie vengano presentate come una soluzione accettabile dal punto di vista democratico. Questo perché sono un sistema facilmente piegabile alla volontà di chi le costruisce. Le primarie di Prodi prima, e di Veltroni successivamente sono un esempio lampante. La mia opinione, che sicuramente peccherà di demagogia, è che il problema più diffuso, a livello nazionale, ma soprattutto locale, debba ricercarsi nella mancanza di passione, ovvero negli eccessivi interessi personali, patrimoniali diretti o indiretti, che la "poltrona" porta con sé, e che rappresentano le due facce della stessa medaglia. Come curare il male? forse rendendo il lavoro di politico meno economicamente appetibile. Questo forse potrebbe disincentivare l’emergere di nuove, o ulteriori, leve appassionate più dagli stipendi che dagli interessi dei cittadini, sperando in un futuro migliore.

  30. Alessandro Cavallero

    Sicuramente le reintroduzione dei collegi uninominali è l’unico modo per ripristinare un legame tra eletti ed elettori. A voler essere precisi anche le preferenze rappresentano uno strumento adatto a tal fine, ma credo che non vadano nella direzione di ridurre i costi della politica (e quindi anche delle compagne elettorali), dal momento che esse scatenano una competizione all’interno dei partiti per ottenere il maggior numero di preferenze.Quanto alle primarie, credo che l’unica maniera per sottrarre effettivamente al controllo dei partiti la scelta dei candidati sia quello di prevedere primarie aperte,ossia non riservate ai soli iscritti del partito.In caso contrario,non sarebbe difficile per le segreterie dei partiti o per i potentati locali indirizzare il voto degli iscritti in favore di un dato candidato.Infine,sul controllo ex-post,credo che finché in Italia sarà prevalente una logica che porta a votare il partito piuttosto che il candidato,sarà difficile che si sviluppino meccanismi di premio/punizione dell’eletto in base al suo operato. Purtroppo l’abitudine a votare col sistema proporzionale non aiuta in questo senso.

  31. Paolo Bossi

    Apprezzo e condivido – in buona parte – l’articolo. Naturalmente, mi faccio poche illusioni. Nel vago ed inconcludente chiacchericcio su modifiche al sistema elettorale (cui abbiamo assistito nell’ultimo scorcio di legislatura), i partiti sembravano convergere su sistemi prevalentemente proporzionali. Non solo: tutti escludevano il voto di preferenza (l’unica spuntata arma in mano all’elettore "proporzionale"). La tendenza è sempre ad aumentare il proprio potere, e la nostra classe politica dirigente non fa eccezione. Purtroppo, questo è un Paese cialtrone: si abbandona il proporzionale, si crea un maggioritario pasticciato (invece di copiarne uno sperimentato come l’inglese o l’americano), si torna al proporzionale … senza alcun senso e criterio. Che tristezza!

  32. federico russo

    Cari Boeri e Galsso,
    le mie ricerche si concentrano proprio sull’influenza degli incentivi elettorali sull’operato dei parlamentari.
    Non è per nulla scontato che il maggioritario crei politici più attivi del proporzioanle: secondo molti studiosi (per esempio Hazan e Rahat) la due variabili essenziali sono l’identità di chi sceglie le candidature (segreterie, iscritti, elettori) e il tipo di sistema elettorale.
    Secondo l’idea che mi sono fatto osservando un po’ di dati, per restare al caso italiano, gli eletti con il proporzionale con preferenza erano più attivi di quelli eletti con il maggioritario, che a loro volta sono stati più attivi di quelli eletti con il proporzionale a liste bloccate.
    In ogni caso condivido con voi la preferenza per il maggioritario, che rappresenta un buon punto di equilibrio tra attivismo ed accountability.

    • La redazione

      Il maggioritario aumenta sicuramente l’accountability dei politici verso il loro elettorato (e dunque la selezione post-ante). Nella scelta dei candidati sono molto importanti i fattori che lei cita. da qui la proposta delle primarie a livello locale. sull’attivismo dei parlamentari eletti nel proporzionale e nel maggioritario la rimando all’articolo di Tommaso Nannicini.

  33. giuseppe picari

    Giustamente si segnala che manca il legame geografico. Ma quale legame esiste fra il votante e l’eletto? Duole dire che questo legame, non geografico (e quando mai ideale) se esiste è economico. Nel senso dell’interesse di una categoria o almeno di una famiglia o più famiglie (posti di lavoro, pensioni, liste per case popolari p.e.). Il tutto ovviamente, alla faccia del "merito" che tutti a parole declamano.

  34. Pier G. Fontanili

    Ho assistito in diretta su Sky alla caduta del Governo Prodi assieme a mia figlia 21 enne ed a mio figlio maggiorenne dal 22 gennaio u.s. Appena visto l’esito negativo per il Governo, quest’ultimo mi ha chiesto:"Allora si vota? Per chi voto?" Di getto avrei voluto rispondergli che questa volta non ho voglia di votare per nessuno (dopo 13 anni di Ulivo) ma poi ho capito che è meglio fornirgli "education" politica e quindi userò questi mesi per discutere con loro dei problemi del nostro paese e dei problemi politici internazionali. Purtroppo ciò che io, nel mio piccolo, cerco di costruire (e cioè dotare i miei giovani figli di una coscienza civile e sociale matura) viene distrutto quotidianamente dalle meschine diatribe politiche bipartisan. Sono stanco: voglio chiedere la residenza all’estero ( e non per ragioni fiscali).

  35. Gemma Menigatti Scarselli

    Il diritto di voto lo manterrei a 18 anni estendendolo anche al Senato se si vuole ancora inutilmente e dannosamente mantenerlo. Sarei per il sistema maggioritario a due turni che consentirebbe un orientamento anche agli indecisi che magari al primo turno non votano. Auspicabili le primarie a livello locale che consentirebbero a tutti di proporre i candidati conosciuti.

  36. Lorenzo Marzano

    Condivido due delle vostre tre proposte. Meno quella del voto ai sedicenni. Ma dopo aver osservato che in nessuna delle proposte fatte dai due schieramenti nei mesi scorsi e nel loro ambito dai vari partiti (e neppure nel referendum)vi era espresso con chiarezza il desiderio di eliminare le liste bloccate mi domando perchè dovremmo credere all’impegno assunto ora ? Perchè non invitare allora i partiti , preso atto del porcellum vigente ,ove manchi il tempo per le primarie , di rendere trasparenti i criteri di scelta dei candidati ? Andrebbe precisato chi è in lista e in che posizione (vista la connotazione di graduatorie di eleggibilità )allegando una breve motivazione e i CV dei prescelti (il tutto reso disponibile on line oltre che presso le sedi dei partiti). Lorenzo Marzano

  37. alma

    Oltre al colleggio uninominale perche non inserire anche una sorta di verifica di medio termine e chi non soddisfatto l’elettorato va a casa e sopratutto non prende la pensione da parlamentare?

  38. Francesco Maselli

    Sono da sempre un convinto assertore delle primarie e, nel mio partito di provenienza ,la Margherita avellinese, sono stato lungamente deriso anche dalla "spiccata intelligenza" di un noto uomo politico nostrano. Per lui le primarie "Sono un esercizio di pura democrazia plebiscitaria". La verità è che le primarie rischiano di diventare una foglia di fico laddove il voto non è libero ma condizionato dal potere esercitato. Insomma a votare non vanno i cittadini liberamente ma portano le truppe e lo spirito della partecipazione finisce malamente. Dunque, sì alle primarie ma opportunamente regolamentate per evitare che si traducano in una farsa per tutti ed in una beffa per il cittadino che liberamente vuole esprimere un’opzione.

  39. Angelo Gatti

    Assolutamente favorevole al maggioritario a due turni ed alle primarie a livello locale.
    Sono invece perplesso sull’estensione del diritto di voto ai sedicenni poiché pare che tra loro, anche se liceali, ci sia un’alta, troppa, ignoranza politica, e possano quindi essere facile preda dei populisti.

    • La redazione

      In verità i sondaggi dicono che i giovani seguono la politica in televisione e sui giornali più dei loro padri e dei loro nonni.

  40. Francesco Basani

    Per la prima volta nella mia vita (55 anni) non voterò perchè, per il meccanismo da Voi descritto, il mio voto (espresso a Milano) potrebbe mandare in Parlamento ex-presidenti regionali pregiudicati o inetti, mangiatori di mortadella catanesi, maneggioni beneventani, erratici ex-dirigenti di Bankitalia e altra consimile fauna politica. Fino a quando non avrò visibilità dell’effetto del mio voto io mi asterrò. Con simpatia. Basani

    • La redazione

      Non lo faccia, non lo faccia. Ci andrebbero comunque. Anzi più facilmente. Piuttosto scelga nel miglior modo possibile nell’ambito delle (poche) scelte che ci vengono concesse.

  41. GIANLUCA COCCO

    Stiamo diventando prevalentemente qualunquisti. Ritenevo il qualunquismo un luogo comune da sfatare. Oggi, pur riconoscendo marginali differenze tra i partiti, sono un qualunquista convinto. Perchè se questo Governo non ha introdotto novità significative non è dovuto ai numeri risicati che la sua maggioranza poteva vantare. Ma è solo una questione di non volonta politica. Un altissimo, quanto improbabile, astensionismo non sarebbe inutile. In ogni caso il maggioritario, oltre ad essere per definizione antidemocratico, ha gia dimostrato di essere fallimentare e non fa certo al caso italiano. Le primarie sono un buon esercizio di democrazia, purchè siano sorrette da una forte presa di coscienza dei partecipanti. A sedici anni non sopportavo di non poter votare, ma allora e oggi più che mai gli interessati erano veramente pochi, per cui servirebbe solo a distorcere i calcoli elettorali. Lo scenario futuro sarà drammatico a prescindere dalle regole istituzionali. Per resetare questa classe dirigente ci vogliono anni. Ma se non cambia l’approccio e il grado di complicità degli italiani lo scenario sarà sempre lo stesso e continueremo a suscitare l’ilarità nel resto del mondo! Saluti.

  42. rosario nicoletti

    L’articolo è molto interessante e presenta argomenti validi: forse pecca un po’ di ottimismo. Vorrei far notare che l’attuale becera legge – che non consente di scegliere le persone – non ha mutato radicalmente la situazione. Anche con le preferenze, era sufficiente presentare un candidato in un collegio “sicuro” per farlo eleggere. Gli Italiani sono poi di memoria corta e poco inclini ad occuparsi della cosa pubblica: questo riduce ogni elezione a poco più di una farsa. Vi è da aggiungere che il nostro modo di concepire i rapporti di lavoro porta alla selezione dei furbi, anche se incapaci. Questo accade in ogni comunità. La mancanza de cosidetto “ricambio generazionale” penso che debba essere ascritta, almeno in parte non trascurabile, alla scarsa generale preparazione (e determinazione) di molti giovani. Nessuno regala il potere: bisogna essere capaci di conquistarlo. E questo mi sembra essere il problema.

  43. Marco Di Marco

    L’aritmetica elettorale spiega molte cose, compreso il semi-fallimento del bipolarismo e la mancata selezione dei politici. Grosso modo, vi sono in Italia due grandi campi di schieramento politico dell’elettorato: conservatori e progressisti. Più o meno, valgono ciascuno il 50% del totale degli aventi diritto al voto, come si è visto in occasione delle passate elezioni (che hanno visto un altissimo tasso di partecipazione). Lo scarto minimo fra i due schieramenti rende aritmeticamente pesantissime le astensioni. Ne segue la tendenza a comprendere nelle due coalizioni tutte le formazioni, anche le più piccole. Segue anche il potere di veto dei micropartiti e il riciclaggio di tutti i personaggi politici con un minimo di seguito, anche locale, anche clientelare. Il PD ha rotto questo schema, dando per scontata una forte astensione dell’elettorato di centro-sinistra (nell’ipotesi di riedizione dell’Unione disunita). E’ solo il primo passo, ma nessuno finora aveva osato farlo. E’ ancora poco per gli astensionisti, delusi da tutto quello che si è visto… il resto, adesso, è il programma, le cose concrete da fare…

  44. Giuseppe Posca

    Articolo convincente, ma non sono d’accordo sull’estensione del diritto di voto ai giovani 16enni. E’ troppo presto, a mio avviso. Il voto è un diritto/dovere che richiede una certa maturità di giudizio, e a sedici anni si è ancora molto immaturi. Inoltre se si estende il diritto di voto ai sedicenni, si dovrebbe spostare a tale età anche il raggiungimento della maggiore età, il che mi sembra inopportuno.

  45. O. Trojani

    Vorrei ci si ricordasse che il voto di preferenza non ci è stato tolto: l’abbiamo abolito noi Italiani per mezzo del referendum di Segni a giugno 1991 con una partecipazione del 62,5% di votanti ed il 98% di favorevoli.
    In quanto al ricambio io proporrei che anche i nostri parlamentari si ritirassero entro i 70 anni; se dopo i 65/70 anni non si è più ritenuti adatti (e lo trovo giusto) ad insegnare, dirigere etc. con sufficiente elasticità, spirito innovativo e via dicendo, non vedo come si possa essere in grado di guidare un intero paese, in particolare l’Italia con i gravi problemi che qui esistono.

  46. Michele Crapuzzo

    Non capisco, francamente, questa insistenza degli autori nel credere al sistema maggioritario come la panacea di tutti i mali. Visto il processo di riaggiustamento in corso, mi sembra che culturalmente il ns Paese stia adottando in sostanza, l’unico modello adatto alla sua cultura e alla sua storia, il sistema proporzionale tedesco. Sembra che i ns professori, impregnati delle teorie economiche e politiche made in Harvard abbiano dimenticato che l’Italia ha grosso modo la stessa storia della vicina Germania …

  47. flavio pasotti

    Non sono un giovanilista ma dare il voto ai sedicenni oltre a quanto avete scritto comporta governare senza poter più scaricare su di loro i costi del malgoverno, quindi ottimo. Le primarie non hanno un potere salvifico ma l’uninominale doppio turno è altrettanto ottima cosa (e non ha i guasti dell’attivismo degli eletti col proporzionale prima repubblica). Ma nonostante il vostro invito a malincuore non andrò comunque a votare: almeno il giorno dopo di fronte all’inevitabile disastro non mi colpevolizzerò per averli oltretutto votati. Consolazione magra ma questo è quel che stavolta passa il convento

  48. pietro

    E perché andare a votare? Ho 24 anni e la mia decisione è puramente ininfluente. Col premio di maggiornaza attualmente vigente, infatti, chi prende più voti ha il 55% alla camera. In merito all’articolo l’insoddisfazione nasce dal fatto che in Parlamento c’è gente (quasi tutta) senza uno straccio di cultura, senatori col solo attestato di scuola media, pin-up di comprovata esperienza, ministri messi lì solo per il numero di voti o i soldi che portano: un laureato in filosofia alla giustizia, sempre laureato in filosofia allo sviluppo economico, un avvocato all’ambiente, sempre una filosofa (vanno per la maggiore in politica gli aderenti a quella scienza senza la quale o con la quale si rimane tali e quali) alla salute. Nella passata legislatura un ingegnere alla giustizia, un giornalista alla salute, attricette e ballerine dappertutto. Che schifo!

  49. danilo

    Nutro dubbi che il sistema democratico tradizionalmente inteso sia quello che meglio si addice al governo di questo paese. La apertamente dichiarata impotenza di imporre scelte ed un preciso indirizzo politico da parte di chi venga eletto al governo, chiunque esso sia, poichè di fatto privo del potere di incidere minimamente sulle dinamiche macroeconomiche dell’economia mondiale, che vengono solo subite, con il conseguente svuotamento del significato di rappresentatività, non fa che spingere le singole persone verso tre vocazioni tipicamente italiane, ovvero il familismo il territorialismo ed il corporativismo, che però sono incompatibili col mondo moderno e destinate a soccombere. Il circolo vizioso che si innesta è pericoloso.

  50. pietro liuzzi

    E perché andare a votare? Ho 24 anni e la mia decisione è puramente ininfluente. Col premio di maggioranza attualmente vigente, infatti, chi prende più voti ha il 55% alla camera. In merito all’articolo l’insoddisfazione nasce dal fatto che in Parlamento c’è gente (quasi tutta) senza uno straccio di cultura, senatori col solo attestato di scuola media, pin-up di comprovata esperienza, ministri messi lì solo per il numero di voti o i soldi che portano: un laureato in filosofia alla giustizia, sempre laureato in filosofia allo sviluppo economico, un avvocato all’ambiente, sempre una filosofa (vanno per la maggiore in politica gli aderenti a quella scienza senza la quale o con la quale si rimane tali e quali) alla salute. Nella passata legislatura un ingegnere alla giustizia, un giornalista alla salute,attricette e ballerine dappertutto. Che schifo!

  51. AZ

    Mentre si incensa la coraggiosa scelta veltroniana e le sue conseguenze sul piano del quadro generale, il PD su base locale dribbla le primarie ogni volta che può. Qui in Toscana si parla di "primariette" per i candidati alle politiche, ma per i candidati alle amministrative si è instaurato un bel filtro (elezione di un comitato di elettori – per un candidato sindaco, neanche fosse il presidente degli USA). E nelle dichiarazioni di intenti, per ora non ancora dettagliate, dei possibili candidati sindaci brillano per la loro assenza tutti gli argomenti correlati alle pesanti strutture di potere locali: politica di spesa (e quindi imposizione fiscale), politica dei servizi (e quindi ATO, e aziende che gestiscono acqua e rifiuti). E tutto questo mentre le prime class action nella regione riguardano proprio questi ultimi soggetti, e i prezzi dei servizi lievitano di mese in mese. Forse se per le ammistrative si presenta una "lista Grillo" la voterò, ma per il resto, anche turandomi il naso, sono in serio imbarazzo.

  52. Luciano Mollea

    … Almeno tenuto conto del "senza vincolo di mandato" che la nostra costituzione (art. 67) prevede. E’ anche quello un modo per venire eletti con una lista (e sulla base di idee e programmi) e poi cambiare casacca a seconda delle proprie convenienze. E’ successo con il proporzionale della prima repubblica, è successo con il mattarellum, ed è successo con il calderolum. Se cambiando legge elettorale la governabilità è rimasta la stessa, forse c’è qualcos’altro. Le primarie possono essere una strada, ma secondo me non basta.

  53. pietro

    secondo me posta in questi termini la proposta non è efficace. il problema sono le barriere all’entrata nel "mercato elettorale", barriere poste dalle segreterie di partito. alla luce di ciò, i punti 1) e 3) sono del tutto superflui. si può avere ricambio della classe dirigente anche se non votano i 16-enni e anche se non ci sono i collegi uninominali. il punto 2) serve. ma non facciamoci illusioni. in Italia è al momento impossibile avere le primarie. le primarie hanno senso se c’è tanto tempo per organizzarle e svolgerle. in Italia i Governi cadono all’improvviso, non c’è certezza sulla durata della legislatura. le primarie vanno bene se cambiando la Costituzione riuscimo ad "imporre" una durata fissa del mandato elettivo (tipo presidenzialismo all’americana). altrimenti dobbiamo escogitare altro.

  54. Michele

    Ottime idee, tutte e tre. Sottolinerei inoltre l’importanza di integrare queste proposte con l’obbligo di incandidabilità per quegli esponenti politici che vantassero precedenti penali di ogni tipo. Questa mossa porterebbe un surplus di credibilità alle istituzioni democratiche che sono l’unica ancora di salvezza in questo paese. Dove non c’è democrazia c’è dittatura.

  55. franco conte

    Di solito non mi convincono le teorie dei due tempi. Ma faccio una eccezione per la proposta del voto ai sedicenni: basta un viaggio in autobus nell’ora dell’uscita dalle scuole per convincermi che prima di farli votare dovrebbe esserci una svolta significativa nell’efficacia dell’educazione culturale e comportamentale negli ambiti scalastico e familiare. Si obietterà che adulti maleducati e orgogliosi della propria ignoranza non mancano. Vero, ma lì non ci si può fare niente, se non sperare in un progresso della politica.

  56. Michele Giardino

    Felicitazioni! Tre idee alle quali anche chi si dice nauseato da tutto (e sono tanti!), replica con un interesse che dimostra il contrario! Che spreco! Un Paese così, gente così bella, in mano a chi non sa che farne, e anzi la teme a tal punto che ad ogni minino rischio di perderne il ferreo controllo astutamente acquisito nel tempo, fa scattare immediati terremoti politici, istituzionali e peggio.. Conta solo durare (Ornaghi, 2003). Qualcuno l’aveva capito che si era andati un po’ troppo oltre e ha provato ad agire. E la trappola è scattata, inesorabile: il Governo è caduto e il tentativo Marini è subito andato sullo scaffale già occupato da quello di Maccanico. Eppure… Osserva acutamente uno dei commenti, che se l’astensione fosse di massa… Ebbene:, se la discussione sulle riforme è sospesa, perché non sfidare i candiati a dichiarare ORA cosa propongono in materia? Aggiungendo che se almeno una delle proposte non ci piacerà, non voteremo! Qualunquismo? Tutt’altro: il tentativo di delegittimare una nomenklatura autovotatasi all’eternità contrabbandando per consenso la stanca adesione ad un’interminabile serie di liste bloccate. Poi si vedrà. Ma io ci spero, stavolta.

  57. carlo biasoli

    Personalmente non credo più nella politica. ormai le decisioni che contano sono prese dalla finanza e dai potentai economici. in più in italia la classe politica è screditata, autoreferenziale ed avulsa dai reali problemi delle persone. il cosiddetto nuovo poi è rappresentato da partiti vecchi che si sono uniti e dalla stessa nomenclatura che fa politica da anni. io personalmente starò a casa, e riguardo al voto ai sedicenni, penso che non abbiano la sufficiente maturità politica.

  58. Pasquale Messali

    Il calo dell’affluenza alle urne è un segnale chiaro e limpido diretto ai politici di invito a cambiare comportamento, perché l’attuale non piace e non è condiviso. Il diritto di voto ai sedicenni, la gran parte ancora immaturi e non interessati alla politica, che andrebbe ad aggiungersi a quello agli stranieri, fortemente voluto dalla sinistra, è un modo come un altro per annullare la protesta degli astensionisti, che con il loro non voto proclamano la propria sfiducia all’attuale classe politica, troppo attenta ai propri interessi e totalmente distratta sui problemi primari della collettività. Inoltre, credo che la maggioranza dei sedicenni seguirebbe le indicazioni dei genitori, così com’è avvenuto per le primarie del PD, e quindi non rappresenterebbero una novità, ma esclusivamente un consolidamento del “vecchio che avanza”. Pasquale Messali – http://www.aironetivoli.com

  59. filippo incorvaia

    Credo, alla luce dell’esperienza di questi ultimi 20 anni, che il sistema più rappresentativo, in democrazia (sempre che si voglia democrazia e non dittatura della maggioranza), sia il proporzionale, che abbiamo ereditato dai padri della Costituzione repubblicana; naturalmente, con qualche correttivo, cioè la non eleggibilità dopo 2 mandati parlamentari (se uno vuole continuare a fare politica, può farlo in mille modi…), nessuna condanna penale per reati contro la persona o il patrimonio, primarie all’interno dei partiti di riferimento, coalizioni firmatarie di un programma comune(non più di 20 punti, ben precisi…), e chi esce dal programma, estromesso da un colleggio di garanti esterni, designato prima delle elezioni.

  60. luigi guzzo

    Concordo: con il collegio uninominale ci si sente rappresentati e si sa con chi lamentarsi. Nel 1996 nel nostro collegio uninominale eleggemmo un deputato per la Camera che lavorò tantissimo per il nostro territorio, prendendosi a cuore problemi specifici e risolvendoli uno per uno. Ad es. procurò i fondi per la bonifica di un deposito di rifiuti industriali pericolosi sito in uno dei comuni del collegio, risolvendo una situazione pericolosa che si trascinava da anni. Con la nuova legge oggi non saprei a chi rivolgermi tra i Deputati per sollecitare una soluzione ad un problema simile nella nostra zona. Vorrei anche aggiungere a titolo di incoraggiamento che aver potuto conoscere molto bene questo nostro deputato della legislatura 1996 (che dal 2001 è tornato a fare il sindaco del suo paese sul lago di Como) e’ uno dei motivi che ancora mi danno qualche speranza nella politica: non e’ vero che i politici sono tutti uguali!!! Bisogna però che il sistema permetta di far emergere tutte le persone di questo tipo, che fanno politica per servizio e passione, escludendo i personaggi gretti e volgari che ci hanno fatto vergognare con i loro comportamenti in aula e fuori.

  61. Rokko

    Sono quasi d’accordo … nel senso che secondo me sono ottime tutte e tre le proposte, anche se ne sarebbe sufficiente una: il collegio maggioritario senza appello (cioè senza recupero proporzionale). Chi vince in quel collegio va in parlamento, gli altri a casa. Ciò obbligherebbe assolutamente i partiti a candidare qualcuno presentabile, senza contare che lo scontro sarebbe a livello locale e non annegato a livello nazionale.

  62. Marita La Rosa

    Condivido la posizione di Boeri e ritengo che senza essere affetti di "benaltrismo" si possa aggiungere alle proposte avanzate una riguardante l’affermazione del principio di responsabilità. Sempre di più in questo Paese, anche se qualcuno ha governato per più anni questi non risponde. Questo difetto di democrazia è altamente pericoloso in un Paese che da qualche anno ha intrapreso la strada del regionalismo e del decentramento amministrativo. Noto sempre di più, essendo una addetta ai lavori, ad esempio che sanità regionali dissestate, fondi comunitari disimpegnati, comuni falliti o che non rispettano il patto di stabilità interno non comportano alcuna conseguenza su chi ha amministrato. Sulla sanità in Sicilia nessuno ha pagato, come nessuno paga sui rifiuti in Campania. Nessuno ha pagato per il fallimento del Comune di Taranto e nessuno pagherà per il fallimento del Comune di Catania e degli altri. Questi evidenti fallimenti (elephant test) non portano a dimissioni, né a sanzioni pecuniarie o elettorali. Anzi chi produce tali disastri viene spesso aiutato politicamente con decreti legge, norme in finanziaria, commissariamenti e ordinanze di vario genere. Marita La Rosa

  63. Simone

    L’articolo proposto è certamente di stimolo alla riflessione. Il maggioritario, con il corollario del collegio uninominale, ha certamente il pregio di creare un vincolo tra eletto e territorio e permette all’elettore di conoscere, per così dire, il candidato, in modo tale da poter scegliere (al di là del voto schierato, comunque rilevante) con la maggior cognizione di causa possibile. Un voto laico, in un certo senso. Ma questo sistema non è l’unico tra quelli possibili, anche il sistema di voto per il consiglio comunale ed alcune leggi regionali per il consiglio hanno questa caratteristica e permettono una maggiore libertà di scelta, in quanto si scrive il nome scegliendo da una rosa, potendo quindi a) scegliere tra schieramenti e b) scegliere all’interno dello schieramento. Esattamente come nelle Politiche del 1992, quando era stata eliminata, ope populi, la preferenza multipla. Quello, ancorchè breve, fu un Parlamento ad alto tasso di ripulitura.

  64. dvd

    Le proposte sono interessanti e concorco con gli autori che il distacco dalla politica (astensione al voto) altro non provova che ulteriori danni, ma alcune cose bisogna però dirle…! 1) Anche se facciamo votare i più giovani e/o che ne sò, si fanno le primarie in ogni comune ecc….ecc…, non risolviamo uno dei problemi della politica di oggi, ossia la intrinseca "debolezza" della politica. "Debolezza" che deriva dalla vulnerabilità del politico; vulnerabilità giudiziario/mediatica che di fatto induce i politici di destra e di sinistra a mantenere profili bassi e evitare di affrontare problemi come la riforma della pubblica amministrazione molto impopolari. 2) Mi chiedo inoltre se data l’attuale situazione di pareggio tra le forze in campo ha senso che alcune regioni come la Sicilia possano essere determinanti a livello nazionale. Mi spiego meglio; a differenza delle altre regioni i siciliano votano due volte: la prima a livello regionale per eleggere il loro governatore che deve decidere per i loro soldi e poi una seconda volta in modo determinante a livello nazionale per decidere il governo che dovrà a sua volta decidere dove allocare le risorse finanziarie.

  65. lodovico malavasi

    una legge tale da eliminare la permanenza in senato e nelle camere di persone che godono di una qualsiasi forma di pensione ed un limite temporale nel diritto di voto tra i diciotto ed i sessanta anni. Nulla di incostituzionale: i vecchi sono tutelati dal sindacato, i pensionati non farebbero un doppio lavoro.

  66. michele procida

    Condivido tutte e tre le proposte e sono contento che almeno una sia già entrata nell’agenda del PD. Mi chiedo se in aggiunta a queste non sarebbe una grande svolta l’impegno del PD a riservare alle donne il 50% dei ministri e dei consiglieri di società controllate dal Ministero dell’Economia (quindi, più della civilissima Norvegia). L’effetto sarebbe (i) di arricchire il punto di vista dei politici italiani di una prospettiva e di una sensibiolità finora troppo trascurata che ha contribuito all’arretratezza culturale dell’Italia (basti il confronto con le società nordeuropee, dove la presenza femminile in poltica è maggiore), (ii) di una grande visibilità internazionale sul piano delle lotte civili (insieme alla battaglia sulla moratoria della pena di morte), che forse compenserebbe un pò la vicenda dei rifiuti di Napoli, e (ii) di trascinare appresso a questa idea nuova le donne (e spero molti uomini) di quel 12% di indecisi/astensionisti finora evidentemente non molto stimolati dai programmi dei diversi schieramenti. Grazie per l’attenzione.

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